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«gli accostumato , anzi abituato si fosse a

Nel documento COLLEZIONE m OPERE CLASSICHE (pagine 122-128)

vedere inquella grotta. Il.mistero plato-nico senza che io aspiegarvelora’ aliati-chi giàda per voi comprendete osignori L’animaèl’

uomo

;lagrottaè la corpo-ralitàelamateria:lecreature,sono1’

om-bre, allequali1’animanelcorpostarivol-, ta.

Le

cose,chele'passanodietro,sono

l’idee,sonolecose intelligibilie spiritua-lieimmateriali, sono Iddio;lequalied ilquale ravviserà,

quaudo

ellaoin que-stavita pervia dimorte spiritualesi se-pareràda questecreature e a

Dio

si vol-gerà,oalloraperfettamente,

quando

sciol-tada’legamidel <?orpo,che la trattengo-no, volerànella’sua propria beataregione.

Ahi

,diràallora

, quantoeraioscioccae semplicettaed ingannata!

come

sapevaio nulla! che immersa nell’

ombre non

ri-guardava la verità, riputava cosa* stabile esodaciò,. che andava in- volta rapito continuamentedal fiumeeda’ vortici del-lagenerazione,eappena

mi

poteva

imma-ginareche cifossealtro, ilquale,

eter-no

esempre d’una manierastàjjdo,sipo-w chiamare c fosseveraceunicoesolo

ii4

essere. L’anima immersa nellamateria perdelealisue, le qualiagran penae con

un

doloremisto al diletto, alcaldo de’ bei desii va rimettendoper rivelare

,

donde

discese•,

come

inmanierasublimee da par suo va discendendonel'

Fedro

il gran Socrate.11conoscere

adunque

la na-turadell’animarazionale,la quale

secon-do

Platoneè tutta1’essenza deli’

uomo

, e checosaper conseguentelesi convenga è malagevolissimostatosempre,ene possono fare

ampia

fede le variee tra lorodiscor**

dantiopinioni de’filosofi,chechi nella

ma-teriachi nell’acqùiT chi* nell’ aere chinel d*

fuocochi nellamisturade’quattro elementi

l’hapostaequalenell’armoniaeconsonan»

zamusicale;eviebbechi^perdisegnarla trovò

un nuovo

vocabolo,cioè entelechia o endelechia

,

cioècontinuo

moto,

o atto compiuto.

£

perisquisitamenteconoscerla ladi mestieri,

come

osserva Ciceronenel libro V.

de

ftnibus,l’entrare colpensiero nellanaturadell’universo,e deesivedere

a

fondo ciò, che essa natura

addoman-di;altramente conoscere

non

possiamo noi

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4

stessi.

Non

fia

dunque

maravigliao si-gnor!sequel mollo tanto famosodel co-noscitestessoattribuitoda alcunia

Solo-ne

ateniese daaltri a Chilone spartano Platoneattribuivaaquello iddio

medesi-mo

,nelricettoovestibolodel tempio del qualein

una

colonnascolpilo eglisi leg-geva, cioè d*Apollo iddio niusico c sa-piente; qualificandolo per forinola e

ma-nieradi favellaredivina»mentrelo fa es-sere ilsalutopropriodi

Pio

agliuomini: nhe, dove questi 1’

un

1’altro salutandosi tìdicono godete,state

allegra-mente

;IddiodicayvwOt««utsv; conosce-tevi j e lointerpetrachesia lostessoche ildireowjjpovst,cioèsiate sobriisiate

mo*

deratisiate temperantiosservate prudenza guardate senno,Bel saluto,colquale ac-coglieIddiochi lovienea visitare alsuo tempio e col quale altresì licenzia chi appressofattelepreghiere^si parte;

quod praeceptum

(dice Tullionelluogo soprac-citato )quia

maius

erat,quatn

ab

homi-ne videretur,idcircoassignatumest

Deo\

enoq, spttteaza d’

uomo

ituaoracolo divioo

>

126

mcriievolmenrefiìriputalòj ({oasi (joestil parola pienadicosi allo sentimento

non

fosse

da

esseremessainmaizo, dicliiamd cosi,

ed

incombuttocollealWedegli an-tichi savidiGrecia* che si misefo

insie-me

,contribuendo ciaschedunoilsuo mot-tomorale,

ma

appartengaa

Dio

medesi-mo

soloe vero savio. In ordine a che Giuvenalenella satira ii. la fa discende-redal cielo elapredica,

come

cosa,

di-remmo

noi,venutadiparadiso...

E

coelo dcscendityvsòOiffjavrivFii’cndum,et

me-mori

Iractandum pectore,sire

Coniugium

quaeras,vel sacriinpartesenatus

Esse

velis ...

E

poco appresso..teconsule:die tibi quissis

.

E

di questoconoscimento dise

medesimo

Solone presso Ausonio:

Labor

molestus iste fructi est optimi:

Quid

ferrepossis,quidve

non

, dignosce-re.Noctu diuque

quae

geras, qiiae gesse-ris,

Adusque

puncti tennis-instar quae-rere,. L’ esaminare le sue azioni e tutto sestesso riconoscere ad

un

puntino

non

è impresa leggera nè ordinaria.

E

l’a-Bior^proprio onuchcra molto le ^ose e

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ilisingandocicitradisce ec’Inganna.Ilche

non

avvienenella cognizione degli altri}

clic

,quantunquegliuominisisienofatta famigliareedomestica, anzi connaturale, una certasimulazione, pureachibenevi fìssa'I’occhioegliriguarda,

non

sonoco*

sìincognitinecosì oscuri} clapraticae

r

osservazione ce gli discuoprc.

E

noi chesì corto veggiamo nelle cose nostre, neglialtruifattiene’pensieriancora pos*

segghiarao

un

occhiocervieroescorghiamo acutissimamente. Finodaicennidaimoti dall’andareedalgovernareedellavitae degliocchiindoviniamosoventel’interno;

efacendo, censoriaccortissimi,sulle

ma*

nicreesuiportamentidel

compagno

per cosìdirecontinuamenteilprocesso,

diamo

soprailsuo carattere dicostume esopra laqualitàdell’

uomo

, oalmeno possiamo dare, assai aggiustata sentenza} laddove noi, chemai danoi medesimi noncial*

lunghiamo,siamo,

come un lume

nelle tenebre, col qualesivede ciò, eh’è al-l’intorno e lontano,

ma

chiloharestaal buie.

È

curiosa

, quantoesser

può mai

4

12d

ia favola antica esopica

,

colla, quale viene

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