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tuosi ed aspi'i e sotto climi più stravagan-

Nel documento COLLEZIONE m OPERE CLASSICHE (pagine 136-142)

stravagan->

ti, poco ammaestrati, ed atti alla -servitù,

amano, dice Ippocrate,

il

governo delle repubbliche. Similmente le femmine per es-sere per lo più allevate in vita ritirata 'C stretta e con gran gelosia -severamente ‘cu-stodite e guardate

,

.prive e disadorne di-molte abilità e di molti vantaggi, i, quali, si sono apprQpriati e .posseggono. gli nomi-, ni, pare' che in certo modo

si

possano di-, re con Aristotile, schiave. Ma linài metìte nell’ una e nell’altra generazione tanto di barbari

,

die di femmine

,

checche sia de-, gli accidenti e della sorte, certamente non è^mai spénta, benché alquanto possa es-sere attutata

,

la

,

naturale franchezza del-ruonio e libertà; nè

si

può mai dire im uomo, o barbaro o donna eh’ e’ sia

,

natu-ralmente. servo; poidiè è contraria la ser-vitù alla natura

,

la quale

,

come

i

filo-sofi giureconsulti osservarono, fece lutti

\

\

genti

qualsisiapiù sventurata ed afflit-ta servile condizìoue

può

in alcun

modo

far

minimo

oltraggioallanatia libertà del-lospirito, colla>quale siamnati;daonde il savio cane Diogene,

quantunque

<di

Ponto

einconseguenza barbarodi nasci-ta, ardi di latrare contra

un

greco,'cioè CseniadediCorinto,

die,

comperar vo-lendolo per suo'Schiavo,il

dimandava

se-'

condo

ilcostume cheartesapesse egli £a-'r^;quella,'disse-, di

comandare

a chiè libero.

La

sapienza

adunque

e l’ignoran-za la virtùc ilvizio fanno tra gli uo-minila

massima

distintone di 'servi edi liberi, 'e ciò per'necessità di

^tura

,'di -Ragione, e di verità,checòsivuole.

Del

restoilbarbaro,seavràilcuore;politoe gentile, la

femmina

, se avrà sentimenti virilievirtù eroica,naturalmente saranno franchinè avranno oal burbanzoso'.greco o all’altero maschio da invidiare.

Con

piùaggiustatezzadelsuo

non

troppo gra-to discepolo,Aristotile tì portò Platone

)

i38

coll>elsesso,eh’ e lamelùdelgenere n-uaano,datoall’

uomo

,

come

nella scrittu-rasidice,nongiàper servo,

ma

per a-iHto,in^adintoriumsibi.

Con

una vaga similitudinesispi^a egliladonna natu-ralmente essereda quanto

l’uomo

se

non

inquanto l’educazione diversa le toglie forza.

La

similitudine èquesta.Noi veg-giamoche,

quando

la

mano manca

s’ado-pera eda’medesimi ufici s’assuefa, che la

man

ritta,nonèelladebole e,

come

Jlanie secondo alcun linguaggio d’ Italia la

nomina

,stanca,

ma

fortee.gagliarda,

come

lasorellae

compagna

sua. Intanto

adunque

gliuomini

comunemente non so-no

datutteduelemani, in quanto dal-labaliasonoavvezzati a servirsi della

man

rittae

non

dellamancina,la quale cosi-bene ubbidisce,

come

Valtra

, a quei

,

chenoi per l’uso anchediquesta

chìa->niamo mancini,igreci «aytiyeftouj,i la-tiniambideoclros/ non già perchè natu-ralmente,

come

Aristotile si sognò,> le parti destre sienopiùforti dellesinistre.

W*

tutto e 1usoy tutto V l’eserciziop

6 byGoogle

cizioeildisavvezzaraento quello/, chele ministre indebolisce. Cosiladonna, cU’è la

maao

sinistradi questo gran capo del genere

umano

, impigrita enegletta,noti vieneadaverequellaforza,clicper altro averehbe,seesercitatafosse,

come

la de-stra,che è

r uomo

. Nella repubblica di Spartaemaschi e femmine ai medesimi esercizidiforza ed' agilità ammessi era-no; onde

non

è maraviglia che quindi u’ uscissero .quellevalorose, chedagli

e-pigrammi

greci tantosoncelebrate,chea*

figliuoli andanti allaguerraconsegnavano

magnauimamente

lo scudo, dicendo loro quelfortemottoenellasua brevità pun-gentissimo o con questo osopra questo' ; volendodire; non abbandonerai mai o fi-gliuolo di

donna

spartana questo scudo nè perviltà lungi da te ilgi iterai,

ma

, semprel’avrai teco;e l'una delle due cose; ovivoilriporterai con teomorto sarairiportatosopradilui. 11 regno

<tel-V

Àiosuuoai0e’fu vero,eper conseguente

i4o

dimostraessercapace la

donna

edig'o»' vernoedivalormilitarejoe’fu

bugian-do

efavoloso, e 'chi lo finse purvolle dareavederequelsesso^riputato imbelle e condannato alla-conocchia'ed al fuse poter'trattar1’armi edall’operedi guer-ra esser atto, purchés’allontanasse dagli uomini,'chequeste voglionvper "se,‘econ leggi proprie si governasse e gliesercizi battagliereschicon dura'disciplina appren-desse. Aristofane 'curiosissimo trovatore di comiciridicolosisuggctti, i quali'con at-ticaeleganza distende,>fa-tràll’altre

una commedia

intitolataecclesiazusae

,

in

lati-no

concionatrices,nellaquale rappresenta

una

‘repubblica .donnesca'e ilbroglio e parlamento'e ragunata-'loro, 'in

somma una

democraziadifemmine.

£, quantun-que

ciò

,pertralTe ilridicolo

,'con poeti-cafinzionedalui fosse inventato,

non

è per questo dieloscherzo

non

avesse

fon-damento

di verità, s’ellefossero-lasciate fare, essendovene di quelle,'che

hanno

tantospìrito',die governerebbero

un mon-do Ma

che sto io a trattenermi nelle

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I

(fàvole? Piene* sono Pistoneetutta

Pan-

' tichità ragiona,ile’fattivalorosi, delle

illu-stri

donne

laele , Debora- giudicessa, Ester, regina, Giuditta, chetantovalea dire.,quantolagiudea o

P

ebreaper an-tonomasia, non: sono nomi,nella sacra

,scrittura.chiarissimi?Plutarcoscrittore gra-vissimo non,compilò

un

libro, intitolato r,u-/atxf3và^iTal, cioè1fattiillustridelle

donne

?.ovesivede che questo sessoper opera di virtù,e di valore

non

è

punto

inferioreal.mascliile; seguitato in ciò dal

.nostro Gio:Boccacci,,chea.

donna Andrea

.Acciaiuoli,contessad’ Altavillaindirizzò

un

,suolibro latino trattante dellefamose

don-.ne..

in loro uomini gravi,e dotti e scienziatisi,sarebbero,tanto, forte

innamo-rati,seJa. loro dote solo fossestatala bellezza e

non

v’avesserocoll’acutezzade’

loro ingegniravvisatoqualche*altro,bello maggiore, che

P animo

loroarricchisse

e

adornasse.

Che

belconcertofa inlorounita

^allabellezza l’onestà! Gli,esemplidi fede coniugale

dove

si ritrovanopiù segnalati chenellefeanuine,

come

d’

una Evadne

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1

i4^

d’unaAlcesti,editante altre,che

hanno

'datanobil tnaieria a<,li antichi scrittori5 nelchequantosianobencorrispostedagli uominiio

non

vo’ dire: per

me

il dica 1’esperienza.

La

vivezza dello spiritoe la sublimità dell’ingegnoaloro

non manca;

nèèstataloro, siccomenelle altre cose ,

ancheinciò

,lanaturamatrigna;

co-me

nel fatto della poesia, laqualeè

un

miracolo dell’ingegno dell’

uomo

,

onde

cosapiù che

umana

^ anzidivina,è stata riputala, ne rende

ampia

testimonianza pertacere ditantealtre

una

Saffopoetessa eccellentissima',-

tma

figliuoladi

Bartolom-meo

Scala chiamata Alessandra lodata dal Polizianoe dal Marnilo; e nella

vici-na

etàuna Veltoria Colonna, enella no-strauna Elena CornaraPiscopia

chiarissi-mo lume

di

Padova

ed ammirazionedel

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