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Gli affreschi della pieve di San Pietro a Volpedo

Realtà immersive per una migliore fruizione e divulgazione dei dati Gli affreschi della pieve di S Pietro a Volpedo (Alessandria).

3. Gli affreschi della pieve di San Pietro a Volpedo

La pieve di San Pietro sorge in prossimità del Torrente Curone ai margini dell’antico nucleo fortificato di Volpedo, un tempo importante punto di passaggio lungo la strada per Tortona e oggi rinomato centro agricolo della pianura alessandrina. La pieve, già menzionata in una pergamena del X secolo2[4], è un piccolo edificio di origine romanica a tre navate divise da pilastri quadrangolari e coperte da tetto a spioventi con struttura lignea. La muratura, esternamente a vista, permette di cogliere, nella diversità delle tecniche murarie, la complessa stratificazione della pieve che, nel tempo, subì alcune importanti modifiche. Le più importanti fasi che hanno interessato l’edificio, dopo la costruzione, sono il rinnovamento di epoca tardomedievale con probabile allungamento delle navate e ricostruzione della facciata, la demolizione delle absidiole semicircolari laterali avvenuta nella seconda

2Il documento attesta l’esistenza di un certo “Iohannes, presbiter de ordine ecclesiae plebis sancti Petri, sita in vico piculo”.

metà del Cinquecento [5], gli interventi di restauro ascrivibili alla seconda metà del Seicento e la sottomurazione di parte delle murature ai primi del Novecento.

Fig. 4 - La Pieve romanica di Volpedo (Alessandria), ingresso laterale.

La pieve tra la seconda metà del XV e gli inizi del XVI secolo, probabilmente in concomitanza con le importanti modifiche dimensionali, fu internamente intonacata e decorata. Alcune facoltose famiglie locali commissionarono affreschi votivi a decoro delle pareti (oggi ormai quasi completamente perduti) sia dei pilastri divisori tra le navate sia dell’abside maggiore (ancora conservati). Si tratta di affreschi, esito di una produzione minore e periferica, che sembrano testimoniare attardamenti locali indifferenti al rinnovamento già da tempo in atto nei centri maggiori [6].

Alcuni affreschi della pieve sono datati al 1460 e firmati da un certo Magister Antonius3, personalità artistica poco nota ma probabilmente del tortonese che si affianca ai più conosciuti Magistri Ambrosius de Castronovo e Gabriel de Castelnovo [6]. Altri affreschi presenti nella pieve – i Santi Cosma e Damiano e il San Sebastiano, l’Edicola con la Vergine in trono, i Santi Giacomo e Pietro e San Silvestro Papa – non sono firmati ma sono datati e hanno indicazioni relative alla committenza locale4.

3L’iscrizione riportata sulla cornice superiore del Trittico, dipinto sulla parete meridionale della pieve, è M CCCC LX D(ie) XII OC(to)BRIS MAGISTER ANTONIUS DE … D(i)PIN(xit). Dell’affresco purtroppo rimane solo un piccolo frammento raffigurante la testa di un Santo (forse S. Antonio Abate), la traccia di due aureole e la cornice superiore con l’iscrizione.

4L’iscrizione riportata sulla cornice superiore dell’affresco raffigurante i SS Cosma e Damiano sul quarto pilastro meridionale è “M CCCC LXII DIE V IUNII GUGLIELM(us) DE MONTEFALCONO FECIT FIERI HAS FIGURAS (et) S(an)CTUS SEBASTIANUS”. Mentre l’iscrizione sul lato destro dell’edicola, raffigurante la Vergine in trono con il Bambino e S. Giacomo Apostolo e S. Agata, addossata al terzo pilastro meridionale indica “HOC OPUS FECIT FIERI IO FRANCISCHUS BRAGHERIUS D(e) PETRI AD HONORE(m) DEI (et) SA(nc)TI JACOBI 1502 DIE X OCTUBRI”. L’iscrizione sulla cornice dell’affresco raffigurante i SS Giacomo apostolo e Pietro martire, sul terzo pilastro settentrionale, indica “M CCCC LXII DIE V IUNII IOHANESANTONI(us) CUROLUS FECIT FIERI HAS FIGURAS”. L’iscrizione sulla cornice dell’affresco raffigurante S. Silvestro Papa, sul quarto pilastro settentrionale, indica “M CCCC LXII PETRUS DE FU(.)E FCIT FIERI HANC F(iguram)”.

L’abside semicircolare, che corrisponde alla navata centrale, ospita dietro l’altare ligneo un importante ciclo di affreschi, sempre ascrivibile alla seconda metà del Quattrocento, che si sviluppa sia sulle pareti semicircolari sia nel catino absidale. Il ciclo, di autore anonimo, pur essendo affine ai dipinti firmati dal Magister Antonius, non sembra poter essere a lui attribuito per un diverso uso delle ombre e dei tratti. Secondo alcuni studiosi, il ciclo absidale potrebbe essere stato realizzato da Manfredino e Franceschino da Baxilio di Castelnuovo Scrivia, titolari di una importante bottega d’arte del tortonese [4, 7].

Sulle pareti sono raffigurate le figure dei dodici Apostoli con il Redentore a sinistra e il Re Davide al centro mentre nel catino la figura del Cristo Pantocratore racchiusa nella mandorla è affiancata da quella della Vergine a sinistra e di San Michele Arcangelo a destra, su uno sfondo che rappresenta un lussureggiante e turrito paesaggio collinare.

Gli Apostoli sono raffigurati in una sequenza in cui la posa, replicata dodici volte su uno sfondo monocromo senza sostanziali differenze, prevede un cartiglio in mano che reca scritto il rispettivo nome e l’articolo del Simbolo Apostolico che, secondo la tradizione, fu pronunciato da ognuno dei dodici nel giorno di Pentecoste come professione di fede e indicazione di specifica missione. Da sinistra di chi osserva l’abside, si possono riconoscere S. Pietro, S. Andrea, il Redentore con due angeli, S. Giacomo minore, S. Giovanni Evangelista, San Tommaso, Re Davide, San Giacomo maggiore, San Filippo, San Bartolomeo, San Matteo, San Simone, San Taddeo e San Mattia.

Fig. 5 - La figura di San Michele Arcangelo con quanto resta del rivestimento in lamina di stagno a simulare la corazza e la spada metallica che brandisce contro il demonio.

Anche sulla cornice del frammento di affresco raffigurante S. Bernardino da Siena, sul quinto pilastro settentrionale, si legge una parte dell’iscrizione che purtroppo è ampiamente lacunosa “M CCCC LX…”.

La decorazione del catino absidale si imposta sulla figura centrale del Cristo Pantocratore benedicente5, inserita in un’ampia mandorla dai contorni iridati, ai cui lati sono raffigurati la Vergine e San Michele Arcangelo con i simboli dei quattro Evangelisti: a destra l’angelo (simbolo di San Matteo) e il toro (simbolo di San Giovanni), a sinistra l’aquila (simbolo di San Luca) e il leone (simbolo di San Marco).

Nel 1838 fu edificata, su una primitiva cappella al centro del paese, l’odierna chiesa parrocchiale di Volpedo e, secondo coeve memorie [7], sembrò conveniente realizzare un altare nuovo e portare il vecchio altare ligneo nella pieve. Fu così che l’altar maggiore in muratura della pieve fu demolito nonostante la “soprastante immagine a fresco, rappresentante la Beata Vergine con a lato gli Apostoli Pietro e Paolo, oltre i Santi Antonio Abate e Cristoforo dal lato destro e dal sinistro i Santi Silvestro Papa e Ambrogio, e genuflesso avanti la Beata Vergine certo Messer Perino di Tortona antico padrone del territorio”. Poiché molti si opposero alla demolizione dell’opera fu deciso di staccare l’affresco, limitatamente alla figura della Vergine, e di collocarlo al centro dell’abside, in una nicchia in cui era dipinta la figura del Re Davide, là dove rimase fino al restauro del 2007.

Il restauro degli affreschi dell’abside, di cui si lamentava il pessimo stato di conservazione già dal Cinquecento, fu iniziato solo negli anni 47/48 del Novecento con fondi privati e contributi statali ma fu presto sospeso per la fine di fondi. Nel 1972 fu ripreso il restauro degli affreschi con interventi di scialbo, consolidamento, fissaggio del colore, pulitura, stuccatura con malta di malte di calce, gesso e cemento, ad opera di Guido Fiume. Nel 1982 furono demolite le stuccature precedenti, giudicate incompatibili, e furono sostituite con impasti di grassello di calce, polvere di marmo e sabbia fine. Inoltre furono eseguite riadesioni di intonaci con iniezioni di malta idraulica di calce idraulica e pozzolana nonché consolidamenti superficiali con i prodotti allora più diffusi: Primal AC33 e Paraloid B72.