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LINGUA DEI SEGNI E DISABILITÀ COMUNICATIVE

3.4 Tipologie di CAA

3.4.1 Aided AAC (Beukelman e Mirenda, 2014)

La CAA assistita (Aided AAC) necessità di supporti esterni che si suddividono in dispositivi a bassa e ad alta tecnologia. Della categoria High-Technology fanno parte tutti quei dispositivi che si utilizzano tramite il pc, lo smartphone o il tablet; oppure

53 Per approfondimenti v. Beukelman e Mirenda (2014), Manuale di Comunicazione Aumentativa e

Alternativa. Interventi per bambini e adulti con complessi bisogni educativi, Erickson (a cura di A.

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mediante i cosiddetti VOCAs (Vocal Output Communication Aids), chiamati anche SGD (Speech Generating Device). Per quanto riguarda invece quelli a bassa tecnologia (Low-

Light-Technology), non sono necessarie fonti di alimentazione in quanto costituiti da

materiali cartacei come libri, tabelle o schemi (Ianes e Zappella, 2009:52).

Gli ausili utilizzati sono molteplici, come ad esempio le Tabelle di simboli, le quali corrispondono a specifici messaggi che il soggetto con deficit linguistico utilizza per comunicare. Queste tabelle possono essere create sia su carta che su PC e a loro volta si suddividono in Tabelle principali, generalizzabili in tutti i contesti, e in Tabelle a tema, utili invece solo in particolari attività e contesti.

I sistemi di simboli utilizzati per la loro creazione sono molteplici e il loro uso deve essere comunque caratterizzato da un’elevata elasticità, in base alle esigenze individuali di ogni soggetto preso in carico; è possibile ad esempio, se necessario, cambiare il significato attribuito ad un’immagine oppure inserire nella stessa tabella simboli provenienti da sistemi grafici diversi. Quelli attualmente utilizzati per la CAA sono molteplici. Di seguito verranno brevemente descritti alcuni di essi.

PCS (Picture Communication Symbols)

Questa raccolta di simboli dispone di un set molto ampio di immagini (4800) sia stilizzate che dettagliate. Originario degli Stati Uniti, è stato poi adattato a 42 lingue diverse (compresa quella italiana) con tipologie di rappresentazione comunque modellate in base ai differenti contesti culturali.

Il suo principale punto di forza rimane la trasparenza della grafica, che riesce a garantire una buona e rapida riconoscibilità, soprattutto per quanto riguarda oggetti e termini concreti, o verbi. Questo tipo di vocabolario infatti risulta molto ricco, mentre è molto meno fornito l’ambito dei concetti astratti e mancano molti elementi morfosintattici (come ad esempio ma, mai, sempre, ecc.).

WLS (Widget Literacy Symbols)

Questo sistema è nato nel Regno Unito e oltre a possedere più di 7.000 immagini (sia a colori che in bianco e nero), per quanto riguarda la lingua italiana è in grado di fornire

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più di 30.000 concetti. Possiede inoltre precise regole interne utili al riconoscimento di categorie linguistiche omogenee, come ad esempio il “profilo casa” per tutti gli edifici, oppure quello di forma quadrata per tutte le stanze.

Consente anche di rappresentare i principali elementi morfosintattici, come il plurale, i superlativi, alcune coniugazioni dei verbi e accresciti e diminutivi.

AARASAC

Si tratta di un sistema di simboli di origine aragonese ed è scaricabile autonomamente dal portale della Comunicazione Aumentativa Alternativa. È un sito web spagnolo che offre set di simboli, disponibili sia in bianco e nero che a colori, comprendente circa 11.000 simboli.

BLISSYMBOLIC

Nasce ad opera di Charles K. Bliss negli anni ’40 e rappresenta il capostipite dei linguaggi simbolici, ideato con la volontà dell’autore di creare una lingua internazionale, semplice da imparare e non direttamente finalizzata ai contesti di disabilità comunicativa, nei quali viene applicato per la prima volta nel 1971.

Presenta un numero limitato di 26 segni grafici elementari, potenzialmente combinabili fra loro all’infinito per creare nuove parole, anche inerenti agli aspetti morfosintattici della lingua, in modo abbastanza simile a quanto avviene con i suoni del linguaggio. Il simbolo “casa” ad esempio indicherà un’abitazione generica, ma se a questo viene aggiunto il simbolo di “emozione”, allora anche il significato cambierà trasformandosi ad esempio in quello di “casa mia”. Ha però una trasparenza minore rispetto agli altri sistemi, e infatti richiede tempi maggiori di apprendimento.

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PECS (Picture Exchange Communication System) (Bondy e Frost, 1994; Frost e Bondy, 2002)

Si tratta di un Sistema di Comunicazione per Scambio di Simboli e di un approccio di CAA basato su principi cognitivo-comportamentali.

Viene creato negli Stati Uniti nel 1984, e inizialmente era indirizzato a bambini affetti da Disturbo dello Spettro Autistico, mentre in seguito è stato adattato anche ad altri soggetti con disabilità linguistiche.

È da sottolineare che come ogni altro sistema di simboli, può essere utilizzato in copresenza di segni, associati alle varie immagini, ma a differenza degli altri prevede uno specifico percorso di insegnamento suddiviso in sei fasi in base alle diverse funzioni comunicative che devono essere apprese (come ad esempio la richiesta, il commento, il saper raccontare o costruire frasi). I simboli in questione possono inoltre essere utilizzati per comunicare sia tramite strumenti di tipo cartaceo, dotati di velcro nei quali attaccare e staccare le varie immagini; sia mediante l’uso di dispositivi elettronici come il Tablet (strumentazione considerata come facente parte della categoria ad alta tecnologia).

MAKATON (M. Walker, K. Johnston e T. Cornforth)

Va infine riportato un ulteriore sistema simbolico in lingua inglese il quale fa particolare uso della lingua dei segni, ovvero il Makaton. Il programma utilizza un approccio multimodale attraverso la combinazione di parole, simboli grafici e segni i quali vengono tratti dalla BSL (British Sign Language). Il tutto avviene in compresenza dei corrispettivi componenti vocali, pronunciando quindi la parola e utilizzando l’ordine delle parole della grammatica della lingua inglese.

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Foto e oggetti reali

Il sistema di simboli usato con il bambino può anche essere costituito da foto e oggetti reali. L’uso di questi ultimi rappresenta un ottimo punto di partenza soprattutto nel caso di bambini molto piccoli o con disabilità intellettive che presentano difficoltà nella comprensione di foto o immagini poiché totalmente visivi e privi di altre tipologie di input sensoriali, come caratteristiche tattili od olfattive. È opportuno selezionare oggetti che il bambino sia in grado di manipolare e che abbiano uno stretto rapporto tattile con i loro referenti; possibilmente di piccole dimensioni in modo da facilitarne la trasportabilità.

Gli oggetti di riferimento scelti inoltre devono essere significativi per il bambino, e anche per le stesse attività o giochi possono differenziarsi da soggetto a soggetto. Il repertorio di simboli verrà poi utilizzato all’interno di tabelle di comunicazione, conservato in scatole a scomparti o posizionati quotidianamente in schemi di attività per rappresentare visivamente il programma giornaliero.

Le foto, soprattutto quelle a colori, posseggono il vantaggio di richiedere minime abilità di decodificazione in quanto molto realistiche e risultano particolarmente adatte a bambini che presentano scarse abilità di simbolizzazione.

Sono inoltre molto pratiche per rappresentare specifiche persone, come familiari, amici e insegnanti, e luoghi specifici facenti parte della quotidianità del bambino. Nonostante il loro elevato livello di trasparenza, però, bisogna sempre tenere in considerazione che devono rappresentare esattamente quello che si vuole comunicare, che sia un oggetto, un luogo o una persona. Se ad esempio la foto di un “supermercato” utilizzata per comunicare il luogo di destinazione di uno spostamento non è quella della destinazione reale (un supermercato diverso) questo può creare degli inconvenienti e difficoltà di comprensione e accettazione nel bambino. Risultano anche meno efficaci nel caso in cui si voglia rappresentare aggettivi, o azioni.

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“I libri di CAMILLA” – “Libri per andare lontano” (Casa ed. Uovonero)

In questa sezione di ausili cartacei vanno inoltre menzionati i “Libri di CAMILLA”. Il nome Camilla è in realtà un acronimo che sta per Collana di Albi Modificati Inclusivi

per Letture Liberamente Accessibili (v. esempio figura 1).54

Si tratta di una raccolta nella quale rientrano i principali editori per l’infanzia ma i testi sono stati appositamente realizzati con un duplice codice, sia verbale che iconografico, tramite la CAA (in questo caso specifico tramite il WLS).

54 http://www.unipd.it/ilbo/letture-liberamente-accessibili, (consultato in data 13/02/2018).

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