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Strategie di modificazione del comportamento (Foxx, 1995)

SINDROME DELLO SPETTRO AUTISTICO

2.5 Applied Behavior Analysis (ABA)

2.5.2 Strategie di modificazione del comportamento (Foxx, 1995)

Shaping e chaining (modellamento e concatenamento)

Lo shaping (“modellamento”) è una tecnica tramite cui si può ampliare il numero di comportamenti emessi da un soggetto, facilitando l’acquisizione di nuove abilità. Viene

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utilizzata soprattutto in combinazione a due elementi (prompts e fading) e consta di due fasi:

 scelta del “comportamento-meta”;

 individuazione di un comportamento iniziale che il soggetto è in grado di emettere e che si avvicini al comportamento meta.

Una volta aumentata quindi, mediante un rinforzo, l’emissione di un comportamento iniziale, esso andrà man mano modellato tramite opportuni aiuti durante le progressive approssimazioni del comportamento target (fino al raggiungimento di esso).

Le tecniche di chaining (“concatenamento”) invece hanno come obiettivo la costruzione di complesse catene comportamentali. Per fare ciò è necessario prima individuare, tramite la task analysis, qual è la catena (o sequenza) di comportamenti necessaria al raggiungimento dell’obiettivo target. Una volta delineate le varie fasi di azione, è possibile insegnare un nuovo comportamento.

Questo “concatenamento” comportamentale può essere di due tipi:

chaining aterogrado, attuato nel caso in cui il soggetto già possieda nel suo repertorio comportamentale le risposte necessarie al raggiungimento di un obiettivo. Le varie fasi necessarie al raggiungimento del comportamento-meta vanno dunque poste in ordine e l’ultima è chiaramente seguita da un rinforzatore);

chaining retrogrado (si verifica nel caso in cui il soggetto non sia in possesso di nessuna delle competenze previste dalle varie fasi stabilite dalla task analysis. In questo caso si inizia il concatenamento dall’ultima fase, perché è la più vicina al rinforzatore finale. La procedura continua aggiungendo un “anello” alla volta.

Tecniche di rinforzo

Il rinforzatore costituisce il terzo elemento del ciclo istruzionale comportamentale. Si tratta di un evento che aumenta le probabilità che la risposta a cui esso segue venga emessa e si ripeta in futuro. Questo accade poiché un dato comportamento viene associato a qualcosa di gradito, e lo stimolo antecedente diviene in questo modo uno

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Un rinforzo positivo è rappresentato da un evento o da uno stimolo gradito al soggetto; al contrario un rinforzo negativo consiste nell’eliminazione di un comportamento avversivo. In ogni caso il “rinforzo” implica sempre un aumento della frequenza nelle risposte.

Può essere di tipo contingente, nel caso in cui venga elargito sono in occasione di determinate risposte, e non contingente, quando invece non viene erogato in condizioni specifiche.

Le tipologie di rinforzatori inoltre sono varie (Foxx, 1995:32; Vicari, Valeri, Fava, 2012:171).

Esistono rinforzatori incondizionati, che sono tali senza una precedente storia di apprendimento, e altri invece di carattere neutro che successivamente lo diventano. Essi si suddividono in più categorie:

rinforzi sensoriali (luci, musica, ecc.);

rinforzi commestibili (cibo, bibite, ecc.);

attività di rinforzo (giochi o attività molto gradite, eventi speciali, ecc.);

rinforzi tangibili (oggetti, giochi, ecc.);

rinforzi sociali (attenzione sociale, lode, contatto fisico, ecc.).

Chiaramente ogni bambino possiede degli stimoli preferiti e risulta importante quindi determinarne l’entità, variabile secondo le caratteristiche individuali di ognuno. I rinforzi vanno utilizzati in modo continuo e devono essere associati ad ogni ripetizione di un dato comportamento. Man mano la loro presenza viene gradualmente sfumata e possono diventare quindi di tipo intermittente, ovvero utili al mantenimento di un comportamento già acquisito. L’obiettivo è che anch’essi col tempo vadano diminuendo, in favore di rinforzi naturali come giochi, lodi o approvazioni.

Il rinforzo inoltre può anche presentarsi a intervalli, e in questo caso un determinato numero di comportamenti target deve essere emesso prima della consegna.

La gestione della motivazione e dello stimolo

Tutti i comportamenti sono emessi in particolari set di condizioni antecedenti (costituiti da uno Stimolo Discriminativo – SD – ovvero uno stimolo antecedente che evoca un

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dato comportamento in quanto associato alla disponibilità di un rinforzo). Queste condizioni giocano un ruolo fondamentale nella motivazione e nell’apprendimento, nel quale infatti i fattori motivanti sono indispensabili. Quando un soggetto è motivato ad emettere un comportamento per ottenere una certa conseguenza (rinforzo) sarà maggiore anche la probabilità di emissione del comportamento target (Michael 1982; Sundberg, 1993). I fattori motivanti possono essere di tipo incondizionato e

condizionati/transitivi. Nel primo caso sono legati ad aspetti biologici e fisiologici,

come la fame, la sete, ecc; mentre nel secondo caso sono inerenti ad esempio ad attività di gioco gradite, e determinati stimoli neutrali si trasformano in riforzatori condizionati. Questi sono tutti fattori da tenere in considerazione e devono essere sfruttati al meglio in quanto si tratta di situazioni in cui il bambino è motivato a ottenere il rinforzo di cui ha bisogno.

Prompting e fading

I prompts (aiuti) sono molto importanti e permettono di aumentare notevolmente le probabilità che un soggetto emetta la risposta corretta. Si tratta di strategie d’insegnamento che operano sulle variabili antecedenti e che permettono di acquisire nuove competenze (concetto di apprendimento senza errori). Le probabilità di apprendimento aumentano in quanto il bambino, se spinto da una forte motivazione, attua un comportamento che però viene guidato dal terapista e gli consente di sperimentare con successo un’occasione di apprendimento (approssimando un comportamento e in un primo momento essendo aiutato a svolgerlo correttamente) (Cooper, Heron e Heward, 2007; Heflin e Alberto, 2001).

Anch’essi si suddividono in più cateogorie:

prompts verbali ( istruzioni verbali vocali o scritte);

prompts gestuali (indicando un dato oggetto, o guardando in un particolare direzione);

prompts fisici (quelli che presuppongono un contatto fisico, guidando parzialmente o totalmente il movimento del bambino per aiutarlo ad emettere un dato comportamento).

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Con l’obiettivo di insegnare al bambino ad emettere un dato comportamento in modo indipendente dall’aiuto fornito, interviene il fading, che consiste in una progressiva riduzione dell’aiuto, mediante il cambiamento graduale dell’aiuto stesso.

Quando si decide di insegnare un nuovo comportamento, le fasi da seguire sono tendenzialmente le seguenti (Vicari et al., 2012:180):

definizione del comportamento target;

 identificazione della strategia di aiuto più idonea e la gerarchia di presentazione del prompt;

presentazione dello SD, fornendo quindi un prompt e rinforzando il comportamento corretto;

realizzare una graduale sfumatura del prompt e rinforzare solo le risposte non suggerite, diminuendo progressivamente il suggerimento;

 infine se un dato comportamento è considerato acquisito, rinforzarlo solo se realizzato in modo indipendente e senza aiuto.

Modeling (modello imitativo)

Un’altra tecnica di insegnamento efficace è quella fornita dai prompt di tipo imitativo, basti infatti pensare che molti apprendimenti si basano per lo più sull’imitazione data dall’osservazione “dell’altro”.

Fornire un modello da imitare insegna al soggetto innanzitutto ad imitare (anche tramite

prompting e fading) e gli permette di acquisire le abilità target prefissate. L’obiettivo è

quello di far sì che il soggetto riproduca un comportamento simile a quello proposto e che questo comportamento abbia un’utilità funzionale per il soggetto stesso.

Esempi di modelli imitativi funzionali sono: a) movimento fino-motori (lingua dei segni, manipolazione fino motoria, ecc.); b) movimento grosso-motori (battere le mani, alzare le mani, ecc.); c) manipolazione di oggetti fisici; d) movimenti di parti del corpo (saltare, ecc.).

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