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ALCHIMIA E ASTROLOGIA

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 48-67)

E veniamo a presentare l’autore.

José Luis Pascual Blázquez è un personaggio tutto speciale. Come molti fra i « veri e grandi » studiosi non ama il vuoto palcoscenico, ma preferisce gli scambi di opinione a tu per tu. Forse per questo è poco conociuto dal grande pubblico, anche se possiede eccezionali qualità di ricercatore e grande chiarezza espositiva. Chi ha partecipato ai congressi spagnoli sa bene che le sue relazioni sono sempre fra le più apprezzate sia per lo stile sia per la novità negli argomenti trattati.

Laureato in chimica presso l’università di Saragozza, ha sviluppato i suoi inte-ressi astrologici soprattutto in due settori, per gran parte poco investigati e poco co-nosciuti anche da studiosi esperti di astrologia: l’Astrometereologia, cioè la previsio-ne del tempo tramite i fenomeni celesti, primi fra tutti stelle e piaprevisio-neti, e la medicina alternativa, in particolare per ciò che riguarda il settore dei fiori di Bach. In questi due settori Pascual può essere considerato uno dei maggiori esperti a livello europeo. L’Astrometeorologia è una branca dell’astrologia per un verso antichissima, in quanto poggia su conoscenze provenienti dal mondo mesopotamico e per un altro moderna, in quanto il recupero di certi studi e l’inizio di un’investigazione ragionata e sistematica è avvenuto solo negli ultimi anni. Pascual ha il merito di aver cercato di recuperare e di riproporre la tradizione astrologica, in relazione alla previsione delle alterazioni climatiche con una ripresa dell’osservazione diretta del cielo e dei fenomeni ad esso connessi per la previsione del tempo. Sull’argomento ha pubbli-catio vari volumi fra cui un trattato in due tomi dal titolo « El pronóstico del tiempo

a largo plazo », che affronta sia la Meteorognomia sia l’Astrometeorologia, che ha

incominciato a studiare in maniera sperimentale giovanissimo, fin dal lontano1967. L’altro settore delle sue ricerche, cui si riferisce il presente articolo, riguarda le relazioni esistenti fra l’astrologia e la terapia floreale di Bach, tema di grande inte-resse e in continuo sviluppo, che il nostro autore ha affrontato tenendo conto so-prattutto delle possibili applicazioni pratiche. In questo campo José Luis Pascual ha pubblicato per le edizioni Mercurio-3 due volumi molto interessanti : «

Sistematiza-ción astrologica de la Terapia floral de Bach » e « Diagnóstico de las Flores de Bach por la tipologia planetaria ».

Traduttore di testi antichi, partecipa regolarmente ai principali congressi spa-gnoli ed ha pubblicato articoli sulle riviste Eudemon e Mercurio-3. Fa, inoltre, parte come consigliere dell’Associazione Culturale Spagnola di Astrometeorologia. I suoi lavori di ricerca gli sono valsi nel 1994 il Premio di Investigazione Astrologica « De-metrio Santos »

Chi desiderasse leggere altri suoi lavori può mettersi in contatto con la Segre-teria Generale CIDA (051-342445) e richiedere i seguenti articoli, come arretrati della nostra rivista:

– Alterazioni atmosferiche ed eventi celesti - n. 106. di L.A. – 1997.

– Aspetti genetici delle impronte digitali (I e II) - nn. 107 e 108 di L.A. - 1997. Buona lettura a tutti.

Alcune carenze nel panorama astrologico attuale

E’ nostra opinione che l’astrologia moderna sia eccessivamente centrata in se stes-sa, basata sull’interpretazione oroscopica individuale o collettiva, lasciando da parte attività e settori di ricerca consueti in quei tempi ormai lontani del suo splendore in qualità di scienza. L’astrologia è stata, durante molti secoli, una disciplina capace di strutturare le altre scienze, un vero punto di riferimento per tutte le altre cono-scenze. E questo avvenne, perché per l’uomo dell’antichità, e fino al secolo XVII, tut-to il sapere era imperniatut-to sull’azione svolta dagli astri sul pianeta Terra.

E’ qualcosa che non si discute, che si accetta senza meno come evidente, e che impregna tutto il panorama scientifico, filosofico e religioso. Non si crede così sola-mente nell’influsso degli astri sul destino umano, ma si va molto più lontano: si pensa che siano essi ad aver modellato la Terra e tutto ciò che si muove con essa. L’universo è unico, la natura è unica, non una somma di parti, ma un organismo to-tale – macrocosmo – al quale si trova legato in maniera indissolubile ogni singolo individuo, ogni parte – microcosmo - che nel corso del tempo si è separata da esso (vedi Fig.1).

FI G. 1 - Schema cosmologico della tradizione aristo-telica dalla Co-smographie di Pe-trus Apianus, 1551

Fino al XVII secolo la scienza, la religione e la filosofia ammettono, senza om-bra di dubbio, che esiste una separazione radicale tra Terra e Cielo. Tutto ciò che esiste sulla Terra è formato dai quattro elementi: Fuoco, Terra, Aria e Acqua. Esiste un quinto elemento al di sopra di questi, che li penetra e che si diffonde anche in tutto il Cielo: la Quintessenza o Etere. Grazie ad esso, gli Astri hanno generato la terra, i minerali, le piante, gli animali e l’uomo, e con il loro movimento di progres-sione e retrocesprogres-sione, di aumento e di diminuzione della luce, o della velocità, de-terminano i cambiamenti in tutto ciò che si muove nel mondo inferiore (sublunare). Detto in un altro modo, il Cielo e i suoi Astri sono attivi, generanti, animano e go-vernano il mondo inferiore, che è passivo. Il Cielo ordina e il mondo inferiore obbe-disce.

Nella parte più profonda di questo mondo abita Dio, inconoscibile; il mondo delle stelle e dei pianeti è governato da Dio attraverso i suoi intermediari con l’uo-mo, gli Angeli. Questo è il mondo superiore, immutabile, eterno e perfetto. In quello più basso, oltre la sfera della Luna, si trovano il mondo terreno e gli uomini, sogget-ti alle trasformazioni, alla “generazione” e alla “corruzione”, alla nascita e alla mor-te.

Si considera l’essere umano costituito da tre parti indissolubilmente separate: spirito, anima e corpo. Lo spirito, la parte più sottile, è essenzialmente divino; l’ani-ma è governata dagli astri, da loro proviene pril’ani-ma di nascere e a loro ritorna dopo la morte. Il corpo appartiene alla Terra, agli Elementi, e si trova soggetto alla “gene-razione” e alla “corruzione”, ed è per questo motivo perituro.

L’astrologo, in questi tempi di splendore della nostra scienza, non è un sempli-ce indovino, né si limita a fare predizioni basate sullo studio del corso degli astri. E’ matematico, filosofo, medico e alchimista allo stesso tempo. Quando sopraggiunge-ranno i tempi del declino e le conoscenze antiche si disperdesopraggiunge-ranno, verrà abbando-nato anche questo nucleo centrale di pensiero, vale a dire quello che tiene in consi-derazione l’azione degli astri sulla Terra e sull’umanità. Da questo abbandono na-scerà la scienza materialista, la scienza moderna così come noi oggi la conosciamo: una scienza che dirige la sua attenzione esclusivamente alla parte più bassa del mondo, alla parte fisica. Una scienza che divide e crea compartimenti, che analizza, che seziona.

Tutto ciò non avverrà senza motivo: il sapere, come tutto quello che è terreno, è soggetto al tempo, ai cicli. Purtroppo questo sapere degenererà e giungerà ad af-fermare che dal cielo non possono cadere pietre, perché lì non ce ne sono, quando invece ogni giorno cadono sulla terra tonnellate di meteoriti. Molti farmacisti man-deranno alla tomba i loro pazienti con rimedi strampalati. L’astrologia cadrà in ma-no ai ciarlatani.

Con questa scienza nasceranno le specializzazioni, le differenti discipline e il cosiddetto metodo scientifico. L’astrologia si dirama nelle matematiche, in medicina e astronomia, l’alchimia si trasforma in chimica, la filosofia presto diventerà storia della filosofia. E’ opinione generalizzata che l’astronomia sia sempre stata una

scienza pura ed esente da tentazioni superstiziose, e che solamente l’astrologia si sia mescolata con idee illusorie e con la superstizione. E che sempre abbiano cam-minato separate. E’ questa una visione che ignora il tesoro di testi scientifici antichi che ancora possediamo nelle biblioteche e non tiene conto della stessa Storia della Scienza. Basti un esempio: il Trattato di Astronomia del Beato Raimondo Lullo (se-colo XIII), il famoso studioso di Maiorca, tratta esclusivamente di astrologia, il che prova che fino al secolo XVII non esisteva una tale divisione concettuale fra en-trambe queste discipline. Chi desideri verificarlo può consultare il volume “Textos y

estudios sobre astronomía espanola en el siglo XIII” (pubblicato da Juan Vernet,

presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Autonoma di Barcellona nel 1981).

Ormai è passato il tempo nel quale un solo uomo poteva tesaurizzare tutto il sapere della sua epoca, e la figura del filosofo, tale come era conosciuta nell’Anti-chità, si è estinta. Ricordiamo che il medico fini per essere chiamato “fisico”, dal momento che dedicava la sua attenzione solamente al corpo. E dell’Anima, la parte dell’uomo governata dagli astri, finì per occuparsene il sacerdote.

Negli ultimi anni con l’attuale processo di riscoperta e ricostruzione dell’astro-logia si sono conseguiti molti risultati: recupero di testi antichi, di classici che sono stati tradotti e adattati al linguaggio moderno. Vi sono perfino autori che si sono azzardati ad interpretarli alla luce delle attuali conoscenze scientifiche, stabilendo un ponte tra l’antico sapere e quello moderno. Sforzo di sintesi del quale non pos-siamo che rallegrarci perché il primo sforzo che deve compiere l’astrologo attuale, che opera in un ambiente intellettuale che ancora gli è ostile, deve essere quello di farsi comprendere, e ciò gli risulta impossibile se non si esprime con il linguaggio in uso, che è quello della nostra scienza.

Questo non significa rinunciare alle fonti. E neppure cancellare quelle antiche discipline alle quali l’astrologia era legata. E, oggi, assistiamo proprio alla rinascita di queste antiche discipline: per esempio, la leggendaria alchimia, la cui visione, deformata dal pensiero dei “razionalisti” vincitori, è arrivata fino a noi come la chi-mera di alcuni ambiziosi cercatori d’oro. Chi conosce questa scienza, pur avendo avuto solamente un approccio storico ad essa, sa che non c’è nulla di più lontano dalla realtà che la “febbre alchemica dell’oro“.

Oggi dobbiamo salutare il risorgere dei nuovi alchimisti e dei loro fratelli mino-ri, gli spagirici. Già da qualche anno è possibile trovare in alcune farmacie medica-menti spagirici, elaborati attraverso procedimedica-menti tipicamente medievali. Molto più comuni sono i medicamenti omeopatici, la cui azione terapeutica sfida il modello fisico-chimico ammesso dalle università. Così come cominciano ad essere sempre più diffusi nelle farmacie i Rimedi Floreali di Bach, di una semplicità di elaborazione e con un’azione tanto evidente, da mettere in discussione anche quel modello del-l’uomo e del mondo, formatosi nel XVI secolo.

Sfortunatamente nel panorama astrologico attuale, si sente la mancanza di ri-cercatori che si occupino di questi settori, settori che sono il banco di prova per

confermare la dottrina astrologica e che solo l’astrologo conosce profondamente. L’astrologo moderno, a nostro parere, sta assorto, pieno di se, muovendosi

nell’ou-roboros vizioso dell’oroscopo per l’oroscopo, specialmente nella sua interpretazione

astrologica, o nella predizione per la predizione. Altri, come i monaci scrivani me-dioevali, stanno preferendo tradurre testi antichi, per altro ripetitivi, senza studiare previamente il valore degli stessi, e tanto meno dimostrare l’attuale validità, di ciò che in essi si dice.

Così con questo lavoro vogliamo incoraggiare ad indirizzare gli sforzi verso queste nuove direzioni, che possono essere di utilità non solo per il ricercatore a li-vello personale e per l’astrologia in generale, ma in modo particolare per tutti colo-ro che soffcolo-rono.

Alcune concezioni cosmologiche della scienza greca

Dopo l’abbandono del modello delle sfere planetarie, nel secolo XVII nasce una nuo-va astronomia, quella eliocentrica, e nasce una nuonuo-va scienza, caratterizzata dall’es-sere circoscritta unicamente allo studio della parte più bassa del mondo. Scienza che, a causa di questa sua ossessione, alcuni, da una prospettiva classica, hanno de-finito da sindrome del mondo unico. Naturalmente, in seguito a questa autolimita-zione, si è verificata più di una sorpresa.

Alla meccanica newtoniana del XVII secolo, che sembrava insuperabile e definiti-va, ne è seguita un’altra, nel XX secolo, piena di paradossi, poco comprensibile per la mentalità odierna: la meccanica quantistica, con i suoi principi di incertezza, con la dualità onda-corpuscolo, ecc.. La massa e l’energia, precedentemente considerate grandezze indipendenti, sono diventate a partire da Einstein, manifestazioni di una stessa realtà e si ritrovano messe in relazione biunivocamente dall’espressione E=mc2. La luce fu prima interpretata come un flusso di corpuscoli da Newton, teoria che fu poi abbandonata per far posto alla teoria ondulatoria di Huygens, fino a giungere og-gi all’accettazione paritaria di entrambi i modelli, dipendendo la scelta dell’uno o del-l’altro dal tipo di fenomeno che si vuole studiare, a seconda della convenienza.

E’ chiaro che qualsiasi onda è una vibrazione, la propagazione d’energia attra-verso un mezzo elastico. Nel caso della luce, questo primo mezzo fu l’etere, in ac-cordo con le antiche dottrine greche. L’etere, che era la quintessenza della dottrina delle sfere planetarie. Un mezzo molto sottile ed immateriale, che tutto impregna-va, fino al più piccolo granello di materia, molto scomodo per i modelli matematici; teoria in parte contraddetta, a sua volta, dall’esperienza di Michelson e Morley, nel 1887. Attualmente si sostiene che la luce sia la propagazione di un campo elettrico sovrapposto ad uno magnetico, nient’altro. Il concetto di campo supplisce alla no-stra ignoranza: è uno di quei concetti che, più che veri o falsi, risultano utili allo scienziato e gli permettono di uscire dall’impasse.

Ma è nel settore della Medicina e della Terapia, dove più si riscontrano le ca-renze del modello fisico-chimico attuale, di una scienza che avanza con lo sguardo

abbassato, sempre guardando verso il suolo. Famosa è la metafora attribuita a Tale-te di Mileto, il filosofo greco che cadde in un pozzo, di notTale-te, perché camminava as-sorto osservando le stelle. Noi crediamo che si possa guardare sia verso l’alto sia verso il basso, e così contemplare totalmente il meraviglioso spettacolo della natura nella sua unicità.

FIG.2 e 3: Due modelli indipendenti da quello oc-cidentale: quello cinese dei meridiani (a sinistra) e quello indiano dei chakras.

L’apertura ad altre culture ci ha consentito di conoscere anche altri modelli del mondo e dell’uomo, diversi dal nostro: la Medicina Tradizionale Cinese, con i suoi meridiani ripieni di energia, il Ki, oppure la Medicina Tradizionale Indiana, l’Ayurve-da, con i suoi Chakras e il suo Prana, tutte con orientamenti tanto differenti dalla nostra Medicina occidentale (vedi fig. 2 e 3).

Non possiamo assolutamente disprezzare i progressi, incredibili e spettacolari, della nostra Medicina. Ma, al contrario, vogliamo mettere in evidenza alcune caren-ze e limitazioni, soprattutto in riferimento alla sua filosofia - o all’assenza di questa - con cui essa opera attualmente. Dato che il modello attuale del mondo si studia nelle Scuole e nelle Università, diamo un’occhiata a ciò che dell’antica filosofia è giunto fino a noi, provenendo dalla cultura greca al tempo del suo massimo splen-dore.

Così come accade nelle culture orientali, in quella greca si ritiene che il mondo esterno abbia la sua origine in altri piani più sottili ed inaccessibili ai normali sensi e che la manifestazione fisica tragga origine da questi piani più sottili tramite una se-rie di dualizzazioni (vedi Fig. 4). Si parte da un Caos indifferenziato, da una materia primordiale in uno stato caotico, dove tutto si trova senza forma, in stato di latenza (così come ne tratta la Bibbia nella Genesi). Con una prima azione, il Principio orga-nizzatore – Theos –

produ-ce la prima differenziazio-ne: compaiono Nitro - ma-schile, attivo - e Sale – femminile, passivo -, anco-ra al di sopanco-ra dell’universo fisico manifestato, che sta per nascere.

Si determina un’ulte-riore differenziazione e compaiono a partire dal

Nitro gli Elementi

attivi-maschili-diurni: il Fuoco e l’Aria. Dal Sale prendono vita gli Elementi passivi-femminili-notturni: l’Acqua

FIG. 4: Origine del mondo esterno a partire dal Kaos tramite dualiz-zazioni successive: primo livello: kaos; secondo livello: nitro e sale; terzo livello: fuoco, terra, aria e acqua; quarto livello: zolfo, mer-curio e sale.

e la Terra. La combinazione degli Elementi, in differenti proporzioni, genera i mine-rali, i vegetali e gli animali. Pertanto il mondo è sottoposto alla legge della genera-zione e della corrugenera-zione, alla nascita e alla morte.

La combinazione di Fuoco e Aria da origine ad uno dei Principi alchemici: lo

Zolfo, che non corrisponde all’elemento chimico della Tavola Periodica, ma è il

cipio che determina la combustione. La miscela di Acqua e Terra ci da il Sale, il prin-cipio alchemico della fissità. La combinazione di Aria e Acqua genera il Mercurio, che conferisce caratteristiche di instabilità e volatilità e fa da intermediario tra i due principi precedenti. Mercurio, ai tempi in cui è in vigore questa dottrina, è sino-nimo di ciò che oggi chiamiamo “vapore”.

I Principi Alchemici di Sale, Zolfo e Mercurio sono congruenti con la dottrina che considera l’essere umano costituito da corpo, anima e spirito, integrati tra loro.

Secondo l’ottica moderna, comparando il suddetto modello con quello fisico-chimico attuale, si può osservare che la scienza si occupa solamente dello studio del Sale e del corpo, ignorando o negando tutto il resto, che rimane relegato alla Reli-gione o alla Filosofia.

D’altra parte, quando affrontiamo la dottrina delle sfere planetarie, vediamo che gli antichi operavano una netta separazione fra il mondo inferiore e quello su-periore, tra la Terra e le sfere planetarie situate oltre, cominciando da quella della Luna. E parlarono di Sfere, non di orbite o di astri singoli: la sfera comprende ciò che oggi nel mondo degli atomi chiamiamo livelli di energia – per i quali il concetto di particella e di orbita è stato abbandonato – ovvero, l’astro in quanto tale, come corpo passivo, e l’energia che lo anima, non solamente in esso, ma in tutti allo stes-so tempo, in una maniera armonica e ordinata: la singola parte dentro al tutto. In questo ordine, in questo movimento perfetto dei pianeti, gli antichi videro qualcosa di supremo, divino, un principio ordinato e ordinatore, formativo e modellatore del mondo inferiore (Terra). La musica delle sfere con le sue onde e le sue armoniche, che esercitano un influsso innegabile fin dall’inizio dei tempi.

Nel linguaggio religioso, il treno di armoniche di ciascun pianeta preso separa-tamente fu rappresentato da un Angelo nel cristianesimo, o con un termine corri-spondente e un concetto simile in altre religioni.

Per queste dottrine il pianeta Terra corrisponde al mondo inferiore, costituito dai Quattro Elementi e i loro multipli in combinazione variata. Oltre a ciò, esiste un principio sottile, che occupa tutto il Cielo e la Terra, e sta al di sopra degli Elementi. I Pianeti si muovono in questo ambiente, nulla è vuoto nell’universo: è la

Quintes-senza o Etere, che tutto riempie, concetto antico del quale, come con tanti altri, la

scienza moderna si appropriò (ugualmente a quello di atomo, elemento, etc., e che subito si rivelarono insufficienti, poiché appartenevano a concetti molto diversi in relazione al loro significato originale). La parola “atomo” significa indivisibile, e già sappiamo che ciò che la chimica ha designato con questo nome, è divisibile; la pa-rola “elemento”, dai quattro Elementi, con il significato di irriducibile, non trasfor-mabile: e quante burle i chimici si fecero degli alchimisti, negando la trasmutazione

di alcuni elementi chimici in altri, e furono i fisici coloro che lo ottennero in una maniera veramente semplice!

Questa Quintessenza o Etere sarà molto importante da un punto di vista con-cettuale, e senza dubbio giocherà un ruolo di primo piano nello sviluppo dei futuri modelli scientifici, e delle esperienze e teorie che propizieranno la dimostrazione della sua esistenza.

La divisione netta fra ciò che è in alto e ciò che è in basso, così come le corri-spondenze esistenti fra essi, sono i pilastri della scienza antica. Vediamo come lo esprime uno degli ultimi alchimisti spagnoli, Don Luis de Aldrete y Soto (secolo

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