• Non ci sono risultati.

L’ESPERIENZA POSTMORTALE SECONDO LO ZODIACO

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 150-156)

combattere il doloroso senso di transitorietà che la rende insoddisfatta e vuole es-sere liberata dalla sofferenza per la continua lotta tra spirito e materia. Un’insoddi-sfazione talmente radicata nel nostro inconscio da spingere l’umanità verso sempre nuovi orizzonti geografici, fisici e scientifici. Ma torniamo allo schema zodiacale.

La casa ottava: il passaggio

Lo Scorpione e la casa ottava segnano dunque il punto di arrivo della vita, infatti e non a caso, nel periodo protostorico dell’astrologia lo spazio era diviso in otto set-tori e non in dodici, lo testimoniano vari documenti tra i quali un antico editto del sovrano assiro Sargon II (721- 705 a.C.). Anche per gli aruspici etruschi e per gli an-tichi sumeri, così come nell’antica astrologia cinese e nella cultura giapponese e in-diana, gli spazi celesti erano divisi per otto.(a)

Secondo Bouché Leclerq (1) era esistita una tradizione poi abbandonata che divideva il cerchio della genitura in otto o dodici settori, di cui però solo otto erano attivi.. e di cui la prima casa significava vita e l’ottava morte. Lo stesso cerchio ar-chetipico esisteva contemporaneamente in parti diverse del pianeta, dunque dove-va avere un preciso significato che è andato perduto.

Più tardi furono gli Assiri o i Caldei, o forse i primi astrologi greci ad integrare lo spazio celeste dei dodici segni e delle otto case, che allora erano di 45°, chiamato

octotopos con le altre quattro case.

La vita come stato transitorio

Mi sono chiesta come mai nella letteratura astrologica antica non ci sia nulla che tratti della vita postmortale, nonostante la sequenza zodiacale la indichi con chia-rezza. L’ipotesi più probabile è che per gli antichi la vita era così dura e carica di im-previsti, che in un oroscopo la curiosità per gli eventi dell’aldilà passava in se-cond’ordine. Ed ancora oggi l’analisi del tema non scende mai nel campo minato della sopravvivenza dell’anima dopo la morte. La morte è ancora un tabù, un evento inevitabile che ci terrorizza e perciò da rimuovere dalla coscienza. Lo Zodiaco, inve-ce, ci racconta che la vita è uno stato intermedio, transitorio, compreso tra la nasci-ta terrena e la morte e che esiste uno snasci-tato transitorio anche tra la vinasci-ta postmornasci-tale ed una futura rinascita. Di questo stato intermedio postmortale che i tibetani chia-mano Bar - do ci parlano le più antiche culture religiose come quella egiziana, in-diana, maya e cinese. (b)

I pianeti dell’aldilà: Plutone, Nettuno e Urano

Scorpione, Sagittario, Capricorno, Acquario e Pesci con i tre pianeti lenti e lontani; Plutone Nettuno e Urano ci raccontano cosa succede dopo la morte. E se nella let-tura del destino terreno la logica temporale fa sì che il primo pianeta da affrontare

sia quello meno lento, cioè Urano, seguito da Nettuno e da Plutone, nella logica ul-traterrena il primo pianeta che ci viene incontro è quello più lento e lontano, cioè Plutone, nel suo domicilio di Scorpione, simbolo dell’oltretomba e della cancellazio-ne della luce. Segue poi Nettuno cancellazio-nel suo domicilio in Sagittario, simbolo di mistero, trasformazione e dissoluzione, infine Urano nei suoi due domicili in Capricorno ed Acquario, con i suoi simboli legati alla pura energia, alla velocità ed al distacco to-tale. Infine, in Pesci ritorna Nettuno che qui ha valore di trasfigurazione, di amore perfetto.

L’esperienza postmortale

Sono gli ultimi cinque segni, dallo Scorpione ai Pesci, a suggerirci il cammino sim-bolico dell’anima nell’aldilà. A proposito dei cinque segni, cinque è anche un nume-ro spirituale che coincide con la teoria formulata dal buddhismo mahayana della quintuplice funzione della personalità umana: il corpo come figura fisica, il senti-mento, la percezione, i moti dell’animo e la coscienza. Cinque sono anche gli ele-menti, i punti cardinali, le regioni cosmiche di ogni mandala buddista ed in gruppi di cinque sono poste le divinità del Bar-do thos-grol a loro volta associati ai rispet-tivi centri psichici; fronte, laringe, cuore, ombelico e perineo. Cinque sono le sapien-ze trascendenti che l’uomo deve acquisire se vuole superare i cinque grandi ostaco-li, gli errori commessi in vita (2). I cinque piani del comportamento umano passano dal corpo attraverso la parola e la mente (Sagittario\Giove), le azioni meritorie (Ca-pricorno\Saturno), il karma (Acquario\Urano), la sublimazione dei desideri terreni (Pesci\Nettuno), per poter raggiungere la trascendenza.

Cinque sono anche gli stati della forma nella dimensione spazio- temporale; in Scorpione siamo nelle profonde viscere buie della Terra, in Sagittario affrontiamo le vaste pianure senza orizzonte, in Capricorno le scoscese irte salite verso la cima di altissime montagne, in Acquario ci leviamo nei gelidi spazi stratosferici, infine in Pesci entriamo in una zona senza confini dove non esiste più nulla di conosciuto, all’infuori dell’amore.

Plutone – Scorpione La perdita del corpo fisico

È il momento della morte, siamo in Scorpione e l’anima abbandona il corpo fisico proprio come fa il serpente che abbandona la vecchia pelle o come fa il bruco che fa la muta e si trasforma in farfalla lasciando lo scheletro a terra. Nella simbologia di Scorpione e Plutone è contenuta l’energia che opera nella trasmutazione della materia, un processo alchemico che coinvolge corpo ed anima; come l’araba fenice che risorge dalle sue ceneri o come il serpente che si trasforma in aquila. Plutone è re degli inferi, un luogo oscuro dove non esiste il tempo e la luce e dove il defunto dovrà superare le prove legate alle sue stesse esperienze psichiche, le stesse

matu-rate durante la vita terrena. Nella sua vita postmortale, una vita intermedia che i ti-betani chiamano bar – do, l’anima dovrà superare molte prove prima di entrare nella “piena luce del giorno”, ossia raggiungere la conoscenza primaria, “…la via

del bar –do può sfociare nella grande liberazione o nella grande sofferenza e nella rinascita ...”. (2) Prima tra tutte dovrà passare per una strettoia, la stessa raccontata

dalle tradizioni religiose dell’antico Egitto, dal Tibet e dall’antica Assur e fino alla cultura dell’antica Grecia. La stessa strettoia, tubo o tunnel che hanno sperimentato moltissime persone tornate indietro alla vita dopo essere state dichiarate morte in seguito ad infarti o incidenti gravi. La strettoia o tunnel è anche la stessa che gli spermatozoi (governati dalla simbologia Scorpione – Plutone) imboccano nel canale uterino prima di raggiungere le tube per fecondare l’uovo femminile (3) da cui na-scerà una nuova vita.

Poiché l’acqua dello Scorpione è un elemento che separa, ma al tempo stesso unisce, non rappresenta solo la morte, bensì la vita, attraverso una rinascita che può essere sia quella spirituale, sia quella transitoria della vita terrena.

Nettuno – Sagittario

La dissoluzione della coscienza

Il nono segno dello Zodiaco, il Sagittario, ci parla di un viaggio avventuroso e mi-sterioso che ci porterà a ripercorrere i sentieri già percorsi nella vita terrena, a rico-noscerne gli errori, a superare gli ostacoli che ci siamo creati con un’errata valuta-zione della vita e del suo significato. In questo mondo nettuniano, l’anima affron-terà gli spettri dei suoi errori, sotto forma di visioni che dovrà affrontare e vincere se vorrà acquisire consapevolezza. La vita terrena con i suoi affetti ed i legami, si dissolveranno insieme alla coscienza ed è proprio in questo passaggio che si entra nel mondo dell’aldilà. Ma quando la coscienza entra nell’aldilà avviene una trasfor-mazione importantissima, essenziale: morendo gli esseri viventi non hanno coscien-za del fatto che stanno entrando nell’Essere, o meglio nella Chiara Luce, la Pura Lu-ce Assoluta. Il passaggio dalle tenebre di Scorpione alla LuLu-ce Assoluta di Sagittario è insito anche negli elementi dei due segni: l’acqua della morte dello Scorpione ed il fuoco purificatore del Sagittario.

Urano - Capricorno – Acquario Il peso del karma

Nel decimo ed undicesimo segno governati da Saturno per i viventi e da Urano nel-l’aldilà, l’anima si trova di fronte al grande giudizio finale. Qui vi è la valutazione delle opere buone e di quelle cattive ed il risultato viene giudicato ed assimilato al karma precedente. Secondo il buddhismo un comportamento karmicamente positi-vo in questa vita fapositi-vorisce l’acquisizione di conoscenza e liberazione, un comporta-mento negativo è causa di insipienza e dipendenza. Nelle antiche culture indiane

come nel libro tibetano dei morti, vi sono immagini simboliche di queste valutazioni attraverso una bilancia davanti alla quale il defunto viene condotto dal giudice dei morti, Yamaraja, che è anche il sovrano del mondo degli inferi; le azioni buone conducono l’anima verso rinascite buone sul piano umano o su quello celeste degli dèi. Questo è anche il luogo dove possono apparire delle “guide” provenienti dal re-gno della luce. Secondo la religione di Mani Dio invia tre figure in aiuto: una porta il vaso dell’acqua, una porta la striscia sulla fronte, l’altra una corona splendente di luce, affinché l’anima possa entrare nel paradiso di luce. Anche la mistica cristiana Hildegard von Bingen nelle sue visioni del mondo postmortale, vede angeli buoni ed angeli cattivi, spiriti luminosi e spiriti bui, entrambi testimoni delle azioni dell’uomo nella vita. Nei territori di Urano l’anima, squarciato il velo dell’ignoranza, è costretta ad affrontare il proprio lato oscuro, l’ombra, con i suoi tormenti ed i suoi dubbi, gli stessi che non aveva voluto affrontare in vita.

Nettuno – Pesci

La trascendenza, l’amore perfetto

Il dodicesimo ed ultimo segno zodiacale racchiude tutta la simbologia della salvez-za. Nettuno si unisce a Venere, creando i presupposti di un simbolismo speciale in cui si fondono trasfigurazione, amore perfetto e la conquista del nirvana. Nirvana appartiene ad un mondo in cui la sofferenza e tutto ciò che è terreno non esiste più, è il mondo dell’assoluto e la sua natura non è né descrivibile, né esattamente definibile. Qui l’anima ritrova la radiosa luce della saggezza e della consapevolezza e lo spirito acquista il sapere spirituale ed entra nella coscienza universale. Ma il se-gno dei Pesci mostra anche ed ancora la potenza del dualismo e se l’anima non è abbastanza pura, le forze contrarie che derivano dagli istinti ancora potenti posso-no spingerla verso il basso, nel mondo della sofferenza attraverso un’altra incarna-zione. Il simbolo del segno e di Nettuno venusiano indica anche una sicura finale elevazione, pur lunga che sia la strada per arrivarci.

Conclusione

Se, come sostengono le antichissime culture sull’aldilà che provengono da ogni parte del mondo, nella vita postmortale saremo esattamente come siamo qui oggi ed ora, allora il nostro oroscopo è anche il nostro mandala sacro, capirlo è ancora più doveroso, anzi potrebbe costituire una chiave di volta per comprendere cosa è la nostra vita in modo da poter affrontare cosa sarà il nostro viaggio dopo aver la-sciato le spoglie mortali. L’analisi del nostro tema di nascita può costituire un valido aiuto per la salvezza della nostra anima e per accedere a zone oggi recondite alla nostra ragione. Operare sulla nostra anima in vita è fondamentale, anche se, come dice Tommaso d’Aquino,”…. avremo la capacità di operare sull’anima anche dopo la

A tutti vorrei consigliare la lettura di un libro di grande e profonda saggezza, un testo che può cambiare la vita di chi lo legge con paziente intelligenza ed umiltà d’intenti, ”Il libro tibetano dei morti” di Detlef I. Lauf. Vi troverete forse le risposte che cercavate riguardo allo scopo dell’esistenza.

(a) Molto interessante, a questo proposito, è l’articolo di Patrice Guinard tra-dotto da Angela Castello sulla “storia delle otto case” pubblicato sul n. 122 di Lin-guaggio astrale.

(b) Secondo le tradizioni indiana e tibetana, il processo di morte ripercorre al-l’inverso quello della formazione della vita con la dissoluzione dei cinque elementi, prima di una nuova incarnazione passeranno 49 giorni. Ecco la descrizione del passaggio dissolutorio:”… Prima scompare la luce degli occhi e non si distinguono più le forme (il buio di Scorpione), poi scompare l’udito e non si percepisce più al-cun suono, si dilegua il gusto e non si avvertono più i sapori (Sagittario/Giove), in-fine scompare la sensibilità fisica ed il tatto, la terra, piano piano, si dissolve nel-l’acqua (Capricorno/Saturno), e non è più possibile trattenere nel-l’acqua nel corpo. L’acqua si dissolve lentamente nella coscienza e si consuma il respiro interno ed esterno… poi i segni esterni appaiono come il Sole e quelli interni come luce di candela… quando si raggiunge il quarto grado e si sprofonda nella Chiara Luce i segni esterni appaiono sbiaditi e lontani… a questo punto appare la Chiara Luce che non ha né centro, né confini…” (siamo arrivati in Pesci e nella dodicesima ed ultima casa, lo spazio interno della coscienza). La morte vera e propria è una su-prema esperienza di luce che affranca totalmente dalla dolorosa esperienza terre-na. (1, pg. 105)

BIBLIOGRAFIA

(1) LECLERQBOUCHÈ, Astrologie grecque, Culture e Civilisation, Bruxelles, 1963 (2) DETLEFI. LAUF, Il libro tibetano dei morti, ed. Mediterranee, Roma, 1992 (3) ADRIANARAMPINOCAVADINI, Principi di astrologia medica, Hoepli, Milano, 1993

Adriana Rampino Cavadini, Capricorno, Ascendente e Luna in Bilancia, fa parte

del CIDA dalla sua fondazione. Ha compiuto sin dal 1968 studi di astrologia se-guendo vari maestri e partecipato in veste di relatrice a congressi e seminari in Ita-lia. E’ giornalista pubblicista e collabora a settimanali e mensili. S’interessa in parti-colare alla medicina astrologica, dopo aver frequentando la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano e, di recente, alla branca della psico-somatica. Ha pubblicato nel 1989 “Principi di Astrologia Medica” con Hoepli. Ha creato e diretto dal 1990 al 1998 il femminile di astrologia “Astrodonna”. Attual-mente si dedica alla divulgazione ed all’insegnamento.

L.A. 132-855

Lo Shadbala (le sei forze) è un sistema completo per calcolare le forze planetarie in astrologia vedica, è costituito da sei forze, alcune di queste a loro volta formate da più componenti. E’ ampiamente trattato nei testi classici a partire dalla Brihat

Para-shara Hora Shastra (capitoli 29 e 30), ed è menzionato in tutti gli altri testi classici.

Le sei forze che costituiscono lo Shad Bala sono: 1 – Sthana Bala (Forza di posizione)

2 – Dig Bala (Forza direzionale) 3 – Kaala Bala (Forza Temporale) 4 – Chesta Bala (Forza di movimento) 5 – Naisargik Bala (Forza naturale) 6 – Drig Bala (Forza degli aspetti)

La forza di posizione è composta da Ucha Bala (Forza di esaltazione),

Sapta-vargiya Bala ( Forza in 7 carte divisionali), Ojayugma Bala (Forza dei segni pari e

di-spari), Kendra Bala (Forza degli angoli), Drekkana Bala (Forza dei decani). La tabella mostra il grado di massima esaltazione (Param uchacha), dove i pianeti hanno 60 punti, il grado di massima debilitazione (Param neecha) dove hanno 0 punti, per le posizioni intermedie si calcola il valore della forza di esaltazione e di tutte le altre forze con un range di 1 punto ogni 3 gradi o minuti.

Per il calcolo della Saptavargiya Bala si considerano le seguenti carte divisio-nali D1 Rasi (carta natale), D2 Hora (segno/2), D3 Drekkana (segno/3), D7 Saptamsa (segno/7), D9 Navamsa (segno/9), D12 Dwadashamsa (segno/12) e D30 Trimsamsa (segno/30). I punti attribuiti sono 45 nel segno moolatrikona (vedi tabella) solo nel-la carta natale, gli altri punti si attribuiscono in tutte le sette carte divisionali: 30 punti nel proprio segno, 22,5 punti nel segno del miglior amico, 15 punti in un altro

Andrea Malvagna

DUE SISTEMI PER VALUTARE LA FORZA

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 150-156)