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Alicja Pacewicz

Vice Presidente del Centro per l’Educazione alla Cittadinanza (CCE) di Varsavia16

1. Come educare contro il populismo e l’estremismo

2. L’educazione sociale e alla cittadinanza - un percorso ancora lungo 3. L’educazione alla cittadinanza - lavori in corso

4. Educare a vivere con gli altri 5. Questioni aperte e raccomandazioni

Box L’educazione al fatto religioso - tradizioni e sfide

1. Come educare contro il populismo e l’estremismo

Le opinioni politiche dei giovani polacchi potrebbero essere considerate allarmanti. Il Cen-tro per l’Educazione alla Cittadinanza (CCE) organizza ormai da 20 anni, in concomitanza con le elezioni presidenziali, delle votazioni informali (“Le votazioni dei ragazzi”) per ta-stare gli orientamenti dei giovani dai 14 ai 19 anni; per le elezioni presidenziali del 2015 hanno votato 300.000 studenti di circa 1400 scuole e le loro preferenze si sono rivolte al candidato presidente Janusz Korwin-Mikke, populista, estremista di destra ed euroscet-tico. Nelle elezioni “reali”, gli elettori più giovani, fra i 18 e i 29 anni, hanno votato a fa-vore di Paweł Kukiz (41%), cantante rock, sostenitore di idee nazionaliste, che chiede aper-tamente di cacciare le élite politiche. I giovani polacchi vengono facilmente sedotti dalla retorica populista, soprattutto quando questa evoca concetti nazionalistici o persino xe-nofobi. Non sono in grado di “decostruire” questo gergo e vengono prontamente tentati dalla pericolosa magia delle soluzioni semplici a problemi sociali ed economici complessi. Sono facilmente attratti da gesti politici e slogan emotivi, che inneggiano alla “nostra unità e dignità nazionale”.

Vi è una sempre maggiore consapevolezza, tuttavia, del fatto che la colpa di questa im-potenza di fronte all’estremismo e al nazionalismo sia in parte da attribuire alla scuola,

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Fondato nel 1994, il Centro per l’Educazione alla Cittadinanza (CCE) è una istituzione educativa privata e una delle più grandi Organizzazioni Non Governative (ONG) polacche. Ogni anno il Centro collabora con 4000 scuole di ogni tipo, con molti governi locali, istituzioni culturali e altre organizzazioni. Il CCE svi-luppa iniziative di insegnamento e apprendimento innovative, fornisce collaborazione per il successo del processo di istruzione, aiuta i giovani a comprendere il mondo, sviluppa le loro competenze circa il pen-siero critico e li incoraggia a diventare attivamente impegnati nella vita pubblica. Il CCE forma insegnan-ti e dirigeninsegnan-ti scolasinsegnan-tici, dando impulso qualitainsegnan-tivo al loro lavoro e sosinsegnan-tiene lo sviluppo della scuola attra-verso programmi estesi di tutoraggio. Il Centro promuove la cultura e la pratica della democrazia a scuola. Pubblica libri di testo sull’educazione alla cittadinanza, sulle questioni della globalizzazione e dell’impre-sa, crea film, giochi e altri strumenti educativi.

soprattutto a un’educazione politica carente. Le scuole non sono propense a parlare di po-litica, perché temono di sollevare conflitti o di essere accusate di indottrinamento o agi-tazione. Privati del sostegno e degli strumenti intellettuali necessari, inesperti nel pen-siero critico, i giovani diventano così vittime del populismo politico. Ancor più perché sono esposti a contenuti dei media dominati dall’infotainment tipico dei media tradizio-nali e al “rumore” delle informazioni inaffidabili e fortemente polarizzate presenti sui so-cial media.

Una delle ragioni di questo stato di cose è la paura di consentire un dibattito sui princi-pali conflitti ideologici in Polonia (e in Europa in generale), che possono essere brevemente riassunti come segue:

visioni della vita pubblica fondate su atteggiamenti nazionalistici anziché civici;

visione neoliberale contro visione socialdemocratica dello Stato e dell’economia;

valori patriarcali tradizionali contro i nuovi modelli di famiglia e di vita sociale in generale.

Un’educazione alla cittadinanza che non pone i giovani di fronte a reali dilemmi e a va-lori contrastanti rende loro più difficile trovare un senso nel mondo, essere critici e iden-tificare nuove soluzioni. Un’educazione sociale che non insegna come lavorare insieme per il bene comune, come gestire i conflitti e come trasformare efficacemente le idee in realtà è impotente di fronte alle sfide incombenti in Polonia, in Europa e nel mondo globale.

2. L’educazione sociale e alla cittadinanza - un percorso ancora lungo

Due elementi chiave per il futuro della democrazia polacca – che, dopo 26 anni di libertà, risulta ancora fragile e necessita di un’attenzione costante – sono un’educazione sociale e un’educazione alla cittadinanza sagge ed efficaci. Sfortunatamente, gli istituti scolastici polacchi interpretano troppo spesso questi termini nel loro senso più ristretto e tendono a trasmettere nozioni, piuttosto che crescere cittadini coinvolti e responsabili. Il sistema scolastico non è in grado di fornire ai giovani l’esperienza fondamentale della partecipa-zione alla vita scolastica e alla vita pubblica. Le ragioni di tale situapartecipa-zione sono molteplici e includono il tradizionale modello di governance su cui è basata la vita scolastica, una lea-dership di gran lunga troppo debole per una istruzione mirata alla democrazia, lacune nel sistema di formazione degli insegnanti e un’eccessiva focalizzazione sui risultati di test ed esami, che esplicitamente legittima tale modello di insegnamento. L’organizzazione di esami esterni ha giocato un ruolo positivo in Polonia, dato che i criteri comuni per la va-lutazione dell’apprendimento permettono di standardizzare l’insegnamento e di puntare all’uguaglianza dei livelli di istruzione. Tuttavia, nell’attuale stadio dello sviluppo del si-stema educativo polacco, sarebbe consigliabile diminuire l’importanza dei test esterni per dare maggior peso a metodi di valutazione multidimensionali e a strategie di insegnamento e apprendimento più diversificate.

Le scuole polacche stanno ancora imparando come aiutare i propri studenti ad evolvere in cittadini attivi. In tale processo sono coinvolte anche molte organizzazioni non gover-native, diverse istituzioni pubbliche e i media, tutti soggetti che offrono ai giovani op-portunità di coinvolgimento in questioni di interesse pubblico. Sono da segnalare piccole

iniziative in ambito ecologico intraprese a livello locale, progetti sull’uguaglianza e la di-versità, votazioni aperte ai ragazzi, organizzate dal Centro per l’Educazione alla Cittadi-nanza (CCE) e altre ONG, fino ad eventi quali l’aiuto alle vittime del terremoto in Ne-pal (Polish Humanitarian Action) o la redazione di lettere in difesa dei prigionieri di coscienza, un’iniziativa di Amnesty International.

Sebbene nella vita scolastica quotidiana l’educazione sociale e alla cittadinanza venga spesso menzionata in varie dichiarazioni, essa non è in realtà né parte integrante del sistema sco-lastico, né profondamente radicata nella prassi educativa. Altre sono le priorità, gli ele-menti trainanti della riforma scolastica e delle decisioni prese quotidianamente da pre-sidi e insegnanti.

In Polonia, le scuole ripongono grandi speranze nei risultati accademici degli studenti, che vengono misurati dai voti dei singoli test e da quelli degli esami finali. Prioritari sono i risultati dei tre esami su scala nazionale, che gli studenti sostengono a 12, 15 e 18 anni e che determinano significativamente il percorso accademico e professionale degli studenti. Gli alunni lavorano strenuamente per migliorare i propri voti, ricorrendo spesso a inse-gnanti privati. Lo spirito dominante è quello dell’individualismo fra studenti e persino della rivalità fra gli istituti scolastici.

Questo modello di istruzione – orientato a risultati misurabili e al successo individuale – si riflette negli ottimi posizionamenti ottenuti dalla Polonia nelle valutazioni interna-zionali. Da diversi anni, infatti, la Polonia occupa posizioni molto alte in diverse presti-giose classifiche sull’istruzione (nella classifica di Pearson 2014 la Polonia vantava uno dei 10 migliori sistemi educativi al mondo). Negli ultimi 12 anni, i risultati ottenuti nel-l’indagine internazionale PISA sono migliorati sensibilmente: i quindicenni polacchi sono passati dall’essere al di sotto della media OCSE al raggiungere i leader dell’indagine in tutte e tre le aree di competenza - lettura, matematica e scienze.

Con l’applicazione di test scolastici standardizzati su base nazionale, i punteggi ottenuti dagli studenti sono diventati il principale criterio di valutazione tanto dei progressi in-dividuali quanto degli istituti scolastici.

Inoltre, gli studenti non conducono esperimenti o ricerche e non vengono incoraggiati a porre domande più approfondite o a svolgere compiti basati su progetti. Quasi la metà degli studenti delle scuole medie inferiori non ha mai svolto un esperimento durante le lezioni di biologia (la percentuale è stata del 43% per la chimica e del 33% per la fisica). Questo approccio all’istruzione implica un prezzo molto alto, che viene pagato non solo dagli alunni e dai loro insegnanti, ma dalla società intera. L’incapacità di collaborare e or-ganizzare iniziative di cittadinanza dal basso, un livello spaventosamente basso di fidu-cia reciproca e di coinvolgimento nelle organizzazioni sofidu-ciali – in altre parole, un limi-tato capitale sociale – vengono considerati fra i maggiori ostacoli al futuro sviluppo della Polonia. La scuola potrebbe diventare il luogo ideale in cui costruire tale capitale, ma que-sto richiederebbe a ciascuno – non solo alle autorità competenti e agli insegnanti, ma an-che ai genitori e agli stessi alunni – di abbandonare la visione individualistica dell’istru-zione e della carriera professionale. Tuttavia instillano un po’ di speranza le critiche emergenti nella discussione pubblica alla competizione che caratterizza la scuola e il re-cente dibattito sorto in parallelo sul modello di capitalismo e di stato che vogliamo

svi-luppare in Polonia.

Gli scarsi risultati in termini di educazione sociale diventano ancor più deludenti se si con-sidera, da un lato, che i genitori moderni dedicano solitamente ai propri figli meno at-tenzione e, dall’altro, che i giovani trascorrono sempre meno tempo all’aria aperta e nel proprio quartiere e pertanto la loro vita sociale si sposta significativamente sui social me-dia. Ecco perché la scuola ha una responsabilità ancora maggiore nel promuovere socia-lizzazione e costruire legami, responsabilità e società democratiche in generale. Ma le scuole non sono ancora pronte a soddisfare queste aspettative.

L’educazione morale nelle scuole polacche svolge un ruolo poco chiaro. I valori etici sono menzionati in tutti i documenti ufficiali legati all’istruzione – fra cui la Legge sul Sistema Educativo - ma questo non si traduce in programmi pedagogici specifici, linee guida pra-tiche e metodi di lavoro con gli studenti. Ciò che diventa essenziale è l’effettivo atteg-giamento di insegnanti e presidi, perché i valori si manifestano nella vita, e non in sem-plici dichiarazioni. La pratica della comunicazione quotidiana è più efficace nel modellare i comportamenti dei bambini e degli adolescenti di qualsiasi dichiarazione o principio for-male stabilito nelle regole e nei regolamenti scolastici. Al cuore dell’educazione morale sono l’etica della scuola, la sua atmosfera e i comportamenti tenuti dal personale nei campi dell’uguaglianza, l’equità, la dignità, l’autonomia, l’onestà, la sincerità, il coraggio civile e la solidarietà. Le scuole polacche indubbiamente insegnano questi valori e sono sempre più efficaci nel rifiutare l’atteggiamento post-comunista di passività, paura e conformi-smo, ma rimane ancora molta strada da fare.

Per riassumere, sebbene gli istituti scolastici polacchi continuino a scalare le classifiche internazionali, essi non sono in grado di affrontare le importanti sfide in termini di edu-cazione sociale e alla cittadinanza poste dal XXI secolo. Svilupperò qui di seguito questa affermazione, evidenziando al tempo stesso alcune iniziative che ci avvicinano a un mo-dello di educazione al vivere con gli altri, per gli altri e per il bene comune che promuove il coinvolgimento civile ed è governato da regole democratiche. Sembra, tuttavia, che un cambiamento parziale non sia sufficiente e che, se vogliamo vedere un effettivo mutamento nella scuola e nella società polacche, potrebbe essere necessario rivedere l’intero paradigma educativo.