Claude Thélot 8
1.2 Programmi, orari e pratiche nella scuola primaria (école élémentaire)
Lo zoccolo comune, introdotto di recente in Francia, ha purtroppo scarsa influenza sulle decisioni e le prassi pedagogiche degli insegnanti. Invece i programmi hanno da sempre una certa importanza, in quanto permettono di concretizzare gli obiettivi educativi, per-ché è proprio nel rispetto dei programmi (in teoria) che gli editori scolastici privati pre-dispongono i libri di testo e, infine, per l’importanza che si suppone essi abbiano per gli insegnanti. Dico “si suppone” perché, in realtà, non si sa molto su quest’ultimo punto, cioè sul legame tra i programmi e ciò che si fa realmente in classe. Comunque sia, se si esaminano gli orari e i programmi, e non solo lo zoccolo comune, si comprende meglio ciò che succede in classe.
Da qualche anno e ancora oggi i programmi e gli orari d’insegnamento della scuola pri-maria sono quelli fissati nel 2008. Consideriamo per primi gli orari: in ciascuno dei primi due anni della scuola primaria, il gruppo “Scoperta del mondo”, in cui rientra l’educazione a vivere con gli altri, dovrebbe rappresentare 81 ore su un totale di 864 ore annuali. Analo-gamente, in ciascuno dei tre anni successivi, il gruppo “Storia-Geografia-Istruzione civica e morale” dovrebbe anch’esso rappresentare 81 ore sulle 864 di ogni anno. Questi orari, che sono teorici, mostrano la scarsa importanza attribuita dal sistema educativo francese al-l’argomento di nostro interesse durante la scuola primaria: poiché al gruppo cui esso ap-partiene viene dedicato meno del 10% del tempo, si può ritenere che educare alla citta-dinanza costituisca, nella migliore delle ipotesi, il 3% del tempo scolastico (per esattezza, bisognerebbe aggiungere parte del tempo dedicato alle scienze); ciò significa, sempre in teoria, una media di mezz’ora a settimana e, comunque, meno di un’ora. È poco, ma non è certo che si potrebbe fare molto di più, in considerazione dell’insieme degli obiettivi della scuola primaria.
Come si prevede che vengano utilizzate queste ore? Ecco alcuni estratti del programma del 2008: i primi due anni “gli studenti imparano le regole della buona educazione e del com-portamento in società. (…). Scoprono i principi della morale, che possono essere presentati sotto forma di massime, illustrate e spiegate dal maestro durante la giornata, per esempio: “La nostra libertà cessa dove inizia la libertà dell’altro”, “Non fare ad altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”, ecc. Acquisiscono consapevolezza dei concetti di diritti e doveri. Approfondiscono l’uso delle regole della vita collettiva scoperte alla scuola dell’infanzia, per esempio l’uso delle formule di cortesia o il dare del lei. Applicano gli usi sociali della buona educazione (quali tacere quando parlano gli altri, al-zarsi quando in classe entra un adulto) e collaborano alla vita della classe (distribuzione e riordino del materiale). Ricevono un’educazione alla salute e alla sicurezza. (…). Imparano a riconoscere e a rispettare gli emblemi e i simboli della Repubblica (la Marsigliese, il tricolore, il busto di Ma-rianna, il motto “Libertà, Uguaglianza, Fraternità”). Nei tre anni successivi, sempre attin-gendo al testo del programma, si chiede che “gli studenti si applichino in particolare agli ar-gomenti seguenti: autostima, rispetto dell’integrità propria e altrui; regole principali di buona educazione e di civiltà, (…), regole di sicurezza e divieto di giochi pericolosi, manovre di primo soc-corso, regole elementari di sicurezza stradale, (….), divieto assoluto di aggressione di altre persone; importanza della regola del diritto nell’organizzazione dei rapporti sociali, che può essere spiegata ricorrendo ad adagi del diritto (…); regole elementari di organizzazione della vita pubblica e della
democrazia: (…) democrazia rappresentativa (elezione), elaborazione delle leggi (Parlamento) e re-lativa esecuzione (Governo) (…); tratti costitutivi della nazione francese: (…) regole di acquisi-zione della nazionalità, lingua nazionale (Académie française); Unione Europea e francofonia: ban-diera, inno europeo, diversità delle culture e significato del progetto politico di costruzione europea (…)”. Da questo insieme di obiettivi espresso dai programmi della scuola primaria del 2008 è possibile trarre alcuni commenti.
Contrariamente a quanto avviene nell’attuale zoccolo comune, si evidenzia subito una pre-senza notevole dell’educazione morale e civile: si devono insegnare le regole della buona educazione e i principi della morale e si precisano anche determinate regole e principi. Ciò significa che si prende posizione sul contenuto della buona educazione e della morale. È importantissimo che la Scuola non ragioni soltanto in termini di contenente o di proce-dura, lasciando agli insegnanti l’onere e l’onore di scegliere i contenuti, ma che essa si ar-rischi anche a dire che cos’è “bene”: in questo caso, determinate regole di buona educa-zione e massime morali.
Com’è naturale, si assiste poi a un certo sconfinamento dei primi anni della scuola pri-maria sugli anni successivi, che riguarda in gran parte l’educazione civica e di cittadinanza (gli emblemi della Repubblica, gli unici presenti nei primi due anni, vengono poi com-pletati con il funzionamento della democrazia, fino a comprendere l’Europa). Questo am-pliamento verte anche su alcuni aspetti della vita collettiva (soccorso, sicurezza stradale) e individuale (autostima, salute), che manifestano un’apertura della scuola sul mondo. Rileviamo infine che, mentre i primi tre ambiti da noi individuati risultano ben coperti (il secondo grazie alle raccomandazioni in tema di insegnamento scientifico, considerando che nel programma si cita esplicitamente La main à la pâte), è invece del tutto assente l’ul-timo, cioè l’educazione al fatto religioso. Forse non è un’anomalia in questa fase del per-corso scolastico ed è quindi comprensibile.
Dopo orari e programmi, il terzo elemento resta spesso in ombra pur essendo, contraria-mente a quanto molti pensano, il più importante: è necessario riflettere su che cosa si fa effettivamente in classe. I nostri sistemi educativi non sono decisamente più nella situa-zione del XIX secolo, quando le prescrizioni venivano (più o meno) applicate. Accon-tentarsi di orari e programmi equivale praticamente a non dire niente e a non sapere niente delle prassi effettive all’interno delle classi. E, a riguardo, bisogna ribadire le due grandi lezioni: delle pratiche effettive si sa ben poco e, di certo, variano molto da un insegnante all’altro, oltre a essere molto disparate. Né gli strumenti a monte (orari, programmi), né i controlli a valle (valutazione degli insegnanti da parte del provveditorato competente) realizzano correttamente il proprio ruolo regolatore sul territorio. A causa di questa igno-ranza abissale su un aspetto essenziale dell’atto educativo, possiamo proporre soltanto qual-che impressione, molto generale e non necessariamente rappresentativa. Si nota certamente un’esitazione (se non addirittura un rifiuto) a insegnare la buona educazione e la morale anche perché l’insegnante è spesso a disagio su questi argomenti (tornerò su questo aspetto parlando della scuola secondaria di primo grado). Sono invece tre le impressioni riguardo all’educazione civica e di cittadinanza: si rileva talvolta una tendenza a fornire conoscenze del tutto generiche e astratte, per esempio tenendo lezioni e assegnando testi assurdi sulle istituzioni europee, testi che non rappresentano niente per i bambini; si
ri-leva però contemporaneamente una certa riserva sull’insegnamento della Marsigliese (i pro-grammi non ne prevedono l’obbligatorietà, che è invece sancita da una legge sull’istru-zione del 2005). Al contrario, sembra che vengano effettivamente assegnate responsabi-lità nella vita di classe, come raccomandato dal programma. A differenza di quanto avviene per l’educazione civile, civica e morale, sembra che gli insegnanti pongano spesso e vo-lentieri l’accento sullo sviluppo sostenibile, la biodiversità, ecc., oltre che sulla sicurezza stradale (al punto che, per esempio, gli alunni “obbligano” i genitori a mettere la cintura di sicurezza o a non passare con il rosso o con il giallo…). Volendo sintetizzare queste im-pressioni frammentarie, che meriterebbero un ulteriore approfondimento, potremmo so-stenere, a titolo d’ipotesi, che negli ultimi anni la scuola primaria francese abbia, nella prassi, più o meno relegato gli argomenti più “personali” o “patriottici” in un angolo dei suoi programmi, preferendo temi più aperti sul mondo e l’attualità (salute, sicurezza, svi-luppo sostenibile) e sentendosi comunque maggiormente a proprio agio nel fornire co-noscenze che nello stimolare competenze o comportamenti negli studenti. Introducendo l’”educazione a vivere con gli altri”, tutto questo deve essere considerato alla stregua di caratteristiche o rischi plausibili che la politica dell’educazione potrà tentare di favorire o di scongiurare in funzione delle proprie priorità.
Queste osservazioni, certo fragili, corrono il rischio di essere confermate, in Francia, an-che con l’attuazione del nuovo programma. In primo luogo perché, in alcune delle ca-ratteristiche che le hanno determinate (ritorno ai fondamentali, enfasi sull’apprendimento e l’acquisizione di comportamenti, preminenza della “morale”, ecc.), il vecchio e il nuovo programma sono analoghi. In secondo luogo, il nuovo programma presenta alcune diffe-renze rispetto al precedente, che rischiano di accentuare le tendenze osservate nelle classi. In particolare, è scomparsa completamente la dimensione “civile”. D’altronde si parla ora di insegnamento “morale e civico” e non “morale, civile e civico”.
Per concludere con la scuola primaria, presentiamo alcune caratteristiche del nuovo pro-gramma di “insegnamento morale e civico” (ECM, enseignement moral et civique). Innanzi-tutto l’orario: si prevede di assegnarvi un’ora alla settimana; se ciò venisse effettivamente realizzato, sarebbe di più rispetto al vecchio corso di istruzione civica (ved. paragrafi pre-cedenti), confermando però la quasi impossibilità a pretendere di più. Lo spirito che anima il programma di educazione morale e civica può comprendersi leggendo i passaggi se-guenti: “…gli assi portanti del programma di insegnamento morale e civico dalla scuola prima-ria alla secondaprima-ria superiore si fondano sui principi e i valori iscritti nelle grandi dichiarazioni dei diritti dell’uomo, nella Convenzione internazionale dei diritti del fanciullo e nella Costituzione della V Repubblica. L’educazione morale non è di competenza, né è responsabilità esclusiva della scuola e comincia nella famiglia. Dal canto suo, l’insegnamento morale e civico verte sui principi e i valori necessari alla vita comune in una società democratica. Si realizza nel contesto laico proprio della Re-pubblica e della scuola (…). Questa materia è tesa a trasmettere e a fare condividere i valori della Repubblica accettati da tutti, a prescindere da convinzioni, credenze o scelte di vita personali. (…). L’insegnamento morale e civico è teso a sviluppare un’attitudine alla convivenza in una Repubblica indivisibile, laica, democratica e sociale. Esso attua quattro principi: a) pensare e agire indivi-dualmente e con gli altri e potere argomentare le proprie decisioni e le proprie scelte (principio di au-tonomia); b) capire il fondamento delle norme e delle regole che disciplinano i comportamenti
indi-viduali e collettivi, rispettarle e agire in conformità a esse (principio di disciplina); c) riconoscere il pluralismo delle opinioni, delle convinzioni, delle credenze e dei modi di vita (principio della coesi-stenza delle libertà); d) costruire legami sociali e politici (principio della comunità dei cittadini). L’insegnamento morale e civico privilegia il coinvolgimento attivo degli studenti. (…). Deve avere un orario dedicato, ma non può ridursi a contenuto insegnato “a fianco” degli altri. Tutte le mate-rie, a tutti i livelli, devono essere articolate sollecitando le dimensioni emancipatrici e le dimensioni sociali degli insegnamenti scolastici, ispirati tutti da una stessa esigenza di umanità. A questo in-segnamento contribuiscono tutti i campi disciplinari e la vita scolastica stessa”. Seguendo l’enun-ciazione di questi principi generali e senza entrare nei dettagli del programma, emergono i punti di continuità e di rottura con il vecchio programma.