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Lo sviluppo dell’educazione alla cittadinanza

Premessa: le sfide dell’educazione alla cittadinanza

2. Lo sviluppo dell’educazione alla cittadinanza

La storia dell’educazione alla cittadinanza in Germania è strettamente legata all’esperienza del regime totalitario che ha preceduto l’avvio della democrazia tedesca. Lo sviluppo di una mentalità democratica in Germania è stato concepito come un ingrediente indi-spensabile nella costruzione di una democrazia stabile nella Repubblica Federale dopo il 1945 e nuovamente nella Germania riunificata nel 1989. Il fallimento dell’esperimento democratico della Repubblica di Weimar e la facilità con cui Hitler assunse il controllo del Paese nel 1933 furono in parte attribuiti ai sistemi educativi, essi stessi anti-demo-cratici, autoritari e incapaci di trasmettere l’idea di valori democratici. Sebbene le strate-gie delle quattro potenze di occupazione differissero sensibilmente in termini di obiet-tivi, contenuti e metodo, tutte concordavano nel ritenere che lo sviluppo di una democrazia stabile avrebbe richiesto ben più che cittadini che accettassero a parole i princìpi demo-cratici. Questa diagnosi enfatizzava che la mera condivisione di nozioni sulla logica che sottostà ai sistemi democratici non era sufficiente. Piuttosto che imporre certe idee “dal-l’alto”, era necessario concentrarsi sulla formazione di mentalità e prassi democratiche. “Le democrazie hanno bisogno di democratici” divenne presto il credo alla base dell’idea di educazione alla cittadinanza, un credo che è rimasto valido fino ad oggi. Negli anni ‘50 e ‘60, l’educazione civica venne introdotta come materia a sé stante nella Germania Oc-cidentale. Fu allora che cominciò svilupparsi sul piano professionale l’educazione alla

cit-tadinanza come disciplina. All’interno di un processo continuo di sviluppo professionale, vennero introdotti corsi di formazione di educazione alla cittadinanza per gli insegnanti già in servizio . Al tempo stesso, l’educazione alla cittadinanza divenne parte del dibat-tito in sede accademica e ne furono sviluppati i riferimenti teorici e concettuali. Nel 1965 venne fondata un’associazione professionale nazionale degli insegnanti di educazione ci-vica (Deutsche Vereinigung für Politische Bildung e.V.), che è stata sino ad oggi un importante gruppo di riferimento per gli insegnanti di educazione alla cittadinanza. Negli anni ‘60 furono create nelle università tedesche cattedre di educazione alla cittadinanza, dedicate all’insegnamento di questa materia come parte dell’istruzione formale. A quel tempo, ne-gli anni ‘60 e ‘70 del XX secolo, la filosofia alla quale doveva ispirarsi questa materia sco-lastica era al centro di aspre contese. Negli anni ‘60 nuovi approcci di sinistra portarono avanti la questione, richiedendo un punto di vista più emancipatorio sull’educazione alla cittadinanza, incoraggiando le persone a mettere in dubbio l’autorità e, se necessario, a opporvi resistenza. Altri approcci, in opposizione a questi ultimi, adottarono una posi-zione più “razionalista” e meno politicizzata, enfatizzando il valore dell’informaposi-zione e della riflessione, piuttosto che dell’attivismo politico. Gli esperti erano divisi su due fronti: differenti concezioni dell’educazione alla cittadinanza conducevano ad una polarizzazione ideologica. Una parte riteneva che l’obiettivo dell’educazione alla cittadinanza fosse quello di aiutare i cittadini a dare giudizi razionali; l’altra pensava che fosse quello di in-segnare ai cittadini come emanciparsi da coloro che avrebbero potuto tentare di prendere il potere. A causa delle domande socio-politiche portate avanti in tema di educazione alla cittadinanza, il dibattito fu talvolta accesissimo. Almeno due tornate elettorali a livello nazionale furono incentrate sulla questione se il sistema educativo avesse il compito di tramandare le tradizioni alle nuove generazioni o dovesse invece rendere gli studenti in grado di cambiare il mondo attraverso la politica. Tale contrapposizione “aut aut” fra le opinioni conservatrici e quelle progressiste sollevò la questione se fosse ammissibile che gli insegnanti potessero indottrinare gli studenti in base al proprio punto di vista per-sonale. Era opinione condivisa che questo tipo di orientamento educativo non potesse es-sere definito come compatibile con l’educazione alla democrazia.

Nonostante le idee contrastanti sull’educazione alla cittadinanza, esiste un ampio consenso su tre princìpi fondamentali, noto come “Consenso di Beutelsbach”. Nel 1976, una con-ferenza di pedagogisti provenienti da diverse scuole di pensiero affrontò il problema di come si potesse evitare l’indottrinamento. Quello dell’educazione come propaganda e come mezzo di “lavaggio del cervello” dei cittadini era un tema particolarmente delicato nella Repubblica Federale a causa delle passate politiche di indottrinamento naziste e comu-niste. I partecipanti alla conferenza concordarono su una serie di linee guida che enfatiz-zavano il concetto di un’educazione “obiettiva” e neutrale dal punto di vista dei valori.

Il primo principio vieta agli educatori di sopraffare gli studenti con valori, atteggiamenti

o opinioni politiche. Qualsiasi tipo di indottrinamento contraddice l’idea fondamentale di individuo consapevolmente critico ed è pertanto inconciliabile con l’educazione alla cittadinanza in quanto tale. Analogamente, l’indottrinamento non è compatibile con il ruolo degli insegnanti in una democrazia e con l’obiettivo – ampiamente accettato – del-l’autonomia personale degli studenti (Mündigkeit). Eventuali questioni controverse in

po-litica e nella società devono essere trattate come tali con adeguate modalità di insegna-mento e apprendiinsegna-mento.

In base al secondo principio, ci si aspetta dagli educatori che essi riflettano sulla

va-rietà di prospettive e la pluralità di interessi, nonché sui problemi che questi pongono. Se un tema è controverso nelle scienze, in politica o nella società in generale, anche l’e-ducazione alla cittadinanza deve insegnarlo come controverso. Questo secondo principio mostra chiaramente perché il punto di vista personale dell’insegnante, la provenienza di quest’ultimo da una certa impostazione filosofica di tipo accademico e le sue opinioni po-litiche debbano avere poca rilevanza. La sua specifica concezione di democrazia, per esem-pio, non crea alcun problema, purché vengano presentati anche punti di vista opposti. Questo requisito è strettamente legato al primo: se non vengono chiaramente affermati punti di vista differenti, se vengono soppresse le diverse opzioni, se non vengono discusse apertamente possibili alternative, vuol dire che viene scelta la via dell’indottrinamento. Nell’ambito di questo secondo principio, viene sollevata la questione se l’insegnante debba o meno presentare opinioni e alternative che sono estranee agli studenti a causa della loro provenienza sociale.

Il terzo principio postula che bisogna insegnare agli studenti ad analizzare i propri

in-teressi politici e ad esercitare concretamente influenza sulla società al fine di perseguire tali interessi. Questo obiettivo implica la messa in opera di azioni pragmatiche, anch’esse derivanti dai primi due princìpi.

Il “Consenso di Beutelsbach” ha giocato un ruolo importante nell’educazione alla citta-dinanza in Germania e continua a costituirne un pilastro fondamentale. Tutti i programmi di educazione civica oggi citano il Beutelsbacher Konsens. Tuttavia, alcuni critici, di recente, hanno sostenuto che le implicazioni e gli assunti normativi sottostanti al Consenso deb-bano essere esplicitamente messi in discussione, in quanto si esprimono tacitamente a fa-vore dello status quo piuttosto che a fafa-vore di posizioni realmente emancipatorie. È at-tualmente in corso un intenso dibattito sulla normatività nascosta e palese nell’educazione civica in relazione al Beutelsbacher Konsens.

I tre princìpi indicati nel “Consenso di Beutelsbach” sono stati ampiamente rispettati non solo nella Germania Ovest, ma anche nella Germania Est dopo la rivoluzione pacifica del 1989. In seguito alla riunificazione, nel 1989, la ri-educazione era vista come un antidoto necessario ad anni di indottrinamento intensivo sotto il regime totalitario. Dopo la ri-unificazione, i concetti di fondo dell’educazione civica della Germania Ovest vennero così adottati anche dalla Germania Est. Ancora una volta, venne ribadito che l’interiorizzazione delle prassi e dei valori democratici era il mezzo più efficace per sradicare le idee anti-de-mocratiche nella popolazione. E’ interessante notare che l’educazione alla cittadinanza nella Germania dell’Est veniva e viene ancora insegnata da docenti che precedentemente in-segnavano in nome del regime dittatoriale della DDR. Le autorità educative tedesche hanno riutilizzato quegli insegnanti dando loro accesso a diversi programmi di formazione, pubblicazioni e materiali didattici, in modo tale che essi potessero gestire al meglio il pas-saggio a un nuovo approccio realmente democratico.

Konsens, ma anche dai princìpi delle attività quotidiane in classe in base ai quali l’educa-zione alla cittadinanza riguarda anche la micro-politica della vita di tutti i giorni. Pro-cessi di apprendimento attivi e autogestiti entrano in gioco nell’educazione alla cittadi-nanza attraverso l’orientamento alla negoziazione, che offre agli allievi gli strumenti necessari per l’agire politico. È largamente accettato che la discussione in classe, ad esem-pio, abbia il potere di migliorare l’ambiente di apprendimento, incoraggiare gli studenti a partecipare attivamente al processo educativo e a promuovere le capacità di negoziazione. Quest’area include un repertorio creativo e innovativo di metodi che possono essere uti-lizzati sia nella ricerca che nella simulazione, nonché per intervenire in situazioni socio-politiche del mondo reale. I princìpi di base del problem solving garantiscono che l’educa-zione alla cittadinanza venga utilizzata per incoraggiare gli studenti a sviluppare il proprio pensiero e le proprie idee politiche. Insegnare educazione alla cittadinanza tenendo presente questo principio generalmente implica che le lezioni o i seminari incomincino introducendo una questione o un tema controverso.