Claude Thélot 8
1.1. Contenuto dello “zoccolo” comune
Uno dei cinque ambiti su cui si fonda lo zoccolo comune s’intitola “formazione della per-sona e del cittadino”, a dimostrare l’estrema importanza attribuita dal sistema educativo francese all’argomento in esame: quanto designato da questa espressione deve essere
acquisito da ciascuno studente entro la fine della scuola dell’obbligo. La legge (articolo 13) precisa bene che “la scuola dell’obbligo deve garantire a ciascuno studente i mezzi necessari per acquisire uno zoccolo comune di conoscenze, competenze e cultura, cui contribuisce l’insieme degli insegnamenti erogati nel corso del ciclo scolastico”9.
Su che cosa verte questo ambito? Cito a riguardo due estratti dalla definizione di “zoc-colo comune”: la Scuola “non si sostituisce alle famiglie ma, in un percorso di coeducazione, si prefigge di trasmettere ai giovani i valori fondamenti e i principi iscritti nella Costituzione del nostro paese”. (…) “Questo ambito comporta:
- l’apprendimento e l’esperienza dei principi che garantiscono la libertà di tutti, come la libertà di coscienza e di espressione, la tolleranza reciproca, l’uguaglianza, segnatamente tra uomo e donna, il rifiuto delle discriminazioni, l’affermazione della capacità di giudicare e di agire autonoma-mente;
- conoscenze e comprensione del senso del diritto e della legge, delle regole che consentono di parteci-pare alla vita collettiva e democratica e del concetto di interesse generale;
- la conoscenza e la comprensione, ma anche l’attuazione pratica, del principio di laicità, che per-mette il dispiegamento del senso civico e il coinvolgimento di ciascuno nella vita sociale, nel rispet-to della libertà di coscienza”.
Da tutto ciò traggo alcune critiche e osservazioni generali.
Primo commento: l’obiettivo è chiaramente molto ambizioso, forse troppo: non si indi-vidua ciò che è “indispensabile” o “ciò che non va ignorato” per realizzarsi nella vita, ma si enuncia praticamente tutto ciò che deve essere trasmesso e acquisito durante la scuo-la dell’obbligo (e delscuo-la scuoscuo-la tout court). In questo senso, si viene meno all’idea di costi-tuire uno zoccolo comune. Inoltre le formulazioni molto generali e ambiziose proposte devono essere precisate meglio per poter essere operative e utili: devono esserlo, innan-zitutto, in corrispondenza di ciascuna delle tre grandi tappe della scuola dell’obbligo francese. Si rileva che uno dei motivi di contrasto tra la qualità degli strumenti pedago-gici generali e il loro scarso utilizzo nelle classi è da ascriversi anche (oltre ai motivi cita-ti nell’introduzione) alla loro estrema genericità e alla loro scarsa operacita-tività. In linea generale: pubblicare testi generici, sprovvisti di spiegazioni e di indicazioni attuative e avulsi dalle prassi pedagogiche usuali non è solo inutile, ma anche dannoso, perché gli insegnanti non li rispettano e rischiano di scoraggiarsi: le precisazioni e gli strumenti pedagogici tesi a dare concretezza, nelle classi, ai testi generali sono ben più importan-ti dei tesimportan-ti stessi.
Secondo commento: lo zoccolo comune illustra perfettamente le priorità della Francia: l’en-fasi viene posta quasi totalmente sull’educazione civica e di cittadinanza e sull’educazione al ragionamento e alla capacità di comunicare con gli altri. Gli altri ambiti vengono
sem-9Sfortunatamente, non si leggono i testi (nemmeno delle leggi) con l’attenzione che sarebbe necessaria per applicarli realmente; infatti la proporzione di studenti che non padroneggiano lo zoccolo comune è eleva-ta e ha continuato a crescere negli ultimi anni, per atteseleva-tarsi oggi intorno al 20%, livello abnorme. Evidentemente la legge non viene applicata.
plicemente accennati (educazione civile e morale, usando il termine “rispetto”, senza però citare alcun “contenuto” di questa “morale”) oppure semplicemente ignorati. Ritengo che questa sia una lacuna enorme; la Francia si espone così a un rischio enorme, decidendo di non inserire nell’“indispensabile” alcun elemento di civiltà, di morale, di conoscenza e di comprensione del fatto religioso10. Non mi dilungo ulteriormente su questo punto che me-riterebbe un’analisi specifica.
Terzo commento: lo zoccolo comune riconosce esplicitamente che non si tratta sempli-cemente di fare acquisire conoscenze, e questo è decisamente positivo: parla esplicitamente di “competenza”, “esperienza”, “attuazione pratica”, ecc. È una scelta molto giudiziosa. Si potrebbe però essere più precisi e sostenere che, in questi ambiti, pur essendo utili, le conoscenze sono, in realtà, secondarie: si deve favorire piuttosto la nascita di competenze e di comportamenti. Da qui sorge il temuto interrogativo pedagogico (che coglie poco pre-parati gli insegnanti francesi, soprattutto della secondaria inferiore): come si possono fare nascere determinate competenze in termini di saper fare o di saper essere attraverso un in-segnamento, una disciplina, delle conoscenze? Quali prassi pedagogiche e quale tipo d’in-vestimento degli insegnanti servono per riuscirci? Si può certamente rispondere teorica-mente, affermando, con Jean Jaurès, che “non si insegna ciò che si vuole, non si insegna ciò che si sa, ma si insegna ciò che si è”; però gli insegnanti non sono affatto abituati a questa impostazione e va riconosciuto che si tratta di un’impresa tanto difficile quanto im-pegnativa. Quantomeno, ciò esige un grande programma di formazione e di accompa-gnamento degli insegnanti lungo tutta la loro carriera.
Infine – quarto commento – leggendo la descrizione dello zoccolo comune, si capisce che la sua acquisizione riguarda, in via di principio, tutti gli insegnanti, poiché tutte le discipline, certo in misura diversa, possono e devono contribuire alla padronanza di que-ste competenze nel saper fare e nel saper essere. In effetti il sique-stema educativo francese attribuisce questo obiettivo a tutti gli insegnanti e rifiuta assolutamente – e a ragione – di fare dell’educazione a “vivere con gli altri” una nuova disciplina a sé stante. Ciò accen-tua però la necessità, indicata nel primo commento, di delineare con precisione i colle-gamenti tra le competenze e i comportamenti presenti nello zoccolo comune e nelle varie discipline. Tradizionalmente, si dà preminenza ai collegamenti tra convivenza e storia (collegamenti evidenti) o tra convivenza e insegnamento sportivo (ben apprezza-to, grazie anche a prassi pedagogiche originali, per legittimare, fare acquisire e rispetta-re le rispetta-regole). Desidero però soffermarmi su un aspetto spesso lasciato in ombra: il ruolo fondamentale delle scienze, quando queste vengono insegnate “correttamente”, cioè combinando osservazione, o esperienza, e deduzione. Si può tra l’altro sostenere, a buon diritto, che, insegnate così, le scienze sono la disciplina più adatta a educare al secondo ambito, cioè al ragionamento e alla capacità di comunicare con gli altri: parlano del mondo reale, l’osservazione permette di distinguere il vero dal falso, si prestano ottima-mente all’argomentazione, ecc.
10
Per la civiltà e la morale, i programmi del 2008 colmavano questa lacuna, a differenza di quanto avviene nei programmi introdotti nel 2015 (ved. più avanti).