• Non ci sono risultati.

Dall’educazione internazionale all’educazione globale

1. Globalizzazione come “perdita della distanza”

2. Cittadinanza nazionale e cittadinanza globale nel 21° secolo 3. Un nuovo curricolo per gli studenti del 21° secolo?

L”educazione alla cittadinanza globale” nelle scuole del mondo 4. Scuole e reti di scuole orientate all’educazione “globale”

5. L’educazione globale nel curriculum dell’International Baccalaureate (IB) Conclusione

Dall’educazione internazionale all’educazione globale

1. Globalizzazione come “perdita della distanza”

“L’economia mondiale è sempre di più un tutto interdipendente: ciascuna delle sue parti è divenuta dipendente dal tutto e il tutto, a sua volta, subisce le perturbazioni e i ri-schi che coinvolgono le parti. Il pianeta si è ristretto…”. Si deve quindi “estendere la nozione di cittadino (nazionale) a entità che non dispongono ancora di istituzioni po-litiche compiute, come l’Europa per un europeo, o che non dispongono per niente di una istituzione politica comune, come il pianeta terra. Una tale formazione deve favo-rire il radicamento all’interno di sé dell’identità nazionale, dell’identità europea, e del-l’identità planetaria”. Queste due citazioni di Edgar Morin (da “I sette saperi necessari all’educazione del futuro” e da “La testa ben fatta”) introducono un tema non semplice, tuttora in divenire, ma di estrema attualità anche se spesso trascurato nel travaglio delle riforme dei sistemi scolastici nazionali: il tema di una educazione del cittadino che sap-pia guardare oltre le frontiere, al mondo intero.

In questa ricerca il termine “educazione” comprende unitariamente, come il termine inglese “education”, istruzione ed educazione scolastica. Gli Stati costruiscono i si-stemi nazionali d’istruzione con l’obiettivo di educare i cittadini e salvaguardare così, nel tempo, i propri valori fondativi. Educare “cittadini del mondo” non è incompati-bile con educare i cittadini di uno Stato; essere cittadini di uno Stato significa essere parte di una istituzione e osservarne le leggi, la cittadinanza globale invece è piuttosto un ideale e una aspirazione; molte persone abitano nel “villaggio globale” ma non ne sono consapevoli. Educare alla cittadinanza attiva “nazionale” ed educare alla globalità formano insieme la vera educazione alla cittadinanza globale; per questo al centro delle

prassi educative si pongono tre questioni: a) formare identità personali con radici lo-cali, b) nello stesso tempo gettare le basi per autentiche relazioni interculturali fondate sulla capacità di dialogo con gli altri, c) valorizzare gli elementi comuni a tutti i po-poli e alle loro culture.

La questione di oltrepassare i sistemi scolastici nazionali si è posta fin da subito nel se-condo dopoguerra, sotto la spinta di istituzioni sovrannazionali (ONU, UNESCO, ecc.) e l’aumento di scuole “internazionali” con studenti di diversa provenienza e naziona-lità. Dagli anni ‘80 tuttavia accanto all’educazione “internazionale” (nata e sviluppata per l’esigenza di riconoscimento dei titoli di studio tra diversi Paesi e relative univer-sità) è maturata progressivamente l’aspirazione ad una educazione “globale”: ogni giorno infatti la velocità e facilità della comunicazione, il progresso tecnologico e i mo-vimenti di persone e di popoli per le più differenti esigenze chiamano a affrontare nuove sfide popoli e paesi. L’idea di una educazione globale è nata e si è diffusa ovunque gra-zie a movimenti o istituzioni per loro natura sovrannazionali, tra cui le organizzazioni non governative (ONG) di volontariato e cooperazione internazionale. Dalle ONG in Italia il concetto di “global education” è stato spesso tradotto con “educazione alla mon-dialità” o con “educazione alla cittadinanza mondiale”, e in questi termini è presente in diversi progetti destinati alle scuole.

2. Cittadinanza nazionale e cittadinanza globale nel 21° secolo

L’educazione alla cittadinanza globale: le richieste delle organizzazioni non governative

L’espressione “educazione allo sviluppo” è stata ormai quasi completamente abbandonata dalle ONG e sostituita con “educazione alla cittadinanza globale”: la nuova espressione comprende più della precedente un lavoro di revisione delle relazioni tra gli uomini che deve coinvolgere tutto il pianeta, perché la distribuzione delle risorse e la crescita ri-guardano tutti. A questo proposito una delle più importanti confederazioni internazio-nali nel mondo specializzata in aiuto umanitario e progetti di sviluppo, presente con part-ner locali in oltre 90 paesi del mondo, OXFAM, ha stilato una guida per le scuole, che contiene un elenco di caratteristiche che il cittadino del 21° secolo dovrebbe possedere: • è consapevole del mondo esterno e ha il senso del proprio ruolo come cittadino del

mondo

• rispetta e apprezza la diversità

• ha una comprensione di come funziona il mondo • è indignato per l’ingiustizia sociale

• partecipa alla comunità in una serie di livelli, da quello locale a quello globale • è disposto ad agire per rendere il mondo un luogo più equo e sostenibile • si assume la responsabilità delle proprie azioni.

Nella “Piattaforma per l’Educazione alla Cittadinanza Mondiale”, documento di riferi-mento per le ONG italiane, così vengono indicati i nuovi obiettivi educativi in relazione alle nuove esigenze del pianeta:

re-sponsabilità e capacità decisionali)

• promuovere l’integrazione dei saperi e delle metodologie per costruire nuove conoscenze • permettere di comprendere e vedere le connessioni dei grandi problemi del mondo tra

loro

• mettere in contatto i territori e le persone del nord e del sud del mondo • incoraggiare ad agire come cittadini per operare i cambiamenti necessari • perseguire politiche eco sostenibili, e basate sul rispetto dei diritti umani L’educazione alla cittadinanza: la posizione delle istituzioni sovrannazionali

L’UNESCO nei recenti incontri di Bangkok (2013) e di Parigi (2015) ha espresso la netta convinzione che l’”educazione alla cittadinanza globale” debba ormai essere identificata “come un principio fondante dei sistemi educativi”, e che quindi siano necessari “cambiamenti in tutto il sistema di istruzione, dalla progettazione alla realizzazione”. Infatti “l’educazione in un mondo globalizzato sta sempre più mettendo l’accento sull’importanza dei valori, delle at-titudini e delle competenze comunicative, come un fattore fondamentale per la conoscenza e le com-petenze cognitive”; la visione globale richiede un essenziale ruolo dell’educazione “nel so-stenere la pace, i diritti umani, l’equità, l’accettazione della diversità, e lo sviluppo sostenibile.” Il “Centro europeo per l’interdipendenza e la solidarietà” (più comunemente noto come “Centro Nord-Sud”) opera a Lisbona dal 1990 per un accordo che fa capo al Con-siglio d’Europa cui aderisce anche l’Italia. Questo Centro ha curato la “Dichiarazione di Maastricht per l’educazione globale” varata nel 2002, che include l’impegno a in-crementare Piani nazionali volti a sviluppare l’educazione globale, aumentare i finan-ziamenti per essa, includerla nei sistemi educativi di ogni livello. Per riferirsi a tale am-bito, in Italia sono stati coniati e sono in uso termini diversi, non esattamente sovrapponibili all’inglese, quali ad esempio educazione allo sviluppo, educazione in-terculturale, educazione alla cittadinanza legata al concetto di cittadinanza attiva, edu-cazione all’ambiente sociale e naturale: sono volti diversi e complementari di una stessa tensione educativa. La traduzione ufficiale della Dichiarazione di Maastricht nel-l’ultima versione (2012) così recita: “L’educazione interculturale è «un’educazione che apre gli occhi ai cittadini sulle realtà del mondo e li impegna a partecipare alla realizzazione di un mondo più giusto e più equo, un mondo di diritti umani per tutti»”.

Dalla Dichiarazione di Maastricht ha preso vita la rete “GENE” (Global Education Net-work in Europe), come strumento da parte dei governi che ne fanno parte, tra cui l’Ita-lia, per seguire, favorire e sostenere l’educazione globale.

Il Consiglio d’Europa nel 2005 e la Commissione Europea nel 2012 hanno curato due ricerche sull’“Educazione alla cittadinanza nelle scuole in Europa”, pubblicate nei Quaderni n. 24 e n. 28 di Eurydice. L’obiettivo è l’acquisizione da parte degli allievi, al termine dei diversi cicli di istruzione, di competenze via via più complesse relative alla cittadinanza, in termini di: a) alfabetizzazione e cultura politica, b) acquisizione di pen-siero critico e capacità analitiche, c) sviluppo di certi valori atteggiamenti e compor-tamenti necessari alla convivenza, d) incoraggiamento alla partecipazione attiva e im-pegno nella scuola e nella comunità. I Ministri dell’Istruzione dei Paesi dell’Unione Europea hanno sottoscritto il 17 marzo 2015 una dichiarazione che impegna i paesi

eu-ropei a “Promuovere la cittadinanza e i comuni valori della libertà, tolleranza e non dis-criminazione attraverso l’educazione”, scambiando esperienze e assicurando che le mi-gliori idee e pratiche siano condivise nelle scuole dell’UE, per sviluppare nei giovani il pensiero critico e l’uso responsabile dei “media”, per la promozione di chi è svantag-giato e il dialogo tra culture diverse.

Si registra peraltro la difficoltà di passare dalla teoria alla pratica: nelle scuole dei 38 Paesi di tutto il mondo partecipanti all’indagine IEA del 2009 sull’”International Civic and Citizenship Education” (ICCS) risulta prioritario lo sviluppo di competenze quali la conoscenza delle istituzioni, dei diritti e delle responsabilità dei cittadini, lo sviluppo del pensiero critico e indipendente degli studenti, la capacità di risoluzione dei conflitti. Si rileva però che di fatto gli studenti vengono più facilmente coinvolti in eventi spor-tivi o atspor-tività culturali piuttosto che in progetti atspor-tivi riguardanti i diritti umani o in attività per aiutare i più bisognosi.

3. Un nuovo curricolo per gli studenti del XXI secolo?

Le varie formule utilizzate in sociologia e pedagogia come “cittadinanza attiva” o “citta-dinanza democratica”, hanno fatto pensare anche all’educazione del carattere ovvero della personalità (dall’inglese “character”). Non bastano più le sole conoscenze apprese a scuola: l’educazione alla cittadinanza si presenta come un intreccio tra aspetti cognitivi, affettivi e motivazionali, tra conoscenza, valori e atteggiamenti. Il diverso modo di con-cepire il ruolo della scuola rispetto alla società comporta una diversa definizione del cur-riculum scolastico.

Molti studi mettono al centro della loro attenzione gli elementi chiave per l’educazione del cittadino nel mondo globale; tra questi il “Center for Curriculum Redesign” (CCR), che si è occupato del possibile miglioramento dell’educazione nel mondo in partnership con molteplici organizzazioni internazionali (tra cui l’OCSE e l’IBO), istituzioni, governi (tra cui Finlandia, Singapore, Sud Corea), fondazioni, università ecc. Alla domanda chiave di queste ricerche “Cosa devono imparare gli studenti per il XXI secolo?”, la ri-sposta è che il processo educativo va considerato nella sua globalità, ossia con un approccio olistico in cui l’avanzamento delle conoscenze e delle competenze a qualunque stadio della vita non può prescindere dalla responsabilità personale ed etica dell’individuo entro la società. Una nuova scuola per l’educazione a una cittadinanza globale richiede quindi: a) conoscenze aggiornate (necessaria la revisione delle materie di insegnamento), b) chiarezza sulle competenze essenziali da sviluppare (quali la creatività, il pensiero

critico, le capacità comunicative e collaborative),

c) l’attenzione alla formazione della personalità (“character”) e alle sue qualità princi-pali, (curiosità, coraggio, tenacia, etica, ecc.), con la consapevolezza che esse sono es-senziali per:

a. gettare le basi per un apprendimento permanente nel corso della vita (LLL), b. avere la necessaria preparazione per relazioni fruttuose nella vita familiare, nella

co-munità e sul posto di lavoro,

glo-balizzato.