Nella letteratura internazionale in materia di valutazione, si è ormai consolidata la classificazione OCSE relativamente agli aspetti che possono essere valutati:
• il sistema nel suo complesso • le scuole
• il personale
• gli apprendimenti degli studenti
Per ciascuno di questi “oggetti” sono state messe a punto delle tecniche di rilevazio-ne e misuraziorilevazio-ne e sono stati proposti criteri di giudizio; in alcuni casi abbastanza con-divisi, in altri meno. Ma comunque esistono ormai orientamenti consolidati per la ricerca e l’analisi.
Non si è invece ancora trovato – a consultare i rapporti internazionali e anche le espe-rienze delle scuole – un metodo originale e specifico per valutare i risultati dell’edu-cazione alla cittadinanza. Tutti si concentrano sulle conoscenze relative all’assetto isti-tuzionale e politico nazionale, europeo e internazionale, sull’elenco dei diritti politi-ci, sociali, umani, ma la “materia” è talmente complessa che non si può limitare alle conoscenze degli allievi; implica un buona visibilità anche dei loro comportamenti, delle competenze, degli atteggiamenti, dei valori praticati (e non solo dichiarati) all’interno di una istituzione particolare come la scuola.
Del resto, se i comportamenti esteriori sono in qualche modo rilevabili e quindi pos-sono costituire materia di osservazione e valutazione individuale, gli atteggiamenti e i valori costituiscono materia molto più sfuggente. Entro certi limiti, un sistema di interviste ben pensate e ben condotte può portarli alla luce, ma pur sempre attraver-so il filtro della perattraver-sonalità e del sistema di riferimento ideologico dell’intervistatore. Mai come in questa materia vige il principio che l’osservatore modifica l’osservabile. Eppure, se si vuole avviare un progetto coerente e diffuso di educazione alla cittadi-nanza, sarà necessario poterne valutare gli esiti a medio termine. Quelli a lungo ter-mine riguardano l’età adulta: una scadenza così lunga (e quindi influenzabile nel tempo da una gamma così vasta di altri fattori) che non mette conto di occuparsene. Posto che una tale valutazione non può riguardare direttamente atteggiamenti psico-logici e modifiche di natura valoriale, occorre utilizzare delle variabili proxy, come si dice nel gergo statistico: cioè grandezze suscettibili di essere rilevate e misurate e delle quali sia possibile stabilire con sufficiente grado di probabilità la correlazione con quel che si vuole valutare.
varia-bilità delle situazioni locali che influenzano l’osservazione e l’analisi. Anche se è teo-ricamente possibile aggregare i dati a livello nazionale, il risultato fornirà solo un’in-dicazione statistica, utile solo per rilevare eventuali macro-disfunzioni di sistema; ma non informazioni spendibili per intervenire negli eventuali nodi critici, che risulte-rebbero mascherati in un dato risultante dalla media di valori troppo diversi fra loro. Il livello di aggregazione utilmente ipotizzabile è quello della singola scuola: ed anche qui, si dovrà procedere per campioni, per quanto possibile rappresentativi, e non a tappeto.
Per condurre questa indagine, è necessario individuare alcuni indicatori ben selezio-nati e spie di risultati attesi, dai quali ricavare informazioni per valutare l’impatto (positivo, negativo, non significativo) di programmi, azioni e progetti.
Un buon metodo è quello di scegliere le “spie” significative di comportamenti ano-mali e i segnali di difficoltà o di crisi della tenuta dell’istituzione e del clima civile della scuola, come, ad esempio:
• il tasso di assenteismo degli allievi (assenze giustificate e non) e di tutto il perso-nale;
• gli incidenti critici segnalati dalle note sul registro, dai provvedimenti disciplina-ri (non solo i più gravi) e i casi che hanno prodotto contenzioso o conflitti; • i casi di intolleranza, di inciviltà, di violenza, di mancanza di rispetto; fino a
quel-li penalmente rilevanti;
• il numero, le motivazioni, la frequenza di scioperi, agitazioni, occupazioni, auto-gestioni e di altre forme di interruzione del servizio;
• il funzionamento (o dis-funzionamento) delle pratiche disciplinari e di violazione delle norme del regolamento interno;
• i risultati osservabili delle iniziative intraprese, come la partecipazione alle assem-blee degli allievi, e alle elezioni degli organi interni.
Si possono usare anche i questionari come quelli indicati dalla “Carta dei servizi”, troppo presto dimenticata, per raccogliere informazioni sul contenuto delle lamente-le verso i comportamenti del personalamente-le, degli alunni, degli insegnanti e del preside da parte degli utenti sia interni (insegnanti, personale, allievi) che esterni (genitori e visi-tatori occasionali).
Sarà anche utile curare la raccolta dei dati almeno su:
• la frequenza e la partecipazione degli allievi e dei genitori a riunioni e ad iniziati-ve organizzate dalla scuola;
• la partecipazione degli allievi ai laboratori e alle attività elettive particolarmente significative per l’apprendimento di competenze civiche, come le attività di volon-tariato sociale, o l’associazionismo esterno, ecc.
Un gruppo di lavoro (insegnanti, allievi, genitori, anche persone esterne alla scuola) dovrebbe occuparsi annualmente di gestire questa operazione preziosa. Informazioni, rapporti, dati e indicatori dovrebbero essere fatti oggetto di discussione con cadenza periodica in modo da costituire una specie di storia dei progressi (e degli insuccessi) della scuola e favorire un impegno comune.
confronto con l’utenza ed il territorio sui risultati conseguiti a fronte degli impegni assunti, potrà ricevere anche per questa via indicazioni sull’efficacia dell’azione edu-cativa sviluppata in materia di cittadinanza.
In estrema sintesi:
• È possibile valutare i comportamenti esteriori dei singoli perché osservabili e rilevabi-li; gli atteggiamenti e i valori invece costituiscono una materia molto sfuggente da valutare.
• A livello di singola scuola un metodo è scegliere indicatori-spia di comportamenti anomali rilevabili e misurabili (assenteismo degli allievi e degli insegnanti, provvedi-menti disciplinari, casi di contenzioso, casi di intolleranza e di violenza, frequenza di scioperi ed altre forme di interruzione del servizio, ecc.) per valutare l’efficacia o meno dell’impegno all’educazione alla cittadinanza monitorandone gli andamenti anno per anno.