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Norma De Piccoli, Silvia Gattino, Simonetta Miozzo, Gabriella Tanturri, Mariasusetta Grosso

1.3 Sessismo e stereotipi di genere in medicina

2.1.3. Analisi dei dat

Oltre alle analisi preliminari, è stata eseguita una regressione multipla per ciascuna delle tre sottoscale dell’N-GAMS al fine di valutare la relazione tra ruolo, sessismo, empatia nei confronti dei/delle pazienti e consapevolezza di genere. I predittori previsti dal modello sono: genere, ruolo professionale, le tre forme di empatia e le quattro dimensioni di sessismo nei confronti di uomini e donne. Il genere è stato introdotto nel modello come variabile di controllo. Per valutare la bontà del modello è stata utilizzata la versione corretta dell’indice R2 (Adj R2). I dati sono stati analizzati con il programma SPSS 25.

2.1.4. Risultati

La tabella 1 riporta le correlazioni tra le diverse sottoscale. Si può notare che le tre sottoscale della N- GAMS sono tra loro correlate, così come lo sono quelle relative al sessismo (ASI e AMI) e che i segni vanno nella direzione attesa. Inoltre, tranne ASI-B e GS, le altre sottoscale di queste due scale sono tra loro correlate. Per quanto riguarda l’empatia, la sottoscala CC correla con le tre dimensioni della N-GAMS, la capacità di cogliere la prospettiva dei/delle pazienti (PT) correla con GS e GRIP, mentre SPS correla con le due dimensioni relative all’adesione a stereotipi di genere in ambito medico (GRIP e GRID). Anche in questo caso i segni sono coerenti con le attese.

Tab.1: Correlazioni tra le scale

1 2 3 4 5 6 7 8 9 1. GS 1 2. GRIP -.222** 1 3. GRID -.128* .570** 1 4. PT .254** -.116* -.081 1 5. CC .445** -.190** -.188** .484** 1 6. SPS -.047 -.224** -.148** .006 .103 1 7. ASI-B .047 .203** .289** .128* -.016 .022 1 8. ASI-H -.153** .427** .395** -.054 -.192** -.195** .405** 1 9. AMI-B -.180** .350** .381** -.065 -.193** -.158** .517** .722** 1 10. AMI-H .002 .272** .281** .139* .041 -.055 .472** .364** .447**

Circa le differenze tra MMG e MMGF i dati hanno evidenziato le seguenti differenze4.

I MMGF hanno ottenuto punteggi più alti sulla sottoscala GS, t(329) = -4.62, p <.001. Viceversa i loro colleghi più anziani mostrano una maggiore adesione agli stereotipi che riguardano il genere dei/delle pazienti, t(333) = 2.53, p <.005. I MMGF hanno ottenuto punteggi più elevati anche sulla sottoscala CC, t(333) = -3.10, p < .005, mentre i MMG su quella SPS, t(343) = 2.01, p <.05. Questi ultimi hanno conseguito punteggi più elevati anche sulla sottoscala del sessismo ostile verso le donne, t(338) = 2.12, p <.05, e su entrambe le sottoscale del sessismo nei confronti degli uomini, AMI-B t(339) = 2.95, p <.005, AMI-H t(340) = 2.27, p <.05.

Indipendentemente dal ruolo professionale, infine, gli uomini hanno punteggi più alti sulle sottoscale ASI-H, t(328) = -4.42, p <.001, e AMI-B t(329) = -3.16, p <.005. Se però si confrontano uomini e donne effettuando le analisi separatamente per ruolo, nel gruppo MMGF non emerge alcuna differenza sulle variabili considerate, mentre all’interno dei MMG gli uomini hanno punteggi più alti su ASI-B, t(231) = - 2.97, p <.005, ASI-H t(237) = -5.42, p <.001, e AMI-B t(238) = -4. 28, p <.001. Situazione analoga si ha nel caso dell’empatia. Se non si considera il ruolo professionale, le donne hanno punteggi più elevati sulla sottoscala SPS, t(332) = 3.31, p <.005. Tuttavia, quando si confrontano uomini e donne analizzando separatamente MMG e MMGF, tra i medici più giovani non vi è alcuna differenza, mentre le donne MMG hanno valori più alti su SPS, t(241) = 3.29, p <.005.

Per quanto riguarda l’analisi di regressione, si osserva che il genere è significativamente associato soltanto alla sottoscala GRID (essere uomo è negativamente associato all’adesione a stereotipi relativi al genere dei medici), mentre essere MMGF incide positivamente sulla Gender Sensitivity e negativamente sulla Gender Role Ideology toward Patient. Per quanto riguarda le tre dimensioni dell’empatia, maggiore è la disponibilità a fornire un’assistenza in cui si presta attenzione anche agli aspetti personali ed emotivi dei/delle assistiti/e più è alto il punteggio sulla GS, mentre tanto più si è in grado di mettersi nei panni dei/delle pazienti minore è il valore di GRIP. La capacità di comprendere la prospettiva del paziente non è invece associata con nessuna delle tre sottoscale. Per quanto riguarda il sessismo ambivalente, è risultata significativa soltanto l’associazione tra ASI-H e le sottoscale GRIP e GRID e tra AMI-H e GRID. In particolare, un alto sessismo ostile verso le donne è positivamente associato a un elevato punteggio sulle sottoscale GRIP e GRID, mentre più è elevato il sessismo ostile verso gli uomini e maggiore è il valore di GRIP.5

Relativamente alle domande cliniche è stato calcolato un indice riferito al numero di risposte corrette fornito da ciascun intervistato, con un valore teorico massimo di 14 (tutte risposte corrette) e minimo di 0 (tutte risposte errate). In media, tutti i medici hanno risposto in modo esatto a 8.87 domande. Nel complesso, non vi sono differenze tra uomini e donne, mentre i punteggi medi dei MMGF (M = 9.8) sono più elevati di quelli dei loro colleghi più anziani (M = 8.53; t(238) = -4. 28, p <.001).

Considerando alcuni quesiti su cui pare esserci una informazione non adeguata per almeno la metà, o più, del campione, si segnalano i seguenti:

4

Tutti i dati si riferiscono a elaborazioni delle autrici. 5

Tab. 2: Domande cliniche – Percentuale risposte corrette ed errate 6

Risposte corrette Risposte errate L’IMA nella donna si presenta con gli stessi sintomi

dell’IMA nell’uomo (Falsa)

40% 60%

L’uso profilattico dell’aspirina in prevenzione primaria è ugualmente efficace e con gli stessi effetti collaterali in donne e uomini (Falsa)

31% 69%

Le donne muoiono di più per cancro della mammella che per infarto (Falsa)

47% 53%

L’uso profilattico dell’aspirina riduce rischio di ictus più nelle donne che negli uomini (Vera)

18% 82%

Fonte: elaborazione delle autrici

Il 60%, non sa che l’infarto del miocardio può avere sintomi diversi nell’uomo e nella donna. Il 69% ritiene che l’uso dell’aspirina in prevenzione primaria abbia la stessa efficacia e gli stessi effetti collaterali nei e nelle pazienti, il 53% è convinto che le donne muoiono più per tumore al seno che per infarto e la grande maggioranza, 82%, dimostra di non avere idee precise sul fatto che l’uso profilattico dell’aspirina riduce il rischio di ictus più nelle donne che negli uomini.

Inoltre, sono emerse alcune differenze tra MMG e MMGF. Infatti, se è vero che la maggioranza degli intervistati ha risposto in modo errato alla domanda relativa all’efficacia dell’uso profilattico dell’aspirina in prevenzione primaria per uomini e donne, è anche vero che i MMG hanno sbagliato più dei loro colleghi in formazione (76% MMG vs 51% MMGF; χ2(1) = 19.45, p <.001) e lo stesso è accaduto nel caso dell’item che affermava che le donne muoiono più per cancro alla mammella che per infarto (57% MMG vs 43% MMGF; χ2(1) = 4.94, p <.05).

3. CONCLUSIONI

Questo studio ha voluto contribuire a stimolare l’attenzione sulla Medicina di genere, indagando quanto la consapevolezza di genere in medicina fosse presente in un campione di medici di medicina generale – in attività e in formazione – e se, presso questi professionisti della cura, fossero presenti stereotipi di genere riferiti sia ai pazienti, sia ai/alle loro colleghi e colleghe.

In generale i risultati hanno messo in luce alcune differenze che riteniamo interessanti. In primo luogo si è osservato che i medici più giovani, come ipotizzato, presentano una maggiore sensibilità di genere in ambito medico, mentre i/le loro colleghi/e “senior” presentano livelli maggiori riferiti sia agli stereotipi di genere verso i/le pazienti (vedi GRIP), sia al sessismo in senso lato. Presumibilmente, questo si spiega non solo, o non tanto, come conseguenza di una formazione adeguatamente aggiornata, ma anche come espressione di un atteggiamento che caratterizza i soggetti più giovani. Questi ultimi, infatti, sembrerebbero meno inclini ad assumere atteggiamenti paternalistici e benevolenti (vedi sessismo benevolente e ostile verso gli uomini: AMI-H, AMI-B). Anche l’analisi di regressione evidenzia che i medici in formazione presentano una maggiore sensibilità alle differenze di genere, a individuare cioè i diritti e le diseguaglianze in ambito sanitario, e una minore propensione ad assumere atteggiamenti sessisti nei confronti dei/delle pazienti.

I nostri dati sembrano quindi suggerire un cambiamento culturale, non solo per quanto riguarda la consapevolezza di genere in medicina, ma anche rispetto ad atteggiamenti stereotipici e sessisti.

socio-culturale che, seppure lentamente, presta maggiore attenzione a ridurre il gap di genere nei diversi ambiti in cui esso si presenta. Ovvero, non possiamo qui dimostrare se l’atteggiamento dei giovani, meno inclini a stereotipi sessisti, sia il prodotto di un contesto sociale, educativo e formativo che tende a un minor sessismo, ma riteniamo che questa sia una ipotesi interpretativa da approfondire.

Dall’analisi di regressione emerge inoltre il ruolo del sessismo come predittore di stereotipi nei confronti dei/delle pazienti e dei medici. I dati suggeriscono una interpretazione, che sarebbe comunque anch’essa da analizzare in modo puntuale, sul permanere, all’interno della classe medica, di una ideologia sessista, almeno in una parte della classe medica, che vede questa professione come prerogativa maschile. I risultati infatti hanno messo in luce che i medici uomo aderiscono maggiormente agli stereotipi relativi al genere dei medici rispetto alle loro colleghe. La professione medica si è femminilizzata, almeno in termini quantitativi; sarebbe da meglio specificare quanto il gender gap sia presente nel settore medico e sanitario (un esempio per tutti, potrebbe essere quello di indagare le ragioni per cui la professione infermieristica sia ancora prevalentemente femminile).

I dati qui illustrati non possono essere generalizzati, poiché riguardano i medici di medicina generale di una Regione del Nord Italia (Piemonte). Sarebbe auspicabile effettuare un confronto con altre aree geografiche, anche alla luce di eventuali provvedimenti, assunti da alcune Regioni e meno da altre, volti a sviluppare la conoscenza scientifica sulla medicina di genere. Comparare questi risultati con diversi contesti nazionali, o anche internazionali, permetterebbe di rilevare in che misura percorsi di formazione ad hoc contribuiscono ad attenuare questa “cecità” di genere in medicina, mentre ricerche longitudinali permetterebbero di monitorare una eventuale accresciuta sensibilità e conoscenza circa le questioni scientifiche e cliniche.

Per quanto iniziative in tal senso si stiano sempre più proponendo, anche in Italia, c’è la necessità di estendere ulteriormente percorsi formativi dedicati, non solo per accrescere le conoscenze scientifiche, ma anche per aumentare la sensibilità agli stereotipi di genere. Questi, infatti, influenzano le strategie comunicative e possono interferire o, viceversa favorire, il passaggio di informazioni tra operatori sanitari e pazienti e, conseguentemente, incidere sulla possibilità di individuare e rispondere in modo adeguato ai bisogni dei/delle pazienti.

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