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Anna Lisa Amodeo, Sabrina Antuoni, Concetta Esposito, Cecilia Montella, Daniela Scafaro, Claudio Cappotto

3. L’ESPERIENZA DELL’UNIVERSITÀ DI NAPOLI “FEDERICO II”

Nel 2018, il Centro di Ateneo SInAPSi dell’Università di Napoli “Federico II” ha lanciato una prima indagine volta ad indagare la percezione, da parte della popolazione studentesca, del grado di inclusione delle minoranze sessuali all’interno del contesto universitario. L’indagine ha coinvolto 608 studenti e studentesse dell’ateneo, con un’età compresa tra i 18 e i 33 anni (età media = 21.67, deviazione standard = 2.72). Il campione si compone prevalentemente di studenti e studentesse afferenti a corsi di laurea di area

omosessuale (4.3%). Infine, 31 (5.1%) persone si identificano come pansessuale o questioning. In definitiva, il 19.4% (n = 118) del campione rientra nella categoria LGBT+.

I partecipanti sono stati invitati a partecipare all’indagine, e a coinvolgere loro stessi altre persone iscritte all’ateneo (procedura di campionamento a valanga, o snowball sampling), attraverso la pubblicizzazione nel corso di giornate di sensibilizzazione e workshop rivolti agli studenti e alle studentesse dell’ateneo, organizzati dagli operatori del Centro SInAPSi. La somministrazione degli strumenti è stata condotta interamente online, mediante la diffusione del link di accesso alla compilazione del questionario. Nello specifico, il questionario si componeva di 4 sezioni: 1) una sezione per la rilevazione della percezione del clima universitario rispetto alle minoranze sessuali e di genere; 2) una sezione per la rilevazione del grado di benessere degli studenti e delle studentesse all’interno del contesto universitario; 3) una sezione per la rilevazione degli atteggiamenti delle persone eterosessuali e cisgender (ossia, persone la cui identità di genere corrisponde al proprio sesso biologico) rispetto alle atipicità di genere e di orientamento sessuale; 4) una sezione per la rilevazione dell’importanza che gli studenti e le studentesse attribuiscono ai servizi offerti, o potenzialmente erogabili, dall’ateneo per migliorare lo stato di inclusione delle minoranze sessuali all’interno del contesto universitario.

Nello specifico, per la misura del clima universitario rispetto alle minoranze sessuali (sezione 1), è stato chiesto agli studenti di indicare la frequenza con cui accade, negli spazi universitari, di utilizzare un linguaggio discriminatorio nei confronti delle persone LGBT+. È stato, inoltre, richiesto di indicare la frequenza con cui si verificano microaggressioni legate al pregiudizio sessista, genderista e omotransfobico, ossia attacchi indiretti verso le minoranze sessuali, che si celano dietro battute goliardiche, luoghi comuni o frasi fatte, e che trasmettano un messaggio di rifiuto e discriminazione. Infine, attraverso un differenziale semantico (“non inclusivo” a “inclusivo”, da 1 a 5), i partecipanti hanno espresso la loro percezione del grado di inclusività ed accoglienza, da parte dell’ateneo, delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e genderqueer.

Per la rilevazione del grado di benessere degli studenti e delle studentesse LGBT+ all’interno del contesto universitario (sezione 2), ai partecipanti è stato chiesto di indicare, su una scala da 1 a 5, quanto essi si sentono a loro agio negli spazi universitari e se, nel corso dell’ultimo anno, hanno pensato di lasciare gli studi (si/no). È stato, inoltre, richiesto di rispondere ad una serie di item estratti dalla scala per la misurazione della sintomatologia ansioso-depressiva dell’Adult Self-Report (Achenbach et al., 2003) e di indicare la frequenza di eventuali pensieri connessi al suicidio. Tale sezione è stata sottoposta sia ai partecipanti minoritari che non, al fine di verificare la presenza di differenze significative tra i due sottocampioni.

Per quanto riguarda la rilevazione degli atteggiamenti delle persone eterosessuali e cisgender rispetto alle atipicità di orientamento sessuale e di genere (sezione 3), è stato chiesto ai partecipanti che si identificavano come cisgender e con orientamento sessuale etero di rispondere ad alcuni item delle scale sui tradizionali ruoli di genere maschili (Thomas et al., 1986), di omofobia (Ciocca et al., 2015) e di transfobia (Hill et al., 2005).

Infine, per la rilevazione dell’importanza che gli studenti e le studentesse attribuiscono ai servizi offerti, o potenzialmente erogabili, dall’ateneo (sezione 4), è stato chiesto ai partecipanti di valutare, per una serie di servizi indicati, la disponibilità nell’ateneo e il grado di importanza che essi hanno, o avrebbero, nel migliorare lo stato di inclusione delle minoranze sessuali all’interno del contesto universitario.

3.1 Il clima dell’ateneo rispetto all’inclusione delle minoranze sessuali

In generale, i partecipanti riportano di aver assistito frequentemente all’utilizzo di un linguaggio discriminatorio negli spazi universitari. Il 29% dei partecipanti all’indagine riporta di aver assistito diverse volte all’utilizzo di un linguaggio discriminatorio nei confronti di uomini gay, il 19.3% nei confronti di persone transgender, il 16.7% nei confronti di donne lesbiche, e il 12.6% nei riguardi di persone bisessuali. Per quanto riguarda la frequenza di microaggressioni legate agli stereotipi di genere e sessuale, il 33.7% dei

partecipanti dichiara di aver sentito più volte la parola “gay” per descrivere qualcosa di strano, imbarazzante. Il 18% riporta di aver visto scritte sui muri contro persone appartenenti a minoranze sessuali, mentre il 12.9% afferma di aver sentito parlare dell’omosessualità come una malattia. L’analisi t- test per campioni indipendenti per indagare eventuali differenze tra i report dei due sottocampioni (gruppi minoritari vs. altri), eseguita sul punteggio medio delle 3 microaggressioni rilevate, rivela che gli studenti e le studentesse LGBT+ riportano più frequentemente episodi di microaggressioni negli spazi universitari (t (606) = -3.01, p < .01). Inoltre, circa il 25% dei partecipanti sostiene che l’ateneo non sia inclusivo delle differenze basate sull’orientamento sessuale, mentre il 36% afferma che l’ateneo non sia inclusivo delle differenze legate all’identità di genere.

3.2 L’esperienza delle minoranze sessuali nel contesto universitario

In generale, la maggior parte degli studenti e delle studentesse iscritte all’ateneo riporta di sentirsi mediamente a proprio agio negli spazi universitari (60%), indipendentemente dalla propria identità di genere e/o orientamento sessuale. Il 19.7%, tuttavia, dichiara di aver preso seriamente in considerazione l’idea di lasciare gli studi negli ultimi 12 mesi. In particolare, gli studenti e le studentesse LGBT+ riportano con maggiore frequenza tale possibilità (28.8%, contro il 17.6% del campione “altri”), come dimostrato dall’analisi del chi quadrato (χ2 = 7.62, p < .001). Tra le possibili motivazioni, il 9.3% dei partecipanti LGBT+ riporta di non sentirsi a proprio agio nel contesto universitario (contro il 3.3% di “altri”), mentre il 7.6% afferma di non percepire un sentimento di appartenenza rispetto all’ateneo (contro il 3.7% di “altri”). Altre motivazioni riguardano l’assenza di supporto (4.2%, contro il 3.1 di “altri”) e la difficoltà nel sostenere alcuni esami (10.2%, contro il 4.1% di “altri”).

Inoltre, gli studenti e le studentesse LGBT+ riportano una maggiore frequenza di sintomi ansiosi- depressivi. In particolare, il 70.9% dichiara di sentirsi spesso solo (contro il 51.1%; χ2 = 14.98, p < .001); il 59.8% riporta di sentirsi frequentemente triste e giù di morale (contro il 36.7%; χ2 = 20.81, p < .001), il 65.8% avverte una mancanza di speranza nel futuro (contro il 52.2%; χ2 = 7.02, p < .01), mentre il 39.7% dichiara di sentirsi spesso in colpa (contro il 28.2%; χ2 = 5.79, p < .05). Infine, il 18.1% afferma di pensare spesso al suicidio (contro il 7.8%; χ2 = 11.37, p < .001). Ancora, il 40% degli studenti e delle studentesse LGBT+ afferma di tenere nascosto il proprio orientamento sessuale, principalmente per la paura di ricevere commenti sgradevoli o di vedersi affibbiati nomignoli dispregiativi o epiteti sessisti e omofobi (17.1%).

3.3 Sessismo, omofobia e transfobia nel contesto universitario

Per quanto riguarda gli stereotipi legati ai ruoli di genere, il 21.6% afferma che sconsiglierebbe ad un uomo di accettare un lavoro come segretario. Il 17.5% degli uomini riporta di nutrire qualche dubbio rispetto alla virilità di uomini che lavorano come parrucchieri e stilisti (contro l’11.1% delle donne), mentre il 14.7% trova ridicolo che un uomo pianga davanti ad una triste scena di un film (contro l’8.6% delle donne). Il 19% degli uomini, inoltre, sostiene che l’uomo debba cercare di irrobustirsi fisicamente se vuole apparire virile (contro il 12.1% delle donne).

Per quanto riguarda gli atteggiamenti omofobici, il 21.4% del campione non è del tutto convinto che l’omosessualità sia accettabile, il 15% ritiene tendenzialmente che sia immorale. Il 46.4% afferma che non si sentirebbe completamente a proprio agio se avesse un compagno di stanza omosessuale, mentre il 23.5% avverte come fastidiosa la presenza, in pubblico, di due persone omosessuali che stanno insieme. Similarmente, in tema di transfobia, il 19% esprime disaccordo rispetto alla libera esplorazione da parte dei bambini della propria mascolinità e femminilità, mentre il 34.2% non è in grado di esprimere una

3.4 Inclusione delle minoranze sessuali nel contesto universitario: quali servizi?

La maggior parte degli studenti e delle studentesse dell’ateneo afferma di essere a conoscenza dell’organizzazione di eventi di sensibilizzazione e informazione rispetto ai temi delle differenze e dell’inclusione rivolti a studenti (80.8%) e docenti (75.2%), ritenendo che siano fondamentali per la promozione di un clima inclusivo nell’università (79.2% e 74%, rispettivamente). Dei partecipanti che non sono a conoscenza di tali servizi, circa il 70% ritiene che essi possano essere migliorativi del clima universitario. Il 77% sa della possibilità di accesso a percorsi di consulenza psicologica rivolti a persone che subiscono soprusi, violenze e discriminazioni legate alle differenze all’interno del contesto universitario. Di essi, l’84% sostiene che l’esistenza di tale servizio incide positivamente sul clima universitario. Dei partecipanti che non sono a conoscenza del servizio offerto dall’ateneo, l’85% dichiara che esso migliorerebbe il clima universitario.

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