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Diseguaglianze di genere nell’Università che cambia: un’analisi del reclutamento nel sistema accademico

7. DISUGUAGLIANZE DI GENERE E DIFFERENZE TERRITORIAL

Consideriamo infine la variabile territoriale, per vedere se le dinamiche di genere presentano differenze o fenomeni di convergenza nelle diverse aree del paese. Con riferimento ai decenni passati, Bianco (2002) ha osservato che, fino alla fine degli anni novanta, le donne erano meno svantaggiate al Nord, mentre dai primi anni 2000 “è stato proprio al Nord che si sono registrate le massime diseguaglianze di progressione di carriera” e che “le situazioni più forti ([…] atenei di grandi dimensioni oppure localizzati al Nord) sono anche quelle in cui le diseguaglianze di genere sono più marcate e più lente a ridursi” (p. 439).

Come si presenta la situazione oggi? Disaggregando i dati di stock per area geografica, la figura 6 mostra che non si riscontrano sostanziali differenze nella composizione percentuale di genere degli assegni di ricerca. Al Sud la quota di donne tra gli RTDa (45,7%) è leggermente più alta rispetto al Nord (43,6%) e al Centro (43,2%). Quanto agli RTDb invece è nelle università del centro Italia che si riscontra la percentuale più elevata di donne (43,6%), al Nord quella più bassa (40,6%). Per quanto riguarda associati e ordinari, la quota di donne è simile in tutte e tre le aree considerate ma con la quota di donne ordinarie leggermente più elevata al Nord (24,2% contro 23,1% al Sud e nelle Isole e 23,6% al Centro).

Media r Media s Media r Media s Media r Media s

SD01 Scienze matematiche e informatiche 29,1 31,7 30,6 30,8 27,7 32,5

SD02 Scienze fisiche 27,1 21,1 26,3 19,2 27,8 22,8

SD03 Scienze chimiche 51,6 43,4 51,5 38,6 51,8 47,7

SD04 Scienze della terra 36,9 29,8 36,1 27,3 37,7 31,9

SD05 Scienze biologiche 62,3 53,4 62,5 50,6 62,1 56,0

SD06 Scienze mediche 52,1 34,9 47,3 30,2 56,3 39,1

SD07 Scienze agrarie e veterinarie 48,6 37,9 45,6 33,7 51,3 41,6

SD08 Ingegneria civile ed architettura 41,3 30,2 39,2 26,1 43,1 33,9

SD09 Ingegneria industriale e dell'informazione 22,0 17,1 19,7 14,2 24,2 19,7

SD10 Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche 58,3 55,0 58,6 54,6 58,0 55,4

SD11 Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche 51,7 45,2 50,7 42,7 50,6 47,4

SD12 Scienze giuridiche 44,3 35,6 42,7 32,8 45,6 38,2

SD13 Scienze economiche e statistiche 43,6 35,2 40,5 31,9 53,1 38,2

SD14 Scienze politiche e sociali 46,2 39,0 45,5 36,0 46,9 41,7

2009-2018 2000-2018 2000-2008

Fig. 6: Percentuale femminile per posizione e area geografica, stock – 2018

Fonte: elaborazioni delle autrici su dati MIUR

Per quanto riguarda il reclutamento, abbiamo confrontato la proporzione media di donne reclutate dal 2000 al 2018 nelle tre aree geografiche con, da una parte, l’incidenza media delle reclutate in ciascuna area geografica sul totale delle reclutate e, dall’altra, con l’incidenza media dei reclutati (maschi e femmine) in ciascuna area geografica sul totale dei reclutati (maschi e femmine) in Italia. La prima comparazione consente di capire se esiste una relazione tra lo svantaggio (o vantaggio) delle donne nel reclutamento a seconda dell’ampiezza del reclutamento femminile; la seconda comparazione consente di capire se ci sono differenze nello svantaggio (o vantaggio) delle donne nel reclutamento a seconda dell’“ampiezza” del reclutamento in generale, ovvero a seconda della capacità di assorbimento del mercato del lavoro accademico.

Dalla tabella 6 si evince che al Nord si concentrano le quote più alte di reclutati (uomini e donne) in Italia, per tutte le posizioni (AR, RTDa, RTDb, PA, PO) tranne che per gli RU: in questo caso la quota più alta la riscontriamo al Sud e Isole.

Dalla tabella 6 si evince che la maggior disponibilità di reclutamento nel mercato accademico settentrionale non corrisponde a un vantaggio per le donne. Il Nord di fatto rappresenta il bacino di assorbimento più importante per il reclutamento di uomini e donne su tutte le posizioni della carriera accademica (ad eccezione degli RU). E tuttavia, la percentuale media di donne reclutate tra gli assegnisti di ricerca è più bassa rispetto al Centro e al Sud. Fenomeno simile osserviamo per gli RTDb, dove solo il 38,4% tra i reclutati è donna. Analogamente, al Nord si riscontra la più bassa proporzione di donne tra i reclutati a livello dei professori ordinari e un fenomeno simile lo osserviamo, ma a livelli più contenuti, per i PA.

Questi dati sembrano confermare quanto osservato da Bianco (2002) già nei primi anni duemila, ovvero di una minore rappresentanza femminile al Nord nonostante la maggiore consistenza del reclutamento medio complessivo in rapporto a quello nazionale.

49,6 43,6 40,6 49,2 38,2 24,2 43,6 51,0 45,7 41,5 49,6 38,6 23,1 50,8 43,2 48,5 38,7 23,6 0 10 20 30 40 50 60

AR(s ) RTDa (s ) RTDb(s ) RU(s ) PA(s ) PO(s ) Nord Centro Sud e Is ol e

Tab. 6: Reclutamento per area geografica, medie su periodo 2000-2018

Fonte: elaborazioni delle autrici su dati MIUR

8. CONCLUSIONI

Utilizzando i dati di stock e di reclutamento sulla popolazione accademica italiana, questo studio ha investigato le implicazioni di genere delle recenti trasformazioni universitarie da una parte e il rapporto tra femminilizzazione della professione e reclutamento dall’altra. I risultati dell’analisi suggeriscono due importanti elementi di riflessione. In primo luogo, si evince un peggioramento del reclutamento per le donne nelle fasi iniziali della carriera. A livello dell’assegno di ricerca, questo peggioramento copre l’intero periodo preso in considerazione e si riflette in una diminuzione dello stock: da una maggioranza di donne nel 2000 si è giunti ora a un perfetto bilanciamento tra i due generi. A livello del ricercatore, il peggioramento del reclutamento riguarda gli anni successivi alla riforma Gelmini, in particolare a livello dell’RTDb. Nello stesso periodo, si registra un lieve miglioramento del reclutamento delle associate, in una sorta di ‘convergenza’ dello svantaggio che fa sì che la ‘perdita’ femminile si posizioni ora all’ingresso della carriera. Ciò significa che la riforma ha “anticipato” la selezione avversa per le donne dal livello di associato, com’era prima della riforma, a ricercatore.

In secondo luogo, la femminilizzazione della prima e della seconda fascia non è dovuta – se non per le associate negli anni più recenti – a un miglioramento del reclutamento. Nella misura in cui l’andamento del reclutamento è sostanzialmente costante, essa è da ricondurre a dinamiche demografiche, ovvero al maggior pensionamento degli uomini presenti nelle coorti più anziane (Rossi 2015). Tuttavia, lo ‘scarto’ tra i tassi medi femminili di reclutamento (più elevati) e i tassi medi relativi allo stock (più contenuti) ci dice anche che un miglioramento, nel reclutamento, è sì avvenuto, ma nel periodo precedente, suggerendo che la parità di genere è un percorso non lineare, frammentato ed estremamente lento (Valian, 1998; Palomba, 2000).

Nell’analisi abbiamo considerato anche la variabile territoriale (Nord, Centro, Sud e Isole) e i settori scientifico-disciplinari per individuare specificità o fenomeni di convergenza nelle diverse aree del paese e tra settori disciplinari differenti (STEMM e SSH).

I risultati sui dati di stock per area disciplinare ci mostrano una chiara distinzione, all’interno delle STEMM, tra scienze esatte e scienze della vita, con le prime tra le meno femminilizzate e le seconde tra le più femminilizzate, al pari delle più tradizionali aree umanistiche. All’interno delle scienze esatte alcune discipline hanno registrato un aumento considerevole dei reclutamenti (l’ingegneria), mentre altre non crescono o crescono poco (fisica e matematica). Sull’ingegneria, per quanto si tratti di livelli di reclutamento ancora bassi, il trend nel tempo appare incoraggiante.

Per quanto riguarda le specificità territoriali, sulla base dei dati di stock non si riscontrano sostanziali differenze nella composizione percentuale di genere per posizione, tranne a livello delle ricercatrici a tempo determinato, con una quota di donne particolarmente alta al Sud tra gli RTDa e particolarmente

2000-2018 Media r D Media r D al Nord/r D in Italia Media r UD al Nord/r UD in Italia 2000-2018 Media r D Media r D al Centro/r D in Italia Media r UD al Centro/r UD in Italia 2000-2018 Media r D Media r D al Sud e isole/r D in Italia Media r UD al Sud e isole/r UD in Italia AR 48,0 52,0 53,5 AR 49,7 25,9 25,7 AR 52,5 22,1 20,8

RTDa 43,5 47,8 47,9 RTDa 42,0 21,7 22,0 RTDa 44,0 30,5 30,1 RTDb 38,4 56,9 57,0 RTDb 38,5 17,1 18,4 RTDb 44,3 26,0 24,6 RU 47,0 34,1 32,7 RU 41,3 21,0 22,4 RU 47,0 45,0 44,9 PA 35,7 44,0 45,1 PA 36,3 27,0 26,9 PA 37,9 29,0 28,0 PO 25,5 45,5 47,5 PO 28,6 26,7 24,6 PO 26,6 27,8 27,9 Sud e isole Nord Centro

confronto tra reclutamento e stock suggerisce un cambiamento estremamente lento a livello della prima e seconda fascia che necessiterebbe un’analisi dei decenni precedenti a quelli presi in esame. Inoltre, mancano i dati sugli esiti per genere delle abilitazioni scientifiche nazionali e sul rapporto candidati- selezionati per genere nei concorsi pubblici. I dati sul reclutamento forniscono sì informazioni più precise rispetto allo stock perché consentono di ‘controllare’ meglio le dinamiche demografiche. Tuttavia, essi non possono dire molto sulle differenze di genere nei processi di selezione. Questa informazione potrebbe essere fornita analizzando il genere dei candidati e degli abilitati all’abilitazione scientifica nazionale da una parte così come, dall’altra parte, analizzando il genere dei candidati ai concorsi pubblici banditi nei vari atenei. Quest’ultimo dato non è registrato ufficialmente dalle singole università italiane e dal MIUR. Pertanto, l'unico modo di ricavarlo è analizzare i verbali dei concorsi. Infine, la nostra analisi non si addentra in alcun modo nell’analisi delle determinanti dello svantaggio femminile, analisi che necessiterebbe di maggiori informazioni sulla popolazione presa in esame e di metodi diversi di analisi. Nonostante questi limiti, riteniamo comunque che il confronto dei dati di stock con quelli di reclutamento ai vari livelli di carriera possa già fornire un primo strumento di comprensione del fenomeno da cui partire per nuove e più approfondite ricerche.

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Sfide femministe e apprendimento dall’esperienza. Pratiche riflessive

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