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Stefania Cavagnoli, Francesca Dragotto

3. LE FORMULE DI SALUTO E LE LORO FUNZION

salutare2[…]1 .a. Rivolgere a una persona, nell’incontrarla o nell’accomiatarsi da lei, gesti o parole di saluto: s. con un cenno della mano, con un cenno del capo [...]; s. dicendo ‘buongiorno’; s. con un ‘ciao’ [...] Trasmettendo i saluti ad altri per interposta persona […]:saluta tua sorella da parte mia [...]. Come formula scritta di saluto, nella chiusa delle lettere: ti saluto affettuosamente; La saluto cordialmente [...]6.

Il saluto rientra nelle formule di cortesia, che realizzano una struttura unitaria, attraverso una determinata forma e la sua funzione discorsiva. Sono espressioni spesso staccate dal testo di riferimento, che appartengono a rituali condivisi in una determinata comunità linguistica e che hanno la funzione di aprire e chiudere una conversazione, rafforzando o mitigando il messaggio, sempre in ottica di cooperazione comunicativa (Grice, 1993). La ricorrenza delle formule sottolinea la condivisione dei riti e il riconoscimento di interventi comunicativi. In tal senso quindi la cosiddetta razionalità della conversazione (Orletti, 2000), che permette, nella struttura definita, la spontaneità della comunicazione.

I saluti iniziano una conversazione, servono per esprimere un pensiero, per riconoscere una persona e spesso non sono solo espressioni verbali, ma vengono accompagnati da gesti o mimica. Il saluto è un legame sociale7, come dimostrano le espressioni buongiorno e buonasera, che servono ad instaurare un dialogo e non hanno necessariamente la funzione dell’augurio; regole sociali che si esprimono attraverso un atto comunicativo, in cui si crea un legame e ci si posiziona, dal punto di vista sociolinguistico, come persona. Le formule variano da lingua a lingua, ma anche da gruppo sociale di riferimento, così come la scelta delle formule utilizzate, che è legata alle strategie comunicative messe in atto dai parlanti. La differenza fondamentale è legata alla dimensione diafasica di formale/informale.

Le formule di saluto relative all’italiano sono differenziate, in base al momento della giornata, alla realtà diatopica, alle varietà diastratiche, al momento dell’espressione nell’interazione, all’interlocutore singolo o di gruppo. In linea di massima sono espresse attraverso nomi e pronomi, ma non mancano espressioni verbali o aggettivali.

ciao8  addio buongiorno9  buon pomeriggio buona sera arrivederci salve10  bye bye

baci(o), bacione, bacioni abbraccio

6

http://www.treccani.it/vocabolario/salutare2/ (data ultima consultazione: 05/01/2020). 7

Sobrero (1995) propone il nome di salutemi per raggruppare le formule di saluto: “Data la loro funzione distintiva, ed il carattere di unità minime (sia a livello semantico che pragmatico) potremo usare - in luogo del generico ‘formule di saluto’ – il suffisso -ema: parleremo perciò di ‘salutemi verbali’” (p. 457).

di nuovo a presto ci vediamo vi/ti /la saluto

participi passati (ben svegliato, ben arrivato).11

I gesti che accompagnano o sostituiscono il saluto sono principalmente:  stretta di mano  gesto di saluto  bacio  abbraccio  inchino  sollevare il cappello.

Adeguare il saluto alla conversazione vuol dire principalmente considerare le regole sociali (età, gerarchia, genere, e soprattutto grado di familiarità). Vuol inoltre dire rispettare i rituali di apertura e chiusura del discorso.

I saluti rappresentano un segno di riconoscimento in alcune situazioni politiche, come il saluto fascista, nazista, comunista, o di appartenenza ad alcuni gruppi specifici, come il saluto massone, il saluto scout, il saluto militare. In questi casi il saluto diventa un modo per riconoscere la propria appartenenza ad un’istituzione o associazione.

Un caso particolare è rappresentato dalla dimensione diamesica, nello scritto o nel trasmesso, in cui è presente una distinzione legata al grado di formalità (distinti/cordiali saluti, ossequi) o familiarità (bacioni, bacio, smack), dimensioni che si trovano declinate anche diatopicamente. Questo contributo si concentra proprio sulla parola bacioni, utilizzata in ambito politico, con grande familiarità e in un contesto che diventa simmetrico fra i parlanti, ma che chiaramente non lo è.

Le formule di saluto sono sempre presenti anche nella comunicazione via internet12, che aprono e chiudono la comunicazione. Il problema della comunicazione per email è legato alla scelta di un registro adeguato; spesso infatti si realizza una situazione di estremità, in tali testi relativamente ai saluti e agli appellativi, o troppo formale o troppo informale.

Il tema della deissi sociale, elemento fondamentale della linguistica pragmatica, si esprime nei saluti come distanza o vicinanza fra le persone, e quindi principalmente si esprime attraverso l’uso del tu o del lei. In sintesi, è la semantica del potere di Brown, Gilman (1960), che si esprime attraverso i pronomi e gli allocutivi.

Secondo Huvu (2013) gli indicatori che modificano la comunicazione rispetto alle formule di saluto sono sei, e così rappresentati:

 età  gerarchia  situazione  grado di familiarità  fattori personali  genere

Ma anche fattori legati all’emotività e alla partecipazione dei parlanti possono modificare l’uso della comunità linguistica, con forte personalizzazione. La questione dell’accettabilità e della cortesia cambia nel tempo e nei contesti. Il bacioni di Salvini non era pensabile dieci anni fa, e naturalmente non lo era prima. Uno statista aveva delle regole di comunicazione ancora più severe di altre realtà, proprio perché

11

Pierini (1983, pp.110) sostiene che tali formule non vengano differenziate per grado di formalità 12

nell’immaginario collettivo un politico era un modello (almeno nel modo di parlare).

Il discorso scorretto, non cortese, che rappresenta l’impoliteness13, viola le regole non scritte di alcuni contesti sociali, e quindi risulta offensivo, spiacevole. Va contro la cortesia verbale di Watts, Ide, Ehlich (1992), che riprendono gli studi di Leech (1983), secondo il quale il principio di cortesia verbale è legato al principio di cooperazione di Grice, per cui i parlanti aderiscono ad un contratto relazionale nel quale rispettano le norme, scritte o non scritte, del contesto culturale e sociale in cui si trovano ad agire.

Non è cortesia verbale il cosiddetto double speak, utilizzato spesso dai politici come discorso ambiguo, a partire dall’implicito. Il double speak è volutamente ambiguo, poco chiaro e quindi interpretabile in modi diversi: “Double speak can be seen both as deceptive, given that there is deliberate intent to disguise, distort, or reverse the meaning of words, but also as equivocal, given that it can be vague or ambiguous” (Bull, 2013, p. 572). Nel nostro caso di studio, il double speak è usato ritualmente per sostenere il contrario di quanto espresso.

La comunicazione fàtica, sulla base delle teorie di Malinowski (1972), usa le parole non per trasmettere un significato, ma anzi, per esprimere un rituale comunicativo, per avvicinare o allontanare le persone che interagiscono fra loro. In tal senso, l’uso di un salutema che parte da un significato positivo, può essere interpretato ed espresso, con il fine contrario. In tal senso, bacioni utilizzato da Salvini a conclusione di tweet o discorsi sottende a un segnale discorsivo che in realtà esprime il suo contrario. Un caso di implicatura14 per la quale dire una parola connotata positivamente, bacioni, serve per esprimere davvero il suo contrario.

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