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L’analisi empirica di Kraeussl e Logher

Nel documento Investimenti in Arte Contemporanea (pagine 124-138)

I mercati emergenti dell’arte contemporanea

6. L’analisi empirica di Kraeussl e Logher

Nel paper “Emerging Art Markets”110 del 2008, Roman Kraeussl e Robin Logher analizzano le performance e i rischi dei tre maggiori Paesi emergenti del mondo dell’arte: Russia, Cina e India.

La necessità di valutare tali performance nasce dal fatto che molti investitori, nei periodi meno favorevoli per l’economia, cercano opportunità di investimento alternative e molto spesso optano per investire nel mercato dell’arte. Lo studio dei mercati emergenti cerca dunque di fornire dei risultati che possano aiutare a rispondere alla domanda se l’investimento in arte possa essere redditizio e se possa venire utilizzato come una protezione nei periodi di recessione.

Gli investitori che sono alla ricerca di asset alternativi sono indotti a credere che l’investimento in arte sia redditizio, specialmente perché le riviste finanziarie pubblicano di frequente notizie relative ai prezzi record pagati per le opere. Inoltre, gli investitori sono attratti dalle elevate percentuali di crescita registrate nel mercato dell’arte dei Paesi emergenti negli ultimi anni.

Kraeussel e Logher utilizzano i dati delle vendite all’asta reperiti sul sito Artnet.com e stimano con questi dati tre modelli di regressioni edoniche, costruendo tre indici di prezzo, per Russia, Cina e India rispettivamente. Il campione dei dati è costituito da 24.524 dipinti venduti in Russia nel periodo 1985-2008, 7.172 venduti nel mercato cinese tra gli anni 1990 e 2008, e 2858 nel mercato dell'arte indiana nel periodo 2002- 2008.

I due autori analizzano se l'investimento nei mercati emergenti produce un rendimento corretto per il rischio competitivo, se confrontato con altre classi di attività più tradizionali. In generale, dai risultati ottenuti è possibile notare che tutti e tre gli indici mostrano una forte crescita.

Com’è possibile osservare dai grafici sotto riportati, l'indice del mercato russo è passato da 100 nel 1985 a 895 del 2008, dopo aver raggiunto un picco di 985 nel 2007. La Cina presenta invece una crescita più debole, con un incremento da 100 nel 1990 al picco di 271 nel 2008. Anche l’India raggiunge il picco all'inizio del 2008, a quota 829.

                                                                                                               

110  Le  informazioni  di  questo  paragrafo  sono  tratte  da:  KRAEUSSL  ROMAN,  LOGHER  ROBIN,   Emerging  Art  Markets,  VU  University  Amsterdam,  Dicembre  2008  

L’andamento seguito dai tre mercati emergenti è assai diverso, anche se sia Cina che Russia mostrano un declino verificatosi attorno al 1990 e una crescita dopo il 2000. L’India invece presenta un marcato declino dal 2002 al 2006, preceduto da un andamento piuttosto costante.

I risultati relativi al mercato dell’arte in Cina non risultano però in linea con l’enorme crescita attribuita al mercato dell’arte contemporanea cinese da Artprice, che nel periodo in cui gli autori hanno svolto l’analisi era addirittura stimato pari al 780%. I due autori stimano allora un modello unicamente per gli artisti cinesi contemporanei e i risultati segnalano una crescita più forte, da 100 al picco 364 nel 2008. Dall’inizio del 2001 i due autori trovano che l’indice è cresciuto del 330%, dato significativamente inferiore alla percentuale registrata da Artprice.

Kraeussel e Logher si propongono poi di determinare i potenziali benefici di diversificazione ottenibili dagli investimenti in questi mercati dell’arte. Nella tabella sotto riportata (Return Statistics) sono riportati i rendimenti statistici per i tre mercati emergenti e per le altre asset classes considerate dai due autori.

In breve, i risultati mostrano che il mercato dell’arte russa presenta uno Sharpe ratio di 0,32, valore che si colloca nel mezzo rispetto a quello degli altri due mercati. Il rendimento medio per l’arte russa è quindi competitivo con i rendimenti dello S&P 500, battendolo per un rendimento geometrico medio annualizzato di 0,77%, calcolato durante il periodo 1985-2008. I risultati del CAPM dimostrano inoltre che l’arte russa ha un alto e positivo, anche se non significativo, beta di mercato di 0,65. Stando a questi risultati l’arte russa non risulta essere un investimento particolarmente attrattivo.

Il mercato dell’arte cinese presenta lo Sharpe ratio più basso, pari allo 0,16. Il rendimento geometrico medio annualizzato per questo mercato è pari al 5,70% per il periodo 1990-2008, che risulta inferiore rispetto allo S&P 500 e ai tassi dei T-bill a tre mesi. La standard deviation (21,08%) è la più bassa tra i tre mercati oggetto dell’analisi, ma risulta comunque più altra di quella dello S&P 500. Dall’analisi del CAPM risulta inoltre che l’arte cinese ha un beta di mercato negativo pari a -0,22. L’analisi di correlazione con le altre asset class mostra infine che l’arte cinese ha una correlazione negativa con molti delle asset class prese in considerazione. La correlazione negativa di -0,21 tra il mercato dell’arte cinese e lo S&P 500 indica che investire in arte cinese rappresenta un investimento alternativo piuttosto interessante. L’arte cinese potrebbe

essere quindi una eccellente copertura durante i periodi di recessione del mercato azionario.

Per quanto riguarda il mercato dell’arte indiana, questo presenta il più elevato rendimento geometrico con un valore medio annualizzato del 42,26%, ottenuto durante il periodo 2002-2008. Nell’analisi del CAPM risulta che l’arte indiana ha un beta di mercato negativo (-0,27), e l’analisi della correlazione con le altre asset class mostra una correlazione pari circa a zero con l’indice S&P 500, il che renderebbe l’arte indiana un investimento interessante per propositi di copertura e diversificazione di portafoglio. È importante sottolineare però che, per questo mercato, i risultati provengono dall’analisi di un periodo di soli sei anni, che ne limita la validità. Per questo motivo l’India viene esclusa dagli autori nelle successive analisi.

Procedendo con l’analisi di allocazione ottimale di portafoglio, gli autori dimostrano che, quando non vengono applicati vincoli dei pesi alle attività, l'arte non viene mai inclusa nel portafoglio, indipendentemente dai valori del parametro di avversione al rischio. Quando però essi impongono il vincolo dei pesi al 15%, l'arte cinese entra all'interno del portafoglio ottimale, se pur in quantità modesta a tutti i livelli di avversione al rischio. Investire in arte cinese potrebbe dunque offrire dei benefici in termini di diversificazione. Questa opinione è ulteriormente rafforzata dal beta negativo di 0,43, il che significa che l'indice di arte cinese si muove in maniera meno forte dell'indice S&P 500 e, nel caso di un periodo di recessione, fornirebbe una possibile alternativa per la copertura.

Downside risk. Fonte: Kraeussl, Logher

Tutti i beta sono stati calcolati sulla base del rendimento in eccesso sui tassi T-bill a tre mesi. Lo S&P 500 è l’indicatore del rendimento del mercato.

Kraeussel e Logher per verificare ulteriormente il legame tra arte ed economia, hanno applicato l’analisi di cointegrazione di Johansen e le tecniche di causalità di Granger. I risultati di cointegrazione che hanno ottenuto mostrano che nel lungo termine i mercati d'arte emergenti hanno una relazione significativa con gli altri mercati finanziari.

Al contrario, i risultati a breve termine basati sul test di causalità di Granger risultano essere molto deboli. Le uniche relazioni significative a breve termine sono l'effetto del S&P 500 sull'indice dell’arte russa e l'influenza dell'arte russa sul tasso dei titoli del Tesoro USA a dieci anni. L'elevata volatilità degli indici del mercato dell'arte russa e cinese potrebbero rendere impossibili queste stabili relazioni nel breve termine.

Riassumendo, i risultati ottenuti dal paper dimostrano che, in confronto con altre classi di attività, i tre mercati d'arte analizzati registrano delle buone performance. Il mercato dell'arte cinese non è in grado di battere l'indice S&P500 nel periodo analizzato, ha però un beta di mercato negativo e una correlazione negativa con molte classi di attività, che lo rende una scelta di investimento piuttosto appetibile. La Russia invece rivela una beta di mercato positivo e una correlazione positiva con la maggior parte delle attività considerate dagli studiosi e il mercato è in grado di battere l'indice S&P 500. L'India presenta il più forte indice di Sharpe di tutti e tre i mercati d'arte emergenti e inoltre il più forte rendimento medio annuo. L’indice per l’arte indiana ha inoltre un beta di mercato negativo e la sua correlazione con l'indice S & P 500 è quasi pari a zero. Queste caratteristiche lo rendono sicuramente un investimento interessante, da inserire in un portafoglio ben diversificato.

CONCLUSIONE

Giungendo al termine di questo lavoro, mi è stato possibile trarre alcune considerazioni sul funzionamento del mercato dell’arte e sulla visione dell’arte contemporanea alla stregua di un investimento alternativo.

Innanzitutto, per operare in questo settore è fondamentale conoscerlo approfonditamente. Il mondo dell’arte contemporanea è infatti governato da equilibri fragili, poiché è influenzato dai gusti degli acquirenti, dalle mode e quindi dalle opinioni dei personaggi più influenti nel settore.

L’arte sta progressivamente assumendo connotazioni sempre più immateriali, rivestendo sempre più la forma di un concetto più che di un oggetto, ed è evidentemente difficile attribuirle un valore monetario. Inoltre, l’arte contemporanea deve essere considerata un concetto dinamico, nel quale mutano sia i mezzi espressivi che gli attori. Di recente, sono entrati nello scenario nuovi Paesi, geograficamente lontani dai tradizionali centri dell’arte; hanno assunto la qualifica di “artista” persone che non possiedono le particolari abilità creative dei maestri dell’arte moderna, ma che hanno un’idea che fanno poi materializzare da altri; infine, tra gli acquirenti delle opere d’arte, sono entrati investitori con fini meramente speculativi.

In questo mutato scenario, la sfida del mondo economico e finanziario è quella di riuscire a stare al passo con i cambiamenti del mercato dell’arte, essere in grado di operare nei nuovi mercati, valutare le nuove opere d’arte e fornire le consulenze richieste dagli investitori.

Appare dunque evidente l’importanza di conoscere le varie sfaccettature di questo mercato, per poterne comprenderne le potenzialità e trarne il maggior numero di benefici possibili. Anche l’investimento in arte è a tutti gli effetti un gioco di anticipazione, nel quale bisogna essere esperti.

In secondo luogo, il ruolo della finanza e dell’economia potrebbe essere fondamentale per supplire agli aspetti negativi di questo mercato, come la scarsa trasparenza, che rendono difficoltoso prevedere l’andamento delle quotazioni degli artisti. Gli studi che tentano di indagare sulla redditività dell’investimento in arte risultano molto spesso contradditori; uno dei motivi è sicuramente la mancanza di dati riferiti a questo mercato. Gli unici dati disponibili sono quelli delle vendite all’asta, che costituiscono però solo

una piccola parte delle transazioni che vengono quotidianamente effettuate nel mercato dell’arte.

Le nuove figure che sono nate all’interno delle banche, gli art advisor, rivestono sicuramente un ruolo di primo ordine per sfruttare le potenzialità dell’investimento in arte. Nel mondo dell’economia dell’arte, nata dall’unione di modelli economici e conoscenze artistiche, è dunque necessario che vi operino soggetti con elevate conoscenze in entrambi i settori, in modo tale da fornire indicazioni e consulenze il più possibile precise, che consentano di far aumentare la fiducia in questo settore.

La presenza di soggetti esperti, se pur indispensabile, non è però sufficiente per contribuire all’aumento delle dimensioni di questo mercato e dovrebbe essere accompagnata da una adeguata regolamentazione. Tale regolamentazione è più che mai necessaria in un contesto che si sta globalizzando e sta espandendo i confini di azione del mercato. Essa deve inoltre essere calibrata con le peculiarità di questo settore. Le opere presentano rischi specifici, come ad esempio quello del danneggiamento o del furto, che agli occhi degli investitori meno esperti possono apparire come un disincentivo all’investimento. Attualmente esistono dei sistemi di tutela per questi rischi, che certamente devono essere migliorati per tenere conto dell’allargamento delle frontiere ed essere validi anche nei nuovi mercati dove si intende ad operare.

In alcuni Paesi, come ad esempio in Italia, l’investimento in arte contemporanea non è ancora molto diffuso e presenta delle potenzialità che al momento vengono solo parzialmente sfruttate. Solo alcune imprese hanno iniziato ad inserire l’arte contemporanea nelle loro attività, anche se al momento l’arte figura come un mezzo per ottenere pubblicità e quindi un ritorno d’immagine che andrà a ripercuotersi sull’aumento dei profitti.

Inoltre, l’inserimento dell’arte nei canali tipici degli investimenti finanziari, come le banche o i fondi d’investimento, non deve farlo percepire alla maniera di quelli tradizionali in azioni o obbligazioni. Certamente la scarsa correlazione che molto spesso le quotazioni dell’arte presentano con le tradizionali attività finanziarie potrebbe incentivare l’inserimento dell’arte nel portafoglio di titoli per ridurne la rischiosità. Tuttavia, le differenze esistenti tra le due tipologie di investimento sono molte. Chi investe in arte deve esserne consapevole e deve essere pronto a correre il rischio che l’unico dividendo sia costituito dal piacere estetico offerto dal possesso dell’opera

acquistata, o dallo status sociale derivante. Tale eventualità può essere accettabile per gli investitori privati, ma sicuramente non lo è per gli investitori istituzionali.

Un sentito grazie alla Prof.ssa Billio per avermi permesso di sviluppare questo argomento che tanto mi stava a cuore.

Ringrazio inoltre la mia famiglia per avermi supportato e sopportato durante la stesura di questa tesi.

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