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Analisi geopolitica e geostrategica dei fattori geografici

LINEAMENTI GEOPOLITICI 2.1. Lineamenti geografici e geopolitici

2.1.1. Analisi geopolitica e geostrategica dei fattori geografici

Israele può essere considerato un laboratorio geopolitico tipo: la vicenda del popolo ebraico e del suo insediamento in Palestina, infatti, è del tutto originale, essendosi evidenziata nell‘arco di tre millenni, nella stessa area geografica, per ben tre volte (due nell‘era antica ed una nell‘attuale manifestazione del moderno Israele).10

Per convenienza di analisi considereremo e definiremo come Israele, indifferentemente, una qualsiasi delle tre entità sovrane, storicamente esistite nel Medio Oriente, dall‘occupazione della terra di Canaan da parte delle tribù ebraiche, sino all‘attuale Stato d‘Israele post 1948.

Come già trattato nell‘esame della parte storica, la prima entità ebraica iniziò con l‘invasione da parte delle tribù israelite della regione cananita e durò sino alla conquista del Regno di Giuda e la deportazione in Babilonia da parte dell‘Impero babilonese nel 586 a.c.; il regno fu successivamente ricreato, nel 530 a.c. dai Persiani e nuovamente conquistato ed occupato, nel IV Secolo a.c., dalle armate di Alessandro Magno e successivamente, nel I Secolo a.c. dai Romani.

5 Prenderemo in esame, quindi, quelle che David Newman definisce le differenti e talvolta conflittuali, fantasie geopolitiche di Israele, sul punto Newman David, The Geopolitical Imagination, in ―Borderline‖, IBRU Boundary and Security Bulletin, Spring 1998, pp. 95-96.

6 Newman David, Geopolitics Renaissant: territory, sovereignty and the World political map, in ―Geopolitics‖, n. 3, 1998, pp. 1-16;

7 Central Intelligence Agency, The World Factbook 2009; da www.cia.gov;

8 Fonte Central Bureau of Statistics of Israel disponibile al sito www.cbs.gov.il/eng;

9 Ibid.

Durante questo periodo, il Regno d‘Israele (definito anche il Secondo Tempio in termini storico-religiosi), era un piccolo attore nel sistema delle più grandi potenze imperiali.

Con la distruzione del Tempio e la diaspora ebraica, nel mondo all‘epoca conosciuto, terminò la seconda manifestazione della sovranità ebraica in Palestina; sovranità che riapparirà, per la terza volta, dopo una pausa di circa due millenni, nel 1948, quando, nell‘ambito del declino dell‘Impero Britannico e del processo di decolonizzazione, si determineranno le condizioni per l‘indipendenza delle aree dapprima occupate e poi conquistate dagli ebrei.

Fig. 24 – Prima manifestazione storica di Israele.- Fonte Strategic Forecasting Inc. al

sito: www.stratfor.com;

Fig. 25 – Seconda manifestazione storica di Israele. Fonte Strategic Forecasting Inc.

L‘area occupata da Israele, durante i primi decenni d‘indipendenza, ha rappresentato una regione molto importante nel confronto geopolitico fra Stati Uniti e Unione Sovietica, poiché coinvolta nelle dinamiche dello scontro dei due blocchi politici opposti.

Un elemento costante, nelle diverse fasi della storia ebraica, è dato dal fatto che l‘estensione territoriale delle diverse entità sovrane succedutesi, sebbene in continua variazione, sia stata sempre individuabile a grandi linee; per tale motivo, senza elencare le continue variazioni di confini, risulta più agevole identificare le aree che, storicamente, non sono appartenute o sono state sottoposte al dominio ebraico.

Nelle sue manifestazioni storiche, Israele non ha mai incluso la Penisola del Sinai, né si è esteso a nord, lungo la fascia costiera, oltre il fiume Litani, nell‘attuale Libano; a parte una sporadica occupazione di Damasco, durante il periodo di massima espansione del Regno di David, Israele non ha mai ricompreso il territorio siriano, pur occupando con frequenza e vicende alterne, le Alture del Golan.

A giro d‘orizzonte, ad est l‘occupazione di entrambe le rive del Giordano non ha mai comportato la penetrazione nell‘omonimo deserto, mentre, a sud-est, la sovranità ebraica non si è mai estesa sino alla penisola arabica.

La precisazione appare d‘obbligo giacché la dimensione territoriale ha rappresentato uno degli elementi di maggiore contesa tra lo Stato d‘Israele e quelli confinanti; l‘idea della Grande Israele (la terra biblica di Israele - Eretz Israel) derivante da valutazioni di ordine storico e religioso, legate alle aspirazioni bibliche di frange politiche estreme, nel tempo si è andata affievolendo, riducendo le aspettative territoriali, in ragione dell‘effettiva situazione storica.

Fig. 26 – Terza manifestazione storica di Israele. Fonte Strategic Forecasting Inc.

Dal punto di vista strettamente geografico, Israele risulta formata da tre distinte sub-regioni, una prima area essenzialmente montagnosa che si estende dalle pendici del Monte Hermon sino a Gerusalemme; una seconda zona costiera, pianeggiante, che si estende dall‘odierna Tel Aviv sino a nord a Haifa ed una terza area ricompresa fra Gerusalemme ed il fiume Giordano, detta anche Giudea e Samaria, ricomprendente anche la West Bank .

Una valutazione geografica di ordine strettamente strategico e militare, consente di evidenziare come il particolare andamento topografico e confinario di Israele, nonostante la forma allungata (stretta e con lunghi confini), possa consentire un‘efficace difesa dalle minacce esistenziali e dai rischi di attacchi militari, da ben tre direzioni geografiche11.

Le caratteristiche geostrategiche, infatti, rimangono ancora un fattore chiave nel determinare l‘abilità di uno Stato a difendersi.12

Considerato che il risultato ultimo delle guerre è determinato dalle operazioni terrestri, l‘influenza del terreno e della topografia delle aree di battaglia rimarranno critiche per la difesa

11 Ibid. p. 3;

12 La Gran Bretagna non venne conquistata per la potenza del suo esercito ma perché circondata dal mare. La Russia non venne sconfitta da Napoleone o dalle Armate hitleriane a causa della sua dimensione e della sua profondità strategica. L‘Unione Sovietica e gli Stati Uniti, entrambi, trovarono difficile controllare l‘Afganistan per la sua dimensione e le caratteristiche topografiche. Israele è minacciata da Hezbollah in Libano e da Hamas nella Striscia di Gaza non per la loro potenza ma per ragioni geografiche, che consentono loro di colpire lo Stato ebraico in profondità, con armi non molto sofisticate. Se Hezbollah, con lo stesso arsenale, fosse dislocata a 200 Km dal confine israeliano, non verrebbe definita come una minaccia. Sul punto Eiland Giora, Defensible Borders on Golan Heights, Jerusalem Center for Public Affairs, Jerusalem, 2009, p. 16;

Fig. 27 – Geografia e confini di Israele Fonte Strategic Forecasting Inc.

di Israele, nonostante la crescita e la massiccia presenza di missili balistici e razzi, sul campo di battaglia mediorientale.13

Infatti, a sud, il deserto del Sinai consente la protezione di Israele da eventuali proiezioni offensive egiziane; vi è un‘oggettiva difficoltà ed uno scarso interesse militare nell‘area, alla luce dei problemi esistenti nel dislocare truppe nella parte orientale del deserto, sia per la complessità logistica associata alle permanenze prolungate in area desertica, sia per la distanza dal cuore demografico ed economico di Israele, dislocato nella piana costiera della zona metropolitana di Tel Aviv, risultante a circa 280 Km dalla Penisola del Sinai e protetto da un‘idonea profondità strategica14.

Eventuali infiltrazioni egiziane, attraverso il nord del Sinai, sino alla piana costiera, ove risulta più agevole il movimento ed il sostegno di truppe, potrebbero avvenire solo in situazioni di estrema debolezza israeliana o di espansione egiziana (nel breve e medio termine impensabile per la situazione politica, economica e militare dello Stato nordafricano), in caso contrario l‘offensiva dovrebbe essere contenuta a livello d‘incursioni di piccole unità, provenienti dalla Striscia di Gaza15.

Rischi e minacce da sud-est sono difficilmente ipotizzabili, per l‘esistenza di zone desertiche a sud-est di Eilat-Aqaba, costituite da terreni di difficile movimento operativo (definita come la capacità di muovere unità organiche e logistiche di livello adeguato); in tale situazione nessun grande dispiegamento militare potrebbe giungere dalla citata direzione geografica, rendendo il Negev sicuro.

Attacchi di forze ostili, provenienti da est, troverebbero un primo ostacolo nel deserto giordano (che inizia 30-40 Km a est del fiume omonimo): per tale motivo, sebbene esistano forze al confine israelo-giordano, l‘entità e la tipologia delle truppe dislocate non consentirebbe loro di penetrare decisivamente nella West Bank, attualmente occupata da Israele.

Il deserto, rallentando il movimento di truppe estranee all‘area (per esempio truppe irakene), garantirebbe ad Israele il tempo necessario per un attacco, difensivo, alle truppe non schierate per la battaglia, assicurando un vantaggio tattico non indifferente; in tal senso si comprende la distruzione del contingente irakeno durante la Guerra del 1973.

Dal punto di vista strategico e militare, sino a quando Israele riuscirà a controllare la West Bank, riuscirà a proiettare la sua egemonia politica e militare direttamente (tramite gli insediamenti) ed

13 Ibid. p. 6;

14 Ibid. p. 5;

indirettamente (attraverso l‘influenza politica e di sicurezza), sulla riva opposta del fiume Giordano.16

La sicurezza nei tre punti cardinali, tuttavia, evidenzia la vulnerabilità di Israele nell‘area settentrionale, mancando barriere naturali (deserti o catene montuose) con il Libano.

Dal punto di vista topografico e militare, la migliore linea di difesa israeliana (ed il confine ideale) correrebbe lungo il fiume Litani (in pieno territorio libanese), sebbene questo corso d‘acqua non costituisca un ostacolo insormontabile17.

La minaccia militare vera e propria, tuttavia, giungerebbe dalla direttrice nord-est, giacché la Siria potrebbe trovare uno sbocco geografico ed un‘agevole proiezione di potenza, solamente, lungo l‘asse nordoccidentale (verso il Libano) e sudoccidentale (verso Israele), essendo barrata da ostacoli geografici la sua espansione verso nord (area montagnosa che confina con l‘analoga regione sudorientale turca) e verso est (deserto siriano che si estende sino al Fiume Eufrate) Per tale motivo, è sempre stato un interesse fondamentale siriano accedere alla costa libanese o all‘area costiera israeliana.

Storicamente la Siria si è sempre rivolta verso il Libano sia per ragioni storiche e, a partire dal 1948, sia per le difficoltà ad affrontare Israele; dal punto di vista eminentemente militare, la possibilità di operare con truppe nell‘area confinante con Israele è stata, sempre, limitata dalla topografia della regione, che determina problemi tattici non indifferenti.18

Un eventuale attacco siriano allo Stato ebraico dovrebbe essere portato nella zona compresa fra il Monte Hermon e il Mar di Galilea (o Lago di Tiberiade), con un fronte ampio circa 40 km.

16 Friedman George, the Geopolitics of Israel, p.4;

17 In ogni modo, data la natura dello Stato Libanese e le tensioni politiche interne, le minacce direttamente portate da nord non sarebbero tali da comportare rischi vitali.

18 Friedman George, the Geopolitics of Israel, p. 5;

Fig. 28 – Direttrici di attacco siriane lungo il confine israeliano.

Fonte Eiland Giora, Defensible

Borders on Golan Heights,

Jerusalem Center for Public Affairs, Jerusalem, 2009, p. 18 Direzione attacco primario Direzione attacco secondario, evidente l’allungamento delle distanze e delle linee

Un eventuale attacco siriano potrebbe avvenire anche a sud del Mar Morto, ma questo comporterebbe la necessità di dover affrontare gli israeliani attraverso tutta la regione, per poi attaccare con linee di rifornimento allungate ed evidenti difficoltà a sostenere lo sforzo.

Un attacco lungo la direttrice principale comporterebbe, altresì, la conquista e la successiva discesa dalle Alture del Golan, con successivi combattimenti attraverso le colline della Galilea, prima di raggiungere la piana costiera.

La Galilea è un‘area che si presta egregiamente alla difesa e alla guerriglia, per tale motivo, lo scontro vero e proprio, tale da minacciare l‘esistenza dello Stato d‘Israele, potrebbe avvenire solo quando la Siria si fosse assicurata il controllo totale della regione, assicurandosi un controllo efficace delle proprie linee di rifornimento, dagli attacchi della guerriglia.

Per raggiungere la costa o arrivare a Gerusalemme, la Siria dovrebbe scontrarsi in un terreno pianeggiante posto di fronte ad una linea di colline basse, dove forze israeliane concentrate su un fronte ridotto e vicino alle linee di rifornimento dovrebbero confrontarsi in una battaglia decisiva.

Non è un caso che Megiddo — o Armageddon, come a volte è denominata tale pianura, abbia un significato apocalittico. Questo è il luogo ove qualsiasi offensiva siriana risulterebbe decisiva per scardinare le difese israeliane, anche se poi raggiungere i centri vitali (il cuore di Israele nell‘area della grande Tel Aviv) sarebbe un‘impresa molto difficile e sempre più ardua, man mano che, arrivando alla pianura, le linee logistiche siriane risulterebbero allungate.

In apparenza Israele manca di profondità strategica, ma solo in apparenza; infatti, la presenza di deserto nell‘area meridionale e gli ostacoli fisici presenti, in caso di un attacco proveniente da aree esterne alla West Bank, assicurano un contenimento dei rischi, garantendo la possibilità di affrontare per tempo eventuali attacchi.

A nord, un‘entità politicamente instabile e demograficamente non rilevante, come il Libano, non rappresenterebbe una minaccia vitale agli interessi fondamentali israeliani, pur potendo costituire un fronte secondario in caso di attacco siriano.

Nel caso la Siria dovesse operare da sola, si troverebbe costretta ad agire nella strettoia fra il Monte Hermon e la Galilea, una situazione militarmente gestibile da Israele.

L‘unico vero cimento, quindi, sarebbe il rischio di un attacco simultaneo da diverse direzioni e questo, in funzione dell‘entità, del tipo delle forze e del loro coordinamento, diventerebbe un problema vitale, come a prima vista era apparso alla dirigenza ebraica, durante la Guerra del 1973.

Anche in tale frangente, gli israeliani avrebbero il vantaggio di agire secondo linee interne, mentre i principali eserciti avversari, Egitto e Siria, dovrebbero combattere su linee esterne ed aree della battaglia largamente separate, con difficoltà nel trasferire truppe da un fronte all‘altro.

Fig. 29 – Area della battaglia chiave per il controllo della regione costiera e dell’area di Gerusalemme (sopra) con evidenziata l’area di Megiddo (sotto) Mappa: www.science.co.il/Israel-Topography.asp; Linee di attacco siriane in direzione della piana costiera e di Gerusalemme

Area della battaglia decisiva nella zona di Har Megid – Armageddon o Megiddo Regione della Galilea, montuosa e collinare, favorevole alla guerriglia israeliana

Israele, operando su linee interne (i fronti vicini l‘uno all‘altro e buone vie di comunicazione), sarebbe in grado di muovere le sue forze rapidamente, potendo operare sequenzialmente con scontri successivi.

La mancanza di coordinamento fra le forze nemiche, le difficoltà ad iniziare simultaneamente il conflitto e la difficoltà a dislocare forze superiori in almeno un fronte, rappresentano il vantaggio strategico israeliano che consentirebbe di spostare le forze rapidamente, annullando parte della superiorità numerica avversaria.