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La Dottrina della Dahiyah

LINEAMENTI GEOPOLITICI 2.1. Lineamenti geografici e geopolitici

LINEAMENTI STRATEGICI

3.5. L’evoluzione della strategia israeliana nel tempo

3.5.3 La Dottrina della Dahiyah

128 La deterrenza sarebbe stata costituita da un insieme di astute manovre politiche, da un certo numero di vittorie israeliane sul campo di battaglia, nel corso di un ragionabile ma non determinato periodo, alterando così il calcolo strategico arabo.

129 I concetti strategici di Allon sono stati sviluppati in diverse pubblicazioni militari israeliane. La fonte principale in lingua inglese è: Allon Yigal, The Making of Israel‘s Army, Valentine Mitchell, London, 1971, traduzione della pubblicazione in lingua ebraica del libro A Curtain of Sand, Hakibutz Hameuchad, Tel Aviv, 1959, che rappresenta la formalizzazione teorica del suo pensiero;

130 Cohen Avner, Israel and the Bomb, p.150;

131 Ibid. p. 151;

132 Contrariamente alla posizione di Moshe Dayan, che chiedeva una riduzione della capacità convenzionali dello Stato ebraico e la dismissione della dottrina dell‘opacità, a favore di una strategia nucleare aperta ed evidente.

133 Aronson Shlomo, Brosh Oded., The Politics and Strategy of Nuclear Weapons in the Middle East: Opacity, pp. 143-144;

La dottrina strategica, dopo il dibattito fra i sostenitori dell‘armamento convenzionale e di quello nucleare, sostanzialmente, rimase invariata nei successivi conflitti del 1967 e dello Yom Kippur. La parziale debacle del 1973, infatti, non si dovette ai limiti strategici ed alle incongruenze dottrinarie ma alle difficoltà nello early warning (valutazione di indizi e segnali di allarme) ed agli errori di intelligence (quella tattica e militare facente riferimento alle IDF), che determinarono difficoltà nella mobilitazione.

Il conflitto del Libano del 1982, invece, rappresentò un efficace banco di prova militare, evidenziando le capacità di guerra elettronica e di coordinamento fra aviazione, truppe corazzate e fanteria, che permisero di giungere alle porte di Beirut nel giro di poche settimane, sebbene lo svolgimento del piano di operazioni risultò, a volte, confuso e farraginoso.

I problemi causati da tale conflitto, più che essere riferiti alla tattica militare erano imputabili al decision making dello Stato ebraico in quanto, gli errori del vertice politico militare, Ministro della Difesa Ariel Sharon e Primo Ministro Menachem Begin, non poterono essere compensati da una struttura formalizzata di decisione collegiale politica.

Le difficoltà incontrate in Libano vennero, inoltre, determinate da errori di intelligence, non addebitabili alle IDF ma all‘entourage di Sharon ed al Mossad, che non riuscirono a valutare correttamente il peso politico e militare delle milizie cristiane e della Falange libanese, nonché l‘emergenza sciita in Libano ed alle nuove metodiche di guerriglia adottate dai gruppi armati sciiti di Amal ed Hezbollah.135

A grandi linee negli anni ‘90 e nel primo decennio del corrente secolo, il contesto dottrinario è rimasto pressoché inalterato, le innovazioni connesse all‘introduzione dei concetti della RMA (Revolution in Military Affairs) non hanno determinato cambiamenti nei principi stabiliti dalla strategia israeliana, essendo cambiate solamente le strutture di comando e controllo, non le modalità operative e le esigenze geopolitiche e strategiche.

Nel periodo immediatamente successivo alla Seconda guerra del Libano, dell‘estate 20006, a fronte delle difficoltà nell‘affrontare un avversario operante secondo i canoni della network warfare136, in considerazione delle perdite militari subite e dell‘impellente minaccia missilistica su gran parte di Israele, venne adottata dalle IDF una nuova strategia, imperniata sull‘utilizzo sproporzionato del fuoco aereo e dell‘artiglieria, unico sistema ritenuto idoneo per combattere

135 Morris Benny, Vittime. Storia del conflitto Arabo-Sionista 1881-2001, pp. 687-690;

136 Network warfare è la guerra combattuta secondo le modalità di rete e collegamenti, senza una precisa gerarchia ma con un obiettivo comune, da parte di cellule isolate, collegate in modo flessibile e capaci di mimetizzarsi con la popolazione e l‘ambiente. sul punto Bailey Alvin L., The implications of Network Centric Warfare, USAWC Strategy Research Project, U.S. Army War College, 2004, pp. 15-16

organizzazioni terroristiche sub-statuali operanti con sistemi di guerra convenzionale e guerriglia, come Hezbollah ed Hamas.

La dottrina, definita Dahiyah, dal nome del quartiere di Beirut colpito pesantemente dal fuoco aereo nelle prime fasi conflittuali, trova la sua ragion d‘essere nelle difficoltà delle IDF di utilizzare i vantaggi militari connessi all‘uso tradizionale della forza come disposto dalla dottrina militare137, per prevenire il lancio di missili contro obiettivi in aree civili israeliane e ridurre le perdite sul campo di battaglia, determinate dai sistemi missilistici controcarro e dalle mine. Secondo tale strategia obiettivi del fuoco aereo e di artiglieria sarebbero i villaggi da cui sono lanciati i missili ed i razzi138, le roccaforti politiche, sociali e religiose dei gruppi non statuali139, le infrastrutture civili dell‘entità politica sovrana, all‘interno della quale operano liberamente tali compagini 140.

Il sistema indicato rappresenta una netta cesura rispetto alla strategia tradizionale delle IDF, quasi un ritorno al Military Activism, infatti, mentre con le esecuzioni mirate (targeted killing) venivano considerati obiettivi militari i vertici e le figure più importanti dei diversi gruppi terroristici, la cui esecuzione avveniva con missili di precisione o con l‘impiego di forze speciali, senza coinvolgere indiscriminatamente civili, nel tentativo di ridurre i cosiddetti danni collaterali, con la Dahiyah si usa la rappresaglia massiccia col chiaro scopo di deterrenza.

In particolare:

1. diversamente dall‘uso combinato del fuoco e della manovrabilità sul terreno, viene adottata una strategia di massiccio attacco aereo (mutuata in questo dagli Stati Uniti), tesa alla distruzione dell‘ambiente in cui operano i gruppi armati;

2. per affrontare la minaccia missilistica, non viene più ricercata l‘eliminazione del singolo lanciatore (uomo o mezzo), piuttosto si tende alla distruzione punitiva dell‘intera area da cui provengono i missili;

3. la ricerca della vittoria definitiva, fondamentale per la deterrenza convenzionale secondo la strategia tradizionale israeliana, non è più considerata prioritaria, al suo posto viene

137 La tradizionale dottrina circa l‘impiego della forza si basa sul fuoco e sulla manovra veloce di fanteria e carri armati, unita all‘eliminazione dei lanciatori di missili contraerei, controcarro e terra-terra. Il fallimento, percepito da alcuni commentatori militari, in Libano pare essere dovuto, però più che alla dottrina militare alla sua parziale applicazione, derivante da ragioni di natura politica e decisionale. Sul punto Wegman Yehuda, The Trap of limited War, in ―Ynetnews‖, January 02, 2009; da www.ynetnews.com;

138 Eisenkott Gaddi, Israel warns Hezbollah war would invite destruction, in ―Ynetnews‖, October 03, 2008; da www.ynetnews.com;

139 Siboni Gabriel, Disproportionate Force: Israel‘s Concept of Response in Light of the Second Lebanon War, INSS Insight No. 74, October 2, 2008; da www.inss.org.il;

140 Sul punto Eiland Giora, The Third Lebanon War: Target Lebanon, in ―Strategic Assessment‖, Vol. 11, n. 2, November 2008, p. 16; Shalom Zaki, The IDF's New Response Policy vis-à-vis Hezbollah: How Viable is It?, INSS Insight No. 76, October 28, 2008; da www.inss.org.il;

considerato l‘aspetto di deterrenza derivante dai costi sostenuti dalle organizzazioni e dalle ingenti distruzioni economiche e materiali nello Stato ospite, affinché si possa determinare divisioni fra i membri delle organizzazioni e la popolazione locale.

La strategia delineata, è stata successivamente applicata a Gaza nel 2009, con l‘Operazione detta Piombo Fuso; al di là dell‘efficacia dimostrata, la pedissequa esecuzione della dottrina ha sollevato diversi dubbi in merito alla conformità ai principi del diritto bellico, con prese di posizione da parte delle Nazioni Unite.