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Analisi degli indicator

Lo strumento principale per un’adeguata azione di monitoraggio è un set di indicatori realmente informativo sul fenomeno in esame. Questo vale anche per le azioni di monitoraggio previste dal processo di gestione del rischio clinico.

Al momento non è disponibile in letteratura un mix di indicatori che comprenda le classiche categorie di:

- esito; - processo; - struttura;

- soddisfazione dell’utente.

Indicatori di esito

Nella maggior parte dei casi ciò che viene monitorato sono alcuni eventi cosiddetti sentinella che per le loro caratteristiche di gravità, frequenza, tipicità dovrebbero rappresentare il livello globale di sicurezza di una realtà operativa. In particolare sono stati elaborati set di indicatori generali (applicabili ad un intero ospedale o a specifiche aree specialistiche) Figura 33.

Figura 33: Indicatori di esito a livello ospedaliero

Nella figura sopra riportata sono riportati gli indicatori proposti dall’AHRO. L’identificazione di questi eventi può essere effettuata utilizzando gli strumenti già citati nel presente lavoro.

Indicatori di processo

È possibile reperire in letteratura elementi utilizzabili come indicatori di sicurezza di un processo. Questi indicatori possono essere monitorati mediante audit documentali o verifiche su campo effettuate ad hoc., Figura 34

Figura 34: Indicatori di sicurezza del processo di gestione e somministrazione dei farmaci

Indicatori di struttura

È possibile individuare anche gli indicatori di sicurezza che riguardano sia la struttura in senso stretto (ad es. la sicurezza degli impianti, uscite di sicurezza, etc.) sia le apparecchiature utilizzate nell’ambito dell’attività sanitaria.

Indicatori di soddisfazione del cliente

Come avviene per altri aspetti della qualità, è possibile utilizzare anche per la gestione del rischio clinico indicatori relativi al punto di vista dell’utente. In questo caso gli indicatori principali derivano dall’analisi dei reclami (focalizzandosi su quelli che hanno un contenuto di danneggiamento per il paziente), dalle richieste di risarcimento inoltrate dai procedimenti giudiziari in atto o conclusi.

CONCLUSIONI

La gestione dell’errore è basata sulla comprensione della natura e dell’estensione dell’errore. Questo richiede il riconoscimento delle condizioni che lo inducono; l’assunzione di comportamenti volti a prevenire o a mitigare l’errore e, soprattutto la formazione del personale all’applicazione di questi criteri.

Gli errori procedurali possono essere il risultato di limiti umani o di procedure inadeguate che devono essere cambiate. Le violazioni possono essere generate da una cultura non – compliant, da una percezione di invulnerabilità o da procedure inadeguate. Paradossalmente, proprio gli errori che producono conseguenze possono aumentare il rischio; i team che violano le procedure sono 1,4 volte più esposti alla possibilità di commettere altri errori. Le barriere alla discussione sull’errore sono elevate quando lo staff medico non riconosce le conseguenze che lo stress e l’affaticamento possono avere sulle performances. Molto cammino è stato fatto per costruire una cultura che coniughi il riconoscimento dell’errore all’efficienza, mentre in medicina esistono ancora pressioni per nasconderlo, lasciandosi così sfuggire le opportunità di miglioramento. In molte organizzazioni la gestione del rischio è concentrata sul tentativo di prevenire la ricorrenza di specifici errori o violazioni, che si sono verificati in particolari incidenti. La risposta interna più frequente a questi eventi è deliberare nuove procedure che prescrivano quel particolare comportamento: sanzionare, esortare e riqualificare lo staff e le persone con ruolo chiave, nello sforzo di renderle più responsabili nello svolgimento dei propri compiti; e aumentare l’automazione. Questo approccio, si potrebbe definire “antipersonale” e presenta numerosi problemi di cui è necessario tenere conto:

• Le persone non intendono commettere errori: è difficile per gli altri controllare ciò che non si riesce a controllare da soli;

• I precursori psicologici di un errore (disattenzione, distrazione, preoccupazione, dimenticanza,affaticamento, stress) sono probabilmente gli ultimi, ma non meno importanti anelli nella catena di eventi che predispongono all’errore;

• Gli incidenti che si verificano, raramente sono il risultato di una singola disattenzione. Frequentemente sono il prodotto di molti fattori: personali relativi al compito, alla situazione e di carattere organizzativo. Non è sufficiente che si ripresenti una singola azione, già implicata in un precedente incidente, perché automaticamente si verifichi un esito avverso. La multifattorialità delle cause e il loro concatenarsi hanno un peso significativo per il manifestarsi dell’evento stesso.

di altre azioni, loro malgrado, possono avere la funzione di interrompere un incipiente sequenza di incidenti agendo da contromisure;

• Queste contromisure possono ingenerare un falso senso di sicurezza. Poiché i moderni sistemi sono generalmente molto più affidabili. È opportuno verificare quanto tempo passa tra l’implementazione di queste misure attinenti al personale e il verificarsi di un successivo errore. Durante questo periodo di tempo coloro che hanno istituito il cambiamento sono inclini a credere di aver risolto il problema;

• L’aumento dell’automazione non risolve il problema del fattore umano, semplicemente cambia la natura. Il sistema diventa più opaco per i suoi operatori; • La consapevolezza che i sistemi di gestione del rischio, per quanto accurati, non

potranno mai totalmente risolvere la possibilità dell’errore.

È un punto di partenza importante perché infrange ogni eventuale nuovo mito di perfezione. Significa riconoscere la necessità di sostanziare e diffondere una cultura di analisi continua degli incidenti o quasi incidenti, degli errori o dei quasi errori per introdurre stabilmente nel sistema il loro monitoraggio/controllo.

Ciò comporta l’abbandono della consolidata vecchia abitudine per cui i cambiamenti debbono avvenire solo dopo che si è verificato un incidente, ricordando che “nascondere gli errori è il più grave dei peccati intellettuali” (Popper, 1998).

Il problema della sicurezza non si può risolvere con il semplice riconoscimento della colpa attribuibile al singolo individuo, ma è necessario riconoscere la responsabilità del sistema, le persone non lavorano isolatamente, le loro azioni sono condizionate dall’ambiente e dalla circostanze.

L’intervento nella formazione del personale, al fine di migliorare il lavoro di squadra e rinforzare le competenze professionali, può essere portatore di un importante valore che è il riconoscimento individuale delle singole persone da parte del sistema. In altri termini, questo corrisponde alla teoria “valorizzare le risorse umane” attraverso l’umanizzazione del sistema.

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Ringrazio tutte le persone che mi hanno sostenuto con affetto in questo percorso in particolare le mie colleghe Lucia, Giovanna e Francesca. Un grazie particolare al mio compagno di avventura Marco.