• Non ci sono risultati.

3. La poetica della realtà in Sin rumbo

3.3. Andrés e la dicotomia ciudad vs campo

Il sottotitolo “Estudio” non solo evidenzia i profondi legami che l’opera stabilisce con la modalità narrativa naturalista, ma soprattutto giustifica la struttura del libro.

La disposizione dei capitoli rivela un’organizzazione rigorosa e lineare molto simile a quella dei trattati scientifici o medici. L’opera è divisa in due parti, mentre l’argomento si articola in tre momenti diversi che corrispondono alla ida y vuelta di Andrés dalla pampa a Buenos Aires, e viceversa.

Secondo l’attenta analisi condotta da George D. Schade332, la struttura interna del romanzo è perfetta, almeno dal punto di vista spaziale: dei 32 capitoli totali, i primi tredici sono ambientati in campagna, dove Andrés ha la sua tenuta, vive in un rapporto di supremazia con i gauchos, suoi peones, e Donata, della quale si serve per soddisfare i propri bisogni sessuali; i tredici seguenti, invece, ce lo presentano a contatto con il mondo cittadino, con il teatro, la garçonnière e i prestigiosi clubs. I restanti sei della prima parte sono situati nuovamente nella pampa, dove il protagonista incontra la figlia naturale, Andrea.

La seconda sezione, molto più breve, consta di altri tredici capitoli totalmente ambientati tra la natura campestre, nei quali si racconta del cambiamento spirituale che la scoperta della paternità ha segnato nel protagonista333..

Le due parti in cui si struttura l’opera si concentrano sulla figura di Andrés, e indicano un prima e un dopo rispetto a quelli che sono i momenti chiave della sua

332 Cfr. G. D. Schade, «El Arte Narrativo en Sin rumbo», disponibile a: http://revista-

iberoamericana.pitt.edu/, p. 18.

333 R. Gnutzmann, La novela naturalista en Argentina (1880˗1900), Rodopi, Amsterdam, 1998, p.115.

102

relazione col mondo esterno334: un primo momento segnato da uno stato di misantropia, depressione ed astio, in cui il giovane, dominato da un istinto sessuale indomabile, cerca di soddisfare i propri bisogni mantenendo rapporti con due donne.

Quindi un secondo, in cui prevale un tono di speranza ed ottimismo verso il futuro, ma destinato a una breve durata poichè l’agonia della bimba, e la successiva morte, sono insuperabili per il protagonista che decide di suicidarsi. In Sin rumbo i due luoghi sono associati a due figure femminili: Donata e Marietta Amorini. Se la giovane campesina è portatrice di antichi valori, e simbolo di castità e purezza, la soprano è l’emblema della falsità e dell’ipocrisia della realtà urbana.

Entrambe rappresentano metaforicamente la dicotomia campo vs ciudad, alla quale si collega l’antitesi civilización vs barbarie.

Da un lato vi è la chiassosa e moderna Buenos Aires, simbolo del progresso, che ha raccolto tutte le novità provenienti dalla lontana Europa; dall’altro, la natura inalterata e silenziosa della campagna argentina, riflesso di un passato che ancora sopravvive335.

L’antica tesi del «menosprecio de corte y alabanza de aldea»336 è qui riproposta magistralmente da Cambaceres, il quale focalizza la sua attenzione proprio sul rapporto che Andrés intesse con gli spazi in cui si trova a vivere e lottare.

Lo scenario oltre a essere un elemento strutturale fondamentale337, rivela la personalità e il temperamento dei personaggi principali.

334 Introduzione a E. Cambaceres, op. cit., a cura di C. Cymerman, p. 42.

335 Cfr. G. Marun, «Relectura de Sin Rumbo: floración de la novela moderna», disponibile a:

http://revista-iberoamericana.pitt.edu/, p. 381.

103

Andrés, il raffinato uomo di mondo, è membro dell’alta borghesia bonaerense grazie all’eredità lasciatagli da un padre dall’“espíritu positivo y prácticoˮ338, che gli permette di oziare senza doversi guadagnare da vivere. È, come scrive Pérez, “un individuo ‘distinto’, […] cuya superioridad se sustenta en las experiencias de mundo, a las que accede gracias al dineroˮ339.

La voce di un narratore extradiegetico ci presenta la figura di Andrés e la sua ricca dimora immersa nella tranquillità della pampa in maniera oggettiva ed imparziale.

Dopo la memorabile introduzione alla maniera naturalista che descrive con minuzia di particolari la fattoria: “En dos hileras, los animales hacían calle a una mesa llena de lana que varios hombres se ocupaban en atar. Los vellones, […], eran arrojados después al fondo del galpón y allí estivados en altas pilas semejantes a la falda de una montaña en deshielo. Las ovejas, brutalmente maneadas de las patas, […]entrecerraban los ojos con una expresión inconsciente de cansancio y de dolor”340; le attività che in essa vengono praticate, come la tosatura delle pecore: “en grupos, hombres y mujeres trabajaban agachados. […]. En medio del silencio que reinaba, entrecortado a ratos por balidos quejumbrosos o por las compadradas de la chusma que esquilaba, las tijeras sonaban como

337 Cfr. I. González Pérez˗Canto, «Elementos naturalistas en la estructura y en la cosmovisión de

Sin rumbo de Eugenio Cambaceres», disponibile a: http://www.journals.unam.mx, p. 244. 338 E. Cambaceres, op. cit., p. 83.

339 “un individuo ‘distinto’, […] la cui superiorità emerge quando entra a contatto con il mondo, e al quale accede grazie al denaro”, A. J. Pérez, «Sin rumbo: la novela de la encrucijada nacional», disponibile a: cfr. http://www.cervantesvirtual.com/, p. 3.

340 “In due file, gli animali facevano strada a una tavola piena di lana che alcuni uomini intrecciavano. Le pellicce, […], venivano ammassate in un secondo tempo nel fondo dell’hangar e lì stipate in alte pile somiglianti al declivio di una montagna in disgelo. Le pecore, brutalmente legate per le zampe, […], socchiudevano gli occhi che nascondevano un’espressione inconsciente di stanchezza e dolore”, E. Cambaceres, op. cit., p. 77.

104

cuerdas tirantes de violín”341, ci viene presentato Andrés, il patrón, che schiaffeggia “un chino342 […] falso como el zorro, bravo como el tigre”343, simbolo della barbarie e della delinquenza.

L’atteggiamento dispotico ed insolente del protagonista, la visione patriarcale e gerarchica proprie della classe dirigente, si manifestano già a partire dal suo rapporto con i peones, semplice forza lavoro da sottomettere e sfruttare. La violenza che Andrés esercita sui dipendenti della masseria esprime la sua autorità da padrone.

Questa superiorità, ostentata quasi con malignità, si concretizza, metonimicamente, grazie a un oggetto: “la boca de un revolver”344, che egli sfodera per difendersi dalla minaccia del gaucho “armado de cuchillo”345.

Il narratore, assumendo il punto di vista di Andrés, torna a descrivere la magia che l’immensa “tabla infinita de la pampa, […] sola, desnuda, espléndida”346 offre e trasmette a colui che la guarda.

Il sole caldo di novembre è comparato a “una garza sedienta”347 che beve nella laguna, le nuvole all’orizzonte somigliano “a un inmenso trebolar en flor”348, mentre il vento sembra non voler turbare la tranquillità che si respira nell’aria vespertina.

341 “in gruppi gli uomini e le donne lavoravano accovacciati. […]. In mezzo a quel silenzio che regnava, a tratti interrotto dai gemiti di dolore o dal tono arrogante di chi stava ammassato a tosare, (il rumore) delle forbici produceva un suono simile a quello delle corde di violino”, ibidem.

342 Come ci informa l’apparato di note dell’edizione di Sin rumbo curata da C. Cymerman, il termine chino “es voz despectiva” e significa “mestizo”, ovvero meticcio, mulatto.

343 “un meticcio […] falso come la volpe, e coraggioso come la tigre”, ivi, p. 78. 344 Ivi, p. 79.

345 Ibidem.

346 “l’immensa pianura simile a una tavola, […] sola, nuda, splendida”, ivi, p. 81. 347 “un airone assetato”, ibidem.

105

In cima a un poggio paragonato a un “caballo corcovado”349 si eleva, in contrasto con gli spazi aperti e incontaminati della campagna, l’imponente casa di Andrés, “un pabellón Luis XIII”350 circondato dalla “bóveda viva de una calle de paraísos”351.

La lussuosa dimora con la sua “torre rematada en cono”352, è il castello antico e fastoso di chi afferma la propria egemonia sull’ambiente circostante, è la traccia della civilización che si impone sulla barbarie, distruggendola.

La struttura dell’edificio viene presentata secondo una tecnica che somiglia molto a quella cinematografica della carrellata in avanti: partendo dai piani bassi, destinati alla servitù, si giunge a quelli alti dell’abitazione, dove nel silenzio si consuma la solitudine di Andrés.

Lo stile architettonico rivela non solo il “gusto exótico y poco ‘argentino’ ”353 del protagonista, ma anche l’aspirazione di un’intera classe sociale, quella dell’oligarchia latifondista, a somigliare a un paese ricco e all’avanguardia come l’Europa.

La macchina da presa prosegue la sua panoramica verticale fino a un balcone, dove su un’amaca, giace un ragazzo dagli occhi azzurri, “dulces, pegajosos, de esos que es imposible mirar sin sufrir la atracción misteriosa y profunda de sus pupilas”354: Andrés.

349 Ivi, p. 80.

350 Ibidem.

351 “volta viva di un viale di alianti”, ibidem.

352 “una torre la cui estremità era a forma di cono”, ibidem. 353 A. J. Pérez, op. cit., p. 3.

354 “dolci, umidi, di quelli che è impossibile guardare senza subire l’attrazione misteriosa e profonda che emana il suo sguardo”, E. Cambaceres, Sin rumbo (estudio), a cura di C. Cymerman, Cátedra, Fuenlabrada (Madrid), 1999, p. 82.

106

La prima immagine che di lui ci viene offerta, è quella di un essere meditabondo, inerte, completamente assorto nel flusso dei pensieri che affollano una mente in perenne equilibrio precario. A partire da questa presentazione del protagonista si evince che l’isolamento è uno dei tratti che lo caratterizzano. Andrés infatti non si discosta soltanto dal mondo contadino e barbaro, ma anche dalla realtà e dalla vita stessa.

È proprio la voce del narratore che, assumendo il punto di vista del personaggio principale, fa affiorare, grazie alla tecnica dell’indiretto libero, i ricordi della sua prima infanzia, legati soprattutto all’educazione di un padre che l’avrebbe voluto intraprendente e poliglotta e la premura di una madre “dispuesta siempre a encubrirlo y a defenderlo”355. La sua mente si perde e vaga in un passato che non solo è lontano, ma anche irrecuperabile. Il paesaggio della pampa, proprio come questo primo stadio della sua vita, rappresenta la purezza e l’innocenza, tratti oramai impossibili da ristabilire.

Andrés ripercorre ogni attimo della sua esistenza come uno spettatore di fronte a un cortometraggio in cui si susseguono rapidamente immagini confuse e sbiadite. Tutto fino a quel momento si è rivelato vano: dall’amore proibito con una cantante francese, ai propositi di divenire prima avvocato e poi medico, fino all’irruzione nel mondo del piacere, dei viaggi “la Rusia, el Oriente, la China, el mundo y siempre y en todas partes, bajo formas varias y diversas, el mismo fondo de barro”356.

Andrés ha cercato di afferrare il mondo, di godere dei piaceri che esso offre, ma senza alcuna soddisfazione.

355 Ivi, p. 83.

356 “la Russia, l’Oriente, la Cina, ovunque il mondo mostrava, seppur sotto sembianze diverse e varie, lo stesso sfondo degradato”, ivi, p. 85.

107

Qualunque suo desiderio si rivela essere una chimera, ogni sogno realizzato provoca noia e un senso di scoramento a tal punto da relegare il giovane dandy nella sua torre d’avorio, tra le pareti di quella stanza dove si consuma la vita fragile di un uomo solo.

Mentre fuori il mondo brulica, mormora, mentre i peones sono affaccendati nei lavori agricoli, Andrés rimane seduto a osservare i tanti burattini che si muovono intorno, a godere dell’ozio di una vita fatta di agi e comfort.

Ogni suo ritratto è il fermo immagine di un uomo inerme, immobile, incapace di partecipare alla vita. È proprio questa inattività che lo porta a essere “seco, estragado, sin fe, muerto el corazón, yerta el alma”357, a non avere fiducia nella scienza, nei progressi della moderna società, a sentire come una sorta di fastidio verso l’epoca in cui vive.

La sua crisi, come osserva Schilckers, proviene soprattutto “de un consumo excesivo de todos los placeres que la sociedad le ofrece”358, che lo hanno condotto a una “sobresaturación de sus sentidos”359.

Questa alienazione è il risultato di un’inquietudine che porta Andrés a vagare tra una realtà e l’altra, ma anche a nascondersi nella propria interiorità, che per estensione, è rappresentata dai suoi lussuosi alloggi.

Si tratta di un eroe, o meglio, di un antieroe, complicato e anticonformista che, insoddisfatto di se stesso, vive in continua lotta con il mondo.

357 “nostalgico, devastato, senza fede alcuna, con il cuore fermo, e l’anima inerte”, ibidem. 358 “proviene da un consumo eccessivo di tutti i piaceri che la società offre”, S. Schlickers, El

lado oscuro de la modernización: Estudios sobre la novela naturalista hispanoamericana,

Iberoamericana Vervuert, Francoforte, 2003, p. 329. 359 Ibidem.

108

Perfino alla vista della sterminata pianura, mille volte contemplata, sente “un fastidio inaguantable, un odio, una saciedad”360, che esprimere esclamando “¡Uff!”361.

Il narratore ci presenta questo personaggio come un essere annoiato, paralizzato nell’anima, e occupato nelle sue meditazioni che fanno da eco al pensiero pessimista del suo “maestro predilecto”362, Schopenhauer, il quale gli

insegna che “ ‘el fastidio da la noción del tiempo, la distracción la quita; luego, si la vida es tanto más feliz cuanto menos se la siente, lo mejor sería verse uno libre de ella’ ”363. È proprio intorno a questa filosofia che si costruisce l’eroe cambaceriano, e questa frase rivela la chiave di lettura del finale del libro.

Le opere dell’autore tedesco ˗in particolare Die Welt als Wille und Vorstellung 364 e i Parerga und Paralipomena: kleine philosophische Schrifte 365˗ anziché essere di sostegno all’inquietudine del protagonista, alimentano il suo disagio, poiché vengono fraintese. Andrés si illude di poter trarre conforto e forza grazie agli insegnamenti del filosofo: in realtà è proprio il suo intimo malessere che gli impedisce di comprendere il senso di quanto legge. Ecco che allora il suicidio sarà, come vedremo, l’ultima vera conferma di questo irrimediabile equivoco.

360 “un fastidio indomabile, un odio, un senso di nausea lo invadeva”, E. Cambaceres, op. cit., p. 94.

361 Ivi, p. 86. 362 Ibidem.

363“ ‘il fastidio che provoca la sensazione del tempo che scorre, viene eliminato dalla distrazione; di conseguenza, la vita è tanto più gradevole quanto meno si fa sentire, la migliore soluzione sarebbe che uno se ne vedesse liberato’ ”, ibidem.

364 Traduzione italiana Il mondo come volontà e rappresentazione, è l’opera principale del filosofo tedesco Arthur Schopenhauer. La prima edizione, risalente al 1819, non riscosse molto successo. Lo stesso accadde per le pubblicazioni che seguirono, quella del 1844 e del 1859, ambedue stampate mentre l’autore era ancora in vita.

365 Traduzione italiana Parerga e paralimpomena, si tratta di una raccolta di scritti pubblicati per

la prima volta nel 1851 e che nacquero come aggiunta e completamento del Mondo come volontà

109

L’esistenzialismo, come osserva Clark riprendendo lo studio condotto da Bazán˗Figueras, è il tema centrale di questo romanzo; secondo i due critici “esta filosofia se manifesta en ‘la desilusión del hombre ante la sociedad’, el hombre se siente solo y sin rumbo”366.

Ecco che il «senza meta» a cui allude il titolo fa riferimento non solo all’incapacità del protagonista di adattarsi a due realtà diverse, quali la città e la campagna, ma anche alla sensazione di inadeguatezza nei confronti della vita che gli è toccata in sorte.

Andrés è l’uomo moderno diviso tra la nostalgia di un passato e un presente˗futuro che annienta qualsiasi suo bisogno.

È come se tra l’Io e il mondo esistesse un vuoto difficile da colmare, poiché la stessa realtà appare scissa tra un prima e un dopo. Se la campagna, dove Andrés è nato e cresciuto, rappresenta il tempo passato che scompare pian piano, al contrario, lo scenario urbano stravolge la geografia di un paese arretrato facendo sì che il singolo viva in una condizione di eterno disagio.

uesta sensazione di alienazione accompagna Andrés tanto tra le mura della dimora pampeana, quanto nell’alloggio cittadino di Buenos Aires.

In bilico tra questi due luoghi antitetici, anche l’eroe di Sin rumbo appare diviso tra una volontà di fuggire e un bisogno di agire. L’insoddisfazione e la noia, a cui egli tenta di rimediare abbandonandosi al suo pessimismo, lo conducono a vivere in continuo antagonismo con la realtà.

366 “questa filosofia si manifesta nella ‘disillusione dell’uomo di fronte alla società’, egli si sente solo e senza una meta”, Z. Clark cita il lavoro condotto da P. Bazán˗Figueras, Eugenio

Cambaceres: Precursor de la novela argentina contemporánea, in «Rasgos naturalistas y

110

Secondo l’osservazione di Bazán˗Figueras, in un paese in cui convivono tradizione ed innovazione esistono tre tempi: il passato, rappresentato dal gaucho, il presente, dall’immigrato, e il fututo simboleggiato dall’uomo argentino contemporaneo367. Quale “víctima de la modernidad”368, Andrés sente che gli è stata negata qualsiasi possibilità di comunicare con il mondo, e ciò provoca in lui un dissidio doloroso e segreto.

I rapporti che l’eroe mantiene con tutti gli altri personaggi o sono di violenza, o di totale indifferenza, per questo destinati ad eclissarsi. È qui che risiede il problema dell’inetto cambaceriano: saper vivere. Andrés adotta sempre una strategia diversa, che ha come unico fine quello di rompere qualsiasi contatto con la realtà.

Con le due donne consuma la sua passione sessuale per poi abbandonarle; nell’azienda non prende parte ai lavori, infine gli ambienti esclusivi che frequenta a Buenos Aires sono “lugares que hieden a humo de tabaco italiano y a letrina, medios ambientes de caricaturas de hombres y mujeres”369 e perciò invivibili. Il suo dramma interiore lo porta ad essere “insensible y como muerto”370, a dubitare di tutti i valori morali, dall’amore all’amicizia, dal patriottismo alla scienza, a non avere fede in Dio “un absurdo espantapájaros inventado por la

367 Ivi, p. 57.

368 A. J. Pérez, «Sin rumbo: la novela de la encrucijada nacional», disponibile a: cfr.

http://www.cervantesvirtual.com/, p. 3.

369 “luoghi che appestano di fumo di tabacco italiano e di latrina, ambienti pieni uomini e donne somiglianti a cararicature umane”, I. González Pérez˗Canto, «Elementos naturalistas en la estructura y en la cosmovisión de Sin rumbo de Eugenio Cambaceres», disponibile a: cfr.

http://www.journals.unam.mx/, p. 244.

370 “insensibile e come morto”, E. Cambaceres, Sin rumbo (estudio), a cura di C. Cymerman, Cátedra, Fuenlabrada (Madrid), 1999, p. 93.

111

collonería de los hombres”371. In un discorso pubblico Andrés, con un gesto pieno di cinismo e scetticismo, arriva persino a negare la validità dei progetti politici messi in atto in quegli anni e volti a un miglioramento del paese. In fin dei conti “nada en el mundo le halagaba ya, le sonreía, decididamente nada lo vinculaba a la tierra. Ni ambición, ni poder, ni gloria, ni hogar, ni amor, nada le importaba, nada quería, nada poseía, nada sentía”372.

Questo nichilismo rivela uno stato di frustrazione che questo personaggio tenta di compensare appagando ogni suo desiderio, a cui però segue sempre una senso di frustrazione e delusione.

L’alterità spaventa Andrés fino ad angosciarlo, mentre la sua individualità è un porto sicuro dove rifugiarsi, poiché tutto ciò che sta là fuori rappresenta un enigma impossibile da risolvere. La verità è che Andrés non vuole correre pericolo, non intende misurarsi con la realtà, e quindi preferisce non prendere parte alla vita.

Ogni sua immersione nel mondo prevede due fasi: una prima e totale incursione dettata dalla curiosità e dal bisogno di esplorare nuovi orizzonti e piaceri; e una conseguente emersione e liberazione

Dunque Andrés, dopo un primo momento di abbaglio ed estasi, affoga di nuovo nella sua più totale e cupa malinconia.

371 “un assurdo spaventapasseri inventato dall’imbecillità umana”, ibidem.

372 “non c’era più nulla nel mondo che lo allettava, che gli sorrideva, fondamentalmente non esisteva cosa che lo vincolava alla terra. Né l’ambizione, né la gloria, né la casa, né l’amore, non era interessato a niente, non desiderava niente, nulla aveva (e) nulla gli provocava dispiacere”, ivi, p. 144.

112

Prendendo in prestito un termine usato da David R. George, si potrebbe definire questo personaggio un “experimentador”373, nel vero senso della parola, ovvero: Andrés prova a stabilire un contatto con la realtà esterna, con i limiti e le leggi che essa impone, con le maschere che per strada si incontrano, con le donne che frequenta, ma i risultati sono disastrosi. Solo quel figlio concepito nel peccato, ripudiato, ma poi sognato, può dare un senso alla sua esistenza vuota.

Prima del suo definitivo ritorno alle origini, dove la piccola Andrea lo attende, Andrés entra ed esce dal palco della vita senza avere pace.

La solitudine di questo eroe è sintomo di un grave disturbo psicologico: