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2. Dal naturalismo europeo a quello extraeuropeo

2.3. La ricezione del naturalismo in Argentina

Quando il naturalismo francese si diffuse in Argentina, il paese si trovava in pieno processo di modernizzazione e mancava di una letteratura nazionale. Il 3 agosto del 1879 su ‘La Nación’ di Buenos Aires uscì il primo capitolo de L’Assomoir di Zola, ma lo scandalo e le polemiche furono talmente animate da interrompere l’iniziativa del quotidiano già il giorno successivo244. La

motivazione ufficiale fu “por falta de espacio”245.

Anche in Francia la pubblicazione del libro, avvenuta la prima volta a puntate su ‘Le bien public’, venne interrotta dopo che il giornale aveva ricevuto numerose lettere di protesta. Solo nel febbraio dello stesso anno fu stampato in forma di libro dalla casa editrice di Georges Charpentier246.

L’accoglienza argentina non fu dissimile da quella francese, ma ben presto in molti videro nella novità estetica inaugurata da Zola la formula del romanzo moderno ispanoamericano.

Sempre nel ‘79, ‘La Nación’ diede alle stampe un articolo scritto da Albert Wolff247 su Nana, tradotto direttamente dal quotidiano ‘Le Figaro’, nel quale si anticipava la trama. Due mesi dopo, a Parigi, l’opera venne accolta con entusiasmo dai lettori e, a distanza di qualche settimana, arrivò fino al Río della

244 Cfr. C. J. Morales, «Tendencias modernistas en el naturalismo argentino», disponibile a:

http://www.cervantesvirtual.com/, p. 1.

245 “per mancanza di spazio”, R. Gnutzmann, La novela naturalista en Argentina (1880˗1900), Rodopi, Amsterdam, 1998, p. 61.

246 Georges Charpentier (Parigi, 1846˗ibidem, 1905), si definì «l’editore dei naturalisti». Fu proprietario della casa editrice Bibliothèque Charpentier. La sua stessa casa si trasformò nel luogo d’incontro per i grandi artisti dell’epoca, come: Flaubert, Maupassant, i fratelli Gouncourt, Zola, Daudet e altri.

247 Albert Wolff (Colonia, 1835˗Parigi, 1891), fu uno scrittore, giornalista, drammaturgo e critico d’arte francese. Dopo essere stato per anni redattore de ‘Le Charivari’, in cui pubblicava sotto lo pseudonimo di Charles Brussac, iniziò a scrivere per ‘Le Figaro’di cui divenne direttore.

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Plata, dove a partire dal 12 aprile del 1880, venne pubblicata en folletín248 sia su ‘Nana’ (rivista omonima), che su ‘El Porteño’.

Anche ‘El Nacional’ si inserì in questo dibattito, ma esimendosi dal pubblicare il romanzo perché ritenuto indecente, e quindi offensivo nei confronti della morale.249. Sebbene si riaccese la disputa sul naturalismo nata tempo prima con L’Assomoir, che terminerà solo nel 1880, Nana riscosse molto successo in Argentina250.

È il 1879 quando il giovanissimo Benigno Lugones251, nella sua «Carta literaria» difese i postulati introdotti da Zola scrivendo: “es posible que se diga que ‘el olor a pueblo’ de las novelas naturalistas es demasiado nauseabondo. Tanto mejor: seremos como el cirujano que revuelve su mano en la inmundicia de la carne putrefacta y se inclina sobre la úlcera pestífera para estudiarlas profundamente”252. Aggiungendo che il metodo naturalista non era “la prostitución del arte”, ma “la escuela del porvenir”.

Lugones fu uno dei primissimi difensori del movimento: egli appoggiò l’idea di una letteratura intesa come descrizione mimetica del reale che, riproducendone ogni aspetto, si facesse voce non solo della situazione sulla nuova classe operaia, ma anche di quella medio˗alta, della quale mettere a nudo i vizi e l’ozio.

248 Traduzione italiana a puntate. 249 Cfr. R. Gnutzmann, op. cit., p. 63.

250 Cfr. S. Schlickers, El lado oscuro de la modernización: Estudios sobre la novela naturalista

hispanoamericana, Iberoamericana Vervuert, Francoforte, 2003, p.106.

251 Benigno B. Lugones (Buenos Aires, 1857˗ibidem, 1884), fu uno dei più noti giornalisti ispanoamericani. Lavorò come reporter presso ‘La Nación’ di Buenos Aires, ma collaborò con varie riviste e periodici, sia firmando in forma anonima che sotto pseudonimi vari. La produzione giornalistica di Lugones è molto vasta. Ricordiamo, oltre alla «Carta literaria», «Bocetos policiales», «Historias urbanas» e «Meandros naturalistas».

252 “è ammissibile accettare che si dica che l’«odore del popolo» che i romanzi naturalisti emanano sia fin troppo nauseante. Tanto meglio: faremo come il chirurgo che agita la sua mano tra l’immondizia della carne putrefatta, chinandosi sopra l’ulcera pestilenziale per studiarla con profondità”, A. Laera, «Sin ‘olor a pueblo’: la polémica sobre el naturalismo en la literatura argentina», in ‘Revista Iberoamericana’, Vol. LXVI, n. 190, Gennaio˗Marzo 2000, p. 139.

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Secondo quest’ottica “la novela tiene la tarea de llevar a los más oscuros rincones la luz de la moral, el amor a la familia, el pundonor, la delicadeza, la generosidad, la temperancia, la limpieza”253.

Riguardo all’innovazione linguistica introdotta da Zola, Lugones difese l’uso del linguaggio popolare non tanto per ragioni di verosimiglianza, quanto per utilità: poiché solo così “el obrero puede y quiere leerlo y sólo así el libro le sirve de enseñanza”254.

Se Lugones appartenne alla schiera dei defensores, buona parte della critica dell’epoca giudicò l’opera zoliana immorale. La condanna al nuovo metodo suscitò intensi dibattiti a cui presero parte molti scrittori argentini. Le accuse più pungenti furono quelle lanciate da due noti intellettuali, José Manuel Estrada255 e Pedro Goyena256, entrambi direttori della ‘Revista Argentina’.

Ciò che gli avversari temevano erano i pericoli che sarebbero derivati dal naturalismo, poichè avrebbero pervaso ogni ambito della vita umana, dal sociale al politico, fino all’etico e al religioso.

Nell’articolo «Nana y el naturalismo», pubblicato il 4 aprile del 1880, García Mérou ˗sotto lo pseudonimo di Juan Santos˗ dopo avere tracciato un piano generale del ciclo dei Rougon˗Macquart, e presentato un riassunto circa l’argomento dell’opera, scrisse: “el entusiasmo con que se ha devorado el largo

253 “il romanzo ha il compito di riportare ai più oscuri angoli la luce della morale, l’amore verso la famiglia, l’onestà, la delicatezza, la generosità, la temperanza e l’onore”, ibidem.

254 “l’operaio ha la possibilità e il desiderio di leggere il libro che gli serve d’insegnamento”, ibidem.

255 José Manuel Estrada (Buenos Aires, 1842˗Asunción, 1894), professore, scrittore, politico e intellettuale argentino, fu tra i massimi esponenti del pensiero cattolico. Infatti, venne eletto come deputato dell’Unione Cattolica e rettore del Collegio Nazionale di Buenos Aires. Fondò con Goyena la ‘Revista Argentina’.

256 Pedro Goyena (Buenos Aires, 1843˗ibidem, 1892), fu uno scrittore e politico argentino. Insieme a Emilio Lamarca e Manuel Estrada fu tra principali difensori del cattolicesimo contro il pensiero laico sostenuto dalla Generación del 80.

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volúmen de Nana, nos hacía esperar que alguna voz se levantaría en la prensa, ya encomiando, ya atacando el sistema de Mr. Zola. Pocos lo han hecho”257. Inoltre, parlando del romanzo, Mérou lo decrisse quale “una pintura cruda, aterradora, repugnante y viva del vicio cínico y desgreñado”258.

Egli non considerò Zola un artista innovativo e riconobbe nel metodo scientifico, di cui lo scrittore francese si serviva, solo un alibi per mascherare “una pornografía fríamente calculada”259. Questo parere non nasce solo dallo spirito romantico che contraddistingueva Mérou, ma soprattutto dal suo orientamento cattolico.

A cinque anni di distanza da queste parole, egli pubblicò la sua prima opera naturalista, Ley social260 (1885), divenendo così uno dei maggiori sostenitori del movimento.

Pochi giorni dopo l’articolo di García Mérou, su ‘La Nación’ ne uscì un altro, ma questa volta anonimo. L’autore non offrì altro giudizio se non quello morale, affermando che il romanzo di Zola deturpava la letteratura261; l’estensore si mostrava preoccupato soprattutto per gli effetti che la filosofia fatalista e pessimista avrebbe potuto avere sul lettore.

L’attacco da parte degli intellettuali argentini era rivolto verso l’analisi cruda e dettagliata dei mali della società che questo genere di narrativa offriva. In fin dei

257 “l’entusiasmo con cui si ha accolto il lungo volume di Nana, ci aveva fatto sperare che in breve tempo qualche voce si sarebbe levata nella stampa, sia lodando, sia attaccando il sistema inaugurato dal Sig. Zola”, S. Schlickers, op. cit., p. 107.

258 “una raffigurazione scabrosa, terrificante, ripugnante e viva del vizio cinico e scapestrato”, Introduzione a E. Cambaceres, Sin rumbo (estudio), a cura di J. P. Spicer˗Escalante, Stockcero, Buenos Aires, 2005, p. XIV.

259 “pornografia freddamente calcolata”, R. Gnutzmann, «La batalla del naturalismo en Buenos Aires», disponibile a: cfr. http://cvc.cervantes.es/, p. 248.

260 Traduzione italiana Legge sociale, G. Mérou, 1885.

261 Cfr. R. Gnutzmann, La novela naturalista en Argentina (1880˗1900), Rodopi, Amsterdam, 1998, p. 63.

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conti, in America Latina mai nessuno scrittore si era esposto in maniera diretta contro le ingiustizie subite dalle classi subalterne.

È per questo che si riteneva inaccettabile un’imitazione cieca e servile del metodo zoliano in un paese che, dopo aver raggiunto l’indipendenza, doveva misurarsi con un problema nuovo: l’immigrazione.

Il naturalismo fece scoppiare una vera e propria rivoluzione, non solo per i temi che offriva e le proposte formali adottate, ma principalmente perché alla polemica in questione parteciparono giovani figure, come lo stesso Mérou, Benigno Lugones ed E. Quesada262, allora tutti ventenni e fanatici della cultura europea.

Ciò che gli avversari ispanoamericani temevano era il messaggio immorale che i romanzi francesi erano riusciti a diffondere in tutto il mondo. Lucio Vincente López263, ne ‘El nacional’, definì Nana un’opera disgustosa e priva di raffinatezza264. Olivera criticò Zola per le descrizioni dettagliate che i suoi romanzi offrivano. Poi ci fu chi, come Latino, considerò il naturalismo quale movimento secondario. Mentre Quesada lanciò un attacco più duro parlando di «realismo corruptor».

La battaglia naturalista argentina si prolungò sino al 1886 circa: pare che dopo questa data molti dei detrattori o attenuarono le loro vecchie opinioni sul movimento, oppure le rinnegarono del tutto, come furono i casi di Ernesto Quesada, López e Mérou.

262 Ernesto Quesada (Buenos Aires, 1858˗?, Svizzera, 1934), fu un politico e scrittore argentino. Fondò grazie al sostegno del padre, Vicente Quesada, ‘La Nueva Revista de Buenos Aires’ (1881˗‘85). Il suo libro più famoso fu La época de Rosas (L’epoca di Rosas, 1888).

263 Lucio Vicente López (Montevideo, 1848˗Buenos Aires, 1894), fu uno scrittore, giornalista, avvocato e politico uruguayo. Scrisse per ‘El Progreso’, rivista fondata da Domingo Faustino Sarmiento. È stata una delle figure di rilievo della famosa Generación del 80.

264 Cfr. S. Schlickers, El lado oscuro de la modernización: Estudios sobre la novela naturalista

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Nel 1887 il dibattito divenne di nuovo violento, quando un altro capolavoro di Zola, La Terre, giunse al Río della Plata; a tal proposito, Cabezón Peña elaborò uno studio antinaturalista dal titolo Emilio Zola y la influencia social de sus obras; reflexiones sobre el "Doctor Pascal" y "Lourdes"… con un prólogo del doctor Celestino L. Pera…265.

Nonostante gli aspri scontri, le polemiche e gli scandali, il modello letterario francese venne adottato da molti scrittori argentini, tra cui Eugenio Cambaceres. A partire dal suo primo romanzo, Potpourri. Silbidos de un vago266 (1881), egli incorporò progressivamente i procedimenti zoliani che si sarebbero manifestati pienamente nell’ultima opera, En la sangre267 (1887).

Tra i difensori ci fu anche il medico italo˗argentino Luis Tamini, il quale interrogandosi sull’esistenza di una letteratura realista in ambito ispanoamericano, individuò ne El matadero268, di Esteban Echeverría269, un’anticipazione dell’estetica naturalista270.

Inoltre Tamini, dopo un lungo viaggio in Francia, pubblicò il primo vero studio sul naturalismo in una serie di quattro articoli apparsi su ‘La Nación’.

Facendo riferimento alla Nana zoliana, scrisse in apertura una sorta di esortazione indirizzata alla gioventù bonaerense: “¡Y a fe que nada corrige y

265 Traduzione italiana Emilio Zola e l’influenza sociale delle sue opere; riflessioni sul “Dottor

Pascal” e “Lourdes”… con un prologo del dottor. Celestino L. Pera…, J. M. Cabezón Peña,

1887.

266 Traduzione italiana Potpourri. Fischi di un vagabondo, E. Cambaceres, 1882. 267 Traduzione italiana Nel sangue, 1887.

268 Traduzione italiana Il mattatoio, E. Echeverría, scritto tra il ‘38˗ ‘40, ma pubblicato solo nel 1871.

269 Esteban Echeverría (Buenos Aires, 1805˗Montevideo, 1851), fu il primo scrittore e poeta romantico dell’Argentina, e membro della Generación del 37. Tra le più note delle sue opere troviamo il poema epico intitolato La cautiva (La prigioniera, 1837), il saggio ‘Dogma socialista’ (‘Dogma socialista’, 1846) ed El matadero (1871).

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enseña como la vista misma del vicio! Llega a Buenos Aires Naná, compráis y devoráis este libro como no pasó con ningúno otro”271.

Questa sua rassegna si divide in tredici capitoli dove si affrontano diversi temi: dalla polemica contro il romanticismo, alla misoginia latente che proviene dall’influsso di Schopenhauer; dal metodo sperimentale inaugurato da Bernard, al linguaggio nudo e schietto usato da Zola.

Si tratta di un lavoro svolto con maestria e disinvoltura: partendo dallo scandalo nato con la pubblicazione di Nana, Tamini passa in rassegna le caratteristiche, gli obiettivi e i maggiori rappresentanti di un movimento che segnò l’inizio di un’avanguardia artistica in America Latina.

Anche Antonio Argerich272 si mosse sulla stessa linea del collega, valutando in maniera positiva soprattutto il metodo scientifico di cui il naturalismo si servì per influire “en le perfeccionamento de las sociedades humanas”273.

La nuova corrente letteraria venne assimilata secondo quelle che erano le esigenze del paese, assumendo tratti peculiari ed originali. Questo perché intorno agli anni ‘80, operavano in Argentina varie tendenze, come il romanticismo, il romanzo a tesi, il realismo e il nascente modernismo274 che influirono su quella naturalista.

Ad esempio, dalla formula romantica si ereditò la figura del narratore extradiegetico; dalla novela de tesis venne ripreso il fine moraleggiante, dalla

271 “¡È provato che nulla corregge e insegna come la vista del vizio stesso! Arriva a Buenos Aires

Nana, comprate e divorate questo libro come non è mai accaduto con nessun altro romanzo”, S.

Schlickers, op. cit., p. 114.

272 Antonio Argerich (Buenos Aires, 1855˗ibidem, 1940), fu uno scrittore argentino. Nella sua opera più famosa, ¿Inocentes o culpables? (¿Innocenti o colpevoli?, 1884), si espresse in maniera

polemica contro l’immigrazione europea.

273 “nel perfezionamento delle società umane”, S. Schlickers, op. cit., p. 115.

274 Cfr. C. J. Morales, «Tendencias modernistas en el naturalismo argentino», disponibile a:

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scrittura realista la rappresentazione mimetica del reale; infine, la tecnica modernista influì per l’uso di un linguaggio capace di trasmettere sensazioni ed impressioni che determinate situazioni producono sull’individuo.

Secondo Oviedo “la relación que existe entre todas estas formas estéticas no es, pues, sucesiva, como suele creerse, sino de confluencia y llena de desfases e imbricaciones: comienzan e terminan en momento distintos, pero conviven y se influyen mutuamente la mayor parte del tiempo”275.

Aldilà di queste relazioni ipertestuali, il naturalismo ispanoamericano mostra due tratti distintivi specifici.

Il primo fa riferimento alla presenza di valori trascendentali: l’avere fede in Dio è talvolta l’unica, se non ultima, speranza a cui i personaggi si aggrappano per trovare la forza di andare avanti. Anche in Sin rumbo, (cap. XXXIX˗XL), un seguace del pessimismo schopenhaueriano come Andrés cercherà rifugio nella religione quando la figlia è sul punto di morire.

L’altra caratteristica è il proposito morale offerto da queste opere. Se il naturalismo zoliano ha come obiettivo quello di mostrare le ingiustizie sociali che la classe operaia deve subire, quello dei romanzieri argentini non diviene espressione di un discorso classista: non appoggia né la borghesia, né si schiera contro quest’ultima per sostenere la situazione del proletariato276.

Gli scrittori di questo periodo che, ricordiamo, fanno tutti parte dell’oligarchia creola, si servono delle teorie positiviste per affrontare un problema del tutto

275 “la relazione che esiste tra queste forme estetiche non è, dunque, consecutiva, come si può credere, ma di intersezione e piena di sfasature e sovrapposizioni: questi movimenti iniziano e terminano in momenti diversi, ma convivono e si influenzano mutuamente per la maggior parte del tempo”, J. M. Oviedo, Historia del la literatura hispanoamericana, Alianza Editorial, Madrid, 2001, p. 140.

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nuovo: il repentino cambio culturale dovuto all’immigrazione massiccia proveniente dall’Europa.

L’immigrato è considerato un pericolo perché “introduce nuevos vicios y desnaturaliza la identitad cultural del pueblo argentino”277.

Dopo un quadro introduttivo sulla situazione storico˗politica dell’Argentina, e sulla ricezione in ambito rioplatense del metodo naturalista, seppur con esplicite differenze, si prenderà in esame l’opera di Eugenio Cambaceres, Sin rumbo, le cui caratteristiche, a partire dal sottotitolo “Estudio”, lo rendono uno dei romanzi più innovativi della letteratura ispanoamericana di fine Ottocento.

277 “introduce nuovi vizi e snatura l’identità culturale del popolo argentino”, S. Schlickers, El

lado oscuro de la modernización: Estudios sobre la novela naturalista hispanoamericana,

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3. La poetica della realtà in