1. Il naturalismo in Europa
1.4. Il fenomeno Zola
In un paese in cui la cultura ufficiale continua a guardare al romanzo, nonostante il successo, come un genere minore86, il giovane Zola legge con entusiasmo le opere di Chateubriand, Scott, Balzac, Flaubert e i versi di Lamartine. Come ricorda lo scrittore: “A quell’epoca non andavamo a zonzo da soli, avevamo sempre qualche libro nelle tasche o nei carnieri da caccia.”87 Oltre
alla letteratura, Zola si interessa anche di testi scientifici. È un amico di Aix ˗naturalista˗ che lo indirizzò verso queste letture, avviandolo alle nuove scoperte nel campo dell’ereditarietà88. L’inclinazione per il realismo fu precoce in Zola che proprio all’età di ventiquattro anni (siamo nel 1864), scrivendo una lettera ad un altro compagno, Valabrègue, ammette: “seppur la realtà esatta sia impossibile nell’opera d’arte, è comunque possibile distinguere tre diversi gradi di rappresentazione di essa: il primo è quello classico, che attenua i colori e mette in evidenza le linee; un secondo modo è quello romantico, che accentua i colori e le sfumature. L’ultimo grado è quello realista che riproduce fedelmente le immagini del mondo empirico”89.
Questo suo forte senso del reale trova dopotutto un riscontro nell’ambiente culturale del tempo. Proprio dall’incontro tra questo temperamento artistico e la filosofia positivistica che si stava diffondendo in quegli anni, prende avvio il «fenomeno Zola»90.
86 Cfr. M. Pomilio, Dal Naturalismo al Verismo, Liguori Editore, Napoli, 1966, p. 57.
87 Introduzione a É. Zola, Thérèse Raquin, a cura di M. Lunetta, trad. di M. Grasso, Newton Compton Editori, 2010, p. 16.
88 Ibidem.
89 Cfr. M. Pomilio, op. cit., p. 44. 90 Ivi, p. 43.
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Il 1862 è un anno fortunato per l’intraprendente giovane: viene assunto come fattorino presso la casa editrice Hachette, e in poco tempo gli viene assegnato il ruolo di capo del servizio di pubblicità. Qui la lettura di Taine, Saint˗Beuve e Michelet diventa una preziosa spinta per far emergere un talento ancora nascosto91.
Dopo un primo racconto autobiografico, sentimentale e nostalgico, Les grisettes de Provence92, intriso di sensibilità tardo romantica ispirata a De Musset, Zola intravede i germi della sua futura poetica sperimentale e naturalista nell’opera dei Goncourt, in particolare in Germinie Lacerteux, che egli stesso recensisce. Molta parte della critica sottolinea che l’opera dei Goncourt è in realtà intesa in modo idiosincratico da Zola: egli sottovalutò o assecondò l’estetismo e il pittoresco esotismo proposto dal romanzo. Il libro però, trattando di un tema scabroso e repellente, offre molti spunti al futuro caposcuola del naturalismo93. Dopotutto furono gli stessi autori di Germinie a chiedersi se “vivendo nel XIX secolo, in un’epoca di suffragio universale, di democrazia, di liberalismo, le cosiddette classi inferiori non avessero diritto al Romanzo”94.
A partire da questo momento Zola fa la sua scelta nel campo della letteratura: scrivere per tutti, per il popolo, per la moltitudine e l’idea dell’ “opera schermo”95 è alla base del suo progetto estetico che ha inizio con Thérèse Raquin (1867), “cruda autopsia di un adulterio”96 che porta i due protagonisti˗amanti prima al tradimento, poi all’omicidio ed infine al suicidio.
91 Vedi nota 87.
92 Traduzione italiana Le sartine della Provenza, É. Zola.
93 Cfr. F. Bertoni, Realismo e letteratura, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, 2007, pp. 226˗27. 94 F. Bertoni riporta un passo della Préfaces et manifestes littéraires dei Gouncourt, ivi, p. 227. 95 Ivi, p. 232.
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Lo stesso Taine, in una lettera del 1868 a Zola, dichiara la sua ammirazione: “Voi avete scritto un’opera potente, piena d’immaginazione, di logica e ultramorale. Vi resta da farne un’altra che abbracci più oggetti e apra più orizzonti”97. Inoltre gli attribuisce molti meriti: innanzitutto la serietà dell’osservazione, la ricerca del vero e infine la conoscenza scientificamente approfondita dell’evoluzione psicologica che trasforma i caratteri98.
La critica del tempo si esprime in termini del tutto contrari rispetto a quelli di Taine e per questo motivo Zola, nella “Prefazione” alla seconda edizione del testo (1868), si vede obbligato ad esporre la propria filosofia della composizione99: “In Thérèse Raquin ho voluto studiare dei temperamenti, non dei caratteri. In questo risiede la ragione d’essere del libro. Ho scelto dei personaggi completamente sopraffatti dai nervi e dal sangue, privi di libero arbitrio, spinti ad agire nella vita dalla fatalità della carne. […] mi sono limitato a compiere su due organismi viventi quel lavoro analitico che i chirurghi eseguono sui cadaveri”100.
L’inclinazione verso la scrittura sperimentale, presente già in questo romanzo, spinge Zola a pubblicare il primo volume del ciclo dei Rougon˗Macquart. Histoire naturelle et sociale d'une famille sous le Second Empire101, La fortune des Rougon102 (1871).
97 Ibidem.
98 Ibidem.
99 Cfr. Introduzione a É. Zola, Thérèse Raquin, a cura di M. Lunetta, trad. di M. Grasso, Newton Compton editori, 2010, p. 10.
100 Ibidem.
101 Il titolo completo tradotto in italiano è I Rougon˗Macquart. Storia naturale e sociale di una
famiglia sotto il Secondo Impero, É. Zola, 1871˗‘93.
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Questo orientamento sperimentalistico inizia con la scoperta di Darwin e la dottrina dell’ereditarietà, con la lettura del Traité de l'hérédité naturelle103 di Lucas e la Philosophie de l’art104 di Taine, ma fu Claude Bernard con l’Introduction à l'étude de la médecine expérimentale105 a influenzare Zola per la stesura de Le Roman expérimental. Contro qualsiasi visione metafisica, astratta, irrazionale, romantica, il romanziere˗sperimentatore ha il compito di “presentare un rendiconto esatto e minuzioso della vita e vuole trasformare il romanzo in un’indagine complessiva sulla natura e sull’uomo”106. Se il metodo sperimentale ha come obiettivo quello di indagare sulla vita fisica dell’uomo, l’opera naturalista deve condurre uno studio sulle passioni e gli impulsi umani, grazie a quello che è il principio fondamentale: uno stile impersonale, procedimento narrativo ereditato da Flaubert.
La propaganda estetica viene portata avanti da Zola anche nei suoi successivi saggi critici raccolti sotto il titolo Les Romanciers naturalistes107 (1881), nei quali per la prima volta evita di distinguere gli scrittori realisti da quelli naturalisti, assimilando un’etichetta all’altra108.
Les Romanciers naturalistes contiene sette scritti: uno su Balzac, due su Flaubert, uno su Stendhal, uno sui Goncourt, uno su Daudet e infine un saggio, il più
103 Traduzione italiana Trattato sull’ereditarietà naturale, P. Lucas, 1847˗‘50. 104 Vedi nota 47.
105 Traduzione italiana Un’introduzione allo studio della medicina sperimentale, C. Bernard, 1865.
106 É. Zola, “Prefazione” alla seconda edizione di Thérèse Raquin, in F. Bertoni, Realismo e
letteratura, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, 2007, pp. 226˗27.
107 Titolo originale completo Les Romanciers naturalistes: Balzac, Stendhal, Gustave Flaubert,
Edmond et Jules de Goncourt, Alphonse Daudet, les romanciers contemporains. Traduzione
italiana I romanzieri naturalisti: Balzac, Stendhal, Gustave Flaubert, Edmond e Jules de
Goncourt, Alphonse Daudet, i romanzieri contemporanei, É. Zola, 1881.
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polemico, sui romanzieri non realisti del suo tempo, ‘Les romanciers contemporains’109.
È proprio nell’articolo su Flaubert in cui sono contenuti i criteri base della poetica zoliana: naturalezza, impassibilità, impersonalità, descrizioni dettagliate e chiarezza espositiva. Già qualche anno prima, in un’intervista rilasciata ad Edmondo De Amicis e raccolta nei Ricordi di Parigi (1879), Zola aveva esposto il suo metodo di scrittura basato sull’osservazione diretta di ambienti e su appunti presi sul campo110: “Ecco come faccio il romanzo. Non lo faccio affatto. Lascio che si faccia da sè. Io non so inventare dei fatti; mi manca assolutamente questo genere di immaginazione. Se mi metto a tavolino per cercare un intreccio, una tela qualsiasi di romanzo, sto anche lì tre giorni a stillarmi il cervello, […]. Comincio a lavorare al mio romanzo, senza sapere né che avvenimenti vi si svolgeranno, né che personaggi vi avranno parte, nè quale sarà il principio e la fine. […]. Questa è la mia occupazione più importante: studiare la gente con cui questo personaggio avrà che fare, i luoghi in cui dovrà trovarsi, l’aria che dovrà respirare, la sua professione, le sue abitudini, fin le più insignificanti occupazioni a cui dedicherà i ritagli della sua giornata. […]. Dopo due o tre mesi di questo studio, mi sono impadronito di quella maniera di vita: la vedo, la sento, la vivo nella mia testa, per modo che son sicuro di dare al mio romanzo il colore e il profumo proprio di quel mondo”111
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109 Traduzione italiana ‘I romanzieri contemporanei’, É. Zola, 1881.
110 Cfr. P. Pellini, Naturalismo e Verismo, La Nuova Italia, Scandicci (FI), 1998, p. 49.
111 E. De Amicis, Ricordi di Parigi, disponibile a: http://www.e-text.it/, prima edizione elettronica del 22 aprile 2005, pp. 162˗63.
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L’indagine naturalista di Zola si muove su terreni diversi rispetto a quella di Flaubert. Mentre questi rimane proverbiale per il suo scrupolo di precisione erudita: studia la storia antica per scrivere Salammbô112 e legge millecinquecento opere specialistiche per scrivere Bouvard et Pécuchet113, Zola invece indaga direttamente sul campo: scende nel pozzo di una miniera a Anzin per il suo Germinal114, mentre per La Bête humaine115 percorre il tragitto da Parigi a
Mantes116.
Nel descrivere il più fedelmente possibile la realtà urbana e suburbana francese, è soprattutto lo stile ad assolvere una funzione significativa: Zola adotta una lingua letteraria che si appropria di termini appartenenti al gergo popolare. Egli mira ad una forma semplice che sia espressione diretta del sentire artistico. La proposta linguistica di Zola ha grande eco anche in Italia, dove proprio in quegli anni si avvia un processo di ammodernamento della lingua ufficiale successivo all’unificazione statale. Anche il critico Francesco De Sanctis è pronto a promuovere una lingua vicina al parlato, accessibile a tutti e soprattutto rinnovata, e come lui, molti scrittori italiani recepiscono ed accolgono l’insegnamento lanciato da Zola117.
112 Traduzione italiana Salmbò, G. Flaubert, 1862. 113 Traduzione italiana Bouvard e Pécuchet, 1881. 114 Traduzione italiana Germinale, É. Zola, 1885. 115 Traduzione italiana La bestia umana, 1890. 116 P. Pellini, op. cit., p. 50.
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