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1. Il naturalismo in Europa

1.5. Il Romanzo sperimentale

Le Roman expérimental (1880) vede la luce quando i Rougon˗Macquart sono a metà ciclo e il naturalismo è già ampiamente diffuso.

Sebbene si tratti, per definizione, di un trattato accademico˗letterario, in cui la formula sperimentale e il modello medico di Bernard consentono a Zola di rivendicare “al romanziere una dignità superiore, per utilità e attendibilità ermeneutica, a quella del vate romantico”118, anche l’intento politico è presente in uno scrittore e parlamentare francese che non manca mai di partecipare ai problemi sociali e di esprimersi di fronte a scandali politici come l’Affaire Dreyfus119.

Zola vuole affidare alla scienza un ruolo attivo, capace di indirizzare la società verso il progresso e il cambiamento. Il compito del romanziere˗scienziato è al tempo stesso etico e civile, poiché egli si impone il dovere di scoprire la verità delle cose e la natura dell’uomo con l’aiuto degli strumenti del medico e del fisiologo. Con estremo rigore, egli sarà capace di montare e smontare la macchina umana per farla funzionare sotto l’influenza dei vari ambienti e, una volta conosciute le leggi e i fenomeni che governano la vita passionale e razionale, spingere la classe politica ad intervenire per ottenere una società migliore120.

118 P. Pellini, Naturalismo e Verismo, La Nuova Italia, Scandicci (FI), 1998, p. 27.

119 Si trattò di un clamoroso caso politico˗giudiziario avvenuto nel 1894 nella Francia della Terza Repubblica. La vicenda vide protagonista un ufficiale di origine ebraica impiegato presso il ministero della Guerra, Alfred Dreyfus, accusato di spionaggio a favore dell’Impero Tedesco. L’uomo venne prima processato e poi degradato e condannato ai lavori forzati nell’isola del Diavolo (Caienna).

120 Cfr. E. Bacchereti, Il Naturalismo. Storia e testi, Casa Editrice Le Lettere, Firenze, 1995, p. 26.

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Il lavoro del romanziere naturalista ha allora come obiettivo quello di “mostrare il meccanismo che regola le azioni utili e quelle dannose, mettere in luce il determinismo dei fenomeni umani e sociali, perché un giorno possano essere controllati e diretti”121. Ciò significa che l’artista˗scienziato può intervenire sui fatti che prende dalla realtà modificando circostanze ed ambienti122. È ovvio che non si avrà mai una conferma certa che garantisca l’attendibilità dell’esperimento, ma nonostante ciò l’intenzione di Zola e la sua applicazione al romanzo è davvero interessante.

Zola scopre e propone un connubio che si rivelerà eccezionale: quello cioè tra filosofia positivistica e arte. “Noi scrittori naturalisti –scrive˗ sottoponiamo ogni fatto all’osservazione ed all’esperimento, mentre gli scrittori idealisti ammettono forze misteriose che sfuggono all’investigazione e perciò restano ignote, al di fuori delle leggi della natura. […] l’osservatore e lo sperimentatore sono i soli a lavorare per la potenza e la felicità dell’uomo, rendendolo poco a poco padrone della natura”123.

Nel capitolo che riporta l’omonimo titolo dell’opera, l’autore spiega il metodo scientifico˗medico di Claude Bernard, introducendo la nozione di «determinismo» a cui è strettamente legata quella di «causa prossima»: “Egli (cioè Bernard) chiama determinismo la causa che determina l’insorgere dei fenomeni. Questa causa prossima, così la definisce, non è se non la condizione fisica e materiale dell’esistere e del manifestarsi dei fenomeni”124.

121 É. Zola. Il romanzo sperimentale, (titolo originale: Le Roman expérimental ), introduzione di E. Scolari, trad. a cura di I. Zaffagnini, Pratiche Editrice, Parma, 1980, p. 21.

122 Vedi nota 118. 123 É. Zola, op. cit., p. 25. 124 Ivi, p. 4.

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Il metodo promosso da Bernard serve per individuare le relazioni che collegano il manifestarsi di un evento alla sua causa o per determinare le condizioni necessarie che hanno dato luce ad un fatto.

Zola specifica che la dottrina sperimentale è l’unica via che si possa percorrere per intendere il vero obiettivo del naturalismo: ricercare una verità che sia dimostrabile. Partendo proprio dalla lettura che Bernard fa dei concetti di «osservatore», come “colui che applica metodi di ricerca semplici allo studio dei fenomeni senza alterarli” e «sperimentatore», come chi “adopera metodi di ricerca semplici per alterare i fenomeni naturali”125, Zola crea una sorta di leitmotiv ricorrente nella letteratura di questi anni, chiarendo che “il romanziere è insieme un «osservatore» ed uno «sperimentatore» nel campo del romanzo. L’«osservatore» […] sceglie il terreno concreto sul quale si muoveranno i personaggi e si produrranno i fenomeni, […]. Lo «sperimentatore» impianta l’esperimento, cioè fa muovere i personaggi in una storia particolare”126.

Il nuovo romanziere allora non è solo uno scrutatore impassibile, ma interviene direttamente sul mondo che ha rappresentato per mostrare il funzionamento dei meccanismi interni ad esso, dal momento che «l’osservazione rivela e l’esperimento insegna».

Solo così si avrà completa conoscenza del mondo individuale e colletivo, essendo lo scrittore sperimentale “giudice istruttore degli uomini e delle loro passioni”127 e non uno sterile fotografo. Zola stesso è convinto “di fare il lavoro di un commissario di polizia che da qualche indizio voglia riuscire a scoprire gli autori

125 Ivi, p. 6.

126 Ivi, p. 7. 127 Ivi, p. 9.

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d’un delitto misterioso”128. I moderni romanzieri devono preparare un esperimento letterario che riveli una verità assoluta e inconfutabile.

Mentre il chimico o il medico possono verificare nella pratica gli effetti dei loro studi o delle loro cure, lo scrittore potrà fare solo ipotesi e congetture senza mai avere una prova empirica. Quest’ultimo deve “sostituire i romanzi di pura immaginazione con i romanzi di osservazione e di esperimento. […] deve operare sui caratteri, sulle passioni, sui fatti umani e sociali come il fisico ed il chimico operano sui corpi umani”129.

Volendo riassumere il concetto di «romanzo sperimentale» potremmo dire che si tratta di una letteratura figlia dell’era scientifica che sostituisce all’uomo metafisico l’uomo determinato sia dalle leggi naturali sia dal mileu sociale, perché la macchina umana reagisce e funziona in maniera diversa con il variare dell’ambiente circostante. È chiaro che non si tratta di lavorare su risultati sicuri, dato che nel campo delle scienze umane dominano ancora confusione ed incertezza, ma di impadronirsi di un metodo che consente di procedere oltre, alla conquista della verità130.

Zola rifiuta l’accusa di essere un semplice «fotografo del reale», e pur vestendo i panni del ricercatore imparziale, certamente non manca di genialità ed invenzione: per far sì che un dato fenomeno avvenga, che una passione si scateni,

128 E. De Amicis, op. cit., p. 165. 129 É. Zola, op. cit., p. 13.

130 Cfr. E. Bacchereti, Il Naturalismo. Storia e testi, Casa Editrice Le Lettere, Firenze, 1995, p. 28.

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che un dramma si compia, sta allo scrittore “preparare e orientare i fenomeni per mettere in evidenza la concatenazione causale”131.

Sebbene Zola riconosca a Claude Bernard il merito di aver dato l’impulso per la nascita della letteratura sperimentale, non condivide l’opinione che il collega ha dell’arte: “Colgo qui in uno degli scienziati più illustri un bisogno di negare alle lettere l’ingresso nel territorio della scienza. Non so di quali lettere parli quando definisce un’opera letteraria ‘una libera creazione della mente’ ”132. Per Zola il vero compito del nuovo letterato è quello di porsi di fronte alla realtà con le stesse intenzioni di uno scienziato che deve osservare, analizzare ed infine verificare l’esattezza e l’attendibilità delle ipotesi formulate in principio.

La sostanziale differenza tra scrittore romantico e romanziere sperimentale sta nei tre criteri base che Zola stesso definisce il “tripode perenne: sentimento, ragione ed esperimento”133. Pertanto, nella ricerca della verità, se il sentimento conduce lo scrittore all’idea o all’intuizione, la logica lo porta a trovare le conseguenze di quanto ha ipotizzato.

Quindi il romanziere non è solo dotato di immaginazione ma ha soprattutto la capacità di “costruire creature vive che rappresentano davanti ai lettori la commedia umana”134. In una parola egli ha il «senso del reale», che per lui equivale ad avere «senso della vita».

Ecco allora il «documento umano» a cui allude Zola: un mondo abitato da uomini il cui andamento esistenziale non è dominato da forze misteriose ed incontrollabili, da eventi inspiegabili o da sentimenti colmi di lirismo romantico

131 É. Zola, Il romanzo sperimentale, p. 9. 132 Ivi, p. 33.

133 Ivi, p. 23. 134 Ivi, p. 140.

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che poco si adattano alla rappresentazione della vita vera. Non si devono scegliere porzioni del reale, ma quest’ultimo deve prestarsi alla penna del romanziere in tutte le sue sfaccettature. Ciò significa che il romanziere naturalista deve riproporre il mondo così com’è tramite un metodo “d’espressione personale”135 che coniuga la realtà della scena con la personalità dello scrittore.

Zola è il primo ad instaurare il rapporto tra arte e scienza che caratterizza i dibattiti letterari di questi anni, anche quelli degli ambienti italiani che vedono la presenza di De Sanctis, Capuana, Verga, De Roberto e perfino di Pirandello. Una volta uscita dai confini francesi, l’applicazione della formula sperimentale inizia a perdere la sua rigidità e chiarezza che sembravano essere perfettamente delineate per il progetto del nuovo romanzo moderno136.

135 Secondo l’opinione di Zola: “Il fascino di Daudet deriva dal sapore originale che conferisce ad ogni pezzetto di frase. Non può raccontare un fatto, presentare un personaggio senza calarsi tutto intero in quel fatto o in quel personaggio, […]. È un incantatore, uno di quei narratori meridionali che recitano quel che narrano, con gesti che creano e una voce che evoca”, Il romanzo

sperimentale, (titolo originale: Le Roman expérimental ), pp. 146˗47.

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