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Una nuova architettura

GLI ANTEFATT

Spagna e Italia compiono due percorsi differen- ti che le portano, nel Dopoguerra, a sviluppare comunque una stessa linea di ricerca.

Il Razionalismo spagnolo dimostrava grande ma- turità e una piena adesione ai principi formali del movimento moderno come dimostrano ope- re come il Cine Barceló di Gutierrez Soto del 4 BAHNAM, Reyner, “Neoliberty. La ritirata italiana

dall’architettura moderna”, Architectural Review, Aprile

1930, il Club Náutico de San Sebastián, costru- ito nel 1929 da José Manuel Aizpurúa y Joaquín Labayen e l’Edifi cio Capitol realizzato nel 1933 daVicente Eced y Eced e Luis Martinez-Feduchi. Carlos Flores defi nì “Generación del 25” la ge- nerazione di architetti spagnoli che, molto gio- vani, hanno dato l’impulso all’introduzione del Razionalismo in Spagna. La defi nizione di Carlos Flores deriva dal fatto che la maggior parte dei protagonisti del Razionalismo si era laureata nel 1925.

Occorre notare come in Spagna il movimento moderno si era affermato già dalla fi ne degli anni Venti e i molti dei suoi promotori caddero durante la Guerra Civile spagnola (1936-1939) mentre in Italia bisogna aspettare gli anni trenta. Il secondo dopoguerra in Italia vede come pro- tagonista la stessa generazione che, negli anni Trenta aveva lottato per portare l’architettura moderna nel paese. Al di là della scomparsa di fi gure come Giuseppe Pagano e Giuseppe Ter- ragni, altri come Mario Ridolfi , Ignazio Gardel- la, Luigi Moretti, Adalberto Libera, Luigi Figini, Gino Pollini, Giuseppe Samonà, sono i prota- gonisti del periodo della ricostruzione. Tali ar- chitetti erano nati tutti a cavallo del Novecento e riescono ad affermarsi solo negli anni Trenta, grazie soprattutto ad una forte collaborazione con il governo fascista di Mussolini.

Tra la situazione spagnola e quella italiana si possono notare delle importanti analogie e dif- ferenze, determinanti per ciò che accadde nel Dopoguerra.

Il punto in comune più importante è costitui-

to dal fatto che in entrambi i paesi, negli anni Trenta, si studiava con attenzione l’architettura rurale e ciò dimostra come il Razionalismo non fosse concepito come un vocabolario formale a cui attingere ma fosse considerato un atteggia- mento che si sforzasse di raggiungere il massimo grado di logica e semplicità nella costruzione. Le differenze sono molto importanti e tra esse va notato come la poetica spagnola fosse diver- sa da quella italiana: mentre la prima si sviluppa su caratteri compositivi privi di contaminazioni e quindi aderisce in maniera ortodossa al Ra- zionalismo, la seconda lo accettava in maniera molto critica, come dimostra l’affermazione di Ignazio Gardella: “Ho sempre creduto che nell’ar-

chitettura ci fosse qualcosa in più, qualcosa di inaf- ferrabile razionalmente. I razionalisti pensavano che la ragione degli edifi ci coincidesse con la loro funzione. Invece se cerchiamo la verità delle cose dobbiamo andare al di là della loro funzione, dob- biamo andare oltre. Forse si può dire che la verità delle cose corrisponde alla loro natura.[...] questo è stato il mio modo di lavorare, che mi ha allontanato dal razionalismo ortodosso e forse mi ha impedito di raggiungere uno ‘stile’. [...] Prevale la natura di quello che sto progettando”5.

Un’altra differenza importante sta nel fatto che la scomparsa prematura degli esponenti di spic- co della Spagna, non permise un loro coinvol- gimento nella ricostruzione, a differenza di ciò che è avvenuto in Italia. In questo modo l’Italia affronta il dopoguerra con architetti già matu- ri e che sono in grado di determinare le sorti dell’architettura italiana fi no agli anni Sessanta, 5 MONESTIROLI, Antonio, “L’architettura secondo

degli anni ’20 e ’30, sostenendo che sarebbe stato “un buon modo per uscire dalla routine”6. La pro-

posta fu respinta come insostenibile per un museo di arte moderna, e lo stesso Rudofsky affermerà che “già da allora il museo stava pregando il gospel dell’architettura moderna”7

Bernard Rudofky, architetto austriaco e grandis- simo viaggiatore, aveva trascorso gli anni Trenta in Italia (fi no all’emigrazione verso il Brasile avve- nuta nel 1938 a causa delle leggi razziali) e aveva sviluppato, parallelamente a Pagano, una grande attenzione nei confronti dell’architettura rurale. Le sue opere, come Villa Oro, in collaborazione con Luigi Cosenza, così come i suoi articoli su Domus, si rivolgevano all’architettura anonima come ricchissimo vocabolario formale del qua- le era possibile metabolizzare il messaggio e gli elementi. Se l’opera di Rudofsky fu garantita da una grande costanza nel tempo del metodo di ricerca e dell’impegno profuso in tale tema, oc- corre tenere in considerazione che anche Gio- vanni Michelucci, nel suo articolo “Fonti della moderna architettura italiana”, aveva messo in evidenza l’importanza dell’architettura rurale e che la complessa articolazione volumetrica degli edifi ci rurali, risultato di una stratifi cazione lenta e priva di intenzionalità architettoniche, poteva essere riscontrata negli edifi ci realizzati in epoca razionalista.

6 UGOLINI, Luca, “Architettura non ufficiale”, Tesi di Dottorato, Università di Trieste.

7 RUDOFKY, Bernard, Manoscritto “the human side of architecture”, riferito ad una lezione tenuta presso l’American Institute of Architects a Seattle nel 1966; il titolo della lezione era “total architecture”. The Bernard Rudofsky Estate, Vienna. Riportato in UGOLINI, Luca, “Architettura non uffi ciale”, Tesi di Dottorato, Università di Trieste.

mentre in Spagna la situazione è in mano ad ar- chitetti di circa una decina di anni più giovani i quali, seppur faticando nella formulazione di un pensiero architettonico in grado di guidare la ri- costruzione, riescono a infl uire molto più a lun- go nel dibattito del proprio paese, garantendo una continuità del proprio pensiero.