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CODERCH E VALLS, LA RAPPRE SENTAZIONE DEL MOVIMENTO

NELLA CASA CATASUS

Nel progetto per la Casa Catasús (1958) a Sit- ges si riconosce il grande sforzo di Coderch e Valls per generare una rottura dei volumi puri. Il progetto sembra essere il risultato di due fasi successive. Nella prima si organizza la casa di- sponendo a T due volumi caratterizzati da una differenza funzionale, nella seconda si rompe questa rigidità secondo un’idea di scomposizio- ne volumetrica. Questa seconda fase però non raggiunge una maturità che permetta di dimen-

ticare il punto di partenza dei due blocchi chiu- si ma piuttosto sembra l’applicazione di alcuni principi compositivi a volumi che continuano a risultare leggibili nel progetto.

Infatti la seconda fase non è temporale ma ge- rarchica: le due idee di utilizzo di blocchi puri e di rottura di essi, si alternano più volte nel processo progettuale. Si nota dal ruolo che as- sume il blocco delle camere che ha una doppia funzione: separare l’area di ingresso dal giardino (separandole visivamente, come un semplice muro) e quella di ospitare le camere alle quali si garantisce l’affaccio al giardino.

La rottura della scatola si manifesta grazie alle fi nestre posizionate negli spigoli; grazie alle aperture che rendono visivamente separato il blocco delle camere da quello trasversale; gra- zie alle aperture tra il salone e la zona dei servizi; grazie alla mancata corrispondenza della coper- tura con i blocchi sottostanti; grazie ai tre muri che espandono all’esterno lo spazio interno (il muro tra la zona dei servizi e il salone che rap- presenta un prolungamento del muro interno, il muro che prolunga la facciata del salone, il muro che espande la facciata dell’ingresso ai garage) e grazie anche alla forte corrispondenza tra l’or- ganizzazione degli arredi e le bucature.

La piscina, allo stesso modo della vasca d’acqua del Padiglione di Mies a Barcelona, serve alla composizione come un altro piano, il quale risul- ta lontano dalla casa, come se l’organizzazione fi nale fosse il risultato di una dilatazione spazia- le, come se un’esplosione avesse distanziato gli elementi.

Infatti la casa si espande all’esterno per accom- pagnare con elementi l’utente che esce all’ester-

no, come si richiede ad una casa per vacanze. I pini piantati nel giardino risultano a tutti gli effet- ti parte del progetto in quanto, oltre ad essere presenti come elementi verticali, creano ombra ed in questo modo contribuiscono ad espande- re all’esterno lo spazio della casa.

Un tema fondamentale di questo progetto con- siste nella volontà di Coderch e Valls di rappre- sentare il movimento, nel “momento della sua esplosione”, grazie alle persiane che coprono e scoprono le fi nestre. Si immagini che tutte le persiane fossero chiuse facendo percepire il volume fortemente compatto e si immagi- ni che all’improvviso vengano aperte lasciando buchi al proprio posto(costituiti dalla traspa- renza delle fi nestre). Il momento dell’apertura sarebbe quello dell’esplosione grazie alla quale l’edifi cio si mostra in modo del tutto differente rispetto all’inizio, come se fosse una costruzione differente. Questo movimento è ciò che rende estremamente poetico lo spostamento di ele- menti che in altre circostanze non sarebbe altro che una operazione compositiva.

In questo progetto rimangono aperte alcune questioni, non è chiaro se alcuni elementi che valorizzano la percezione dello spazio interiore siano state pensate con tale proposito o meno. Infatti non è chiaro se le fi nestre laterali rispet- to all’ingresso in sala, le quali provocano un’im- provvisa dilatazione spaziale, siano state pensate con questo proposito o solo perché permetto- no un’articolazione dei volumi coerente con l’i- dea del progetto. La stessa cosa va evidenziata per la piccola fi nestra nello spigolo della sala, che permette alla luce di entrare e distribuirsi in modo omogeneo.

I percorsi che compiono l’architettura italiana e spagnola dalla fi ne degli anni sessanta al presente sono tortuosi e profondamente differenziati nei due paesi. L’architettura spagnola, dopo aver ricominciato da zero negli anni quaranta, dopo aver intrapreso il percorso faticoso ma comun- que euforico degli anni cinquanta e sessanta, ri- esce a abbattere defi nitivamente la condizione di parziale isolamento nella quale si trovava e, fi nalmente conosciuta dai paesi europei, riceve la giusta e meritata consacrazione. Allo stesso tempo in Italia la disciplina architettonica supe- ra la fase della ricostruzione e concentra il pro- prio interesse su nuove questioni. Purtroppo però tale cambiamento di direzione si scontra con una realtà problematica che scarica tutto il proprio peso sul nuovo modo di concepire l’ar- chitettura. Questo determina una forte crisi che toglie alla disciplina tutta la fi ducia e il ruolo nella società che si era guadagnata nei decenni pre- cedenti.

Questo capitolo vuole studiare e confrontare i fenomeni che accadono nei due paesi dalla fi ne degli anni sessanta al presente, cercando di va- lutare le ragioni per le quali Italia e Spagna sono evolute in maniera differente e tenta di indivi- duare una possibilità di riscatto per la condizio- ne italiana, oggi arenata a causa dei tanti fattori che la ostacolano e abbagliata da un’esterofi lia povera di contenuti.

Si cerca di capire in quali termini si manifestino la rottura italiana con il passato italiana e la pro- secuzione spagnola lungo il percorso tracciato nell’epoca della ricostruzione.

Nei decenni Quaranta, Cinquanta e Sessanta, Spagna e Italia attraversano un periodo di pro- fonde trasformazioni sotto il profi lo socio-eco- nomico; le classi sociali più deboli vivono una condizione di estrema povertà eppure la forte ripresa economica modifi ca rapidamente il loro stile di vita e stravolge una situazione sociale che negli anni Settanta risulta profondamente tra- sformata.

Pier Paolo Pasolini testimonia così questo cam- biamento: “Se io oggi volessi rigirare ‘Accattone’,

non potrei più farlo. Non troverei più un solo giova- ne che fosse nel suo ‘corpo’ neanche lontanamente simile ai giovani che hanno rappresentato sé stessi in ‘Accattone’. Non troverei più un solo giovane che sapesse dire, con quella voce, quelle battute. Non

soltanto egli non avrebbe lo spirito e la mentalità per dirle: ma addirittura non le capirebbe nem- meno. Dovrebbe fare come una signora milanese lettrice, alla fi ne degli anni Cinquanta, di ‘Ragazzi di vita’ o di ‘Una vita violenta’: cioè consultare il glossarietto. E infi ne è cambiata addirittura la pro- nuncia”. 1

Nella seconda metà degli anni sessanta avvie- ne infatti un avvicendamento tra generazioni che porta a una trasformazione della società. Questo è particolarmente forte in Italia dove il Sessantotto rappresenta uno spartiacque tra due modelli sociali che si rifl ette con forza in ar- chitettura: il dibattito architettonico vede nuovi

1 Pasolini, Pier Paolo, Corriere della Sera, 8 ottobre 1975

Nella pagina precedente: progetto di Palapacelli per il concorso della camera dei deputati In alto: progetto per l’Università di Firenze

protagonisti, nuove condizioni e si indirizza ver- so nuovi temi.

In Spagna le vicende degli anni sessanta portano alla crisi del franchismo e alla sua caduta negli anni settanta e, a differenza dell’Italia, il percor- so architettonico intrapreso nel dopoguerra non viene abbandonato ma approfondito. Gli architetti che avevano operato nel dopoguerra sono più giovani di quelli italiani per cui conti- nuano a progettare ed insegnare per diversi anni e le nuove generazioni si inseriscono in questo discorso con assoluta continuità.

In Spagna giovani architetti come Rafael Mo- neo, Juan Navarro Baldeweg, Carlos Ferrater, Oscar Tusquets e Lluis Clotet, Alberto Campo

Baeza, Guillermo Vazquez Consuegra, Antonio Cruz e Antonio Ortiz, e per alcuni aspetti anche Ricardo Bofi ll si formano con i maestri del do- poguerra e intraprendono il proprio percorso professionale verso la fi ne degli anni sessanta. Nello stesso periodo in Italia iniziano ad affer- marsi fi gure come quelle di Aldo Rossi, Vittorio Gregotti, Franco Purini, Paolo Portoghesi, Gior- gio Grassi, oltre naturalmente a Manfredo Tafu- ri, la cui critica incide profondamente sul nuovo corso architettonico.

Mentre la situazione spagnola risulta abbastan- za omogenea per quanto riguarda i principi che stanno alla base del ragionamento architettoni- co, al di là del fatto che comunque ogni architet- to si esprime con una sensibilità formale propria

In alto: Corviale a Roma Nella pagina seguente: Quartiere Zen a Palermo

ed autonoma, la situazione italiana si dimostra molto variegata. Diverse sono anche le sorti dei percorsi intrapresi nei due paesi infatti l’architet- tura proposta dagli spagnoli riesce ad esprimersi nella propria pienezza mentre in Italia sembra crearsi un divario sempre più ampio tra la fi gura dell’architetto, la politica e la società in generale fi no a far entrare la disciplina architettonica in

una vera e propria crisi professionale che ricade anche sui contenuti.