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Josep María Sostres (1915-1984) e Luigi Mo- retti (1907-1973) sono due personaggi molto importanti ed infl uenti del secondo dopoguerra. Nonostante non si conoscano personalmente, la loro architettura presenta degli interessanti caratteri in comune e, seppure l’immaginario

come la pittura, la letteratura e la musica, oltre all’architettura. Tale interesse si mantiene sem- pre forte e si rifl ette spesso in un impegno per- sonale, come dimostrano diverse vicende della sua vita. Infatti, oltre a insegnare alla ETSAB di Barcellona, partecipa alla fondazione del Grupo R e all’inizio degli anni cinquanta ha rapporti epi- stolari con Nikolaus Pevsner, Alberto Sartoris e Bruno Zevi. Quest’ultimo dimostra molto inte- resse alla sua opera progettuale e si manifesta disponibile a pubblicarla, fatto molto impor- tante se si considera l’attenzione con cui Zevi valuta le architetture. Nel 1946, anno in cui si laurea, Sostres compie un viaggio a Como e am- mira l’opera di Terragni, che rimane a lungo un riferimento per la sua attività progettuale. Se da un lato gli studenti di Sostres lo considerano un professore brillante ma gli rimproverano la scar- sa dedizione all’attività didattica, occorre notare come la sua attività di ricerca sia straordinaria. I suoi scritti dimostrano una profonda cono- scenza dei fenomeni architettonici contempo- ranei dell’ambito europeo e dedicano partico- lare attenzione all’attività progettuale di Gaudí e a quella degli architetti scandinavi. Sostres non costruisce molti edifi ci ma i suoi progetti risulta- no sempre estremamente equilibrati dal punto di vista formale, facendo emergere una grande attenzione per gli aspetti compositivi.

Luigi Moretti è una fi gura molto importante dell’architettura romana. Politicamente vicino al fascismo sia durante il regime che dopo la sua caduta, studia a Roma e già da studente, fi no al 1932 è assistente universitario prima di Vincen- zo Fasolo e poi di Gustavo Giovannoni, due fi - formale appaia differente, i principi compositivi

risultano affi ni.

Sostres nasce in Catalogna e frequenta gli studi a Barcellona tra il 1941 e il 1946. Per tutta la pro- pria vita mostra interesse per vari campi artistici

litiche.

La loro produzione teorica è molto interessante e, nonostante gli scritti di Moretti siano pochi, risultano brillanti per l’indagine che svolgono sulle questioni elementari della composizione architettonica e che si rivolgono soprattutto al problema formale e a quello spaziale. Moretti considera l’architettura greca e quella barocca come le due punte della ricerca disciplinare per cui è evidente come questo si rifl etta nella pro- pria attività. Bisogna anche sottolineare che il pensiero che esprime Moretti sulle questioni ar- chitettoniche sia strettamente legato alla pratica progettuale e si può notare una forte corrispon- denza tra i suoi scritti e le sue opere.

La produzione architettonica di Moretti è va- stissima mentre quella di Sostres è ridotta e gure importantissime nella facoltà romana.

Dal 1934 è a capo dell’Uffi cio Tecnico dell’Ope- ra Nazionale Balilla (che si trasformerà presto in Gioventù Italiana del Littorio) e questo gli per- mette di intraprendere già da giovane una im- portante carriera infatti in quegli anni progetta opere molto importanti come la GIL di Traste- vere, la Casa della Scherma, l’accesso al Foro Italico, oltre alla palestra personale del duce. Questo è l’inizio di una carriera straordinaria che gli permette di costruire un’enorme quanti- tà di progetti che, se durante il fascismo aveva- no la committenza dello stato, nel periodo suc- cessivo sono legati agli ambienti ecclesiastici e a ricchi imprenditori e costruittori. Moretti incar- na la fi gura di un architetto molto colto, capace di gestire pubbliche relazioni e che considera la disciplina come un mezzo di espressione artisti- ca nel senso più pieno del termine ovvero che riguarda la defi nizione di spazi e volumi e ha lo scopo di raggiungere una bellezza quasi ideale. Sia Moretti che Sostres si dimostrano fortemen- te interessati alla cultura classica, a quella greca in particolare e questo probabilmente non è un caso dato che entrambi appartengono ad una classe sociale elevata, vicina agli ambienti poli- tici di destra, che si dimostra molto sensibile ai fenomeni culturali e artistici che spaziano dalla musica, alla letteratura, passando per le arti fi - gurative. Sono due personaggi molto colti che hanno grande conoscenza dei fenomeni archi- tettonici della contemporaneità e del passato. Tuttavia mentre Sostres si impegna personal- mente in varie attività culturali, Moretti subisce l’isolamento a cui viene relegato per cause po-

Nella pagina precedente: Luigi Moretti In alto a Sinistra: Casa Agustí Al centro e in basso a sinistra: Casa Iranzo Sopra: Casa Agustí

comunque le opere di entrambi possiedono una grandissima precisione compositiva e lo si nota dall’organizzazione degli elementi, che tie- ne conto di meccanismi della percezione umana simili a quelli dell’architettura greca. Infatti il ra- gionamento sulle proporzioni e sulle sequenze di spazi risulta sempre calibrato in modo da ga- rantire al fruitore un’esperienza spaziale di altis- simo valore.

Inoltre tutti gli elementi degli edifi ci sono legati tra loro secondo regole compositive che per- mettono all’insieme di raggiungere un grande equilibrio formale.

Lo si nota ad esempio nel fronte su lato di ac- cesso della Casa Agustí di Sostres, che possiede un corpo sporgente, nel quale si inserisce anche la scala a sottolineare una diagonale, e due parti svuotate organizzate secondo la diagonale op- posta. Il risultato è la dinamicità della facciata in cui si raggiunge comunque l’equilibrio, non con la simmetria ma con una precisa organizzazione dei pesi.

Per quanto riguarda l’esperienza spaziale, è im- portante soffermarsi su di un meccanismo che utilizza Sostres nei tre progetti di Casa Iranzo, Casa Moratiel e Casa Agustí i quali sono orga- nizzati secondo un asse che prevede una parte frontale e un retro. I saloni delle tre case possie- dono degli importanti affacci sul lato frontale ma Sostres bilancia intelligentemente la luminosità di questi spazi con delle piccole aperture sul lato opposto alla grande vetrata. Garantendo una luminosità interna, grazie alle bucature presenti su lati opposti, si evita l’effetto di abbagliamen- to che potrebbe provocare la grande vetrata se fosse l’unica apertura.

Uno dei temi ricorrenti nelle opere di entram- bi gli architetti è quello del percorso e si nota come in tutte le architetture il problema delle sequenze spaziali sia oggetto di profonde at- tenzioni. Moretti se ne preoccupa già nei primi progetti come nella Casa della Scherma o nella Colonia GIL a Trastevere dove diverse spazialità interne vengono connesse con grande sapienza. I due architetti dimostrano un’interesse per il luogo che tendono a risolvere attraverso lo strumento formale. Lo si nota nella facciata del- la Sede del Noticiero Universal progettato nel 1963 da Sostres le cui linee si legano con grande precisione agli edifi ci laterali, un accorgimento simile a quello di Terragni (studiato a fondo da Sostres) nei progetti del Novocomum e della Casa Pedraglio.

Questa volontà di risolvere la relazione con il contesto in modo plastico la si nota anche nei progetti di Moretti, in particolare nel comples- so milanese di Corso Italia. Moretti sfrutta l’e- sistente per valorizzare il proprio edifi cio sia a Milano su Corso Italia che a Roma su Viale Buozzi (con la palazzina del Girasole): le sue architetture acquisiscono valore nella misura in cui rompono la rigidità dello schema urbano nel quale si inseriscono, ma la rottura della regola ha bisogno della regola stessa per esistere e aqui- stare signifi cato. Moretti in questo dimostra un atteggiamento analogo a quello degli architetti barocchi, i quali, nei propri lavori, calcolano ad- densamenti e cadute della tensione nella lettura, costruendo secondo logiche narrative.

In alto: Sede Noticiero Universal In basso: Novocomum di Terragni