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LUIGI MORETTI L’EDIFICIO NEL LA CITTÀ

Il carattere compatto delle città italiane richiede una grande attenzione al contesto in cui si ubica l’opera, affi nché si instauri un rapporto di reci- proca valorizzazione.

Luigi Moretti nel complesso di Corso Italia a Milano dimostra una forte capacità di interazio- ne con il tessuto edilizio (1949-1956) che viene

studiato in ogni sua parte, e con grandissima sa- pienza compositiva, vi inserisce dei volumi che pur adeguandovisi con rispetto, ne colgono i caratteri migliori per affermarsi su di esso. I corpi che compongono il complesso, seppur il gioco di compenetrazioni e le complesse sezioni non ne permettano una chiara identifi cazione, sono: una stecca abitativa di 14 piani, attraver- sata da una fenditura centrale che la scompone in due parti, due stecche di uffi ci di altezza va- riabile ed un basamento di altezza variabile con attività commerciali ed uffi ci.

Per mezzo di rampe si accede ai due livelli sot- to il piano di strada che ospitano parcheggi e magazzini. I volumi si organizzano intorno ad un articolato spazio interstiziale ed intorno ad esso le facciate sono molto permeabili, perlopiù vetrate, rimandando alla tradizione milanese del cortile

Colpisce particolarmente l’intenzione di mette- re in comunicazione i lotti circostanti attraverso una ricucitura accuratissima che però non im- plica nessuna rinuncia ad un carattere forte del progetto che al contrario ne risulta esaltato. Un duplice ruolo che viene controllato da Moretti con estrema precisione e che, probabilmente, per l’effi cacia con cui viene raggiunto l’obietti- vo, rappresenta uno dei migliori esempi dell’ar- chitettura italiana del dopoguerra.

L’architetto sceglie di porre gli edifi ci ad uso pubblico sul fronte stradale arretrando le abi- tazioni, tali blocchi vengono disposti trasver- salmente rispetto a Corso Italia, rompendo la

continuità delle facciate che caratterizza la via e ponendosi quindi come elemento che catalizza l’attenzione durante la sua percorrenza. Nello stesso tempo la perpendicolarità dei due bloc- chi alti evidenzia la presenza di un percorso che attraversa il complesso.

In questo modo viene esaltata la presenza del complesso sull’importante asse stradale mila- nese nonostante sia il fronte su cui l’ampiezza dell’affaccio è minima rispetto agli altri.

Il basamento su Corso Italia viene arretrato ga- rantendo una vista distaccata del complesso che altrimenti tenderebbe a schiacciare l’osservato- re ed è interessante pensare che Mies ricorre allo stesso artifi cio per il coevo Seagram Buil- ding a Park Avenue. Tale arretramento ripren- de la profondità del taglio dell’edifi cio vicino ed origina un piccolo spazio pubblico che concede un migliore permeabilità sia a Via Rugabella che al complesso stesso.

Il basamento si incastra con il blocco verticale del lato sud che riprende sia l’altezza che l’alli- neamento del volume alla sua destra, creando, tramite questa mediazione, un dialogo tra i due interventi. L’incastro viene alleggerito per mez- zo dell’apertura, creata al piano terra, di ingres- so al lotto. Il blocco a destra viene distaccato dall’edifi cio confi nante per mezzo di un taglio che ne marca la separazione. Tale blocco ha un trattamento del piano terra diverso rispetto ai piani superiori. Il ponte di ingresso con le sue proporzioni crea un’ombra adeguata, non ec- cessiva, che fa percepire il passaggio invitante e non severo.

L’idea porre un basamento che assorba la forza dei blocchi verticali con il suolo evidenzia anche un’attenzione verso la tradizione borghese ot- tocentesca che ha in Corso Italia uno dei suoi nuclei milanesi più importanti.

Venendo da Piazza Duomo ci si trova di fronte ad una stecca piena e ad una smaterializzata per mezzo della facciata totalmente vetrata e ciò le fa percepire in contrapposizione tra loro, come appartenessero a due interventi diversi, con lo scopo di accentuarne la leggerezza e la varietà. Se il blocco a destra riprende l’altezza dell’edi- fi cio vicino, stessa cosa avviene per l’altro volu- me, che sporge sullo spazio pubblico con toni provocatori ma che presenta la stessa altezza ed è parallelo al fabbricato ottocentesca di fronte. Dato che tale volume nella parte interna risulta allineato agli altri blocchi si crea un restringimen- to dello stesso verso la strada. Tale diminuzione di superfi cie è espressa in facciata con un re- stringimento delle aperture. Il lato più chiuso e compatto è quello esterno a sottolineare un’in- troversione.

Tra i due blocchi viene creato un percorso retti- lineo che, fi ltrato dalla strada con un piano pon- te, serve da spina di servizio per tutti i corpi del progetto.

Il basamento, ridotto a due livelli su Corso Italia, si eleva a tre su Via Rugabella per riprendere l’al- tezza degli edifi ci di fronte, in modo da ottenere un adeguato rapporto tra elevazione e ampiezza dell’asse stradale.

L’accesso alla via viene evidenziato in maniera

straordinaria grazie ai due imponenti blocchi che ne segnano l’inizio, l’edifi cio preesistente e la stecca inserita da Moretti, nel nodo valorizza- to peraltro dall’arretramento rispetto al fi lo di facciata.

L’edifi cio abitativo, alto quattordici piani e posto nel cuore del lotto, celato in modo da smorza- re il peso dell’intervento, viene attraversato da una lunga fenditura che si trova in corrispon- denza con l’asse d’ingresso e lo fa percepire inizialmente sdoppiato in due volumi differenti. Il lungo taglio evidenzia anche una separazione tra due blocchi di appartamenti, ognuno con il proprio corpo scala ed evita che alcuni affac- ci si trovino in asse col percorso , cosa che gli conferirebbe una importanza diffi cile da gesti- re planimetricamente. Sui lati corti viene inve- ce smaterializzato, da una parte con una lunga fessura, dall’altra con una sequenza di terrazze che, limitate da diaframmi murari ai lati, hanno l’effetto di alleggerirne la mole. Allo stesso sco- po l’ultimo piano viene privato della loggia per nasconderne la visione da posizione ravvicinata. Luigi Moretti con questo intervento, che rap- presenta la naturale prosecuzione del percorso progettuale iniziato col Girasole di Roma, di- mostra le sue grandi doti plastiche e scultoree, riuscendo a plasmare la materia con una gran- dissima semplicità e naturalezza, mantenendo sempre il controllo delle proporzioni in un gio- co di volumi sempre raffi nato e controllato, che non cede agli eccessi né a timidezza. Esprime un equilibrio molto delicato ed effi cace.

la gestione contemporanea delle diverse scale compositive, si veda il raggruppamento di tut- te le aperture nell’edifi cio residenziale, il trat- tamento dei prospetti della stecca aggettante: fasce orizzontali da un lato e sottili fenditure dall’altro.

Altro tema ricorrente è l’estrema permeabilità dell’opera: il passaggio da esterno a interno del lotto è leggerissimo, graduale e coinvolgente, lo stesso vale per gli atrii dei singoli blocchi, a dimostrazione di come sia stata appresa e me- tabolizzata la lezione barocca sulle compenetra- zioni tra vuoti e pieni.

La capacità di cogliere con intelligenza l’insegna- mento del barocco, una tra le numerose qualità delle sue architetture, fa di Luigi Moretti uno dei protagonisti del dopoguerra italiano.

CODERCH E VALLS, LA RAPPRE-