Una nuova architettura
MOVIMENTI E CORRENTI DI PENSIERO
Parallelamente all’impegno accademico e a quello progettuale, a Madrid come a Barcellona, negli anni Cinquanta, gli architetti uniscono le proprie energie per identifi carle in un pensiero
condiviso.
Le fi gure di spicco di Madrid fi rmano dunque nel 1935 il “Manifi esto del Alhambra”. Essi sono: Rafael Aburto, Pedro Bidagor, Francisco Cabre- ro, Eusebio Calonge, Fernando Chueca, José Antonio Domínguez Salazar, Rafael Fernández Huidobro, Miguel Fisac, Damián Galmes, Luis García Palencia, Fernando Lacasa, Emilio Larro- dera, Manuel López Mateas, Ricardo Magdale- na, Antonio Marsa, Carlos de Miguel, Francisco Moreno López, Juana Otañón, José Luis Picar- do, Francisco Prieto Moreno, Francisco Robles, Mariano Rodríguez Avial, Manuel Romero y Se- cundino Zuazo.
Negli stessi anni a Barcellona si forma il Grupo R composto da architetti con molta esperienza come Josep Pratmarsó (considerato il presiden- te), Josep Antonio Coderch, Antoni Moragas, Manuel Valls, Joaquim Gili, Josep Maria Sostres, Francesc Bassó y Josep Antoni Balcells. Ad essi si aggiungevano i giovani come Oriol Bohigas, Josep Martorell, Guillermo Giráldez, Manuel Ri- bas, Pau Monguió y Francesc Vayreda. Ad essi si aggiunge il grafi co Joan Josep Tharrats e va aggiunto colui che fornisce la chiave di lettura ed interpretazione delle opere ovvero Francesc Català-Roca, il fotografo del gruppo il cui ap- porto risulta determinante.
Il Grupo R resta in attività dal 1951 al 1961, or- ganizzando concorsi ed esposizioni ma, come fa notare Antonio Pizza, non costruisce mai una vera e propria collaborazione professionale tra i suoi membri e questo è indice di una debolezza che non si riscontra nel gruppo di architetti di Madrid.
Parallelamente, in Italia, è avvenuta, nel 1947, la
In alto: Il Grupo R In basso: pagina del “Manifi esto del Alhambra”
nascita dell’Associazione per l’Architettura Or- ganica (A.P.A.O). In Italia mancaro gruppi come quelli spagnoli ma il dibattito è vivo e acceso grazie alle riviste, che sviluppano linee editoriali chiare ed estremamente propositive.
Italia e Spagna inoltre vedono un importante punto di riferimento comune costituito dall’ar- chitettura nordica.
COMMITTENZE
Terminata la Seconda Guerra Mondiale, si pre- senta, sia in Italia che in Spagna, il problema della ricostruzione materiale del Paese. L’assenza del- la classe media rende i due paesi estremamente spaccati al loro interno: ad una ristretta classe imprenditoriale corrisponde un’ampia fascia di popolazione affl itta da gravi diffi coltà economi- che. Tale contesto chiama la fi gura dell’architet- to ad un doppio impegno: se da un lato egli vie- ne chiamato dai grandi imprenditori a realizzare ville per le vacanze, edifi ci per la produzione industriale o, in caso di imprenditori edili, com- plessi abitativi più o meno grandi, dall’altra parte i piani di ricostruzione promossi da istituti pub- blici (come l’Istituto Autonomo Case Popolari in Italia e l’Obra Sindical del Hogar in Spagna) implicano la necessità di realizzare un’enorme quantità di costruzioni a costi estremamente bassi. Dunque, in assenza di una classe media e in considerazione di piani urbanistici che pre- vedono una densità abitativa relativamente alta (lontana, ad esempio, dagli standard americani o nordeuropei), l’entità delle commesse risulta in genere volumetricamente consistente.
L’architetto in questo periodo riveste un ruo- lo importante all’interno della società come di- mostra la ricerca della qualità architettonica che avviene sia da parte degli enti pubblici che da parte di privati in maniera equilibrata su tutto il territorio. Si può notare come gli interventi pubblici (statali od ecclesiastici siano di grande qualità, grazie al valore dei professionisti che vengono coinvolti: se Quaroni riveste un ruolo chiave nei gruppi di progettazione del villaggio La Martella in Basilicata e nel Tiburtino, perso- naggi come Libera e De Renzi vengono coinvolti nella progettazione di altri quartieri popolari ro- mani come il Tuscolano (nel caso del primo) e il Prenestino (nel caso del secondo), De Carlo inizia in questo periodo una lunga e profi cua col- laborazione con Carlo Bo per i collegi e gli edifi - ci per la didattica dell’Università di Urbino, Gar- della ed Albini vengono chiamati a progettare i nuovi quartieri popolari di Milano. Intanto gli in- gegneri Musmeci, Nervi e Morandi collaborano all’ammodernamento della rete infrastrutturale italiana e vengono costruiti nuovi centri urbani come i villaggi in Sardegna ad opera di Fernando Clemente, inoltre eventi come le Olimpiadi di Roma (1960) chiamano al lavoro un gruppo di- retto da Luigi Moretti. In questo periodo, il set- tore pubblico coinvolge tutte le fi gure di spicco che hanno la possibilità di conoscersi, collabo- rare e condividere fasi importanti della proprio percorso architettonico con un conseguente ricchissimo scambio di idee.
Allo stesso modo, in una Madrid in cui era sta- to accentrato il potere, si trovano a collaborare fi anco a fi anco Coderch, Cabrero, De la Sota i quali sono stati chiamati a lavorare per l’Obra
In alto: il quartiere Tiburtino Al centro: Collegi dell’Università di Urbino In basso: Villaggio Olimpico
Sindical del Hogar che se da una parte realizza- va progetti di residenze popolari, dall’altra era responsabile della progettazione dei nuovi “Po- blados de Colonización” per i quali Fernandez del Amo come De la Sota redigono progetti straordinari.
Riguardo all’importanza che rivestiva la condivi- sione del lavoro presso la Obra Sindical del Ho- gar, vi è un signifi cativo aneddoto raccontato da Rafael Aburto e riportato da Ruiz Cabrero: “En las ofi cinas de la Obra Sindical, situadas frente al parque del Retiro de Madrid, se sintió un terre- moto. Aburto, tras aguantar las primeras sacudi- das, se acercó a la mesa de Coderch y, señalan- do a través de la ventana a los funcionarios que se habían refugiado en el parque, le comentó: - Tu crees que nosotros, que somos los jefes, debemos quedarnos?
- Vamos a preguntar a Cabrero, que es el supe- rior, contestó Coderch.
Cuando se llegaban hasta el tablero de dibujo de Cabrero, éste, sin darles tiempo a decir nada, les comentó muy preocupado:
- Debo estar enfermo, porque el lapicero se me resbala sobre el papel.”3
Aburto, Cabrero, Fernández del Amo, Fisac e De la Sota costituiscono quello che, secondo Juan Daniel Fullaondo è l’”Equipo de Madrid” e che guida il rinnovamento architettonico della capitale.
Se da un lato, sia in Italia che in Spagna, tutte le fi gure più importanti vengono coinvolte nella progettazione di edifi ci popolari e quindi dimo- stravano grandi capacità nel risolvere questioni 3 Ruiz Cabrero, Gabriel, “El moderno en España: arqui-
tectura 1948-2000”, Sevilla, Tanais, 2001.
importanti con mezzi scarsi, non di rado vengo- no coinvolti da grandi industriali che ambiscono ad avere edifi ci produttivi di grande qualità ar- chitettonica.
Se Olivetti rappresenta l’esempio più importan- te, grazie al coinvolgimento di Ignazio Gardel- la, Luigi Cosenza, Marcello Nizzoli tra gli altri, occorre evidenziare come tale atteggiamento fosse frequente e non sporadico. A Barcellona, ad esempio, Francesc Bassó e Joaquim Gili pro- gettano, tra il 1954 e il 1961, l’Editoriale Gusta- vo Gili, mentre Rafael Echaide e César Ortiz- Echagüe, tra il 1955 e il 1965 realizzano gli Edifi ci Seat a Barcellona. Oltre agli edifi ci per la pro- duzione industriale vengono coinvolti in que- sto processo Sedi aziendali di uffi ci o di vendita come dimostra la Rinascente di Franco Albini a Roma. In Spagna in questo periodo è molto im- portante la fi gura dell’imprenditore Huarte che opera come un vero e proprio mecenate.
Allo stesso modo, seppur nell’ambito di una produzione vastissima, personaggi come i ro- mani Passarelli o Moretti, come i catalani Ricar- do Bofi ll, José Antonio Coderch e Manuel Valls, Antonio Bonet vengono coinvolti in grandi in- terventi di edifi ci residenziali di carattere specu- lativo. Tuttavia la collaborazione tra architetto e committente si dimostra positiva ed i risultati ne sono la prova e questo dimostra come in ambi- to architettonico sia possibile raggiungere ottimi risultati non chiudendosi al dialogo o alla ricerca di un compromesso con committenze che se- guono logiche di mercato, per quanto dure esse siano.
Dunque gli architetti del II Dopoguerra dimo- strano la capacità di lavorare su fronti differenti
In alto: Poblado de Colonización Esquivel Al centro: Fabrica SEAT In basso: Antonio Bonet, Edifi cio Mediterráneo
senza rinunciare al carattere della propria ricer- ca, arricchendola piuttosto di nuovi stimoli.