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Le aree e i paesi

Nel documento Rapporto 2008 (.pdf 10,0mb) (pagine 82-85)

traiettorie di sviluppo e processi di valorizzazione 1

SETTORE ATECO

2.1. Scenario economico internazionale

2.1.4. Le aree e i paesi

2.1.4.1 Stati Uniti

L’economia degli Stati Uniti sta fronteggiando condizioni estremamente difficili (tab. 2.1.2). Se il prodotto interno lordo nel 2008 risulterà ancora superiore a quello dello scorso anno, sia pure di solo l’1,4 per cento, nel 2009, si registrerà una sua riduzione dello 0,9 per cento. La crisi finanziaria si è acuita proprio mentre la crescita economica si era già ridotta a causa della prolungata flessione del mercato immobiliare. La rarefazione del credito disponibile con tutta probabilità determinerà una pronunciata contrazione dell’attività nel breve periodo e un ulteriore deterioramento del mercato del lavoro.

Una volta che le condizioni del mercato finanziario si siano normalizzate, la crescita del prodotto interno lordo potrà riprendere, ma ad passo più lento di quello rilevato nelle passate fasi di ripresa. Ciò in parte risulterà dovuto agli importanti effetti di ricchezza negativi risultanti da questa crisi. L’inflazione dovrebbe ridursi sensibilmente, a seguito dei più bassi prezzi delle materie prime e del procedere della crescita ben al disotto del livello potenziale.

Se le condizioni finanziarie non dovessero migliorare rapidamente, nel breve termine potrebbe divenire auspicabile un ulteriore stimolo fiscale, oltre a quello già anticipato. Una volta che la crisi sia stata superata, l’attenzione delle politiche economiche dovrebbe essere rivolta al recupero della sostenibilità del bilancio federale. Sarà inoltre necessario realizzare una profonda riforma della regolamentazione del sistema finanziario e delle sue modalità di controllo, un processo il cui avvio potrebbe contribuire a ristabilire la fiducia degli operatori.

2.1.4.2. Giappone

Gli effetti degli shock esogeni derivanti dalla crescita dei prezzi delle materie prime e dai disordini dei mercati finanziari internazionali hanno posto fine alla fase di crescita economica di cui il Giappone aveva goduto. Le quotazioni azionarie sono sprofondate. Lo yen si è apprezzato sostanzialmente e ciò inciderà negativamente sulle esportazioni

Dall’1,5 per cento di aumento nel 2007, il Giappone passerà ad una sostanziale invarianza del Pil nel 2008 (+0,5 per cento), per poi registrare una recessione nel 2009 (-0,1 per cento per l’Ocse). La limitata crescita economica sperimentata recentemente si trasformerà in una nuova fase di stagnazione. Ne dovrebbe risultare un aumento della disoccupazione e la nuova riduzione a zero dell’inflazione dei prezzi al consumo. Un recupero della domanda domestica dovrebbe realizzarsi dal 2010, ma non dovrebbe fornire un ampio sostegno alla crescita.

2.1.4.3. Area euro

L’economia dell’area dell’euro è entrata in recessione quest’anno. Una serie di fattori hanno contribuito a ridurre la domanda interna, in particolare condizioni dei mercati finanziari più restrittive, effetti di ricchezza reali negativi, una più debole attività nel mercato immobiliare e soprattutto l’accrescersi di una condizione di generale incertezza.

Ci si attende che la crescita reale risulti al di sotto di quella potenziale almeno sino al 2010, prima di riprendersi a seguito del reale diffondersi nel sistema degli effetti dell’allentamento della politica monetaria e del graduale scioglimento delle tensioni che attualmente attanagliano e bloccano i mercati finanziari internazionali.

In particolare la crescita del prodotto lordo dovrebbe risultare ancora positiva nel 2008, pur riducendosi a solo l’1,0 per cento, in discesa dal 2,6 per cento dello scorso anno, ma la variazione del Pil dovrebbe divenire negativa nel 2009, -0,6 per cento, sulla base delle attese di una fase di recessione prolungata, che potrebbe permettere di registrare nuovamente incrementi del PIL solo nel corso del quarto trimestre (tab. 2.1.2).

Le pressioni inflazionistiche risulteranno fortemente ridotte a seguito della riduzione dei prezzi internazionali delle materie prime e dell’accrescersi di un notevole differenziale tra la crescita potenziale e la più lenta crescita del prodotto effettivo. Sulla base di queste ipotesi, le stime indicano che l’inflazione dovrebbe ridursi all’1,5 per cento nel 2009, in rapida discesa rispetto al tasso dl 3,0 per cento con cui si chiuderà il 2008.

Grazie all’allentamento in corso delle pressioni inflazionistiche, risulterà possibile fornire ulteriori stimoli alla crescita attraverso interventi di politica monetaria. L’azione delle autorità monetarie dovrebbe essere particolarmente sollecita e attenta a minimizzare i rischi di ulteriori riduzioni del livello dell’attività.

Se si può sottolineare che l’azione della Bce, a fronte del manifestarsi di forti rischi di recessione è apparsa in marcato ritardo rispetto all’andamento dei mercati, occorre affermare che ciò è giustificato in quanto, al contrario della Federal Reserve, la Banca Centrale Europea non ha nel suo statuto alcun obiettivo di crescita economica da tutelare, mentre è ben chiaro il mandato ad essa attribuito per perseguire un livello di inflazione superiore, ma prossimo al 2,0 per cento. Il compito di tutelare la crescita economica nell’area dell’euro compete in misura limitatissima alla Commissione europea e quasi esclusivamente ai Governi dei paesi membri.

L’attuale crisi ha messo in luce l’esigenza di misure per rafforzare la struttura di regolazione e di controllo dei mercati finanziari europei. Se infatti la responsabilità della gestione della politica monetaria e del controllo dell’inflazione nell’area dell’euro è affidata univocamente alla Banca centrale europea, l’azione di controllo dei mercati finanziari e del credito è tutt’ora affidata alla responsabilità delle singole istituzioni nazionali e delle banche centrali dei paesi appartenenti all’area dell’euro. Riempire questo vuoto istituzionale a livello europeo costituisce un prerequisito per garantire maggiori capacità di crescita e di sviluppo ai mercati finanziari e all’economia dell’area.

I bilanci pubblici saranno sottoposti a notevoli pressioni. Essi dovranno, da un lato, sopportare le minori entrate fiscali derivanti dalla riduzione dell’attività economica e in particolare dai rovesci sui mercati immobiliari e finanziari. Dall’altro, si troveranno a sostenere i costi derivanti dalle manovre di emergenza attivate per alleviare gli effetti dei disordini sui mercati finanziari e dai programmi di politica fiscale necessari per sostenere la domanda e la crescita.

Ogni misura di politica fiscale addizionale dovrebbe quindi essere attentamente valutata, mirata e temporanea, per riflettere la necessità di un riequilibrio fiscale di medio termine a fronte del notevole aggravio che i bilanci pubblici si troveranno a sopportare.

2.1.4.4. Altre aree e paesi

Nel 2008, l’attività economica di molti paesi dell’America latina dovrebbe risultare ridotta dalle più difficili condizioni finanziarie e dagli effetti del forte rallentamento delle economie avanzate trasmessi attraverso il commercio internazionale . Nel complesso la crescita dell’area dovrebbe leggermente ridursi dal 5,6 per cento dello scorso anno, al 4,5 per cento del 2008, ma subirà una maggiore frenata nel corso del 2009, quando non andrà oltre il 2,5 per cento, sulla scia di un ulteriore peggioramento del clima economico mondiale (tab. 2.1.1).

In Brasile, la fase di espansione, che era andata accelerando nel corso del 2007, chiusosi con un incremento del Pil del 5,4 per cento, è risultata sostenuta anche nel corso della prima metà del 2008, nonostante l’attività apparisse in rallentamento a seguito del peggioramento delle condizioni nei mercati finanziari. Nel 2008, la crescita del Pil dovrebbe risultare del 5,2 per cento (tab. 2.1.1). L’avanzo

commerciale si va riducendo, a seguito della forte domanda di importazioni e il saldo di conto corrente è divenuto negativo. Un mercato del lavoro dinamico ha continuato a permettere di ottenere una forte crescita dell’occupazione. L’inflazione ha toccato un massimo elevato attorno alla metà del 2008, per poi tendere a rientrare. Per arginare le pressioni inflazionistiche emergenti da un deprezzamento del tasso di cambio eccessivamente rapido e intenso, ci si attende un ulteriore irrigidimento della politica monetaria nel breve termine, nonostante una caduta della crescita nel 2009, che non andrà oltre il 3,0 per cento. Se il bilancio pubblico appare in buone condizioni, il 2009 pone nuove esigenze di aumento della spesa pubblica, il cui equilibrio costituisce una delle principali sfide di politica macroeconomica del Brasile.

La crescita in Asia (con l’esclusione di Cina e Giappone) è risultata ancora robusta e resistente nonostante un certo rallentamento. Le valute di molti paesi hanno subito un deprezzamento e il costo del capitale è in aumento. Questi fattori, assieme a rilevanti deflussi di capitale, rischiano di mettere in difficoltà alcuni paesi con saldi di conto corrente sfavorevoli, a causa di squilibri strutturali e difficoltà di finanziamento estero. I paesi esportatori di materie prime dovrebbe continuare a godere dell’elevato livello delle loro quotazioni rispetto ai livelli storici. Attente politiche macroeconomiche e un maggiore sostegno alla domanda interna dovrebbero sostenere la crescita.

In India lo sviluppo dell’attività economica ha iniziato a scendere al di sotto dell’8 per cento già dal secondo trimestre e a fine anno si ridurrà al 7,8 per cento (tab. 2.1.1), o ancor più al 7,0 per cento, secondo l’Ocse. L’inflazione è elevata sospinta dai prezzi delle materie prime, ma dovrebbe avere raggiunto un picco già nel corso dell’anno. Il deficit di conto corrente è aumentato notevolmente e si registrano pressioni al ribasso sul tasso di cambio. Secondo le proiezioni l’attività economica dovrebbe rallentare nel prossimo anno, tra il 6,3 e il 7,3 per cento, per recuperare poi nel 2010.

Un limitato controllo della spesa fiscale durante la fase di espansione ha ristretto la capacità di azione del bilancio pubblico nell’attuale fase di rallentamento. Nello stesso tempo si è registrata una minore disponibilità internazionale ad investire in india.

Dall’11,9 per cento del 2007, la crescita economica cinese dovrebbe essersi ridotta poco al di sotto del 10 per cento nel 2008. La crescita delle esportazioni si sta indebolendo, la domanda interna è prevista in rallentamento nel 2009, come del resto l’accumulazione di capitale. Nel complesso quindi l’espansione del prodotto lordo dovrebbe ridursi ulteriormente attorno all’8,5 per cento nel 2009 (tab.

2.1.1). Il bilancio pubblico è in buona condizione e il governo ha già introdotto un pacchetto di stimolo alla domanda, ma sono attese anche riduzioni dell’imposizione. L’inflazione tende a ridursi e scenderà di molto nel 2009. La politica monetaria è già stata ampiamente impiegata per controbilanciare gli effetti del ciclo negativo internazionale, ma vi è spazio per numerosi altri interventi.

La crescita economica nella Comunità degli Stati Indipendenti ha raggiunto il 9,4 per cento nel 2007 ed è rimasta tra le più rapide anche nel 2008, quando si ridurrà comunque al 6,9 per cento. Nel 2009 dovrebbe però ridursi al 3,2 per cento.

In particolare, nel 2009, le conseguenza della crisi finanziaria internazionale ridurranno nettamente la crescita del Pil della Russia al 2,3 per cento. Nel 2008 si è registrata una forte crescita nella prima parte dell’anno. Quindi sono intervenuti diversi fattori, tra cui una sostanziale inversione di tendenza dei prezzi del petrolio e delle materie prime, la svalutazione del rublo e una forte instabilità sui mercati finanziari.

Tutto ciò ha contribuito a determinare la fine della rapida crescita della domanda interna. L’anno si chiuderà comunque solo con un rallentamento al 6,8 per cento della crescita, rispetto al notevole passo dell’8,1 per cento tenuto nel 2007. Durante la fase di rapida espansione, l’inflazione era cresciuta rapidamente, ma dovrebbe avere raggiunto un picco. Il bilancio dello stato è in attivo e la bilancia commerciale e quello di conto corrente sono positivi, ma tutti dovrebbero ridursi rapidamente.

Nel documento Rapporto 2008 (.pdf 10,0mb) (pagine 82-85)