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Il capitale territoriale

Nel documento Rapporto 2008 (.pdf 10,0mb) (pagine 41-44)

Nei capitoli precedenti sono stati presentati cinque numeri ed altrettante distribuzioni delle aree vaste dell’Emilia-Romagna, corrispondenti al livello di sviluppo raggiunto ed alla dotazione delle quattro forme di capitale considerate. In questo capitolo conclusivo si tenterà di ricondurre ad un’unica visione i cinque numeri, ad un’unica distribuzione le forme di capitale. Partiamo da quest’ultimo punto.

La separazione delle forme di capitale seguita sino ad ora è stata utile per mettere a fuoco specifiche tematiche rappresentate attraverso indicatori sintetici. Tuttavia, è evidente come questa divisione non possa essere netta, in quanto le interrelazioni tra le forme di capitale sono strettissime e difficilmente scindibili. Per esempio, la dimensione lavoro, che contribuisce alla formazione della componente del capitale umano, è fortemente correlata alla struttura produttiva ed alla sua capacità di evolvere verso forme innovative, così come l’innovazione è alimentata – e al tempo stesso alimenta – dalla formazione e dalla diffusione della conoscenza.

Diventa allora interessante rielaborare congiuntamente le variabili maggiormente esplicative, senza distinzione di appartenenza alle tipologie di capitale. Le elaborazioni restituiscono una distribuzione fortemente dipendente da variabili legate all’innovazione, alla qualità del sistema relazionale delle imprese e delle persone, alla cultura d’impresa, al livello formativo della popolazione. Nelle classificazioni precedenti tali variabili erano state considerate all’interno del capitale tecnico e del capitale umano, ma appare chiaro che potrebbero essere ulteriormente scomposte ed alcune delle singole componenti riallocate all’interno del capitale naturale e del capitale sociale.

La distribuzione restituita dalle variabili maggiormente esplicative può essere assunta come la dotazione di capitale complessivo o capitale territoriale. La città metropolitana bolognese e l’area emiliana si confermano quelle con dotazione maggiore, l’Appennino romagnolo, l’area romagnola e la città adriatica le più dinamiche.

1.1.7.1. La dotazione di capitale nelle 8 aree vaste. Valore 2007 dell’indice (Emilia-Romagna = 0) e variazione 2002-2007

Emilia-Romagna

Città piacentina

Città emiliana

Città metrop.

bolognese

App.emiliano

Città ferrarese

Città romagnola App.romagnolo

città adriatica

Variaz.

Indice

Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie

La dotazione di capitale territoriale a livello comunale è stata, come ricordato nelle pagine iniziali dello studio, la variabile sulla quale sono state individuate le aree vaste. Nello specifico, al valore assunto dalla dotazione di capitale territoriale1 (la cui distribuzione è riportata nel grafico 1.1.7.2) è stato aggiunto un vincolo di contiguità territoriale, facendo emergere distintamente le otto aree vaste utilizzate.

Il grafico 1.1.7.2 merita una spiegazione. Per i 341 comuni della regione sono posti a confronto la dotazione di capitale territoriale emersa dall’analisi ed il livello di sviluppo. Appare evidente il forte legame tra le due variabili: ai comuni con capitale territoriale elevato si associa un livello di sviluppo altrettanto consistente. I comuni che si trovano in alto a destra sono quelli con maggior livello di sviluppo e capitale

1 Le aggregazioni sono state effettuate utilizzando la cluster analysis

territoriale, in basso a sinistra si collocano i comuni che presentano i valori più modesti. La colorazione delle bolle individua l’area vasta di appartenenza. La linea diagonale che taglia in grafico rappresenta la retta di regressione, se la correlazione tra sviluppo e dotazione di capitale fosse perfetta tutte le bolle che rappresentano i comuni si distribuirebbero lungo la linea. Maggiore è la distanza dalla linea, minore il legame tra sviluppo e capitale territoriale.

1.1.7.2. Correlazione tra sviluppo e capitale territoriale per i 341 comuni emiliano-romagnoli

R2 = 0,73

Capitale territoriale Sviluppo

APPENNINO EMILIANO CITTA’ ROMAGNOLA APPENNINO ROMAGNOLO CITTA’ PIACENTINA CITTA’ FERRARESE CITTA’ EMILIANA

CITTA’ ADRIATICA CITTA’ METROPOLITANA BOLOGNESE Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie

1.1.7.3. La dotazione di capitale nelle 8 aree vaste. Valore 2007 dell’indice (Emilia-Romagna = 0) e variazione 2002-2007.

Confronto con lo sviluppo.

Dotazione Variazione

Emilia-R.

Città piacentina

Città emiliana

Città bolognese

App.emil.

Città ferrarese

Città romagnola

App.romag.

città adriatica

Cap.Terr.

Sviluppo

Emilia-R.

Città piacentina Città

emiliana

Città bolognese

App.emil.

Città ferrarese

Città romagnola App.romag.

città adriatica Cap.Terr.

Sviluppo

Fonte: Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su fonti varie

Il coefficiente di correlazione pari a 0,86 conferma la forte corrispondenza tra le due variabili, solo i comuni dell’appennino emiliano sfuggono a questa relazione1, ad indicare che il legame tra capitale territoriale e sviluppo risponde a logiche differenti rispetto a quelle degli altri comuni.

In definitiva, ciò che emerge dalle elaborazioni è che il livello di sviluppo raggiunto nelle aree vaste – e più in dettaglio nei singoli comuni – è funzione della dotazione di capitale territoriale esistente e che tale capitale può essere misurato attraverso le sue dimensioni più qualificate: innovazione, formazione, sistema relazionale. Dunque, si può affermare che molte delle differenze di sviluppo delle aree vaste e comunali possono essere spiegate dall’intensità e dalla interazione di queste dimensioni che formano la dotazione di capitale territoriale.

L’adozione delle aree vaste è stata utile per comprendere come il capitale territoriale risponda a logiche diverse da quelle dei confini amministrativi, ragionare in termini di geocomunità è stato funzionale per evidenziare alcune specificità territoriali seguendo un approccio differente da quello tradizionale legato alle province.

Si è volutamente insistito perché è un salto culturale al quale si è chiamati a rispondere, iniziare a concepire il territorio non come un’entità fissa dove i confini sono precostituiti ed immutabili nel tempo, ma come “aggregazione liquida” (mutuando un’espressione cara al sociologo Zygmunt Bauman) in perenne riconfigurazione.

Un salto culturale che, come si è visto, può essere compiuto abbastanza agevolmente da un punto di vista dell’analisi socio-economica, può risultare più complesso se richiesto alla governance.

È bene essere chiari, le aree vaste non necessitano di rappresentanze territoriali a loro dedicate, esse – oltre ad essere difficilmente individuabili - dovrebbero essere in perenne riconfigurazione alla pari dei territori.

Ciò che è si è inteso evidenziare è che, alla luce dei cambiamenti che stanno avvenendo, le azioni necessarie per riavviare lo sviluppo richiedono una dimensione che non può essere quella locale, ma deve avere respiro più ampio. Le aree vaste, che possono essere altre rispetto a quelle individuate in questo studio, rappresentano un primo ambito nel quale è possibile predisporre linee d’intervento attente alle differenti peculiarità ed ai diversi valori identitari espressi dalle geocomunità.

La non perfetta concordanza tra governo del territorio e territorio stesso non necessariamente costituisce un problema. Anzi, potrebbe essere un vantaggio perché occasione di dialogo e confronto, un’asimmetria il cui superamento è direttamente proporzionale alla capacità di tutti gli attori che insistono sulla geocomunità di non inseguire interessi esclusivamente localistici ma dell’intera area.

Ovviamente altre linee d’intervento richiederanno una dimensione ancora più ampia di quella delle aree vaste, su scala regionale, internazionale, a geometria variabile, aggregazioni di territori tra loro non confinanti. La complessità è anche questo, un territorio i cui confini non solo si riconfigurano senza soluzione di continuità nel tempo, ma che nello stesso istante assumono forme diverse.

Qualità, innovazione e Persone. I numeri che ci hanno accompagnato in questo studio ci raccontano che è su questi aspetti che si gioca la dotazione di capitale e lo sviluppo di un territorio. Quello che i numeri non riescono a raccontarci completamente sono le componenti che determinano un sistema innovativo, di qualità, popolato da persone abili e talentuose. Più precisamente, i numeri non colgono quelle componenti immateriali che determinano un ambiente favorevole, non sanno rispondere alla domanda su cosa serve per creare una comunità capace di coltivare e attrarre creatività e talento.

Una possibile risposta è nel titolo di questo studio. Emilia-Romagna 2.0. Significa una comunità che vive e si organizza seguendo i paradigmi del web 2.0, che si fonda sulla trasparenza, sulla pari dignità di tutti i membri, sull’aiuto reciproco, sul valore del dono, sulla condivisione, sull’intelligenza e sul cuore delle persone. Dare forma e valore a questa visione richiederà un altro salto culturale non indifferente.

1 Considerando la totalità dei comuni, 341, il coefficiente di correlazione risulta pari a 0,86 (R2 = 0,73). Se dall’elaborazione si escludono i comuni dell’appennino emiliano il valore del coefficiente di correlazione sale a 0,95.

Nel documento Rapporto 2008 (.pdf 10,0mb) (pagine 41-44)