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Il mercato del lavoro

Nel documento Rapporto 2008 (.pdf 10,0mb) (pagine 89-93)

traiettorie di sviluppo e processi di valorizzazione 1

SETTORE ATECO

2.2. Scenario economico nazionale

2.2.4. Il mercato del lavoro

Il mercato del lavoro è apparso debole. Secondo l’indagine Istat sulle forze di lavoro, nel primo semestre 2008, rispetto all’analogo periodo del 2007, l’offerta di lavoro è aumentata del 2,2 per cento (+552 mila unità) e le forze di lavoro si sono attestate quasi a quota 25 milioni e 110 mila unità. Il tasso di attività della popolazione da 15 a 64 anni è salito di un punto rispetto a un anno prima, portandosi al 63,2 per cento. Gli occupati sono risultati in media oltre 23 milioni 375 mila, +304 mila unità, con un incremento tendenziale dell’1,3 per cento. Questo aumento risulta ampiamente inferiore alla crescita delle forze di lavoro e testimonia della difficile condizione del mercato del lavoro. La variazione tendenziale dell’occupazione nei macrosettori è stata pari a -4,2 per cento in agricoltura, a +1,3 per cento nell’industria in senso stretto, a solo +0,2 per cento nelle costruzioni e a +2,7 per cento nel settore dei servizi. La crescita dell’occupazione nel primo semestre 2008, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, è stata sostanzialmente determinata dall’aumento delle posizioni lavorative dipendenti, salite di 303 mila unità (+1,8 per cento), mentre quelle indipendenti sono rimaste invariate. Sempre nel primo semestre, il tasso di occupazione della popolazione tra 15 e 64 anni è salito di 4 decimi di punto rispetto a un anno prima, risultando pari al 58,8 per cento. L’incapacità del mercato del lavoro ad assorbire l’aumento dell’offerta si è riflessa in un aumento delle persone in cerca di occupazione del 16,7 per cento (pari a 248 mila unità), sullo stesso periodo del 2007, che ha portato il totale a quota 1 milione 733 mila.

Ne è derivato un aumento del tasso disoccupazione, che ha toccato quota 6,9 per cento, in sensibile aumento rispetto al 6,1 per cento dei primi sei mesi del 2007.

Le previsioni più recenti prospettano per il 2008, un aumento dell’occupazione (espressa in unità di lavoro standard) compreso tra lo 0,5 e lo 0,9 per cento. Con l’accentuarsi della fase di recessione attesa nel corso del 2009 l’andamento dell’occupazione dovrebbe risultare stagnante o addirittura cedente, con variazioni stimate racchiuse nella gamma tra -0,5 e +0,3 per cento. Il tasso di disoccupazione tenderà a salire nel 2008, risultando tra il 6,8 e il 6,9 per cento, per poi impennarsi nel 2009, raggiungendo una livello tra il 7,1 e il 7,8 per cento. Le indicazioni elaborate dal Governo a settembre appaiono molto distanti dagli esiti prospettabili nelle attuali condizioni economiche. Nella Relazione previsionale e

programmatica il tasso di disoccupazione veniva indicato al 6,0 per cento, per il 2008, prevedendone una sua lieve riduzione al 5,9 per cento nel 2009.

Nei primi nove mesi del 2008 la variazione media dell’occupazione nelle grandi imprese, rispetto allo stesso periodo del 2007, è stata di -0,1 per cento al netto della Cig. Questa sostanziale invarianza è la risultante di un andamento divergente tra il calo segnato nell’industria (-1,2 per cento) e la crescita registrata nei servizi (+0,6 per cento). In particolare l’occupazione alle dipendenze al netto Cig si è ridotta dello 0,7 per cento nelle grandi imprese manifatturiere, ma ha subito una più consistente flessione nelle grandi imprese delle costruzioni (-4,6 per cento).

Nonostante la condizione non ottimale del mercato del lavoro, la pressione determinata dall’andamento dei prezzi ha sostenuto le richieste in occasione dei rinnovi contrattuali. Le retribuzioni orarie contrattuali hanno quindi messo a segno un aumento del 3,4 per cento nel periodo gennaio-ottobre 2008, in confronto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Considerato l’andamento dell’inflazione, questo aumento non ha determinato alcun incremento in termini reali delle retribuzioni contrattuali.

Le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni sono aumentate nei primi otto mesi del 2008. Le ore di cassa integrazione ordinaria sono risultate quasi 32 milioni 119 mila, con un incremento del 24,2 per cento, rispetto allo stesso periodo del 2007, le ore di cassa integrazione straordinaria sono risultate quasi 28 milioni 620 mila, con un incremento del 28,5 per cento, e quelle riferite alla gestione speciale edilizia sono cresciute del 17,2 per cento, giungendo ad ammontare a 23 milioni 344 mila. Nonostante gli incrementi riferiti all’analogo periodo del 2007, i valori assoluti sono comunque risultati su livelli ancora molto contenuti rispetto al passato.

2.2.5. I settori

I dati disponibili, relativi al periodo da gennaio a settembre, possono solo parzialmente riflettere l’attuale situazione dell’industria nazionale. L’aggravarsi della congiuntura internazionale successivamente al mese di settembre dovrebbe avere inciso pesantemente sui risultati.

Nel confronto dei primi nove mesi del 2008 con lo stesso periodo dell'anno precedente, il fatturato dell'industria ha registrato un incremento del 3,0 per cento, quale sintesi di una crescita del 2,9 per cento sul mercato interno e del 3,2 per cento su quello estero. È importante rilevare che anche i dati a settembre riflettono già il rallentamento della crescita e il venire meno del ruolo di traino dell’espansione industriale assunto in passato dai mercati esteri. Sempre nei primi nove mesi dell’anno, il fatturato del solo settore manifatturiero ha fatto segnare un incremento lievemente inferiore (+2,8 per cento). Tenuto conto dei forti incrementi dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali (+7,2 per cento) e dei soli prodotti trasformati e manufatti (+6,2 per cento), di cui si è detto più sopra, le variazioni a prezzi correnti qui riportate stanno ad indicare che si sono registrate variazioni reali negative delle vendite.

Al di la dell’analisi congiunturale, occorre sempre ricordare che la questione industriale è un fattore chiave alla base delle prospettive di sviluppo del paese. La sua importanza può essere resa immediatamente dall’andamento della produzione industriale nel lungo periodo. Considerando il dato grezzo, l’indice della produzione industriale, a base 2000, si trovava a quota 98,4 al 2007, il che evidenzia una diminuzione della produzione industriale nella media del periodo 2001-2007. Ai responsabili economici nazionali dovrebbe porsi chiaramente il tema della questione industriale italiana. Delle sue numerose cause, molte non dipendono da caratteri specifici del settore industriale stesso, ma sono da attribuire ad aspetti afferenti ad altri settori che costituiscono il sistema paese e alla sua mancanza di competitività complessiva.

Ritornando all’analisi congiunturale, risulta che nei primi nove mesi del 2008, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, l’indice grezzo della produzione industriale ha fatto segnare un arretramento del 2,0 per cento, variazione che risulta un po’ più ampia (-2,3 per cento) se si considera il dato corretto per i giorni lavorativi. Sono ormai quattro i trimestri consecutivi che hanno fatto registrare una variazione tendenziale negativa dell’indice della produzione. Nello stesso periodo l’indice della sola produzione manifatturiera ha subito una contrazione più ampia (-2,7 per cento).

Sulla base delle previsioni Isae, nel 4° trimestre 2008, l’indice grezzo della produzione industriale dovrebbe subire un nuovo importante colpo, con un decremento tendenziale del 4,3 per cento, e nel complesso del 2008 la produzione industriale dovrebbe diminuire del 2,7 per cento rispetto a un anno prima. Secondo Prometeia, nella media dell’anno corrente, l’indice generale della produzione industriale risulterà inferiore del 2,7 per cento rispetto allo scorso anno. L’istituto bolognese non ritiene sussistano le condizioni per prospettare un miglioramento della fase congiunturale negativa dell’industria italiana, tanto che nel corso del 2009 la produzione industriale subirà una nuova rilevante riduzione (-3,0 per cento).

Sempre nel confronto dei primi nove mesi del 2008 con lo stesso periodo dell'anno precedente, si è registrato un aumento tendenziale degli ordini del 2,0 per cento, derivante da una variazione positiva del 4,4 per cento per gli ordinativi provenienti dal mercato interno e da una diminuzione del 2,1 per cento per quelli provenienti dall'estero. Ancor più dei dati relativi al fatturato, quelli riferiti agli ordini evidenziano con forza l’effetto della recessione internazionale, il venire meno del ruolo di traino dell’espansione industriale dato dallo sbocco sui mercati esteri e prospettano un lungo periodo di difficoltà per i settori dell’industria nazionale più orientati all’esportazione.

Secondo l'indagine Isae, il clima di fiducia delle imprese manifatturiere ed estrattive ha subito un peggioramento anche più netto di quello registrato tra la metà del 2000 e la metà del 2001. Si è avuta una certa tenuta fino a maggio, ma dopo di allora il progressivo calo della fiducia nel settore è stato ininterrotto e ha mostrato una forte accelerazione negli ultimi due mesi. L’indice è quindi sceso a novembre a 72,2, livello ai minimi dall’agosto 1993, ampiamente al di sotto del valore di 92,2 riferito allo stesso mese del 2007. Tra gennaio e novembre, la media dell’indice è risultata pari a 84,5, rispetto alla quota di 94,5 dello stesso periodo dello scorso anno. Il cedimento del grado di fiducia è giustificato dal fortissimo peggioramento dei giudizi delle imprese riguardo alla consistenza del portafoglio ordini (l’indice passa a -21,9 da -1,9), da un leggero appesantimento delle valutazioni riferite all’accumulazione di scorte di magazzino (l’indice passa a 6,8 da 6,3) e da un marcato affievolirsi della valutazione, ora solo leggermente positiva, delle attese di produzione (l’indice passa a 4,6 da 17,0). Dall’inchiesta trimestrale Isae inoltre risulta che il grado di utilizzo degli impianti industriali, nella media del periodo da gennaio a settembre, è sceso da 78,0 a 75,8 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ma gli effetti dell’aggravarsi della recessione in corso su questa variabile cominceranno ad emergere in misura marcata dai dati del quarto trimestre.

Dopo un positivo primo trimestre 2008, la produzione nel settore delle costruzioni ha subito un marcato arretramento nei sei mesi successivi, tanto che nel confronto tra i primi tre trimestri del 2008 e il corrispondente periodo del 2007, sia l’indice grezzo sia l’indice corretto per i giorni lavorativi hanno registrato un incremento di solo lo 0,9 per cento.

L’indice destagionalizzato del clima di fiducia del settore delle costruzioni (Isae) ha avuto un andamento sostanzialmente positivo nei primi otto mesi del 2008, poi ha subito un severo peggioramento che lo ha condotto ad ottobre a quota 77,8, il livello più basso dal gennaio 1999. Nel periodo da gennaio ad ottobre, in media, l’indice è sceso da quota 91,7 a 85,3. Considerando le serie componenti l’indice, al di là delle oscillazioni congiunturali, sono peggiorati i giudizi sui piani di costruzione, l’indice è sceso a -14,6 ad -11,3, e, con un’ampia inversione, sono divenuti negativi i giudizi riflessi nell’indice delle tendenze della manodopera, sceso a -6,8 da +3,3. Si tratta dell’indice che esprime il saldo tra il numero di imprenditori che prevedono nei prossimi tre mesi un incremento e quelli che si orientano verso un decremento dell’occupazione presso la propria azienda

Il valore delle vendite complessive del commercio, a prezzi correnti, è diminuito dello 0,2 per cento, nei primi nove mesi del 2008, rispetto all’analogo periodo del 2007. Si tratta di un sensibile ridimensionamento, tenuto conto che la rilevazione avviene ai prezzi correnti e che da gennaio a settembre di quest’anno i prezzi al consumo (Nic), comprensivi dei tabacchi, sono aumentati del 3,5 per cento. L’analisi delle vendite per forma distributiva, conferma la negativa fase congiunturale del commercio. Tra gennaio e settembre le vendite della grande distribuzione sono cresciute dell’1,6 per cento, in particolare del 2,2 per cento per gli hard discount, mentre quelle delle imprese operanti su piccole superfici hanno registrato una variazione negativa dell’1,5 per cento. Se si considera l’andamento per settore risulta che le vendite di prodotti alimentari sono aumentate dell’1,2 per cento, mentre quelle di prodotti non alimentari sono diminuite dell’1,1 per cento.

Il clima di fiducia delle imprese del commercio (Isae) ha avuto anch’esso un andamento negativo durante l’anno, salvo una breve inversione tra agosto e settembre. L’indice mensile è sceso a novembre a 97,4, sui minimi dal maggio 2005 ed è risultato sempre inferiore al valore medio riferito al 2007. Nei primi undici mesi del 2008, la media dell’indice si è collocata a quota 106,0 rispetto ad un valore di 110,1 riferito allo stesso periodo dello scorso anno. Esaminando le serie che entrano nella definizione del clima di fiducia, nella media del periodo da gennaio a novembre, sono rimasti sostanzialmente invariati i giudizi sulle attese del volume futuro delle vendite e le valutazioni relative alle giacenze, mentre sono nettamente peggiorati i giudizi relativi all’andamento corrente degli affari.

Il clima di fiducia dei servizi di mercato si è fortemente deteriorato. L’indice grezzo (Isae) ha mostrato ampie oscillazioni, al di là delle quali è apparsa chiaramente una netta tendenza negativa, che lo ha condotto su livelli ampiamente negativi e mai toccati dall’avvio della rilevazione per l’intero comparto dei servizi di mercato, nel gennaio 2003. Nei primi undici mesi dell’anno, in media, l’indice si è attestato a quota -0,5 in netto peggioramento rispetto al livello di 28,5 riferito allo stesso periodo dello scorso anno, ma la forte tendenza negativa ha fatto scendere l’indice sino a quota -23 a novembre. Il peggioramento

del clima di fiducia si estende a tutti i sottosettori considerati. Nella media del periodo da gennaio a novembre 2008, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, l’indice passa da +26,5 a -6,9 per le imprese di servizi destinati alle famiglie, da 29,6 a 6,4 per i servizi destinati alle imprese e da 2,3 a -14,8 per le imprese dei servizi finanziari.

Nel documento Rapporto 2008 (.pdf 10,0mb) (pagine 89-93)