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Il finanziamento dell’economia

Nel documento Rapporto 2008 (.pdf 10,0mb) (pagine 176-179)

traiettorie di sviluppo e processi di valorizzazione 1

SETTORE ATECO

3.8. Commercio estero

3.11.1. Il finanziamento dell’economia

Secondo i dati divulgati da Bankitalia, a fine giugno 2008 è stato registrato in Emilia-Romagna un incremento tendenziale degli impieghi, secondo la localizzazione della clientela e al lordo delle sofferenze, pari al 10,2 per cento, in sostanziale linea con la crescita media del 10,3 per cento registrata nei dodici mesi precedenti. Nel Paese è stato riscontrato un incremento tendenziale più contenuto pari al 7,8 per cento, in questo caso in rallentamento rispetto al trend dei dodici mesi precedenti (+10,2 per cento). Se dalla totalità degli impieghi scorporiamo i prestiti in sofferenza, la crescita tendenziale sale al 10,5 per cento, confermando nella sostanza il trend dei dodici mesi precedenti.

Fig. 3.11.1. Impieghi e depositi per localizzazione della clientela. Periodo primo trimestre 2006 - secondo trimestre 2008. Variazioni percentuali sullo stesso trimestre dell'anno precedente.

-15,0 -10,0 -5,0 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0

I 97 I 98 I 99 I 2000 I 2001 I 2002 I 2003 I 2004 I 2005 I 2006 I 2007 I 2008

Impieghi Depositi

Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Bankitalia.

Il trend degli impieghi si è mantenuto vivace, senza risentire almeno apparentemente del rallentamento del ciclo congiunturale, dell’inasprimento, come vedremo diffusamente in seguito, dei tassi di interesse ed anche di un certo irrigidimento dei criteri adottati per l’erogazione dei prestiti. Secondo l’indagine sul credito bancario (Bank Lending Survey) relativa al secondo trimestre ed effettuata in luglio, le banche italiane hanno erogato prestiti alle imprese con maggiore attenzione. Per quanto concerne le famiglie, dopo quasi un biennio di allentamento, le restrizioni già emerse in termini di mutui si sono estese al credito al consumo. Ulteriori restrizioni sono attese per la seconda parte del 2008. Questo atteggiamento non è che la conseguenza della grave crisi finanziaria innescata nell’agosto 2007 dai mutui ad alto rischio statunitensi, che ha indotto le banche ad adottare politiche più attente nell’erogazione del credito. Come sottolineato nel Bollettino economico di Bankitalia dello scorso ottobre, la redditività delle banche italiane sta risentendo anch’essa della crisi finanziaria globale, ma in misura contenuta, data l’esposizione

relativamente modesta al settore dei mutui subprime a Alt/A americani, a titoli collegati e a “veicoli” attivi nel comparto.

Nel tornare all’analisi sul trend degli impieghi bancari, la crescita registrata a fine giugno 2008 è apparsa più elevata di quelle riscontrate sia a giugno 2007 (+10,1 per cento), che a giugno 2006 (+9,1 per cento).

Il rallentamento degli impieghi bancari delle famiglie trae origine dall’appannamento della domanda di mutui. Questo andamento, come sottolineato precedentemente, sconta da un lato le restrizioni operate dalle banche e dall’altro l’inasprimento dei tassi di interesse unitamente a prezzi delle abitazioni considerati non sempre alla portata di famiglie, alle prese con un reddito disponibile sempre più eroso dall’inflazione. A fine giugno 2008 i finanziamenti destinati alle famiglie consumatrici per l’acquisto di abitazioni sono cresciuti di appena il 2,4 per cento rispetto allo stesso mese del 2007, vale a dire oltre sei punti percentuali in meno nei confronti del trend dei dodici mesi precedenti. Se si guarda all’andamento degli ultimi dieci anni, non era mai stato rilevato un incremento così contenuto. Al rallentamento della consistenza dei mutui in essere non è stata estranea la diminuzione delle somme erogate. Nella prima metà del 2008 sono ammontate a 2.726 milioni e mezzo di euro, con una flessione del 9,4 per cento rispetto all’analogo periodo del 2007. Nel Paese le erogazioni destinate ai mutui per la casa sono scese del 5,4 per cento, ampliando la diminuzione del 2,5 per cento registrata nella prima metà del 2007.

I finanziamenti destinati alle società non finanziarie, che comprendono in pratica le imprese produttrici di beni e servizi destinabili alla vendita, escluso le imprese famigliari, hanno coperto a fine giugno 2008 il 61 per cento esatto delle somme impiegate dalle banche. La crescita tendenziale si è attestata al 12,2 per cento, uguagliando nella sostanza l’aumento medio dei dodici mesi precedenti. Si tratta di un andamento decisamente vivace, superiore a quanto avvenuto nel Paese (+11,4 per cento). Secondo i dati divulgati dalla sede regionale di Bankitalia, all’accelerazione dei prestiti a medio e lungo termine, cresciuti tendenzialmente oltre il 17 per cento, si è contrapposto l’andamento meno vivace, oltre che in frenata rispetto al trend, del credito a breve termine (+7,7 per cento). Ad alimentare l’attività di prestito alle imprese, come sottolineato da Bankitalia, potrebbero avere contribuito le politiche di offerta delle banche, orientate a diminuire l’esposizione verso il comparto delle famiglie. Se si guarda all’andamento degli impieghi dei settori di attività delle Società non finanziarie, si può evincere che la crescita percentuale più elevata, pari al 16,2 per cento, è stata rilevata nell’edilizia, che ha migliorato di oltre due punti percentuali il trend dei dodici mesi precedenti. L’industria in senso stretto (estrattiva, manifatturiera ed energetica) è cresciuta tendenzialmente a fine giugno 2008 dell’8,9 per cento, rallentando, in questo caso, rispetto all’aumento medio del 10,3 per cento riscontrato nei dodici mesi precedenti. Questo andamento potrebbe dipendere dall’indebolimento congiunturale emerso dalle indagini condotte dal sistema camerale e da criteri più rigidi nell’erogazione del credito, ma resta in ogni caso un tasso di crescita comunque significativo. Gli impieghi bancari destinati ai servizi sono aumentati tendenzialmente del 13,3 per cento, evidenziando un ritmo di crescita sostenuto, superiore all’aumento nazionale dell’11,7 per cento e in sostanziale linea con l’incremento medio dei dodici mesi precedenti (+13,6 per cento).

Secondo i dati elaborati dalla sede regionale di Bankitalia, in agosto la crescita dei debiti verso le banche delle società non finanziarie è apparsa in rallentamento (+10,7 per cento). Questo andamento potrebbe essere stato determinato dall’inasprimento delle condizioni di accesso al credito. Secondo un sondaggio di Bankitalia, una quota superiore al 50 per cento di imprese industriali (nei servizi è stata del 43 per cento) ha registrato un peggioramento delle condizioni praticate sui prestiti concessi. In buona parte dei casi c’è stata una richiesta di maggiori garanzie o un inasprimento dei tassi d’interesse.

E’ continuata, ma in misura meno sostenuta, la crescita degli impieghi destinati alle famiglie nel loro complesso. A fine giugno 2008 l’incremento tendenziale è stato del 4,2 per cento (+2,5 per cento nel Paese), rispetto al trend del 7,3 per cento riscontrato nei dodici mesi precedenti. La frenata è da attribuire alle famiglie “produttrici” che comprendono, tra le altre, le società semplici, le società di fatto e le imprese individuali, che impiegano fino a cinque addetti, produttrici di beni e servizi non finanziari destinabili alla vendita. Nel mese di giugno le imprese famigliari hanno accusato una diminuzione tendenziale dei propri impieghi del 2,2 per cento, in contro tendenza rispetto al trend moderatamente espansivo dei dodici mesi precedenti (+1,7 per cento). Al di là dell’aspetto congiunturale, tutt’altro che favorevole, come emerge chiaramente dalle indagini del sistema camerale sulle piccole imprese, parte della frenata potrebbe essere dipesa da una maggiore rigidità nella concessione dei crediti rispetto alle imprese più strutturate ed anche dalla ripresa delle operazioni di cartolarizzazione delle banche.

Gli impieghi delle famiglie “consumatrici” sono invece cresciuti del 5,9 per cento (+2,7 per cento nel Paese), ma in misura più ridotta - tre punti percentuali - rispetto al trend. Questo rallentamento è da attribuire in gran parte, come descritto precedentemente, alla sensibile frenata dei mutui destinati all’acquisto dell’abitazione e del credito al consumo, da attribuire sia alla crescita dei tassi d’interesse, che all’irrigidimento dei criteri adottati per l’erogazione del credito, senza trascurare l’aspetto delle

operazioni di cartolarizzazione. Nei primi sei mesi del 2008 i mutui a tasso fisso hanno rappresentato più del 50 per cento del totale, in sensibile aumento rispetto alla quota prossima a un terzo rilevata nella prima metà del 2007. Secondo dati aggiornati ad agosto la crescita dei mutui è apparsa in ulteriore rallentamento, scendendo al 3 per cento.

Il totale dei finanziamenti oltre il breve termine destinati agli investimenti in essere a fine giugno 2008, è ammontato a quasi 92 miliardi di euro, vale a dire il 10,8 per cento in più rispetto all’analogo periodo del 2007, in leggero rallentamento rispetto alla crescita media del 12,0 per cento rilevata nei dodici mesi precedenti. Nel Paese il corrispondente aumento è stato più contenuto (+8,6 per cento), anch’esso al di sotto del trend dei dodici mesi precedenti (+11,1 per cento). Come descritto precedentemente, il rallentamento della crescita è stato determinato dalla sensibile frenata dei mutui concessi alle famiglie, la cui incidenza in regione è scesa al 24,5 per cento del totale rispetto al 26,5 per cento di giugno 2007.

Figura 3.11.2 Credito al consumo per abitante in euro. Situazione al 30 giugno 2008.

2.231,12

Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati Bankitalia.

Le erogazioni effettuate dalle banche alle imprese relativamente ai finanziamenti a medio-lungo termine destinati agli investimenti in macchinari e attrezzature sono state caratterizzate da segnali molto positivi. Nei primi sei mesi del 2008 le somme erogate, tra credito agevolato e non agevolato, sono ammontate a circa 1.993 milioni e mezzo di euro, vale a dire il 31,1 per cento in più rispetto all’analogo periodo del 2007. L’ottima intonazione delle erogazioni emersa in Emilia-Romagna è apparsa in sintonia con l’andamento nazionale (+18,6 per cento). In termini di consistenza c’è stato in regione, a fine giugno 2008, un aumento tendenziale del 6,3 per cento, comunque significativo nonostante il leggero rallentamento palesato nei confronti del trend dei dodici mesi precedenti (+7,1 per cento). Questo andamento assume una valenza particolarmente significativa, se si considera che è maturato in un contesto congiunturale e creditizio tutt’altro che favorevole. Resta da verificare se l’acuirsi della crisi finanziaria avvenuto in estate possa avere incrinato la tendenza espansiva emersa fino a giugno. Se ciò non fosse, vorrebbe dire che il sistema produttivo emiliano-romagnolo cerca di reagire migliorando ulteriormente la propria struttura produttiva e commerciale. In ogni caso l’incremento dei finanziamenti a medio-lungo termine destinati agli investimenti in macchinari e attrezzature si è coniugato alle elevate intenzioni di investimento manifestate dalle imprese industriali, tramite la consueta indagine annuale di Confindustria.

Un altro importante aspetto degli impieghi è rappresentato dal credito al consumo concesso alle famiglie. Il fenomeno è apparso in rallentamento e con tutta probabilità le famiglie cominciano a scontare la politica più attenta delle banche nell’erogazione del credito, oltre alla debolezza dei consumi acuita da tassi d’interesse sempre più onerosi. In questo contesto, come sottolineato dal Direttore generale dell’Associazione Bancaria Italiana, le famiglie stanno dando prova di maturità, pianificando con attenzione i loro comportamenti di spesa e quindi di debito. Sotto l’aspetto dei tassi d’interesse, i dati di Bankitalia aggiornati a giugno 2008 hanno registrato una generale ripresa. I tassi attivi sui finanziamenti per cassa alle famiglie consumatrici nello scorso giugno sono arrivati al 5,96 per cento, superando di 0,20 punti percentuali il trend dei dodici mesi precedenti. Nell’ambito delle operazioni a scadenza di durata originaria del tasso tra uno e cinque anni è stato registrato il peggioramento più ampio nei confronti del trend, pari a 0,37 punti percentuali.

A fine giugno 2008 la consistenza del credito al consumo è ammontata in Emilia-Romagna a oltre 6.326 milioni di euro, vale a dire il 10,5 per cento in più rispetto all’analogo periodo del 2007, a fronte di un trend dei dodici mesi precedenti pari a +16,7 per cento. A rallentare maggiormente sono state le società finanziarie, il cui incremento tendenziale del 12,8 per cento si è sensibilmente discostato dalla crescita media del 26,4 per cento dei dodici mesi precedenti. Le banche hanno mostrato una maggiore tenuta, accrescendo i propri prestiti dell’8,7 per cento, a fronte del trend del 9,9 per cento. Il peso di quest’ultime si è attestato a circa il 55 per cento del totale del credito al consumo. Un anno prima si aveva una percentuale del 55,7 per cento. A fine 2002, primo anno di rilevazione del fenomeno a livello territoriale, era al 61,2 per cento. In Italia l’incremento del credito al consumo si è attestato all’8,0 per cento, e anche in questo caso c’è stata una sensibile riduzione, pari a otto punti percentuali, rispetto al trend dei dodici mesi precedenti.

Se rapportiamo il credito al consumo alla popolazione residente, a inizio gennaio, nelle regioni italiane (vedi figura 3.12.2), possiamo vedere che l’Emilia-Romagna è nuovamente risultata tra le regioni relativamente meno esposte, con un indebitamento per abitante pari a 1.487,97 euro, a fronte della media nazionale di 1.699,75 euro. Solo cinque regioni, vale a dire Friuli Venezia Giulia, Basilicata, Marche, Veneto e Trentino-Alto Adige hanno evidenziato rapporti più contenuti. L’indebitamento al consumo più elevato è stato registrato ancora una volta in Sardegna, con 2.231,12 euro per abitante, seguita da Sicilia (2.113,44) e Lazio (2.071,21). Tra fine dicembre 2002 e fine giugno 2008, il credito per abitante è aumentato in Emilia-Romagna del 120,6 per cento, appena al di sopra della crescita media nazionale del 119,7 per cento. L’incremento percentuale più elevato ha riguardato la Calabria (+177,1 per cento). Quello più contenuto la Toscana (+79,1 per cento). Al di là di questi andamenti, resta un livello di indebitamento ragguardevole, soprattutto se si considera che stiamo valutando valori medi, riferiti per altro all’intera popolazione. Se dovessimo rapportare il credito al consumo al numero delle famiglie residenti, l’Emilia-Romagna continuerebbe a collocarsi tra le regioni meno indebitate, ma su livelli ovviamente più elevati d’indebitamento rispetto ai dati rapportati al numero di residenti: 3.384,16 euro contro i 1.487,97 euro per abitante. Anche in rapporto alle famiglie è la Sardegna ad occupare il primo posto con un valore pro capite attestato sui 5.638,41 euro.

Secondo un’indagine di Prometeia, commissionata dall’Associazione bancaria italiana e presentata nel convegno “Credito alle famiglie 2007”, il credito al consumo sarebbe più frutto di una scelta che di una reale necessità. Questa affermazione trova fondamento nella figura dell’”indebitato tipo”, vale a dire giovane sotto i trent’anni, in possesso di un titolo di studio elevato rispetto alla media del campione e con un livello di reddito per lo più medio-alto, superiore ai 41.000 euro. Per l’Abi questo identikit corrisponde a una persona che "ha rimodulato la gestione del proprio bilancio familiare, programmando opportunamente le spese e i tempi di rimborso degli investimenti". Non saremmo insomma alla presenza di persone che ricorrono al credito al consumo perché non riescono ad arrivare alla fine del mese. Al di là delle motivazioni che possono spingere all’indebitamento, resta un utilizzo tendenzialmente crescente.

Nel documento Rapporto 2008 (.pdf 10,0mb) (pagine 176-179)