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Industria delle costruzioni

Nel documento Rapporto 2008 (.pdf 10,0mb) (pagine 147-156)

traiettorie di sviluppo e processi di valorizzazione 1

SETTORE ATECO

3.6. Industria delle costruzioni

L’evoluzione del reddito nel 2008 e previsione per il 2009. Le stime di Unioncamere-Prometeia redatte nello scorso ottobre, hanno previsto per il 2008 una crescita reale del valore aggiunto delle costruzioni dell’Emilia-Romagna, pari ad appena lo 0,2 per cento, in ampio rallentamento rispetto alla crescita del 3,9 per cento registrata nel 2007. Nel Nord-est e in Italia è stata registrata una situazione ancora più negativa, segnata da diminuzioni rispettivamente pari allo 0,6 e 0,2 per cento. Le cause di questo sostanziale appiattimento, al di là dell’entità delle variazioni stimate, sono da ricercare anch’esse nella crisi finanziaria, che ha reso più rigido l’accesso al credito e meno convenienti i tassi d’interesse. Le famiglie si sono mostrate più attente nella spesa, rimandando le decisioni di una certa importanza, come accendere un mutuo, a tempi migliori.

Fig. 3.6.1. Volume d’affari dell’industria edile dell’Emilia-Romagna. Variazioni percentuali sullo stesso trimestre dell’anno precedente.

Periodo primo trimestre 2003 – terzo trimestre 2008.

-4,0 -3,0 -2,0 -1,0 0,0 1,0 2,0 3,0

1 trim.

2003

3 trim. 1 trim.

2004

3 trim. 1 trim.

2005

3 trim. 1 trim.

2006

3 trim. 1 trim.

2007

3 trim. 1 trim.

2008

3 trim.

Fonte: elaborazione Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna su dati indagine congiunturale.

Sullo stesso piano del valore aggiunto si è collocato l’andamento delle unità di lavoro, che in pratica ne misurano l’effettiva intensità. Sotto questo aspetto, le stime di Unioncamere e Prometea hanno registrato una variazione piuttosto modesta rispetto al 2007 (+0,1 per cento), decisamente più contenuta rispetto all’evoluzione dello scorso (+3,5 per cento). Un analogo andamento ha caratterizzato il Nord-est, che ha ridotto la crescita dal 2,4 allo 0,2 per cento, e l’Italia, per la quale si prevede nel 2008 una diminuzione delle unità di lavoro dello 0,1 per cento, rispetto all’aumento del 2,5 per cento registrato nel 2007 .

La previsione per il 2009 dell’Emilia-Romagna si basa su una timida ripresa della crescita reale del valore aggiunto, che dovrebbe attestarsi a +0,5 per cento. Un analogo andamento è atteso per l’Italia (da -0,2 a +0,1 per cento), mentre la ripartizione Nord-est registrerebbe ancora valori negativi, anche se più contenuti: -0,2 contro -0,6 per cento del 2008. Della leggera ripresa del valore aggiunto dovrebbero beneficiare le unità di lavoro, che in Emilia-Romagna dovrebbero crescere dello 0,7 per cento, migliorando rispetto al modesto incremento dello 0,1 per cento stimato per il 2008.

Il basso tono delle attività rischia di protrarsi anche nel biennio 2010-2011, che dovrebbe essere caratterizzato da incrementi del valore aggiunto ancora inferiori all’1 per cento, in linea con quanto previsto in Italia e nel Nord-est.

L’evoluzione congiunturale. La nuova indagine trimestrale avviata dal 2003 dal sistema camerale dell’Emilia-Romagna, in collaborazione con Unioncamere nazionale, ha messo in evidenza una situazione, relativamente ai primi nove mesi del 2008, di basso profilo.

Il volume di affari è diminuito dello 0,7 per cento rispetto all’analogo periodo del 2007, risultando in contro tendenza rispetto al moderato incremento dello 0,5 per cento rilevato nell’anno precedente. Questo magro risultato è stato il frutto di un andamento un po’ altalenante. Al calo tendenziale del 2,0 per cento del primo trimestre, è seguito il parziale recupero dei tre mesi successivi (+1,2 per cento), annullato dalla diminuzione dello stesso tenore emersa nel trimestre estivo. Nonostante il calo, l’Emilia-Romagna ha tuttavia mostrato una migliore tenuta rispetto al Paese, il cui volume d’affari si è ridotto mediamente del 2,8 per cento.

Il decremento del fatturato è stato determinato dalle imprese meno strutturate. Nella classe da 1 a 9 dipendenti è stata rilevata una diminuzione dell’1,2 per cento, a fronte della sostanziale stazionarietà registrata nei primi nove mesi del 2007. In quella da 10 a 49 dipendenti il volume di affari è rimasto sostanzialmente al palo (-0,2 per cento), e anche in questo caso c’è stato un andamento meno intonato rispetto a quanto registrato nell’anno precedente (+1,1 per cento). A crescere è stata la sola dimensione da 50 a 500 dipendenti (+0,8 per cento), ma anche in questo caso l’andamento dei primi nove mesi del 2007 era apparso più sostenuto (+1,6 per cento).

Anche il sondaggio eseguito da Bankitalia, su un campione di imprese delle costruzioni e delle opere pubbliche, ha registrato una scarsa intonazione delle attività. Nei primi sei mesi del 2008 è stato rilevato un andamento stagnante, che dovrebbe protrarsi anche nei mesi successivi.

Nell’ambito della piccola impresa, un ulteriore contributo all’analisi congiunturale è offerto dall’indagine, limitata anch’essa al primo semestre, effettuata dall’Osservatorio congiunturale sulla micro e piccola impresa (da 1 a 19 addetti). Nelle 1.063 imprese intervistate è emersa una situazione in calo rispetto al semestre precedente, ma in ripresa se confrontata con i primi sei mesi del 2007. Questo andamento, desunto dai dati dell’Osservatorio congiunturale, deve tuttavia essere interpretato con la dovuta cautela, in quanto le analisi si basano su dati raccolti per fini contabili, che non sempre possono riflettere l’andamento reale.

Detto ciò, l’aumento tendenziale del fatturato in termini reali (i dati vengono deflazionati utilizzando l’indice del costo di costruzione di un fabbricato residenziale) è stato del 5,6 per cento, in accelerazione rispetto alla crescita del 4,8 per cento riscontrata nell’anno precedente. La spinta maggiore è venuta dalla componente interna, il cui fatturato è aumentato del 5,8 per cento, a fronte della crescita dell’1,6 per cento di quello in conto terzi. Non è mancata tuttavia qualche ombra. La dinamica degli investimenti è risultata di segno negativo (-19,2 per cento), mentre dal lato della redditività, qualche problema è venuto dal forte incremento della spesa destinata ai consumi (materiali, energia, ecc.). Nell’ambito degli altri costi, quelli destinati alla formazione sono apparsi in forte ripresa, mentre il costo del lavoro, unitamente a quello assicurativo, è rimasto sostanzialmente stabile.

In ambito produttivo, secondo l’indagine del sistema camerale, è emersa una situazione coerente con quella relativa al volume di affari. La percentuale di imprese che ha accusato cali ha prevalso nettamente su chi, al contrario, ha dichiarato aumenti. Il saldo è risultato ampiamente negativo, pari a circa trenta punti percentuali, rispetto al passivo di circa dodici dei primi nove mesi del 2007. Nel Paese, l’indagine Istat ha registrato nei primi nove mesi del 2008 una crescita grezza della produzione pari allo 0,9 per cento, rispetto all’analogo periodo del 2007, che a sua volta aveva registrato un aumento del 7,5 per cento. Se si tiene conto dei giorni effettivamente lavorati, la crescita della produzione nazionale edile si attesta nuovamente allo 0,9 per cento, ed anche in questo caso si ha una minore intensità rispetto all’andamento dei primi nove mesi del 2007 (+7,2 per cento). La moderata crescita della produzione edile corretta per i giorni lavorativi è dipesa dal progressivo indebolimento della congiuntura. Al buon andamento del primo trimestre (+3,5 per cento), ha fatto seguito un secondo trimestre meno brillante, ma comunque positivo (+1,1 per cento), fino ad arrivare alla flessione del 2,1 per cento dei mesi estivi. La tendenza è meno negativa rispetto a quella evidenziata dall’indagine camerale, ma occorre sottolineare che la rilevazione Istat abbraccia tutto l’universo delle imprese, mentre l’indagine camerale non va oltre la soglia dei 500 dipendenti.

Per quanto concerne le prospettive a breve termine relative all’andamento del quarto trimestre rispetto al terzo - siamo tornati all’indagine del sistema camerale - le imprese hanno manifestato un certo pessimismo, in misura opposta a quella riscontrata nei primi nove mesi del 2007. C’è stato in sostanza un peggioramento delle aspettative. La quota di imprese che ha prospettato incrementi del volume di affari è stata del 19 per cento, a fronte del 23 per cento che ha invece ipotizzato diminuzioni. La prevalenza dei giudizi negativi ha riguardato soprattutto la dimensione intermedia, da 10 a 49 dipendenti, oltre a quella, ma in misura più contenuta, da 1 a 9 dipendenti. Le imprese più strutturate, da 50 a 500 dipendenti, sono

state le sole a manifestare un po’ di ottimismo, ma su toni decisamente più smorzati rispetto alle previsioni formulate nei primi nove mesi del 2007.

L’occupazione. L’occupazione è apparsa in diminuzione, arrestando la tendenza espansiva in atto da diversi anni. Secondo l’indagine Istat sulle forze di lavoro, nel primo semestre del 2008 la consistenza degli occupati è diminuita mediamente del 6,6 per cento rispetto all’analogo periodo del 2007 (-0,2 per cento in Italia), per un totale di circa 10.000 addetti. Il calo è stato essenzialmente determinato dalla flessione patita dagli addetti indipendenti (-11,2 per cento), a fronte della più moderata diminuzione di quelli alle dipendenze (-2,0 per cento). I primi sei mesi del 2008 hanno confermato la netta prevalenza degli occupati maschi, che hanno inciso per circa il 92 per cento del totale dell’occupazione.

L'indagine Excelsior, che valuta le intenzioni di assumere delle imprese edili con almeno un dipendente, ha invece registrato una situazione di segno opposto rispetto alla tendenza negativa emersa dalle rilevazioni sulle forze di lavoro. Occorre tuttavia sottolineare che l’indagine ha avuto luogo nei primi mesi del 2008, quando il quadro congiunturale era più disteso e quindi più favorevole alle assunzioni di personale. L’indebolimento congiunturale potrebbe avere raffreddato i piani di assunzione, coerentemente con quanto emerso dalle indagini delle forze di lavoro.

Fatta questa premessa, il settore delle costruzioni dovrebbe chiudere il 2008, almeno nelle intenzioni delle aziende, con una leggera crescita degli occupati alle dipendenze (+0,4 per cento), in linea con quanto prospettato per l’industria (+0,7 per cento) e in contro tendenza rispetto all’andamento del 2007, quando era stato previsto un decremento dello 0,1 per cento. A 5.720 assunzioni dovrebbero corrispondere 5.400 uscite, per un saldo positivo di 330 unità. In Italia è stata prevista una crescita più ampia di quella prevista per l’Emilia-Romagna (+1,5 per cento). Al di là di questo andamento, è da sottolineare che la percentuale di imprese che non assumerebbero comunque personale per motivi legati alle difficoltà e incertezze del mercato è salita notevolmente, passando dal 38,6 per cento del 2007 al 49,2 per cento del 2008.

Dal lato della dimensione, sono state le imprese più piccole (fino a 49 dipendenti), a determinare il segno moderatamente positivo del saldo occupazionale. Nelle altre dimensioni è invece emersa una situazione meno intonata. In quella da 50 a 249 dipendenti è stata registrata una diminuzione dello 0,1 per cento, mentre in quella con 250 dipendenti e oltre non è stata segnalata alcuna significativa variazione. Rispetto alle previsioni effettuate per il 2007, si sono attenuate le prospettive negative delle dimensioni più elevate, da 50 dipendenti e oltre, mentre sono leggermente migliorate quelle delle piccole imprese fino a 49 dipendenti.

Il settore edile ha necessità di reperire personale qualificato in misura maggiore al resto dell’industria. Il 68,0 per cento delle 5.668 assunzioni non stagionali previste nel 2008 è stato rappresentato da figure professionali con specifica esperienza, rispetto alla media del 58,1 per cento del totale dell'industria. Nel 2007, ma in questo caso ci si riferisce alla totalità delle assunzioni, si aveva una analoga forbice: 64,5 per cento contro il 54,6 per cento dell’industria.

Circa il 41 per cento degli assunti è stato inquadrato con contratto a tempo indeterminato contro il 33,1 per cento della media dell'industria. Se guardiamo al passato, le assunzioni stabili tendono a ridurre il proprio peso, a favore dell’occupazione precaria che nel 2008 ha rappresentato il 46,1 per cento delle assunzioni contro il 36,7 per cento del 2007. Occorre tuttavia sottolineare che delle 2.640 assunzioni previste a tempo determinato, 1.390 sono state finalizzate alla prova di nuovo personale, sottintendo pertanto la possibile trasformazione, in un secondo tempo, in contratti stabili.

L’apprendistato ha goduto di un certo peso: 9,9 per cento rispetto alla quota del 5,6 per cento dell’industria, ma è da sottolineare il ridimensionamento avvenuto rispetto alla quota del 15,8 per cento rilevata nel 2007.

Il reperimento di manodopera rappresenta un problema piuttosto sentito dalle imprese e l’industria edile non ha fatto eccezione. L’indagine Excelsior ha registrato una percentuale di imprese che hanno segnalato difficoltà di reperimento di manodopera non stagionale pari al 38,9 per cento, a fronte della media industriale del 34,3 per cento. In questo ambito, solo le industrie della moda, dei metalli e della meccanica e mezzi di trasporto hanno registrato valori più elevati. Questa situazione, che ha ormai i caratteri della strutturalità, si può riallacciare al maggiore bisogno che il settore manifesta in fatto di manodopera qualificata, che è quella più difficile da trovare. I principali motivi delle difficoltà di reperimento di manodopera sono infatti costituiti dalla mancanza di candidati con adeguata qualifica ed esperienza, oltre alla concorrenza tra imprese unitamente alla ridotta presenza delle figure richieste. Per ovviare alla carenza di organici si ricorre sempre di più a manodopera straniera. Nel 2008 è stato previsto di assumere da un minimo di 1.020 fino a un massimo di 1.240 immigrati, equivalenti questi ultimi a più di un quinto delle assunzioni non stagionali, in misura tuttavia inferiore alla media del 24,8 per cento dell’industria. Le prospettive per il 2007 si articolavano su numeri più elevati, ma in quell’anno ci si riferiva alla totalità delle assunzioni.

Il 61,1 per cento delle assunzioni minime previste dalle imprese dovrà essere oggetto di formazione, in misura inferiore rispetto alla media del 78,1 per cento dell’industria. Circa il 52 per cento degli immigrati richiesti non necessita di esperienza specifica, in sostanziale linea con la media industriale (52,5 per cento).

Accanto a imprese che manifestano intenzione di assumere personale, ne esistono altre, e sono la maggioranza, che dichiarano il contrario. La percentuale di imprese edili che non assumerebbe comunque personale nel 2008 è stata del 62,9 per cento – era il 62,1 per cento nel 2007 - rispetto alla media industriale del 57,9 per cento. Nessuno degli altri tredici comparti industriali ha evidenziato una percentuale più elevata. Quello che si è avvicinato maggiormente è stato rappresentato dalle industrie produttrici di beni per la casa, tempo libero e altre manifatturiere. Quasi la metà delle imprese che non assumerebbero comunque personale ha indicato come motivo principale le difficoltà e incertezze di mercato (era il 38,6 per cento nel 2007). La seconda motivazione dell’intenzione di non assumere

“comunque” è stata rappresentata dalla completezza degli organici, con una percentuale del 43,1 per cento, a fronte del 43,8 per cento della media industriale.

Tra le imprese che non intendono assumere ve ne sono alcune che lo farebbero a determinate condizioni. Nel 2008 hanno rappresentato il 12,3 per cento del totale (era il 9,8 per cento nel 2007), rispetto alla media industriale del 10,1 per cento. L’impedimento maggiore ad assumere è stato rappresentato dal costo del lavoro (stessa cosa nel 2007), con una percentuale del 42,1 per cento, superiore al 34,3 per cento della media dell’industria. Come seconda causa troviamo l’eccessiva pressione fiscale, con una quota del 36,1 per cento, meno elevata rispetto al 45,4 per cento dell’industria.

Nel 2007 si aveva una percentuale più ridotta, pari al 31,2 per cento. Nell’arco di un anno c’è stato un peggioramento, che sembra sottintendere la fine degli effetti dovuti all’abbattimento del cuneo fiscale avvenuto nel 2007 .

La consistenza delle imprese. La consistenza delle imprese è apparsa nuovamente in crescita, ma in misura più contenuta rispetto al passato.

A fine settembre 2008 quelle attive iscritte nel relativo Registro sono risultate quasi 75.000, vale a dire l’1,3 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2007. A fine 1995 se ne contavano 41.135. Tra questi due periodi, il peso del settore è cresciuto dal 13,4 al 17,3 per cento. Nel Paese la consistenza delle industrie edili è aumentata più velocemente (+3,1 per cento).

Il saldo tra iscrizioni e cessazioni - escluso le cancellazioni d’ufficio che non hanno alcuna valenza congiunturale - registrato nei primi nove mesi è risultato positivo (+272), ma in misura decisamente più contenuta rispetto allo stesso periodo del 2007, quando si registrò un attivo di 1.056 imprese. Come emerso da una ricerca della NuovaQuasco scrl, non è affatto improbabile che il numero d’imprese edili possa essere inferiore alla realtà. Questa affermazione si basa sul fatto che un’aliquota di imprese, a tutti gli effetti edili, è probabilmente compresa nel lotto delle attività immobiliari. Questa ipotesi trae fondamento dal relativo cospicuo numero di infortuni sul lavoro registrato dall’Inail nel settore immobiliare, circostanza questa abbastanza singolare per attività, che si esplicano soprattutto al chiuso degli uffici, potenzialmente più sicuri di un cantiere.

Il rallentamento della crescita delle imprese attive può essere una conseguenza della stagnazione delle attività, ma non sono nemmeno da trascurare gli effetti delle cancellazioni d’ufficio, contemplate dal D.p.r. 247 del 23 luglio 2004, e successiva circolare n° 3585/C del Ministero delle Attività produttive, al fine di provvedere alla cancellazione d’ufficio di quelle imprese non più operative e, tuttavia, ancora figurativamente iscritte al Registro delle imprese. Nei primi nove mesi del 2008 le Camere di commercio dell’Emilia-Romagna hanno provveduto ad effettuarne 419 rispetto alle 75 dell’analogo periodo del 2007.

Dal lato della forma giuridica, l’aumento percentuale più elevato, pari al 10,0 per cento, è stato rilevato nelle società di capitale, seguite dal piccolo gruppo delle “altre società,” che comprende, fra le altre, le cooperative (+9,1 per cento). L’ulteriore rafforzamento delle società di capitale, arrivate a costituire il 12,6 per cento del totale delle imprese rispetto alla percentuale dell’11,6 per cento rilevata a settembre 2007, è risultato in piena sintonia con l’andamento generale del Registro delle imprese. Il fenomeno è in atto da diversi anni (a settembre 2000 la quota era del 9,5 per cento) e si può leggere in chiave positiva, in quanto sottintende imprese meglio strutturate e quindi in grado, almeno teoricamente, di meglio fronteggiare il mercato. Le ditte individuali sono cresciute dello 0,2 per cento, distinguendosi dal decremento generale dello 0,9 per cento. Hanno costituito la maggioranza delle imprese edili, con una quota del 73,3 per cento, largamente superiore alla percentuale del Registro delle imprese attestata al 60,0 per cento. A settembre 2000 il settore edile aveva registrato una quota inferiore pari al 71,0 per cento, a fronte della percentuale generale del 65,2 per cento. Il costante incremento delle imprese individuali, in contro tendenza rispetto all’andamento generale, dipende in gran parte dal cambiamento dello status delle maestranze, nel senso che il settore edile ricorre sempre di più ad occupati autonomi, che probabilmente, in taluni casi, nascondono un vero e proprio rapporto di "dipendenza". Questa

trasformazione viene incoraggiata dalle imprese, in quanto consente di alleggerire taluni oneri. In estrema sintesi, siamo di fronte ad una sorta di flessibilità del mercato del lavoro specifica del settore delle costruzioni. Nelle altre forme giuridiche è da sottolineare il nuovo calo delle società di persone (-1,0 per cento). In Italia c’è stato invece un aumento generalizzato delle varie forme giuridiche, con in testa le società di capitale, la cui consistenza è cresciuta dell’11,5 per cento.

Una peculiarità dell’industria edile è rappresentata dalla forte diffusione di imprese di piccola dimensione, per lo più artigiane, coerentemente con il forte peso delle imprese individuali. A fine settembre 2008, secondo i dati elaborati da Infocamere, erano attive 62.851 imprese artigiane, con un incremento dello 0,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2007, in contro tendenza rispetto al decremento medio dello 0,5 per cento dell’universo artigiano. L’incidenza dell’artigianato sulla totalità delle imprese edili ha sfiorato l’84 per cento. In ambito industriale solo la fabbricazione di prodotti in legno, esclusi i mobili, ha registrato una incidenza superiore, pari all’84,6 per cento. Nel 1997 l’edilizia registrava una percentuale pari al 76 per cento.

Un altro aspetto del Registro imprese da sottolineare è rappresentato dalle presenze straniere. A fine settembre 2008 le relative cariche occupate, tra titolari, soci, amministratori, ecc., sono risultate 16.794 rispetto alle 3.458 rilevate nel settembre 2000. Nell’arco di otto anni c’è stata una crescita percentuale del 385,7 per cento, a fronte dell’incremento medio settoriale del 33,2 per cento, che per gli italiani si è ridotto al 17,3 per cento. Nello stesso arco di tempo il peso degli stranieri sul totale delle cariche dell’edilizia è aumentato dal 4,4 al 16,0 per cento (in Italia si è passati dal 3,0 al 10,8 per cento). Nessun altro ramo di attività ha fatto registrare incidenze percentuali più elevate.

Per quanto concerne la nazionalità, la situazione di fine settembre 2008, ha visto primeggiare l’Albania con 3.853 cariche ricoperte, rispetto alle 374 dell’analogo periodo del 2000. Oltre la soglia delle mille cariche troviamo inoltre Tunisia (2.775), Romania (2.158) e Marocco (1.409). A fine settembre 2000 si aveva un’altra gerarchia, con in testa la Tunisia, davanti ad Albania, Marocco, Svizzera, Germania e Francia. Il caso più eclatante è sicuramente rappresentato dalla Romania salita, come descritto, a 2.158 cariche contro le appena 51 di settembre 2000.

Gli appalti di opere pubbliche. Per quanto riguarda gli appalti delle opere pubbliche banditi in Emilia-Romagna nella prima metà del 2008 - i dati sono di fonte Quasar, Nuova Quasco - è emersa una

Gli appalti di opere pubbliche. Per quanto riguarda gli appalti delle opere pubbliche banditi in Emilia-Romagna nella prima metà del 2008 - i dati sono di fonte Quasar, Nuova Quasco - è emersa una

Nel documento Rapporto 2008 (.pdf 10,0mb) (pagine 147-156)