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L’ascesa del Partito: l’esperienza dell’unione con l’Egitto e il colpo di Stato del Marzo 1963.

PREMESSE STORICHE ALL’ASCESA DEL PARTITO BA‘TH (1920-1963)

2.8 L’ascesa del Partito: l’esperienza dell’unione con l’Egitto e il colpo di Stato del Marzo 1963.

La nascita e la formazione del partito Ba‘th sono legati a quelle condizioni di malcontento verso la classe politica tradizionale che abbiamo visto diffondersi nel periodo immediatamente successivo all’indipendenza, quando si consolidano i cambiamenti sociali avvenuti nel periodo tra le due guerre. È nell’ambiente cittadino della classe media e piccolo borghese177 che il Ba‘th trova il suo uditorio.

Secondo ‘Aflaq la fondazione del Ba‘th corrisponde alla necessità di dare vita ad un partito che colmi le lacune causate dall’incapacità degli altri partiti politici

176 Articolo 34 della Costituzione ba‘thista citato in Carré (1980: 204) e Saab (1968: 152).

177 Come puntualizza Longuenesse: “ le origini sociali dei cosiddetti partiti nazionalisti della piccola

borghesia come il Ba‘th sembrano essere nello strato intermedio delle città e in parte nella classe contadina povera (come gli Alawiti siriani), piuttosto che nella piccola borghesia propriamente detta. […] Le analisi che sottolineano il carattere piccolo borghese del nuovo governo sono accurate solo se si adotta un’ampia definizione che includa lo strato intermedio nella piccola borghesia” (Longuenesse, 1979: 4).

esistenti: la classe politica tradizionale è accusata di rappresentare il “feudalismo agricolo” ed avere obiettivi politici limitati alla sola indipendenza nazionale; le altre formazioni quali il PPS, il PCS e i Fratelli Musulmani sarebbero ognuna a modo proprio delle formazioni “deviazioniste”: il primo perché incentrato sull’obiettivo di formare una nazione siriana, il secondo perché afferente all’internazionale comunista e il terzo perché reazionario e legato alla nozione del panislamismo.178

Negli anni della formazione, la cerchia ristretta di aderenti al partito Ba‘th è rappresentata dalla piccola borghesia d’ambiente cittadino, nella quale la componente studentesca che si riunisce attorno ai due insegnanti ‘Aflaq e Biṭār è la più consistente. A queste componenti si unisce quella d’origine rurale degli aderenti legati ad Arsūzī. Il metodo di reclutamento al partito in questa fase è basato in genere sui legami di ordine personale, così fin dal principio la partecipazione alawita risulta essere numericamente importante – risultato del proselitismo di Arsūzī nella regione alawita dalla quale egli stesso proviene – così come quella greco-ortodossa legata ad ‘Aflaq179.

La fusione del Ba‘th con il Partito Socialista Arabo di Ḥawrānī, avvenuta nel 1953, permetterà al nuovo partito, il Ba‘th Arabo Socialista di ampliare ulteriormente la sua base all’ambiente rurale ma soprattutto di iniziare la sua inesorabile ascesa nei ranghi dell’esercito.

Ḥawrānī fu uno dei primi politici ad accorgersi dell’importanza dell’esercito e della sua politicizzazione, cominciando a fare proselitismo tra i giovani dell’Accademia militare di Homs fin dal tempo in cui militava nel PPS.

L’istituzione militare rimane anche nel periodo post indipendenza composta in gran parte da giovani provenienti dall’ambiente rurale e minoritario, rappresentando l’esercito la sola opportunità di ascesa sociale per coloro che provenivano dagli ambienti più svantaggiati (famiglie rurali o recentemente urbanizzate, zone periferiche come la zona alawita o la vallata dell’Eufrate).

178 Niḍāl al-Ba‘th tomo I, (1972: 12-15) citato in Raouf (1984: 99).

179 Secondo Raouf: “in Siria molti alawiti e drusi, rappresentanti delle minoranze comunitarie, sono

stati portati nel partito dai loro professori ba‘thisti, insegnanti nelle scuole secondarie. Il reclutamento si faceva ugualmente tra la gioventù intellettuale delle famiglie della media borghesia urbana, tra gli studenti e gli universitari” (Raouf, 1984: 102). Tra le province in cui si registra la presenza del Ba‘th fin dai primi anni, ricordiamo anche la provincia di Dayr al-Zor (regione dell’Eufrate), nella quale operava Jalāl Sayyid, uno dei primi membri del partito (Carré, 1980: 187). Vedi prossimo capitolo per ulteriori approfondimenti.

A partire dalla seconda metà degli anni quaranta inizia un processo di politicizzazione dei ranghi militari che avrà enormi conseguenze per il futuro della Siria. Sono le ideologie progressiste emergenti in quegli anni ad attrarre le simpatie dei giovani dell’Accademia Militare (Picard, 1980: 156)180.

Il PPS e il partito di Ḥawrānī prima, il Partito Arabo Socialista poi, fanno proseliti nell’esercito, il quale diventa uno specchio dei vari movimenti e partiti che si contendono lo spazio politico negli anni turbolenti che vanno dai primi colpi di Stato a quello del 1963. Proprio a causa del ruolo preponderante assunto dai militari con i primi putschs, l’istituzione militare rafforza i suoi contingenti e la portata del suo ruolo politico.

Anche per ciò che concerne il partito Ba‘th, il ruolo che l’esercito assume al suo interno sarà determinante per la storia del partito e di conseguenza dello Stato siriano in generale.

Fino agli inizi degli anni sessanta il Ba‘th rimane un partito elitario, con un numero di aderenti piuttosto limitato, nonostante nell’arco degli anni cinquanta avesse progressivamente acquisito una maggiore popolarità, arrivando a conquistare 22 seggi alle elezioni del 1954, dopo aver partecipato al governo dei due colonnelli golpisti Ḥinnāwi e Shīshakly181.

Nel 1958, il Ba‘th appoggia con entusiasmo la realizzazione del progetto unionista tra i due Stati dell’Egitto e della Siria.

La convergenza di fattori storici che spingono i diversi attori politici siriani ad adoperarsi per la messa in atto del progetto unionista si può riassumere nella forte instabilità interna che il paese vive, in un periodo in cui è al centro di forti pressioni esterne: alle politiche occidentali tese a destabilizzare il governo siriano per provocarne un avvicinamento al blocco occidentale corrisponde di rimando un progressivo avvicinamento della Siria al blocco sovietico182.

L’istituzione militare si volge all’Egitto, dove è al potere un regime militare forte che professa una politica di non-allineamento, per proteggere il paese dalle minacce esterne e dalla debolezza derivante dall’endemica instabilità politica. La borghesia siriana guarda con favore all’Unione con l’Egitto di Nasser perché spera

180 Sul rapporto tra i militari e il partito Ba‘th vedi anche prossimi paragrafi e il capitolo successivo. 181 Ḥawrānī ha un ruolo attivo di sostegno a Shīshakly nei primi anni del suo governo. Per gli incarichi

assunti da Ḥawrānī e ‘Aflaq vedi nota 139, p. 118.

di ricavarne dei vantaggi commerciali con l’estensione del mercato interno e perché è intenzionata ad arginare il crescente peso politico del Partito Comunista Siriano (Raouf, 1984: 188; Palazzoli, 1977: 172).

Per quest’ultimo motivo e anche perché ideologicamente l’unione con un altro paese arabo realizzerebbe uno dei principi fondamentali della sua dottrina183, il

Ba‘th si adopera per la realizzazione dell’Unione con l’Egitto. A livello teorico, esso condivide con Nasser alcuni punti fondamentali184 quali il nazionalismo arabo, la

colorazione socialista delle riforme economiche, nonché la politica del non- allineamento nel contesto geo-politico della guerra fredda (Palazzoli, 1977: 170).

Il primo febbraio del 1958, il presidente egiziano Nasser e quello siriano Quwatly proclamano la creazione della Repubblica Araba Unita (RAU), ratificata dai due parlamenti e da un referendum popolare che conferma l’unione e la presidenza di Jamāl ‘abd al-Nasser.

Sbrigativamente portate avanti, le trattative per l’unione prevedevano la dissoluzione di tutti i partiti politici in favore della creazione di un partito unico, nonché una formula di unione totale fra i due Stati, i quali prendevano il nome di Provincia Nord (Siria) e Provincia Sud (Egitto)185.

L’impegno profuso nel processo che aveva portato all’unione nonché il ruolo ideologico assunto dal Ba‘th nel campo del nazionalismo arabo, aveva portato i leaders ba‘thisti a credere di poter mantenere un ruolo di primo piano nelle nuove

183 ‘Aflaq nei suoi scritti teorici, cosciente delle divisioni presenti in seno all’ecumene araba e delle

forti differenze che contraddistinguono i vari Stati arabi, si dice propenso alla realizzazione del processo di unione per tappe (‘Aflaq, 1970: 244-254, cit. in Raouf, 1984: 178).

184 Da notare come gli slogan dei due movimenti ideologici siano identici, avendo tuttavia una diversa

disposizione delle priorità. Quello ba‘thista: “Unione, Libertà e Socialismo”. Quello nasserista: “Libertà, Socialismo, Unità”. Raouf e Saab tuttavia sottolineano come i punti comuni dei due leaders si situassero più sulla forma che sulla sostanza (Raouf, 1984: 182; Saab, 1968 133-136). Raouf, oltre a mettere in evidenza come queste due ideologie fossero in competizione per raggiungere il ruolo di guida dell’ecumene araba, sottolinea il diverso approccio psicologico avuto dai due leaders, ‘Aflaq e Nasser, a causa della diversa origine comunitaria. Egli sostiene infatti che la differente appartenenza comunitaria determinasse un atteggiamento diverso dei due leaders: mentre Nasser in quanto sunnita poteva aspirare alla leadership del mondo arabo con maggiore facilità, ‘Aflaq in quanto appartenente a una comunità minoritaria avrebbe dovuto fronteggiare una maggiore resistenza (Raouf, 1984: 289- 290).

185 La Costituzione del 1958 prevedeva un Consiglio Nazionale e un Consiglio e un’Assemblea

Regionale per ognuna delle due province. Alla presidenza di Nāṣer erano affiancati 4 vice-presidenti di cui 2 siriani (uno di destra, Ṣabrī ‘Asalī (1903-1976), e uno di sinistra, Akram al-Ḥawrānī) (Palazzoli, 1977: 173; Saab, 1968: 95).

istituzioni unioniste, nonostante avessero accettato la dissoluzione del proprio partito186.

In breve tempo tuttavia divenne chiaro che le aspirazioni degli attori siriani che si erano gettati nell’avvenuta unionista sarebbero state deluse: il potere di Nasser diventa sempre più autoritario, centralizzato e repressivo; il Ba‘th viene progressivamente escluso e isolato, tanto che nel 1959 i ministri ba‘thisti presenti nel governo si dimettono in protesta187; la borghesia è colpita duramente nei suoi

interessi sia dalle riforme socialiste di Nasser, sia dall’impianto economico generale che andava a favorire la sola provincia meridionale del nuovo Stato (Saab, 1968: 97- 102; Palazzoli, 1977: 173-178; Petran, 1972: 133-145; Picard, 1980: 153; Raouf, 1984: 190-102). Anche i militari hanno di che lamentarsi: il presidente egiziano decide il trasferimento di gran parte di essi nella provincia Sud, proprio per arginare il loro potere nella provincia siriana.

Il 28 settembre 1961 una rivolta contro il regime del presidente egiziano restaura, senza colpo ferire, l’indipendenza della Siria, portando al potere figure legate all’ambiente conservatore e borghese, il quale aveva realizzato il putsch con l’aiuto di una parte dell’esercito.

Il Ba‘th appoggia questa manovra e inasprisce le accuse rivolte a Nasser188,

trovandosi tuttavia nella difficile posizione di dover giustificare il suo atteggiamento contraddittorio, capace di fare tremare le fondamenta ideologiche del partito: principale fautore dell’unione esso deve giustificarne le cause del fallimento e chiarire se questo metta in causa l’idea stessa di unità o sia solamente una sbagliata messa in opera della stessa (Raouf, 1984: 183; Carré, 1980: 191-192).

In effetti, Nasser allontanandosi dal Ba‘th e provocandone il declino – dopo la dissoluzione, lo scarso risultato nelle elezioni per eleggere i rappresentanti dell’Unione e la dimissione dei ministri ba ‘thisti, il Partito entra nella clandestinità a partire dal terzo Congresso nazionale del 1959 –, si aliena la sua principale base d’appoggio nella provincia siriana (Picard, 1980: 153). I partiti tradizionali, rappresentanti gli interessi della borghesia e danneggiati dalla riforma agraria e dalle

186 In effetti diversi scritti testimoniano l’illusione di ‘Aflaq (Raouf, 1984: 180-190; Picard, 1980:

152).

187 Tra questi, Ḥawrānī e Biṭār.

188 Ḥawrānī e Biṭār firmano anche il manifesto del 2 Ottobre 1961 a sostegno della separazione (Carré,

politiche di nazionalizzazione, si riorganizzano e sono dietro il putsch che porta alla separazione.

Poco dopo il putsch, i militari lasciano momentaneamente il potere ai civili, vengono indette le elezioni nel dicembre del 1961 e viene eletto un governo in cui il Partito del Popolo e il Partito Nazionale conquistano la maggioranza dei seggi (Petran, 1972: 153).

Questo ritorno dei partiti tradizionali non corrisponde alla nuova realtà siriana: la crescente popolarità dei partiti di sinistra, le misure socialiste del periodo dell’unione (dalle quali non si può tornare indietro senza creare forti proteste), l’ascendente di Nasser sulla popolazione siriana e la presenza attiva di movimenti nasseristi e di figure legate al Ra’īs egiziano negli ingranaggi del potere, tutti questi elementi rendono estremamente difficile il compito del governo secessionista.

D’altronde i militari non avevano una reale intenzione di allontanarsi dalla vita politica: tre successivi tentati colpi di Stato nel 1962 lasciano intendere quale fosse il livello di instabilità in cui era nuovamente piombato il paese. Il governo guidato da Bashīr al-‘Azma non dura che pochi mesi.

L’8 Marzo 1963 un nuovo colpo di Stato, compiuto da una coalizione formata da ufficiali ba‘thisti e nasseristi, alleatisi per l’occasione, si impossessa del potere. Quella che è definita nella storiografia siriana “la rivoluzione dell’8 Marzo”, che segue di un mese il colpo di Stato ba’ thista in Iraq, segna l’inizio di una nuova epoca per la Siria, l’epoca del Ba‘th.

Il paradosso della travagliata storia di questo partito è che quando esso arriva al potere sta vivendo una fase di forti divisioni interne e un processo di completa riorganizzazione, a causa del quale può contare in quel momento su uno scarso sostegno popolare e come afferenti al partito solo qualche centinaio di membri inscritti (Carré, 1980: 193). La sua ascesa al potere è determinata dall’intervento di una fazione di militari, il cui ruolo si era progressivamente consolidato nelle griglie del potere negli anni precedenti. Militari che soppianteranno poco a poco e definitivamente l’ala civile del partito e i suoi leader storici.

Questo processo ha inizio con l’istituzione dell’unione fra Siria e Egitto, per la quale il partito è costretto a dissolversi e poco dopo a entrare nella clandestinità.

Abbiamo visto come anche in questo processo i militari avessero avuto un ruolo importante nel dare impulso all’unione, credendo di poter mantenere un ruolo di primo piano anche nella Siria unionista, nell’ambito di un potere come quello di Nasser che si basava proprio sull’istituzione militare. Le politiche di quest’ultimo erano state invece mirate a privare i militari siriani della loro influenza, attraverso un processo di epurazioni e trasferimenti nella provincia egiziana al fine di tenerli lontani dagli affari del paese.

Tuttavia questa tattica non produsse i risultati sperati perché proprio in Egitto un gruppo di militari siriani ba‘thisti si organizza in una formazione segreta, il Comitato Militare, della cui esistenza lo stesso partito sarebbe venuto a conoscenza solo molti anni più tardi.

I fondatori del Comitato Militare, votati a giocare un ruolo centrale nella storia della Siria, sono tutti di origine minoritaria: Ṣalāḥ Jadīd, Muḥammad ‘Omrān e Ḥafeẓ al-Asad (alawiti), ‘Abd al-Karīm al-Jundī e Aḥmad al-Mīr (ismailiti). A questo gruppo originario si uniscono Aḥmad Swaydānī e Muṣṭafā Ṭlās (sunniti) e Salīm Ḥāṭūm e Ḥamad ‘Ubayd (drusi) 189.

I principi guida di questo gruppo di militari ba‘thisti fortemente anti-nasseristi sono il rigetto dei padri fondatori del partito, la destituzione del Comando Nazionale in carica e la ricostituzione del partito in Siria (Carré, 1980: 193).

A partire dal 1962 il Comitato Militare inizia a interferire in maniera sempre più evidente all’interno del Partito e sembra aver avuto un ruolo di primo piano nel prendere la decisione di compiere il colpo di Stato del 1963 (Palazzoli, 1977: 106). La sua importanza e il peso delle sue relazioni politiche appaiono in modo evidente quando nel 1965-66 la vecchia guardia del Partito viene sostituita e gli esponenti del Comitato Militare diventano personaggi di primo piano della vita politica siriana190.

Tornando alle conseguenze che la fase unionista produce all’interno del Ba‘th, è necessario sottolineare come la dissoluzione formale del partito abbia prodotto una frantumazione dello stesso, sia mettendo in discussione la credibilità della leadership storica – indebolita dalla sua politica contraddittoria a riguardo

189 La composizione del Comitato Militare è riportata in maniera differente nei diversi testi da noi

presi a riferimento. Ci basiamo in questo caso sul testo di Ḥāzem Ṣāghiye (2012: 38).

190 Sulla parabola ascendente del Comitato Militare e dei suoi esponenti ritorneremo nel capitolo

successivo con maggiori dettagli. Si tratta di un elemento fondamentale dell’analisi che riguarda la forte presenza della componente minoritaria nella élite al potere in Siria dal 1966 e soprattutto dal 1970.

dell’unione – sia dando il via al proliferare di cellule e gruppi autonomi in seno al territorio siriano e nelle altre sezioni al di fuori di questo territorio191.

Il Ba‘th che si ricostituisce dopo la secessione è un partito diviso al suo interno in fazioni contrastanti. Una tendenza è pro-nasserista, convinta della necessità dell’unione e disposta a mettere tutto il resto in secondo piano, ed è rappresentata dalla fazione giordana e irachena. Una seconda tendenza è al contrario fortemente avversa a Nasser ed è rappresentata da Ḥawrānī e i suoi seguaci. Infine, vi sono i moderati, con a capo la leadership storica del partito, Biṭār e Aflaq, i quali prendono atto degli errori commessi durante l’esperienze dell’Unione, proponendo un nuovo progetto di unione federale.

La linea moderata è quella che prevarrà durante il quinto Congresso Nazionale del partito nel 1962, nel quale la fazione di Ḥawrānī verrà espulsa e il secessionismo condannato192, mentre già qualche mese prima la tendenza pro-

nasserista si era distaccata dal partito dando vita a nuove formazioni politiche (Palazzoli, 1977: 103; Carré, 1980: 192).

A queste divisioni suscitate dall’esperienza unionista, vanno aggiunte quelle di ordine ideologico che si acutizzano quando il Ba‘th conquista il potere grazie all’intervento militare. Fortemente indebolito alla base e ridotto nei suoi ranghi, nondimeno esso è percorso al suo interno da due nuove correnti volte a contestare la leadership storica: una dalle più forti tinte marxiste, intenzionata ad anteporre gli obiettivi socialisti a quelli unitari; la seconda, che si definiva “regionalista”, concentrata sulla regione siriana e anch’essa di tendenza progressista, quindi più vicina alla corrente marxista che alla direzione storica (Carré, 1980: 194). A capo di quest’ultima corrente si trovano tre dottori che avevano prestato servizio in Algeria durante la guerra d’indipendenza: Nūr al-dīn al-Atāsī, Yūsef Zu‘ayyin e Ibrāhīm Mākhūs.

Essa ripristina inoltre la figura di uno dei padri fondatori del partito che si era negli anni allontanato dalla vita politica, Arsūzī, il quale appoggia questa fazione – poco prima di morire nel 1968 – criticando aspramente ‘Aflaq e Biṭār e negando il loro ruolo in quanto fondatori del partito (Raouf, 1984: 316-317; Carré, 1980: 192).

191 Per ragioni riguardanti l’attinenza al nostro oggetto di studio non prendiamo in considerazione gli

sviluppi del partito Ba‘th al di fuori della Siria, per le quali rimandiamo a Ḥāzem Ṣāghiye (2004).

192 In evidenza rimane la posizione equivoca dei due leader storici, e soprattutto di Biṭār che aveva

La componente militare si schiera dalla parte di queste due nuove correnti, delle quali condivideva l’approccio ideologico e la provenienza sociale dagli strati medio- inferiori193, ed insieme a loro contesta la condotta e le politiche della vecchia

guardia, più moderata e conciliante verso gli interessi delle classi alte.

Il risultato di questo processo in atto si concretizza nelle decisioni prese nei successivi Consigli Nazionali, in particolare nel sesto Consiglio Nazionale dell’ottobre 1963 e nell’ottavo di aprile-maggio 1965.

Dal primo risulterà un aggiustamento sotto il profilo ideologico, messo per iscritto nel rapporto che prese il nome di “Fondamenti teorici”194 e che esplicita in

maniera più netta le idee socialiste che reggono il partito, portando in primo piano l’applicazione del socialismo che fino ad allora era stato subordinato al raggiungimento dell’unità della nazione Araba.

Viene inoltre introdotto durante questo Congresso, il concetto di “esercito ideologico” – che sarà ripreso nel Congresso successivo – la cui genesi sembra essere legata a due fattori principali: all’impossibilità dell’ala civile di costringere i militari a ritirarsi dalla vita politica e alla necessità di inquadrare le nuove reclute che vengono introdotte negli anni successivi al putsch, poiché è in atto all’interno dei contingenti militari un processo di eliminazione progressiva delle correnti altre al Ba‘th (Raouf, 1984: 310)195.

La predominanza dell’ala radicale e l’influenza del Comitato Militare in seno ai meccanismi che reggono il Partito diventa evidente anche nella composizione dei quadri del Comando Regionale eletto nel settembre del 1963196 e in quella della

delegazione siriana al sesto Congresso Nazionale.

193 Palazzoli parla a questo proposito del maggiore peso assunto dai i quadri locali, soprattutto nelle

zone più periferiche, a partire dal periodo in cui il partito era dissolto. Questo vuol dire una maggiore presenza minoritaria (poiché si tratta di zone abitate da minoranze) e di più bassa estrazione sociale, dunque più incline alle ideologie progressiste. Palazzoli parla espressamente di un’alleanza tra militari e “minoritari” (minoritaires), entrambi d’estrazione modesta e dall’ideologia più radicale, mossa da un desiderio di rivincita sulla borghesia sunnita tradizionalmente dominante (Palazzoli, 1977: 101-102). Al desiderio di rivincita sulla borghesia sunnita accenna anche Raouf, (Raouf, 1980: 313). Sulle ragioni della forte presenza minoritaria all’interno del Partito torneremo nel capitolo successivo.