• Non ci sono risultati.

1.3 La ṭā’ifiyya secondo l’analisi del materialismo storico

1.3.1 Crisi del sistema confessionale

La nascita del Libano in quanto Stato nazionale ha origine dalle suddivisioni che la Francia opera sul territorio della Siria storica, conosciuto nel mondo arabo come Bilād al-Shām36, quando nel 1920 assume il mandato di quest’area37.

La creazione dello Stato del Grande Libano38 è legata alle politiche e agli

interessi della potenza mandataria piuttosto che essere il risultato di decisioni prese dagli attori locali39. L’organizzazione del nuovo Stato si basava sul presupposto della

suddivisione delle cariche su di una base comunitario-confessionale: agli ufficiali francesi, che detenevano il potere reale, era affiancata una Commissione Amministrativa di 17 membri suddivisa per quote comunitarie: sei maroniti, tre greco ortodossi, un druso, quattro sunniti e due sciiti (Traboulsi, 2012: 88).

Il sistema politico dello Stato Libanese nel momento in cui raggiunge l’indipendenza si poggia su due tipi di testi: il primo scritto, la Costituzione del 1943,

36 Regione che comprende i moderni Stati di: Libano, Siria, Giordania, Palestina e Israele, più alcune

regioni a sud e sud-ovest dell’odierna Turchia

37Per l’analisi storica del periodo mandatario rimandiamo al capitolo successivo.

38 I Francesi decidono la creazione del Grande Libano il quale comprendeva oltre ai territori della

Mutaṣarrifīya: le città costiere di Beirut, Sidone, Tiro e Tripoli e i distretti di Hasbaya, Rashaya,

Ba‘albak e ‘Akkar.

la cui dicotomia era caratterizzata dall’aver stabilito l’uguaglianza civile e politica di ogni cittadino e al tempo stesso la loro ineguaglianza in quanto appartenenti a comunità che avevano ineguale accesso alla politica e ai settori amministrativo, giuridico e educativo.

Il secondo orale: il cosiddetto Patto Nazionale. Quest’ultimo fu stipulato nel 1942 tra Bishāra al-Khūrī (1890-1964) e Ryāḍ al-Ṣulḥ (1894-1951), cristiano maronita il primo e musulmano sunnita il secondo, i quali si erano accordati sul sistema che sarebbe poi rimasto in vigore durante tutta la storia dello Stato libanese, ossia una divisione su base comunitario-confessionale della rappresentanza politica e amministrativa, nonché la distribuzione delle tre maggiori cariche dello Stato nel seguente modo: un maronita alla presidenza della Repubblica, un sunnita a capo del governo e uno sciita alla presidenza della Camera.

Come osserva lo storico Traboulsi: “l’alleanza tra Bishara al-Khoury e Riad al-Sulh fu sigillata ed elaborata nel famoso Patto Nazionale nel quale il primo barattava la protezione francese in cambio del primato politico cristiano garantito dalla Costituzione e il secondo faceva cadere l’idea dell’annessione musulmana alla Siria in cambio del partenariato musulmano nella gestione degli affari del paese” (Traboulsi, 2012: 106).

Questo sistema politico-economico sanciva di fatto la predominanza di una ristretta oligarchia commerciale finanziaria prevalentemente cristiana nella gestione dello Stato e nell’accesso alla ricchezza, creando al contempo delle forti ineguaglianze all’interno del tessuto sociale poiché impediva sulla base della comunità di nascita un accesso egualitario a qualsiasi settore, fosse esso sanitario, educativo, politico, amministrativo e così via.

Le trasformazioni economiche, sociali e demografiche che si compieranno nell’arco di tempo che va dall’indipendenza alla prima metà degli anni sessanta, condurranno negli anni immediatamente precedenti la guerra civile, a una ampia mobilitazione delle più diverse categorie sociali libanesi, mobilitazione volta a contestare il sistema vigente e chiederne una riforma strutturale. Tra le istanze portate avanti, quelle relative all’abolizione del sistema comunitario-confessionale, alla secolarizzazione e alla promulgazione di nuova legge elettorale diventeranno gli

obiettivi delle forze riunite nel Movimento Nazionale Libanese (MNL)40 un’alleanza

di partiti nazionalisti e progressisti, alla quale si contrappone il blocco del Fronte Nazionale (FN), composto dal Partito delle Falangi e i suoi alleati41.

Su questa contrapposizione si giocano le prime fasi della guerra civile, che vede una progressiva ascesa e prevalenza militare del MNL fino al 1976, quando l’intervento siriano a fianco della fazione contrapposta capovolgerà gli esiti del conflitto, dando anche inizio alla lunga presenza militare siriana in Libano42.

In breve, tracciando una succinta panoramica ispirata al testo di Traboulsi La problématique en débat: Etat/société civile (Traboulsi, 1989), ci limitiamo a dire che l’intervento siriano segna la fine di una prima fase del conflitto, caratterizzata dall’affrontamento delle due formazioni contraddistinte da due opposte ideologie cui abbiamo fatto menzione sopra. La seconda fase della guerra (1976-1982) vede l’istituzione di un ridotto nazionale cristiano e si conclude con l’invasione israeliana del 1982 e l’instaurazione del governo capeggiato da Jumayil (Jumāyil) e il partito delle Falangi. L’ultima fase può essere considerata come quella dell’affondamento dello Stato e dell’instaurazione dei poteri armati delle comunità.

Nel 1989 ebbe inizio il processo che portò alla firma degli accordi di pace a Ṭā’if, in Arabia Saudita. Questo accordo puntava a risolvere la crisi libanese in due tappe, la seconda delle quali avrebbe dovuto portare all’abolizione del sistema comunitario-confessionale.

Di fatto, i passi necessari per portare a compimento la seconda fase non furono mai intrapresi e il sistema libanese rimase sostanzialmente lo stesso, con la differenza che vi era stato al suo interno un riequilibrio di forze nel bilancio del potere dei suoi costituenti: il Presidente della Repubblica perdeva gran parte delle sue prerogative in favore del Primo Ministro, mentre la distribuzione dei seggi

40 al-Ḥarakat al-waṭanīya al-Lubnānīya con a capo il leader del Partito Socialista Progressista Walid

Junblatt riuniva il Partito Comunista Libanese e altre organizzazioni comuniste, il Partito Nazionalista Sociale Siriano (SSNP), diverse organizzazioni Nasseriste e altre figure indipendenti.

41 al-Jabha al-Lubnānīya con a capo Sulayman Franjiyeh, Kamil Sham‘un (Partito Nazionale

Liberale), Pierre Jumayil (Partito delle Falangi), Charles Malik e Fu’ad Bustani.

42 Siamo costretti per esigenze legate alla coerenza del testo a presentare solo alcuni elementi della

complessa guerra civile libanese, solo gli elementi che possano servire a dare una breve descrizione dell’evoluzione del sistema comunitario-confessionale in Libano. Rinunciamo quindi non solo a una descrizione esauriente delle fasi di questo conflitto ma anche alla menzione e analisi di alcuni elementi di fondamentale importanza come quello palestinese.

parlamentari veniva riequilibrata su una ratio di parità fra musulmani e cristiani (Traboulsi, 2012: 250).

L’opera teorica di Amil si inserisce nel filone del pensiero marxista ed è fortemente legata al periodo storico in cui l’autore vive. È evidente nei suoi scritti l’influenza di Althusser (il cui pensiero si diffondeva in Francia negli anni in cui Amil si avvicinava al marxismo) e l’utilizzo del concetto di egemonia così come elaborato da Gramsci. I temi di cui Amil si occupa in una prima fase di sviluppo del suo pensiero filosofico, sono quelli legati alle tematiche della decolonizzazione, dello sviluppo nei paesi del Terzo Mondo e dei movimenti di liberazione nazionale nel mondo arabo.

In questo primo periodo della sua attività, che è precedente allo scoppio della guerra civile in Libano, Amil si dedica alla produzione di una conoscenza teorica del sottosviluppo che caratterizza le società arabe e condiziona la loro storia (Couland, 1989: 5-25). Egli critica le applicazioni meccaniche del marxismo e sente l’esigenza di indagare la relazione tra l’universale e il particolare nell’applicazione dei concetti teorici marxisti, al fine di indagare i meccanismi che regolano le società arabe del suo tempo attraverso gli strumenti teorici del marxismo, applicati quindi a un luogo e un tempo precisi: “qual è la forma, o meglio le forme definite sotto le quali si specifica la dinamica storica delle leggi universali nella dinamica storica delle nostre società arabe contemporanee?” (Amil citato in Couland, 1989: 8).

È in questi primi testi che compare l’ipotesi teorica di designare il sotto sviluppo vissuto dai paesi arabi nella loro relazione con il colonialismo e poi l’imperialismo, sotto il concetto di Modo di Produzione Coloniale.

Secondo Amil, lo sviluppo capitalista nei paesi arabi è il risultato dell’imposizione di un rapporto coloniale che ha bloccato le dinamiche interne dei paesi colonizzati e ha determinato il loro avvenire sotto la forma di un rapporto coloniale ineguale, un rapporto strutturale che assicura lo sviluppo capitalista del paese dominante e riproduce il sotto sviluppo nel paese dominato (Couland, 1989: 10).

Il Modo di Produzione Coloniale secondo la definizione di Amil è: “la forma storica specificata del Modo di Produzione Capitalista e, più precisamente, la forma

del capitalismo legata da un legame di dipendenza strutturale all’imperialismo” (Couland, 1989: 10).

Dopo le prime opere che riguardano in maniera più generale il mondo arabo, soprattutto a partire dal periodo in cui scoppia il conflitto libanese Amil si consacra alla società libanese, all’analisi del conflitto in corso e alle cause che lo hanno generato. A questo periodo risale anche il libro che tratta il sistema confessionale in Libano, sul quale ci baseremo in questo studio (‘Āmil, 2003).

Il libro di Amil intraprende un articolato dialogo con alcuni intellettuali libanesi che avevano operato un’analisi del sistema confessionale, sullo sfondo di un costante riferimento a colui che viene considerato il primo teorico del sistema confessionale libanese: Michel Chiha (Shīḥā, 1891-1954).

Partendo da approcci diversi, molti di questi intellettuali con i quali Amil dialoga avevano contribuito all’edizione di un doppio numero della rivista al-Wāqa‘ intitolato Libano: insegnamenti e prospettive (1983)43, mentre altri avevano prodotto

degli studi volti a indagare le radici storiche del fenomeno comunitario- confessionale, come Massoud Daher (Mas‘ūd Ḍāher) il quale ha scritto Le radici storiche della questione confessionale libanese 1697-1861 (Ḍāher, 1981) partendo dallo stesso approccio teorico di Amil : il materialismo storico. Il dialogo si divide in due parti: una prima parte è dedicata a confutare il pensiero degli autori inquadrati nel filone di pensiero “confessionale- borghese”; una seconda parte mette invece a confronto le teorie degli intellettuali afferenti al pensiero marxista.

Il sistema teorico di Amil viene considerato da molti in piena maturazione quando egli venne assassinato il 18 Maggio 1987 a Beirut da un gruppo di integralisti sciiti, entrando a far parte di quella lunga lista di intellettuali libanesi che hanno sacrificato la loro vita per aver voluto esprimere liberamente il proprio pensiero. Sebbene poco conosciuta all’estero, la sua riflessione ha avuto ampio eco nell’ambiente intellettuale libanese, soprattutto nel filone del pensiero marxista, al quale ha apportato un contributo importante nel campo del rinnovamento del quadro teorico concettuale, della sua applicazione al caso libanese e dell’elaborazione dei

concetti teorici riguardanti la questione della struttura comunitario-confessionale in Libano (Daher, 1989: 129-145).

Per Amil, la borghesia44 è la classe dominante in Libano e la struttura della

società libanese rispecchia il modello del Modo di Produzione Coloniale, in quanto modo capitalista strutturalmente dipendente dall’imperialismo.

La formazione sociale libanese è definita in quanto formazione sociale capitalista legata all’imperialismo da un rapporto di dipendenza strutturale che si è costituito, con la sua stessa formazione storica, nella seconda metà del XIX secolo, e che non cessa di svilupparsi.

“Le condizioni storiche della formazione dello Stato della borghesia libanese come Stato confessionale, sono le stesse della formazione del capitalismo in Libano, nella fase di crisi del modo di produzione capitalista su scala mondiale” (‘Amil, 1996: 36).

La guerra civile viene interpretata da Amil come la crisi del sistema della borghesia dominante, una crisi strutturale avvenuta su tre piani: economico (crisi economica degli anni sessanta); politico (incapacità a riprodurre il sistema politico che perpetua la sua dominazione di classe); ideologico (la differenziazione delle classi lavoratrici e il loro accesso a una autonomia politica) (Couland, 1989: 18).

Nelle parole di Traboulsi (Ṭrābulsī)45 che come Couland e Daher partecipa ad

un’opera collettiva in memoria dell’intellettuale scomparso46 e dedica un interessante

articolo all’analisi delle tematiche principali del pensiero di Amil :

“È una crisi strutturale globale che scatena la guerra civile, secondo Mahdi Amil: Il collasso dell’abbondanza economica degli anni cinquanta e sessanta – legato in gran parte al riciclaggio dei petroldollari dell’Arabia Saudita e dei paesi del Golfo senza l’intermediario della piazza libanese – e le gravi conseguenze sociali che ne risultano, destabilizzano il consenso e la stabilità politica del regime borghese- confessionale.

44 ‘Amil rifiuta la consueta suddivisione tra borghesia nazionale e feudalesimo tradizionale. Con il

termine borghesia coloniale egli indica la borghesia commerciante e fondiaria.

45 Storico marxista che dialoga con Amil su questioni teoriche relative ai principi teorici marxisti

applicati alla società libanese. Vedi prossimi paragrafi.

46 Groupe de Recherches sur le Maghreb et le Moyen Orient- Laboratoire Tiers Monde Afrique, Paris

VII, État et conflits sociaux dans les sociétés à solidarités plurielles, Cahiers du GREMMO n. 6, 1989.

È anche la crisi acuta di tutto il regime politico della grande borghesia, incapace di rinnovare la sua rappresentazione politica e i suoi apparati ideologici, incapace di produrre un progetto riformatore e chiuso a ogni concessione volta a una riequilibratura nel suo seno dei rapporti di forza tra i rappresentanti delle confessioni. La presenza palestinese giocherà un ruolo di catalizzatore e detonatore […] ” (Traboulsi, 1989: 30).

Nel pensiero di Amil, l’acquisizione progressiva per le classi lavoratrici di una loro autonomia politica è ciò che ha posto il sistema in una condizione di crisi e paralizzato le dinamiche del suo rinnovo, poiché ha fatto inceppare il meccanismo per il quale la borghesia manteneva la sua dominazione di classe attraverso il sistema confessionale.

La guerra civile sarebbe quindi stata causata dal fallimento del dialogo nazionale durante il quale l’opposizione della borghesia al cambiamento del sistema confessionale aveva portato all’instaurazione del conflitto armato e svelato la volontà della stessa borghesia di mantenere il suo sistema di dominazione basato sulla suddivisione confessionale.

È quindi dall’analisi del conflitto e delle cause che lo hanno determinato, che parte l’analisi di Amil sulla struttura sociale libanese e sul sistema confessionale che la caratterizza. Analisi che ha come obiettivo svelare l’apparato ideologico borghese che permette a questa classe di mantenere la sua egemonia in seno alla società libanese47.

1.3.2 Critica del sistema comunitario confessionale in quanto sistema