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PREMESSE STORICHE ALL’ASCESA DEL PARTITO BA‘TH (1920-1963)

2.4 La regione alawita e le trasformazioni in atto

In questa panoramica storica del periodo mandatario riteniamo utile soffermarci sulla zona alawita poiché è seguendo gli sviluppi di questa regione che sarà possibile mettere in evidenza i contorni della questione comunitaria in Siria.

115È il generale Catroux ad annunciare l’8 Giugno del 1941 a nome del generale De Gaulle

Prendiamo ad esempio, tra i territori che vengono separati dalla potenza mandataria sulla base della componente comunitario-confessionale, la regione alawita poiché è quella che darà i natali all’élite al potere dal 1966 ed è quindi quella che meglio di altre ci permetterà di delineare i contorni della questione comunitario confessionale anche nella Siria del partito Ba‘th.

La regione a maggioranza alawita si estende nella zona a nord-est dell’attuale territorio dello Stato siriano e comprende la provincia di Lattachia e la montagna denominata Jabal Anṣārīya o Jabal al-‘Alawiyyīn (Monte degli alawiti). Al tempo dell’Impero Ottomano, gli alawiti vivevano piuttosto isolati nella montagna, organizzati in confederazioni tribali e tradizionalmente ribelli e ostili alla penetrazione del potere ottomano, il quale era costretto di tempo in tempo a imporre il suo potere con la forza.

Questo atteggiamento ostile alle ingerenze esterne caratterizza anche il primo contatto dei francesi con la popolazione locale. I francesi approdano nel porto di Lattachia nel Novembre del 1918, ossia due anni prima della loro occupazione del territorio siriano e subito suscitano la reazione della popolazione locale che organizza una resistenza militare alla penetrazione francese in quella che sarà conosciuta come la rivolta di Ṣāleḥ al-‘Alī116. Nonostante le informazioni in mano ai francesi che

evidentemente alludevano ad una buona predisposizione della popolazione alawita nei loro confronti (Mervin, 2006: 350), sarà comunque necessario l’utilizzo delle maniere forti per imporre il potere mandatario nella regione, che verrà finalmente pacificata solo nel 1921 (Dīb, 2011: 49-51). Viene così istituito dai francesi il Territorio degli Alawiti, poi Stato nel 1922, un territorio che, come nota il geografo Jacques Weulersse, viene creato con uno scopo preciso: “quello di separare le popolazioni minoritarie alawite dai musulmani sunniti e di creare così un territorio il più omogeneo possibile, nel quale i primi sarebbero diventati la maggioranza” (Weulersse, 1940: 9-10).

Il rapporto della popolazione locale con l’autorità mandataria è composto da relazioni di diverso ordine: gli esponenti di rilievo di alcune tribù aderiranno al progetto mandatario conquistando l’accesso ai posti dell’amministrazione, altri

116 Secondo alcuni autori, il presidente Ḥāfeẓ al-Asad poteva vantare la partecipazione di un suo

familiare alla suddetta rivolta, mentre Le Gac sostiene che il nonno di Asad fosse tra i firmatari di una petizione che alcuni responsabili alawiti inviarono al governo francese e nella quale si chiedeva il mantenimento dell’autonomia della regione alawita (Le Gac, 1991: 69).

invece rimarranno in opposizione ai Francesi e si uniranno poi alla politica del Blocco Nazionale. Come era prevedibile, l’integrazione della provincia alawita allo Stato unitario di Siria provocò fin dal 1936 reazioni di opposizione, in un contesto variegato nel quale avevano spazio fazioni pro e contro il progetto unionista117 ma nel

quale in sostanza si aveva la coscienza dell’impossibilità del piccolo Stato alawita di reggersi autonomamente.

Il periodo del Mandato rappresentò comunque per la popolazione alawita un periodo di cambiamento radicale rispetto all’epoca ottomana, quando questa comunità viveva isolata e talvolta perseguitata per le sue credenze eterodosse118.

L’istituzione dello Stato Alawita nel periodo mandatario significò non solo la fuoriuscita dal tradizionale isolamento ma anche una profonda trasformazione interna della comunità.

La studiosa francese Sabrina Mervin, che ha dedicato numerosi studi alla storia degli alawiti e in particolare al loro rapporto con l’Islam sciita, mette in evidenza le trasformazioni che investono la comunità a partire dalla fine del XIX secolo e soprattutto da quando la potenza mandataria fa di questa regione un territorio autonomo (Mervin, 2006: 343-358).

Innanzitutto, la comunità cambia nome: da Nusayrī, il nome con cui erano conosciuti fino ad allora e che era associato a un senso dispregiativo, ad ‘Alawī119

(Alawita) il quale fa riferimento alla figura di ‘Alī, cugino e genero del profeta Maometto, destinatario di una particolare venerazione. Il significato di questo ultimo termine racchiudeva in realtà un ulteriore scopo, ovvero quello di mettere in evidenza la relazione tra la comunità alawita e quella sciita, con la quale a partire dagli inizi del secolo era iniziato un avvicinamento. Si avviava in altre parole il processo che avrebbe portato alcuni esponenti religiosi sciiti a riconoscere la dottrina alawita come

117 Tra le formazioni alawite favorevoli all’unione con il resto della Siria la Lega dei Giovani

Musulmani Alawiti (Rabiṭat al-shabāb al-muslim al-‘alawī), vedi Vacca (1936).

118 L’autorità ottomana avrebbe esercitato nel corso dei secoli un potere oppressivo nei confronti di

questa comunità ai margini dell’Islam, ritenuta apostata per le sue credenze. Mervin ci fa notare come la scarsità di fonti scritte di matrice alawita ci impedisca di avere un quadro esaustivo della loro condizione. Gli archivi ottomani, quelli diplomatici e i resoconti di viaggiatori europei ci forniscono qualche testimonianza del trattamento a loro riservato dalla potenza ottomana (Mervin, 2006: 346- 347).

119 Il libro dell’erudito di Adana Muḥammad Amīn al-Tawīl, Tārīkh al-‘alawiyyūn pubblicato nel

appartenente all’Islam sciita120, facendo in questo modo rientrare ufficialmente gli

alawiti all’interno dell’ecumene islamica121.

La creazione dell’entità alawita implica un cambiamento anche sotto il punto di vista giuridico. Se fino ad allora gli alawiti non avevano avuto un proprio diritto islamico ma nel contesto dell’Impero ottomano facevano riferimento ai tribunali hanafiti, con la creazione del territorio o Stato autonomo la giurisdizione alawita122

diventa ufficiale.

Altri cambiamenti che avvengono nel periodo mandatario riguardano il campo socio-economico.

Gli alawiti costituivano la maggioranza della popolazione dell’area123 ma

erano concentrati nella zona rurale, ossia nella montagna e nelle piane che dalla montagna si estendevano al mare, essendo in larga maggioranza contadini.

La popolazione della città di Lattachia invece era costituita in gran parte da sunniti e cristiani ortodossi, che costituivano anche l’èlite di burocrati e proprietari terrieri cui erano sottomessi i contadini alawiti. Questa composizione variegata della regione che divideva la società lungo linee religioso-comunitarie, ci mostra come l’opposizione città-campagna avesse in questo luogo la forma di opposizione tra comunità.

La politica francese che aveva incoraggiato le spinte autonomiste, aveva permesso alla comunità di uscire dal suo storico isolamento e aveva anche determinato una maggiore differenziazione sociale, aprendo i giovani alawiti a nuovi mestieri e formando all’interno della comunità i quadri amministrativi e politici. Il processo avviato durante il periodo mandatario porterà in seguito a sfumare la dicotomia città-campagna su linee comunitarie e ad integrare maggiormente la popolazione alawita nel tessuto sociale.

120 Il primo riconoscimento ufficiale è espresso dalla fatwā del Muftī di Gerusalemme Amīn al-Ḥusayn

nel 1936 che si accompagna dall’apertura di canali di scambio con l’Iran, l’Iraq e con il sud del Libano per la formazione del clero alawita nelle scuole e istituzioni sciite. Con la presa di potere di Ḥāfeẓ al-Asad questo fenomeno troverà una ulteriore spinta. Vedi anche Kramer (1987).

121 La loro appartenenza all’Islam veniva comunemente messa in dubbio data la forte peculiarità delle

credenze e rituali alawiti. D’altronde la segretezza che circonda queste dottrine dal carattere iniziatico ha contribuito a creare un alone di mistero attorno alla comunità alawita e a fare in modo che venissero loro imputate le più svariate credenze e stravaganti rituali.

122 Essa rileva dalla scuola giuridica ja‘farita (Mervin, 2006: 352).

123 Il 62 % della popolazione della provincia, mentre la popolazione di Lattachia era all’80 % sunnita.

Questo secondo Koury (1987: 520). Khoury si basa sui lavori di tre autori: Weulersse (1940), Hourani (1947), al-Tawil (1966).

Dopo circa 15 anni di politica mandataria che aveva spinto al separatismo, la reintegrazione di questa zona - così come quella drusa- sotto un potere centralizzato non poteva svolgersi senza difficoltà. Delle rivolte scoppiano nella zona del litorale alawita nel 1939 e i funzionari siriani rappresentanti il governo centrale vengono espulsi dalla regione.

Inclini a credere che le spinte separatiste fossero il risultato dei soli intrighi della potenza mandataria, i leaders nazionalisti dovettero confrontarsi a una realtà ben più complicata di quanto avessero immaginato quando perseguirono la loro talvolta brutale politica di assimilazione (Raymond, 1980: 75-76).

Tra le trasformazioni interne alla comunità alawita che si compiono durante l’ultima fase del mandato, il consolidamento di due istituzioni in particolare avrebbe avuto enormi conseguenze, per il futuro della Siria tutta. Ci riferiamo al Partito Popolare Siriano (PPS) o Ḥizb al-Qawmī al-‘arabī al-ishtirākī (Partito Nazionale Arabo Socialista), la cui ideologia secolare e pan arabista avrà grande seguito tra le minoranze siriane124, e all’istituzione militare.

Fin dai primi anni venti, la potenza mandataria iniziò a reclutare nuove truppe per stabilire una Legione Siriana, le Troupes Spéciales, che andasse a integrare il corpo dell’Armée du Levant.

Queste Truppe Speciali diventeranno il fulcro del futuro esercito siriano, il quale avrà una particolare caratteristica: essere composto in gran parte da individui appartenenti alle minoranze religiose e etniche (drusi, alawiti, ismaeliti, circassi, curdi e così via).

Le ragioni di questa consistente presenza minoritaria nell’esercito va ricercata in tre fattori principali. Innanzitutto la propensione dell’amministrazione francese a reclutare fra le minoranze perché convinta della loro maggiore affidabilità, in quanto maggiormente impermeabili all’influenza dell’ideologia nazionalista. In secondo luogo, la trascuratezza delle classi più alte verso l’istituzione militare: le famiglie benestanti, che appartenevano per lo più alla maggioranza sunnita, preferivano usare le loro connessioni e il loro denaro al fine di assicurare l’esenzione militare ai propri figli.

Il terzo punto, legato al precedente, riguarda l’opportunità di avanzamento sociale che la carriera militare offriva ai giovani più poveri. Per questo motivo moltissimi giovani provenienti dalle campagne e appartenenti alle varie minoranze del paese, si arruolarono nelle Truppe Speciali prima e nell’esercito nazionale dopo l’indipendenza125. Le conseguenze di questo processo saranno visibili solo quando

l’istituzione dell’esercito capovolgerà gli antichi equilibri di forze e andrà alla ribalta della scena politica.