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PREMESSE STORICHE ALL’ASCESA DEL PARTITO BA‘TH (1920-1963)

2.6 Colpi di Stato e Repubblica parlamentare

L’umiliazione della sconfitta e l’indignazione suscitata dagli scandali che avevano colpito la classe dirigente sono le motivazioni che spingono al primo colpo di Stato del 30 Marzo 1949133 per mano del colonnello Ḥusnī Za‘īm (1897-1949).

L’esercito fa la sua comparsa sulla scena politica siriana, deciso a rivalorizzare il ruolo dell’istituzione militare di cui la grande borghesia al potere aveva ridotto notevolmente gli effettivi subito dopo la conquista dell’indipendenza e facendo leva sulla ferita all’orgoglio nazionale che la sconfitta e la creazione dello Stato Israeliano avevano inferto alla popolazione dello Stato da poco formatosi.

Il primo comunicato dei golpisti spiega eloquentemente le ragioni del gesto: “vendicare la Palestina ed epurare il paese dalla vecchia classe dirigente che lo aveva condotto sull’orlo dell’abisso” (Saab, 1968: 47; Palazzoli, 1977: 153).

131 Al mantenimento della loro tradizione influenza contribuisce la mancata riforma del sistema

elettorale (Palazzoli, 1977: 147-148; Petran, 1972: 87-88; Picard, 1980: 145).

132 Nati dalla scissione interna al Blocco Nazionale questi due partiti rappresentano gli stessi interessi

e la stessa base sociale. Il primo è tuttavia legato alla borghesia d’affari aleppina mentre il secondo è legato a quella damascena. In politica estera, il Partito del Popolo si associa ai tentativi di unione degli Hashemiti d’Iraq mentre il Partito Nazionale ruoterà piuttosto nell’orbita egiziana.

133 Alcuni autori sostengono un ruolo diretto degli Stati Uniti nel preparare il golpe, secondo quanto

sarebbe stato rivelato da Miles Copeland nel 1969 (Petran, 1972: 96; al-Kiyālī, 1997: 339-341). Picard fa riferimento invece a un intervento francese (Picard, 1980: 150 e 155).

Il parlamento dissolto, viene istituito un governo militare che ispirandosi all’esempio kemalista134 si impegna con una serie di riforme a modernizzare il paese.

Il regno di Za‘īm è tuttavia di breve durata e il 14 Agosto dello stesso anno un secondo colpo di Stato135 guidato dal colonnello Sāmī al-Ḥinnāwi (1898-1950) sposta

la Siria sotto la sfera d’influenza hashemita.

Nel periodo storico che va dall’indipendenza alla conquista del potere da parte del Ba‘th nel 1963 i grandi cambiamenti che si registrano sul piano interno – con le trasformazioni sociali che porteranno all’avvicendamento al potere di una nuova generazione e di una nuova classe sociale, passando attraverso il ruolo svolto dai militari – si sovrappongono ai cambiamenti che si registrano in politica estera, dove una vera e propria “lotta per la Siria”136 è ingaggiata da attori arabi e

internazionali.

Infatti, nel momento in cui la Siria raggiunge l’indipendenza diventa necessario ridefinire la sua posizione sia rispetto ai paesi arabi confinanti sia rispetto alle grandi potenze europee che esercitavano la loro influenza nell’area, alle quali si aggiunge a partire dagli anni quaranta quella statunitense.

Sul piano arabo, si delinea fin dai primi anni quaranta la competizione per la predominanza in seno all’ecumene araba dell’Egitto da una parte e di Iraq e Giordania dall’altra.

In Iraq e in Giordania governavano due rami della famiglia hashemita. Nel primo regna il ramo di Fayṣal137 e dei suoi discendenti, nel secondo quello di

‘Abdallāh, fratello di Fayṣal. Entrambi questi sovrani tenteranno a più riprese di estendere la loro influenza sulla Siria ergendosi a leader della nazione araba, attraverso i due progetti del “Crescente Fertile” e della “Grande Siria” (Seale, 1987: 5-15)138. Dall’altro lato, l’Egitto il quale a partire dagli anni quaranta adotta una

134 Il movimento kemalista, dal suo ideologo Mustafa Kemal Atatürk, è il movimento di liberazione

nazionale che ha condotto alla formazione della moderna Repubblica turca. Nasce nell’ambiente militare e si contraddistingue per il forte accento messo sulle riforme e sulla modernizzazione.

135 Dietro questo secondo colpo di Stato sembra esserci stata l’influenza britannica, la quale attraverso

l’opera di un proprio agente di nome Sterling avrebbe spinto Ḥinnāwi all’azione (Palazzoli, 1987: 155; Saab, 1968: 60-61).

136 L’espressione è del giornalista Patrick Seale nel suo celeberrimo libro The struggle for Syria. A

study of post-war arab politics 1945-1958, 1° ed. Oxford University Press, 1965, al quale rimando per

un ulteriore approfondimento sulla Siria di questo periodo storico.

137 Dopo essere stato esiliato dalla Siria Fayṣal diventa infatti sovrano dell’Iraq nell’agosto del 1921. 138 È necessario sottolineare come le due dinastie hashemite fossero in quegli anni ormai

completamente screditate agli occhi dei vari movimenti nazionalisti arabi e della popolazione siriana poiché considerate succubi della potenza britannica.

politica pan-arabista139 e attraverso questa politica tenta di portare la Siria sotto la sua

sfera di influenza.

Come sottolinea Seale, la competizione per la Siria che si ingaggia tra Iraq ed Egitto era determinata dal fatto che chiunque avesse voluto raggiungere la supremazia nell’area avrebbe dovuto necessariamente avere influenza su di essa. Questo perché nonostante la Siria di quegli anni fosse politicamente debole, rappresentava tuttavia un centro fondamentale della regione araba sia geograficamente che sul piano culturale e ideologico (Seale, 1987: 1-3).

Alle mire dei due Stati arabi si affiancano quelle delle potenze straniere: Gran Bretagna e Francia, e a partire dagli anni cinquanta gli Stati Uniti.

In questo intricato contesto geopolitico, il precipitarsi di una successione di eventi e di colpi di scena testimoniano la profonda instabilità interna della Siria ma anche i radicali cambiamenti in atto nella sua società: il ruolo sempre più importante dei partiti progressisti, l’ascesa al potere di una nuova generazione di politici e di militari fortemente politicizzati, il ruolo sempre più preponderante dell’istituzione militare.

Ad Ḥinnāwi che prende il potere140 per qualche mese nel 1949 – grazie al

supporto della monarchia hashemita, intenzionata a realizzare l’unione con l’Iraq – succede il 19 Dicembre dello stesso anno con un terzo colpo di Stato il colonnello Adīb al-Shīshakly141.

Questi è un uomo di tutt’altra tempra rispetto ai suoi predecessori e riuscirà a mantenere il potere per quattro anni, un periodo caratterizzato da un notevole sviluppo economico e da tutta una serie di riforme nel campo socio-economico, giuridico e amministrativo. Da sottolineare nel contesto del nostro studio il dibattito apertosi in occasione della stesura della nuova Costituzione. Nel 1950, un ampio dibattito si aprì a proposito dell’articolo 3 della nuova Costituzione che stabiliva l’Islam quale religione dello Stato. Rappresentanti delle diverse minoranze chiesero

139 Al 1944 risale il protocollo di Alessandria e al 1945 la creazione sotto l’egida egiziana della Lega

Araba.

140 A lui si associano al governo due figure di importanza fondamentale nei successivi anni, al-

Ḥawrānī come Ministro dell’agricoltura e Michel ‘Aflaq come Ministro dell’Educazione.

141 Anche in questo caso, alcuni autori ipotizzano l’intervento di una potenza straniera

nell’organizzazione e nel finanziamento del putsch. Ad esempio Saab sostiene l’intervento dell’Arabia Saudita (Saab, 1968: 64).

la rimozione di questo articolo142. Infine si decise per un ritorno a ciò che era scritto

nella Costituzione del 1948, stabilendo che la religione del Presidente della Repubblica fosse l’Islam e che la sharī‘a islamica fosse la principale fonte del diritto (al-Kiyālī, 1997: 368-369)

Nel periodo di Shīshakly viene affrontato anche il problema della mancata integrazione sociale attraverso una serie di provvedimenti volti a eliminare le differenziazioni interne alla società. Viene così decretato l’abolizione dello statuto speciale dei beduini e l’abolizione della rappresentanza confessionale e della menzione religiosa sulla carta d’identità (Palazzoli, 1977: 156-160; Picard, 1980: 154-155; Petran, 1972: 102-103).

Eredità del periodo ottomano, la rappresentanza confessionale nel Parlamento viene abolita formalmente e in maniera definitiva nel 1953. Donati sottolinea come i militari che vanno al potere dal 1949 al 1953 lancino un processo di “deconfessionalizzazione” (déconfessionalisation). In un primo tempo, nel 1949, il sistema di rappresentazione comunitaria al Parlamento è ridotto. Quattro anni più tardi Shīshakly proclama la soppressione del confessionalismo (Donati, 2009: 36- 37). Inoltre, egli abolisce definitivamente la separazione giuridica nel campo dello statuto personale delle minoranze eterodosse islamiche (Ma‘oz, 1986: 21).

Divisa tra un periodo più democratico, in cui il potere viene dato in mano ai civili, e un altro più repressivo, in cui Shīshakly prende direttamente le redini dello Stato, questa fase è importante oltre che per le numerose riforme accennate o effettivamente portate a termine, anche perché testimonia l’ascesa politica dei partiti progressisti.

Alla caduta di Shīshakly, ancora una volta per manu militari143, un governo

provvisorio capeggiato dai rappresentati populisti si instaura provvisoriamente fino all’indizione di nuove elezioni. Le elezioni del 1954 vengono ricordate come le prime elezioni libere nello Stato siriano (Picard, 1980: 145; Petran, 1972: 106; Donati, 2009: 54), inaugurando quello che viene considerato il periodo più

142 Celebre rimase lo slogan del deputato Fāris al-Khoury: al-dīn li-llah wa al-waṭan li-l jamī‘ (La

religione per Dio e la Patria per tutti).

143A differenza degli altri colpi di Stato questa volta è Shīshakly stesso a fuggire all’estero quando si

democratico della storia siriana: dal 1954 al 1958 la Repubblica parlamentare dà prova di efficienza.

A queste elezioni, sebbene i partiti tradizionali (Populisti e PN) mantengano ancora la maggioranza, si tratta di una maggioranza sempre più risicata e contrastata dell’ascesa dei nuovi partiti progressisti: il Ba‘th conquista 22 seggi (Pelizzoli, 1977: 163; Donati, 2009: 54) e il segretario del Partito Comunista Khāled Bakdāsh (1912- 1995) viene eletto deputato a Damasco.

La storia di questi quattro anni è tuttavia anche contraddistinta dalle sempre più marcate interferenze della politica estera in quella interna, interferenze che renderanno concreta nel 1958 la possibilità di unione all’Egitto nasserista144.

Nel mondo bipolare degli anni cinquanta i tentativi di fare entrare la Siria in una alleanza con le potenze occidentali vengono da questa percepiti come un ennesimo tentativo di imporre l’egemonia occidentale sul proprio paese (Picard, 1980: 151).

La dichiarazione tripartita americano-anglo-francese145 del 1950, l’offerta

britannica nel 1955 di aderire al trattato di alleanza turco-iracheno che diventerà il Patto di Baghdad146, l’aggressione tripartita147 contro l’Egitto nel 1956, la dottrina

Eisenhower148 del 1957, sono gli eventi salienti che caratterizzano la politica

occidentale verso la Siria e che testimoniano dalla parte siriana un secco rifiuto all’allineamento con l’Occidente149.

Quella che per i siriani è ritenuta una politica volta a salvaguardare la propria indipendenza dalle invasive politiche occidentali, viene reputata da Europa e Stati Uniti come un pericoloso slittamento della Siria verso la sfera sovietica.

144 Jamāl ‘abd al-Nāṣer (1918-1970) va al potere in Egitto nel 1952 con il colpo di Stato degli Ufficiali

Liberi che sostituisce il potere monarchico del re Faruq. Figura illustre in tutto il mondo arabo, il suo ascendente il quanto leader nazionalista arabo ha inizio con la campagna di nazionalizzazione del Canale di Suez nel 1956.

145 Dichiarazione che imponeva delle restrizioni agli armamenti dei paesi Vicino orientali, a tutela

della difesa dello Stato israeliano.

146 Accordo di difesa reciproca contro l’espansione comunista patrocinato dalla Gran Bretagna e

firmato da Iraq, Turchia e successivamente anche Iran e Pakistan.

147 Aggressione delle potenze francese, britannica e israeliana contro la nazionalizzazione del Canale

di Suez voluta dal presidente Nasser.

148 Dottrina propugnata dal presidente americano al fine di arginare la penetrazione sovietica nei paesi

del Vicino e Medio Oriente. Essa stabiliva la concessione di un aiuto economico e militare in cambio dell’alleanza con la potenza statunitense.

149 La dottrina della neutralità positiva nel contesto della guerra fredda fu concepita in Siria anni prima

di diventare uno dei cavalli di battaglia di Nasser ed essere formulata ufficialmente alla Conferenza di Bandoeng del 1955.

In un clima sempre più teso, i primi accordi tra la Repubblica siriana e l’ U.R.S.S – accordi di cooperazione economica e per l’acquisto di armi150 –, suscitano

un allarmismo senza precedenti che si esprime nel campo mediatico occidentale con l’asserzione senza mezzi termina che la Siria fosse ormai divenuta comunista (Picard, 1980: 151-152; Petran, 1972: 122-124; Palazzoli, 1977: 168-169).

La Turchia e l’Iraq mobilizzano e ammassano sul fronte siriano le proprie truppe e nel 1957 viene sventato un complotto americano-iracheno volto a rovesciare il governo siriano, a seguito del quale la Siria decide l’espulsione dei diplomatici americani dal paese.

Le carte sono tutte sul tavolo affinché alcune forze politiche siriane profondano il proprio impegno per cercare di realizzare l’unione con l’Egitto di Nasser, una unione che possa costituire un via di fuga alle pressioni sempre più intense che gravano sul paese.