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CAP 3 LA PRESA DEL POTERE DA PARTE DEL BA’TH E L’EMERGERE IN SUPERFICIE DELL’ASPETTO COMUNITARIO –

3.4 L’esclusione di ‘Umrān e il colpo di Stato del

Legato alla lotta intra-élite ba‘thista e al processo che testimonia l’ascesa ai vertici dello Stato di alcuni membri alawiti del Comitato Militare è l’episodio che riguarda Muḥammad ‘Umrān, alawita originario della regione di Ḥamā e uno dei membri fondatori del Comitato.

232 Rimandiamo al paragrafo 5 per la spiegazione delle dinamiche con le quali si consolida il potere

ba‘thista.

233 Intendiamo in questo caso la colorazione confessionale che caratterizza il discorso

dell’opposizione. Vedremo nel capitolo successivo come anche durante il governo di Asad, la crisi politica ed economica di fine anni ‘70 susciti una forte opposizione, la quale utilizza un discorso religioso-confessionale.

234 La città di Ḥamā è infatti caratterizzata da un’area urbana a maggioranza sunnita, circondata da un

distretto rurale abitato da membri delle minoranze religiose alawita, ismailita e cristiana greco- ortodossa (Van Dam, 1996: 19-20; Rabinovich, 1972: 115).

La non omogeneità del Comitato Militare e la rivalità tra i suoi membri per la supremazia nell’esercito e in sostanza nel regime, si articola nel conflitto apertosi tra al Ḥāfeẓ e ‘Umrān. Quest’ultimo, in quanto membro fondatore del Comitato, aveva costruito una forte fazione personale e aveva suoi sostenitori presenti in posizioni chiave. Egli era anche, più di ogni altro militare alawita, identificato con una politica di reclutamento di massa di membri della sua comunità d’origine e della loro nomina in posizioni strategiche (Rabinovich, 1972: 135).

È significativo che nell’evolversi della crisi tra Ḥāfeẓ e ‘Umrān, gli altri membri alawiti del Comitato – tra cui gli influenti Jadīd e Asad – decidano di schierarsi dalla parte del sunnita Ḥāfeẓ, mettendo in luce come le alleanze di tipo comunitario non agissero in maniera esclusiva nel determinare gli sviluppi della lotta per il potere235.

Una risoluzione straordinaria del Congresso Regionale, pilotata dai membri del Comitato, decide la destituzione di ‘Umrān dai suoi incarichi e la sua espulsione dalla Siria (Rabinovich, 1972: 138).

Nel frattempo però ‘Umrān aveva cercato l’appoggio della fazione di ‘Aflaq e Biṭār, i quali decisi a sfruttare le rivalità intestine all’ala militare al fine di riconquistare una certa influenza all’interno del Partito fanno passare una serie di risoluzioni (da parte del Comando Nazionale) nelle quali si stabiliva la sospensione dello stesso Comando Regionale, nonché l’irregolarità delle misure prese nei confronti di ‘Umrān.

Tuttavia, nessuna delle risoluzioni prese dal Comando Nazionale venne messa in atto, poiché di fatto non incontrarono il supporto delle varie branche del Partito, mobilizzate dai membri del Comitato Militare a proprio sostegno (Rabinovich, 1972: 139).

Questo episodio mette in luce come in taluni casi il legame comunitario possa essere un fattore secondario nelle gestione delle alleanze e nella lotta per il potere ingaggiata fra le fazioni e le personalità antagoniste del partito Ba‘th236.

235 Van Dam sostiene che Jadīd e Asad utilizzarono proprio il tema della manipolazione dei legami

comunitari per accusare ‘Umrān e annientarlo politicamente Per sbarazzarsi di ‘Umrān, essi infatti lo accusano di aver utilizzato legami di tipo comunitario per costruirsi una fazione personale all’interno del partito, atteggiamento inaccettabile dal punto di vista ideologico perché, come abbiamo visto in precedenza, la dottrina ba‘thista disconosce i legami di tipo comunitario confessionale in nome dell’unità della nazione araba (Van Dam, 1996: 38-40).

Lo stesso Van Dam afferma: “le alleanze tra i leaders delle fazioni di ufficiali spesso tagliavano trasversalmente fattori come la comune religione, tribù, regione d’origine o ideologia. Gli intessi personali giocavano spesso un ruolo importante nel formare o rompere i legami/vincoli con altri ufficiali. Le alleanze potevano facilmente rompersi e i principi ideologici essere accantonati dagli ufficiali la cui posizione o interesse personale venissero minacciati” (Van Dam, 1996: 38).

L’episodio dell’esclusione di ‘Umrān fa parte delle ultime fasi del processo di marginalizzazione della vecchia guardia del Partito rappresentata nel Comando Nazionale, le cui azioni erano divenute in questa fase totalmente inefficaci.

L’anno e mezzo circa che si frappone tra l’episodio di ‘Umrān e il colpo di Stato del 1966 che annienta la vecchia leadership è nuovamente un periodo di lotta intestina tra le varie fazioni del Partito, le quali si dividono sostanzialmente in due schieramenti maggiori: i militari e regionalisti che gravitano nell’orbita del Comitato Militare e in particolare della figura di spicco di questo periodo Ṣalāḥ Jadīd e i militari e l’ala del partito che gravitano attorno alla figura di Amīn al-Ḥāfeẓ, il quale cerca anche il supporto della fazione di ‘Aflaq e Biṭār.

Durante il Congresso Regionale del 1965 vengono passate alcune risoluzioni riguardanti l’organizzazione del Comitato Militare, in quanto rappresentante dell’Organizzazione Militare del Partito.

Fu deciso che l’Organizzazione Militare fosse messa sotto diretto controllo del Comando Regionale, rappresentato da un Ufficio Militare con a capo un membro militare del Comando (Rabinovich, 1972: 152).

Sia queste risoluzioni che quella di poco successiva, che sanciva la dissoluzione del Comitato, potrebbero apparire come una perdita di influenza da parte dei membri del Comitato Militare. Tuttavia il significato di questi eventi è piuttosto da leggere nell’ottica di una trasformazione di facciata operata dai membri del Comitato per adattare questa organizzazione alle nuove condizioni createsi

236 A questo proposito è significativo l’episodio che riguarda Muṣṭafā Ṭlass, il quale trasferisce la sua

lealtà da Ḥāfiẓ a Jadīd. Rabinovich riporta che ciò avvenne in seguito al suo coinvolgimento in una rissa in un nightclub. Mentre Ḥāfiẓ prese delle misure disciplinari nei suoi confronti, Jadīd lo aiutò ad uscire dall’impaccio, guadagnandolo quindi alla sua parte (Rabinovich, 1972: 167; Razzāz, 1967: 150).

dall’ottenimento del potere formale da parte del partito Ba‘th (Rabinovich, 1972: 149-153).

In sostanza, questo influente gruppo di militari continuava a tenere le redini dell’intera organizzazione militare attraverso una rete di figure a loro fedeli, ma tutto questo avveniva all’interno del quadro politico dell’organizzazione regionale del Partito (il Comando Regionale), la quale era ormai assicurata al sostegno dei leader del Comitato237.

Al Congresso Regionale segue il Congresso Nazionale del 1965 in cui per la prima volta nella storia del Partito, ‘Aflaq perde il posto di segretario generale a favore del giordano di origini siriane Munīf al-Razzāz.

Nonostante al-Ḥāfeẓ godesse di una certa popolarità e autorità in ragione della sua posizione e delle cariche accumulate nelle sue mani, egli non aveva un sufficiente supporto militare per contrastare la potente fazione che Jadīd era riuscito a costruire e piazzare nelle posizioni chiave. Inoltre Jadīd – che era stato eletto segretario generale del Comando Regionale – poteva contare su un ampio supporto nei quadri del Comando Regionale e nella gerarchia del partito (Rabinovich, 1972: 169).

Van Dam sostiene che in questa fase di confronto tra i due influenti militari, al-Ḥāfeẓ aveva cercato di colpire il potere di Jadīd nell’istituzione militare accusandolo di “comunitarismo”, ossia di aver creato un proprio blocco comunitario- confessionale all’interno dell’esercito.

Egli afferma che: “durante la lotta per il potere tra al-Hafiz e Jadīd, le manipolazioni delle lealtà comunitario-confessionali, regionali e tribali causarono un aumento della tensione all’interno delle forze armate tale da far risultare una polarizzazione di vasta portata tra i sunniti e i membri delle minoranze religiose. Le distinzioni comunitario-confessionali tra i militari iniziarono ad oscurare tutte le altre differenze. Il corpo ufficiali diventò diviso tra due campi rivali, con un alta rappresentazione sunnita da una parte e una alawita, drusa e ismailita dall’altra.

Questa polarizzazione comunitaria non era basata su una unanimità tra i militari provenienti da una stessa comunità religiosa ma piuttosto su una comune opposizione e diffidenza. Essa era diretta contro i militari delle altre comunità

237 In questo modo, secondo Rabinovich, fu data una maggiormente accettabile facciata civile al

religiose che, così era sentito, stavano minacciando la posizione dell’altro e il cui comportamento era interpretato come una forma di comunitarismo, regionalismo e/o tribalismo, volto a rafforzare la propria posizione come gruppo religioso, regionale e/o tribale a svantaggio degli altri gruppi” (Van Dam, 1996: 44).

Pensando che ‘Umrān godesse ancora di un solido supporto all’interno dell’esercito, tale da riuscire a frammentare il sostegno di cui godeva Jadīd, al-Ḥāfeẓ e la vecchia guardia del Partito richiamano in patria ‘Umrān e gli assegnano l’incarico di Ministro della Difesa238 (Rabinovich, 1972: 187).

La crisi raggiunse una tale gravità che non vi fu spazio per nient’altro che il ricorso alle armi. Il colpo di Stato del 23 Febbraio 1966239 operato da Jadīd e dai suoi

fedelissimi fu uno dei più sanguinosi putsch della storia siriana. Alcuni dei leader sconfitti vennero arrestati, come Ḥāfiẓ e Biṭār, altri riuscirono a scappare, come ‘Aflaq e Razzāz240. Tutti vengono espulsi dal Partito secondo le procedure stipulate

nel Regolamento Interno (Rabinovich, 1972: 203).

La fazione ba‘thista afferente alla vecchia guardia del partito viene politicamente neutralizzata e a partire da allora il Comando Nazionale diventa uno strumento in mano ai leaders siriani del Comitato Regionale.

Formalmente il Partito manteneva la sua organizzazione panaraba e l’ideologia unionista, ma – come sottolinea Rabinovich (1972: 210) – più per questioni politiche che ideologiche, essendo la difesa dell’ideale unionista panarabo una delle fondamenta principali della legittimità interna del regime.