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Come detto, il termine “sottotitolazione” designa un tipo specifico di traduzione, tale da rendere un prodotto accessibile anche a individui colpiti da invalidità, conseguentemente impossibilitati ad accedere a una traduzione in maniera tradizionale136.

Diaz Cintas (2006) enuncia un insieme di varie competenze che devono caratterizzare un abile sottotitolatore, tra cui individuare sostanziali divergenze e, al tempo stesso, corrispondenze tra le competenze alla base dei sottotitoli per non udenti e l’audiodescrizione, modalità che verrà descritta nel prossimo paragrafo. Indubbiamente, il sottotitolatore deve poi mostrare di possedere, coniando un’espressione usata da Tonin, il dono della sintesi; catturando gli aspetti comunicativi essenziali, dovrà dare priorità ai contenuti dei dialoghi, specie se molto veloci e impossibili da trascrivere per intero, “spesso a scapito della varietà, espressività, innovatività della lingua parlata137”.

Da un punto di vista funzionale, inoltre, dovrà colmare il deficit di condivisione che percepisce138, senza mai incidere, nella sua traduzione dell’opera, sul contenuto

semantico del messaggio.

Nella tabella successiva139, ad esempio, la forma “macchè” esprime una negazione forte

e decisa in modo sintetico, dando la possibilità di sostituire un enunciato evidentemente troppo lungo per poter entrare interamente sotto forma di sottotitolo.

135 Remael A., pp. 24 136 Ivi, pp. 329 137 Tonin R., pp. 225 138 Perego E. (2004), pp. 193 139 Ivi, pp. 195

Tratti che dunque sono perlopiù a carico del lessico e, in minor misura, di stampo fonologico, sintattico, morfosintattico e prosodico.

Il tutto dovrà essere perseguito mantenendo la maggiore naturalezza possibile, una certa fluency concettuale, così come la definisce Danesi. Questa espressione si riferisce

alla abilità di correlare nel modo più naturale possibile gli elementi più formali (vocaboli, strutture grammaticali ecc.) con pensieri e atteggiamenti codificati nella lingua di partenza140. Può infatti accadere che un sottotitolatore traduca un enunciato

correttamente da un punto di vista grammaticale, ma in modo anomalo da un punto di vista semantico, perché riflette il sistema concettuale al quale lui è abituato; di conseguenza, sempre rifacendoci alle parole di Danesi (2002), avremo a che fare con una traduzione con una fluency verbale accettabile, ma priva di naturalezza

concettuale. Sarà necessario stabilire come e se il sistema linguistico della lingua di arrivo riflette il sistema concettuale strutturalmente. Ancora, può rivelarsi necessaria pure una modifica del lessico impiegato in riferimento ad uno specifico dominio concettuale, in base alle esigenze sintattiche nel discorso che dovrà essere elaborato. Riguardo ai sottotitoli per non udenti, le competenze vengono suddivise da Danesi in due distinte tipologie, in base alla loro natura: tematiche o di contenuto oppure

personali e generali. Per ciascuna di queste vengono a loro volta individuati dei

prerequisiti indispensabili e delle condizioni, di tipo necessario e di tipo ideale. Esempi

tra i vari tipi di competenze tematiche sono la conoscenza del linguaggio cinematografico e della semiotica delle immagini (condizione necessaria) e la conoscenza di altre modalità di accesso ai prodotti audiovisivi (condizione ideale), mentre tra le varie competenze di natura personale o generale possiamo ricordare la capacità di mediazione tra vari contesti culturali (condizione necessaria) e quella di saper organizzare, pianificare e gestire informazioni e progetti professionali (condizione ideale). Del resto, sarà possibile capire quale sia la migliore strategie traduttiva da applicare (proporremo in seguito una classificazione a riguardo) solo in base al contesto, al background che caratterizza il prodotto, alla struttura globale del film, comprensiva di codici verbali e non verbali, che condizionerà le scelte del sottotitolatore restringendo di conseguenza la sua “sfera di azione e di libertà141”. Da qui l’impossibilità di concepire

una traduzione come un fenomeno statico, specie se di tipo audiovisivo: i fattori

140 Danesi M., pp. 104 141 Delabastia D., pp. 196

extralinguistici sullo sfondo (sociali, culturali ecc.) contribuiranno a un coinvolgimento di tutte le facoltà mentali, in una interazione dinamica costante142.

Inoltre, sempre Diaz Cintas individua una gamma di conoscenze linguistiche necessarie

per la creazione della sottotitolazione per non udenti: tra i prerequisiti fondamentali, viene richiesta una “conoscenza esaustiva della lingua madre in tutte le sue dimensioni143”, nonchè il possedimento di una particolare “creatività e sensibilità

linguistica”, una competenza di livello professionale per la revisione di testi realizzati nella propria lingua e un adeguato conoscimento della lingua inglese144.

L’informazione linguistica, come possiamo dedurre, non è la sola ad essere riprodotta; leggendo i sottotitoli, il non udente avrà modo di comprendere informazioni legate ai suoni presenti nel film, al tono della voce degli attori, il loro accento, la loro intonazione ecc. Se i sottotitoli per non udenti sono interlinguistici, l’obbiettivo primario è quello di trascrivere quasi completamente i dialoghi, seppur con il “rischio” di superare le canoniche due righe, in modo da orientare correttamente il non udente mentre legge il labiale degli attori. L’attore che parla viene indicato adottando un colore specifico, oppure attraverso un collocamento diverso delle linee, poste al lato dello schermo, vicino a chi sta parlando.

I tempi di permanenza di un sottotitolo sullo schermo dipendono da vari fattori, tra i quali ad esempio la velocità con cui vengono pronunciate le battute dagli attori e la velocità con cui mediamente gli spettatori sono in grado di leggerli interamente; si calcola che due linee di sottotitoli contenenti ciascuna circa trentacinque caratteri possano essere lette in sei secondi145. Ciononostante, il fatto che l’esposizione allo

schermo da parte dello spettatore possa in certi casi prolungarsi ha portato alla comparsa di più di due linee di sottotitoli in contemporanea, soprattutto nel caso di sottotitoli diffusi su internet.

Indipendentemente dalla tipologia specifica, i sottotitoli sono disposti in orizzontale e appaiono sempre in sincronia con le immagini e i dialoghi dei film. Proprio questo processo di sincronizzazzione viene definito in inglese attraverso molteplici termini (spotting, cueing, timing, originating ecc.146). Foerster (2010) ci ricorda che la procedura

convenzionale di sottotitolazione si attiene al cosiddetto Codice delle buone Pratiche della Sottotitolazione (Code of Good Subtitling Practice): le due linee che compaiono in

basso allo schermo devono essere centrate o allineate alla sua sinistra. Il colore impiegato è solitamente il bianco, con ombreggiatura nera, e il font da adottare può essere Arial o Arial Narrow, con una dimensione dei caratteri compresa tra 29 e 32. Solitamente, ogni linea contiene dai 37 ai 40 caratteri; i sottotitoli compaiono inoltre nel momento in cui uno degli attori inizia a parlare, per poi scomparire quando il dialogo si arresta momentaneamente147.

Non sempre gli spettatori hanno la possibilità di poter tornare indietro per cogliere particolari del film che sono loro sfuggiti, a meno che non lo stiano guardando in formato DVD o comunque tramite qualche apparato elettronico: per questo, gli stessi sottotitoli 142 Danesi M., pp. 111 143 Diaz Cintas J. (2006), pp. 9 144 Ivi, pp. 10 145 Ivi, pp. 345 146 Diaz Cintas J. (2010), pp. 344 147 Foerster A., pp. 82

devono contenere una sufficiente quantità di informazioni semantiche ed essere logici e coerenti dal punto di vista sintattico. Per perseguire tali obbiettivi, una delle strategie più usate è quella della riduzione, che può essere di tipo

-parziale, nel caso della quale abbiamo una condensazione parziale -totale, in cui viene cancellata una parte del messaggio.

Ricordiamo che la loro realizzazione comporta molteplici fasi di revisione, durante cui vengono ad esempio messi a punto eventuali errori ortografici; la rapidità con cui i sottotitoli dovranno essere letti deve essere controbilanciata dalla capacità di far comprendere agli spettatori ciò che stanno vedendo148. A questo proposito,

Vanderplank (2016) elabora un dettagliato modello che descrive i fattori alla base del mantenimento dell’attenzione nella visione dei sottotitoli.

Il modello rappresentato attraverso questo schema suggerisce anzitutto che una visione intensa a più riprese di un film con sottotitoli non garantirà benefici immediati; saranno necessari ulteriori attività mirate.

Tra i principali vantaggi relativi all’uso della sottotitolazione, vale la pena mettere in evidenza la possibilità di poter apprendere nuovi vocaboli149; in ambito didattico,

148 Vanderplank R., pp. 242 149 Baltova I., pp. 33

inoltre, la sottotitolazione rappresenta un valido strumento per l’acquisizione di una lingua straniera150 (pur potendo rappresentare un ostacolo in più per gli apprendenti di

livello basico151) e favorisce il perfezionamento della comprensione scritta, se i

sottotitoli stessi vengono realizzati nella stessa lingua in cui il prodotto viene proiettato152. La praticità della sottotitolazione rende poi l’apprendimento del tutto

piacevole e pragmatico. Non dimentichiamo inoltre il fatto che la sottotitolazione consente il mantenimento di tutti gli elementi presenti nella colonna sonora originale di una pellicola (musica, parole, effetti sonori ecc.)153 e, nell’ottica dell’apprendimento di

una lingua straniera, consente di acquisire maggiore familiarità con la sua fonetica154.

Una pellicola sottotitolata garantirà maggiori possibilità di comprensione globale del prodotto da parte dello spettatore; avvalendosi del sottotitolo, infatti, questo avrà la possibilità di contare su altri supporti, oltre a quello verbale, per poter recuperare porzioni di significato155.

Come detto in precedenza, l’ostacolo principale della sottotitolazione si lega alla sua trasposizione diamesica: passare dal codice orale a quello scritto è lo step essenziale affinchè la procedura di realizzazione dei sottotitoli possa essere avviata. Oltretutto, anche nei casi in cui avremo un predominio dei tratti dell’oralità, per quanto riguarda, ad esempio, i personaggi di una serie o di un film, il gioco non può considerarsi ancora fatto, poiché l’obbiettivo in tal caso diverrà quello di preservare i tratti più distintivi dei personaggi stessi156. Il passaggio da codice orale a scritto, peraltro, presuppone un

cambiamento rilevante, viste le sostanziali differenze presenti. Consideriamo i sottotitoli elencati in questa tabella157.

Le parole pronunciate risultano piuttosto ridondanti, motivo alla base della loro riduzione nel testo scritto. Se fossero state mantenute come tali pure nei sottotitoli, probabilmente il risultato ottenuto sarebbe stato quello di un testo pesante, difficile da 150 Soler Pardo B., pp. 167 151 Vanderplank R., pp. 237 152 Soler Pardo B., pp. 169 153 Mokhtar F.B., pp. 23 154 Audissino E., pp. 24 155 Tonin R., pp. 216 156 Ivi, pp. 213 157 Tratta da Perego E. (2004), pp. 194

poter seguire per uno spettatore già concentrato, come già detto, a dover tener conto contemporaneamente tanto delle scene (codice visivo) quanto dei sottotitoli stessi (codice scritto).

Volendo individuare un altro svantaggio della sottotitolazione, messo in evidenza da Vanderplank, la presenza di sottotitolo in un film o programma televisivo, se da un lato utile per l’apprendimento di una lingua, come già affermato, può altresì indurre gli spettatori a guardare la televisione perdendo l’impressione che si tratti di una produzione straniera. L’obbiettivo primario, quello dell’apprendimento linguistico, può quindi venir meno, e gli spettatori-apprendenti di una qualsiasi L2 non ne trarrebbero benefici. La televisione, per natura strumento di svago, smarrisce così tutti i suoi possibili fini educativi.

In ottica traduttiva, e in modo del tutto analogo rispetto a quanto già detto per il doppiaggio, anche per la realizzazzione della sottotitolazione esistono varie procedure adottabili. Diadori (2003) cita a tale proposito questa lista di casi:

1) espansione: vengono aggiunte delle spiegazioni;

2) parafrasi: viene cambiato qualche elemento nella frase, processo talvolta necessario per poter rispettare ad esempio l’ordine sintattico della lingua di arrivo rispetto a quella di partenza. A detta di Perego (2004), questo fenomeno può implicare l’eventuale violazione del riferimento usato nell’originale, mantenendo coesa solo l’integrità funzionale tra unità pertinenti158;

3) trasposizione: si opta in questo caso per una traduzione del tutto letterale; 4) imitazione: vengono imitati alcuni tratti della lingua di partenza;

5) trascrizione: si cerca di riprodurre suoni inusuali tanto per L1 quanto per L2, come parole onomatopee o versi di animale;

6) slittamento: vengono usati elementi linguistici alternativi per rendere lo stesso effetto;

7) restrizione: viene riassunto il testo originale senza alcuna perdita di significato; 8) riduzione: viene eliminata una parte del testo originale che non contiene

significati essenziali;

9) cancellazione: viene eliminata totalmente una parte del testo originale che comporta una perdita di significati;

10) rinuncia: in questo caso si opta per una soluzione che non soddisfa le esigenze linguistiche o semantiche del testo in L1.

Nello specifico, per quanto riguarda la parafrasi, occorre pure segnalare che abbiamo a che fare con un rifacimento circoscritto a una porzione di dialogo e non esteso a un testo intero; le entità semantiche, peraltro, non devono essere necessariamente pertinenti da un punto di vista semantico. Vari studi con lo scopo di stabilire modalità, cause, frequenza e contesti di applicazione di questi dieci strategie, inoltre, mostrano che la parafrasi è piuttosto gettonata per la traduzione di espressioni umoristiche159.

Ognuna di queste strategie dovrà tener conto del peso esercitato su molteplici piani, non solo quello linguistico, tra cui quello della concettualizzazione, della verbalizzazione

158 Perego E. (2004), pp. 190 159 Ivi, pp. 189

(scelta appropriata di forme e categorie dal codice verbale, per perseguire una maggiore espressività) e della ideazione (intenzioni alla base delle scelte comunicative)160.

In aggiunta alla lista di procedura di sottotitolazione appena proposta, colleghiamo la nozione di “riformulazione”. Un termine ampio, dal momento in cui possiamo affermare

che, in un certo senso, include tutte le strategie precedentemente elencate, designando un fenomeno la cui identificazione dipenderà dalla tolleranza e dalla flessibilità di chi lo interpreta161. L’obbiettivo sarà quello di riproporre il contenuto semantico in forma più

chiara ed esplicita, o magari più semplificata. La condizione alla base di questa riformulazione, invece, sarà la somiglianza (a livello non solo semantico, ma anche pragmatico e funzionale) tra il testo in L1 e quello in L2, che dovranno garantire in egual modo allo spettatore la possibilità di poter giungere alle stesse conclusioni e di comprendere lo stesso messaggio, inizialmente compreso nel solo testo da dover riformulare162.

Per la realizzazione dei sottotitoli, esistono delle vere e proprie imprese di sottotitolazione. Queste, solitamente, affidano il compito a particolari studi o

laboratori; tra le più note possiamo citare la Berlinale, la Biennale di Venezia, il British

Film Institute.

Molto nota, nell’ambito della sottotitolazione spagnola, è la 36caracteres, specializzata nella creazione di sottotitoli e sovratitoli teatrali ed altri servizi di traduzione e postproduzione. Il processo di inserimento dei sottotitoli su cui si basa consiste nell’impiego di un operatore che li inserisce attraverso un particolare sistema di proiezione in modo del tutto indipendente dal film, al fine di garantire la sincronia163.

1.4.3. SubTitleMe: film sottotitolati direttamente dallo smartphone

Costa Montenegro, García Doval, Junical-Martínez e Barragáns-Martínez (2016) dedicano un articolo ad un particolare progetto, realizzato al fine di aumentare la fruizione di film sottotitolati alla maggior parte di pubblico possibile. Il programma SubTitleMe è costituito da due parti ben distinte:

- un server, dotato di molteplici funzioni (archiviazione dei sottotitoli, ma anche previsioni temporali relative alla sincronizzazione). Tutte le azioni che possono essere svolte sono costantemente protette da una password, in modo che solo l’amministratore possa avere accesso. Dopo aver effettuato il login, l’admin avrà la possibilità di creare una cartella file per film, nella quale poter caricare o eliminare i file contenenti i sottotitoli, o comunque descrizioni del testo nel caso in cui il programma sia utilizzato da spettatori non vedenti. I timestamps del server consentiranno di sincronizzare i sottotitoli nella app mentre si guarda il film;

160 Per una analisi più approfondita, si veda Danesi M., pp. 115 161 Norén C., pp. 14

162 Perego E. (2004), pp. 186 163 Camacho Roldán P., pp. 4

Interfaccia del server e della app

- una applicazione per smartphone, che si connette al server dando la possibilità di scaricare i sottotitoli per essere poi mostrati sullo schermo. Questa app è suddivisa in tre sezioni:

• nella prima di queste viene consentita la selezione del film e la lingua dei sottotitoli e di scaricare questi secondo le opzioni preferite;

• la seconda consente invece di modificare le impostazioni della app;

la terza, infine, attiva la possibilità di mostrare i sottotitoli in perfetta sincronia temporale con l’inizio del film nel server.