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La scheda tecnica di El cuento de las comadrejas La pellicola oggetto della nostra traduzione è diretta e coprodotta dal regista Juan José

3.4. Los muchachos de antes no usaban arsénico

Il film del 1976 (nominato agli oscar dello stesso anno) da cui El cuento de las comadrejas prende spunto presenta con questo molte analogie, relative soprattutto alla trama ed alle tematiche espresse. Tra gli attori principali, troviamo vere e proprie pietre miliari, considerabili come quattro tra le maggiori figure della filmografia argentina284: Narciso

Ibáñez Menta (nel ruolo di Norberto), Arturo García Buhr (Pedro), Mario Soffici (Martín; interessante, a questo proposito, l’esempio di metatesto presente nel nostro film, che fa riferimento proprio all’attore, come vedremo nel paragrafo 4.17.) e Mecha Ortiz (Mara Ordaz; curiosa in tal caso la scelta di optare per un nome ed un cognome simili a quelli veri della attrice).

Una delle tematiche più accentuate è quella del senso di isolamento e claustrofobia, quasi come a voler testimoniare, con questo film, il difficile clima che contraddistingueva la nazione argentina in quegli anni. Un clima di oppressione, di reclusione, che probabilmente nel film di Campanella non viene invece messo così in evidenza (sia pure per la diversa situazione sociopolitica in cui il film è stato realizzato). In modo analogo, invece, a Campanella, pure José Martínez Suarez enfatizza il sentimento di nostalgia che si incarna nel personaggio principale, ovvero quello di Mara; dopo essere stata una grande stella del cinema, Mara sente ormai di essere finita nel dimenticatoio, che il pubblico che un tempo l’ha adorata si è ormai del tutto scordato di lei. Ed è proprio il declino degli esseri umani un’altra delle tematiche principali; la sensazione di smarrimento che si può avvertire una volta dopo essersi resi conto che il sistema non ci considera più come persone “produttive”, in grado di poter dimostrare ancora qualcosa. Quella che i personaggi devono intraprendere appare dunque una vera e propria lotta per la sopravvivenza, secondo Beatriz Martínez, che vede la vita dei quattro attori principali come tentativi di difesa di una visione del mondo “sul punto di scomparire, per mano della progressiva disumanizzazione e perdita di valori285”. D’altro canto, come

ammette Eliges nella sua recensione, “se invecchiare non significasse vivere finendo nel dimenticatoio e in una specie di reclusione, probabilmente l’idea non apparirebbe così terrorizzante286”.

Al tempo stesso, i due film sono accomunati da un intreccio di situazioni parallele, che contribuiscono in contemporanea a trasmettere un continuo clima di suspance e tensione, unite a dialoghi “dalla risposta rapida, silenzi scomodi e sguardi in grado di dire più delle parole287”. Si instaura così uno schema verbale che, se da un lato genera una

forte comicità, da un altro lato sottolinea chiaramente il senso di rancore presente tra i quattro anziani conviventi288 (in particolar modo, come vedremo nella trama, tra Mara

e i due amici di Pedro, Norberto e Martín).

284 Ibidem

285 https://www.elperiodico.com/es/ocio-y-cultura/20190711/critica-cine-cuento-

comadrejas-lucha-supervivencia-7550155

286 https://revistatodoenbondi.com/los-muchachos-de-antes-no-usaban-arsenico/ 287 Riportiamo il punto di vista espresso in una recensione tratta da

https://www.filmaffinity.com/es/reviews/5/377316.html?orderby=1

Sono comunque presenti, tra El cuento de las comadrejas e Los muchachos de antes no

usaban arsénico, delle differenze; il ruolo di agente immobiliare, nel secondo film, viene

interpretato solo da un personaggio, Laura (Bárbara Mujica; ricordiamo il fatto che Bárbara è invece il nome del personaggio nel film di Campanella, altra curiosa scelta), e non da due personaggi diversi al tempo stesso come nel primo (Francisco e, appunto, Bárbara).

3.5. Trama

Il film ha come protagonista l’ex stella del cinema Mara Ordaz (magistralmente interpretata da Graciela Borges), la quale, dopo un’intera vita all’insegna del lusso e della fama, si è ritirata nella sua tenuta in campagna, rassegnata all’idea di essere ormai finita totalmente nel dimenticatoio del pubblico cinematografico argentino. A farle compagnia troviamo suo marito Pedro de Córdova (Luis Brandoni), altro ex attore, costretto a dire addio ai suoi sogni di gloria a seguito di un incidente stradale che lo ha reso paralizzato, e due loro colleghi di lavoro di vecchia data, protagonisti in secondo piano di molti successi nella carriera dell’ex diva. Parliamo di Martín Saravia (Marcos Mundstock), sceneggiatore colto, e Norberto Imbert (Oscar Martínez), ex direttore cinematografico, rispettivi mariti della migliore amica e della sorella di Mara, entrambe scomparse a seguito di un clamoroso incidente avvenuto nell’atrio della casa. Il legame tra Mara e i due, tuttavia, non è mai stato del tutto roseo, fatto sempre più comprensibile a mano a mano che la trama si sviluppa in tutti i suoi dettagli; tra questi, da segnalare il fatto che la stessa Mara aveva in realtà invitato a vivere con lei sua sorella, Elvira, e la sua migliore amica Estela e non tanto i loro mariti. Numerosi gli esempi che mostrano quanto la convivenza con gli ormai ex colleghi sia per Mara un peso troppo grande da sopportare (tanto da cercare di convincere più volte il marito Pedro a tornare a vivere da soli a Buenos Aires); ad esempio, l’abitudine quasi maniacale di andare a caccia di donnole (da qui il titolo del film) da parte di Norberto, che ogni volta spaventa in modo esilarante Mara con i suoi spari, quando questa meno se lo aspetta. Ma al tempo stesso, pure il fatto che Norberto e Martín amino intrattenersi giocando a biliardo nella sala da gioco della casa con la musica a tutto volume, con Mara che ogni volta implora loro di abbassarla. Le passioni dei vari personaggi vengono quindi progressivamente fuori, come pure quella principale di Pedro, ovvero la pittura, come scopriamo in una delle prime scene, quando chiama i suoi due amici nel parco della casa per fare ammirare loro l’ultimo dipinto appena realizzato. Ma in modo analogo viene rappresentato pure l’interesse di Norberto per la biologia e la chimica; non poche le scene in cui l’ex direttore si intrattiene osservando la vita di piccole specie, in particolar modo insetti, da lui sempre denominati in modo quasi affettivo “bichitos” (“bestioline”), o durante cui sfoggia ampie conoscenze (o almeno tali risultano) di elementi chimici, quali ad esempio la cadaverina, in riferimento alla scomparsa di Elvira ed Estela.

La routine tutto sommato tranquilla (malgrado il difficile rapporto già citato tra la protagonista e i suoi ex colleghi) che caratterizza la vita all’interno della casa viene tutto a un tratto turbata, un giorno, dalla comparsa di due giovani personaggi, agenti immobiliari di professione: Bárbara Otamendi (Clara Lago) e Francisco Gourmand (Nicolás Francella). Una volta parcheggiata l’auto nel giardino della casa, i due irrompono con la scusa di dover fare una telefonata per avvertire dei colleghi di un loro

probabile ritardo ad una riunione a Buenos Aires che si dovrebbe svolgere nel corso della stessa giornata. Nonostante la diffidenza nutrita nei loro confronti da parte di Pedro, Martín e Norberto, Mara, accortasi dell’arrivo dei due, si mostra sin da subito ospitale nei loro confronti, mentre Bárbara e Francisco decidono di fingersi suoi superfan da subito, celando quello che è in realtà il loro obbiettivo: convincere l’ex stella del cinema a vendere la sua dimora, affinchè la loro impresa possa entrare in possesso del territorio. Inizia dunque un tour guidato all’interno della casa, suddiviso in varie tappe, nel corso delle quali da un lato si sviluppa sempre più il senso di diffidenza verso questi due giovani impostori, soprattutto da parte di Norberto e Martín, e da un altro lato il difficile rapporto già citato tra questi ultimi e Mara, la quale si sente spesso messa in difficoltà da certe loro affermazioni. Emblematico, come esempio, il riferimento che l’ex attrice fa alla scena di un suo film basato sulla vita di Lucrezia Borgia, nello specifico la scena della morte del personaggio. Non appena Norberto e Martín affermano che l’intenzione di Mara sia stata quella di far tagliare la scena, non volendo che il pubblico la vedesse morire sullo schermo, ecco che la donna risponde irritata affermando che il pubblico stesso amava sempre vederla esprimere la sua emozione.

Il tour in seguito prosegue, mentre iniziano i vari tentativi di persuasione da parte dei due, soprattutto da parte di Francisco, nei confronti di Mara. La voglia della donna di tornare alle luci della ribalta può essere colmata solo tornando a farsi notare nel mondo dello spettacolo; per far ciò è opportuno trasferirsi in città. È questa l’idea con cui Francisco tenta di convincerla, dando al tempo stesso a Mara l’impressione di sedurla e di comportarsi da vero e proprio adulatore nei suoi confronti. Da qui la sua scelta di invitarla una sera a cena in un ristorante di lusso, altro stratagemma alla base della lunga e ingegnosa trappola architettata dai due, come mostrato dal fatto che il parcheggiatore di auto e la cameriera altro non sono che complici di Francisco, da lui ingaggiati per alimentare la finzione (fatto di cui Mara si accorgerà soltanto in seguito).

Nel frattempo, le incertezze da parte degli uomini di casa sulla faccenda aumentano sempre di più; perquanto Pedro, perlomeno inizialmente, stenti a credere che Mara si stia davvero convincendo a vendere la casa, Norberto e Martín guardano invece in faccia la realtà, e si rendono sin da subito conto delle reali intenzioni di Mara, sempre più abbindolata dai due presunti impostori. Per questa ragione, iniziano i loro tentativi di sabotare la vendita della tenuta, un sabotaggio “diviso” in molteplici atti, come ad esempio la scena della partita a biliardo tra Bárbara e Martín. In questa scena, quello che si instaura tra i due è un dialogo pungente, composto da continue botte e risposte, con cui sembrano volersi sfidare e provocare; Martín, cogliendo come metafora la partita a biliardo in via di svolgimento, mette all’erta Bárbara, ricordandole che in ogni partita della vita “non va osservato soltanto il gioco, ma anche l’avversario, il suo sguardo, le sue intenzioni”; l’avversario è subdolo, le sue mosse possono trarre in inganno e metterti fuori strada. Bárbara, palesemente impreparata a questa morale, controbatte subito andandosene e affermando di non amare le morali, considerandole come “cosas viejas”.

Nel frattempo, la trama mette in luce anche valori, timori, sentimenti tipici del quotidiano, come ad esempio la paura di restare soli, di essere messi da parte, di non valere abbastanza. È la sensazione provata da Pedro, che inizia a sospettare di non essere mai stato amato realmente da sua moglie: l’ex attore sospetta che Mara abbia sempre provato in realtà qualcosa nei confronti di Umar Ghassan, attore con cui i due realizzarono in passato un film. Questo dubbio nasce dal fatto che, tutto a un tratto,

Mara inizia a dare una grande importanza (agli occhi di Pedro fin troppo eccessiva, visto che per Mara era una “cianfrusaglia”) ad un braccialetto regalatogli dallo stesso sultano, quando in realtà la moglie vuole convincerlo del fatto che serve solo per poter coprire i debiti e vendere la casa senza alcun problema economico. Ma Pedro, rivedendosi nel ruolo coperto all’interno di quel vecchio film (quello di eunuco, persona inetta) inizia a convincersi di essere stato sempre un personaggio di secondo piano per Mara, affermando di non poter competare col sultano Umar (questo, invece, il suo ruolo). Norberto e Martín procedono intanto nel loro obbiettivo; nella scena durante cui vediamo Mara e Bárbara sedute intorno a un tavolino per discutere della casa, decidono precedentemente di inserire tra una delle planimetrie un ragno per spaventare le due, ma Bárbara riesce ad accorgersene senza che Mara si renda conto di nulla; la sfida tra i due vecchi e la giovane immobiliare si fa sempre più accesa.

Le intenzioni di Francisco e Bárbara, però, saranno ben presto rese vane; quando Mara infatti torna a cena con Francisco, si assenta un attimo per andare al bagno. È qui che trova la ragazza cameriera, ma stavolta nei panni di una semplice cliente. La pronuncia sbagliata da parte della ragazza del cognome di Mara (“Mardaz”) fa capire alla diva che non è in realtà una sua fan, che quella architettata è tutta una messa in scena. A tal punto, infuriata, torna da Francisco, dandogli dell’impostore e dicendogli di dimenticarsi assolutamente della vendita della casa, fatto però impossibile, come Francisco le ricorda, visto che tutti i fogli sono già stati firmati.

Una volta tornata a casa, Mara si confronta con i tre uomini di casa, scatenando un nuovo diverbio. Nel momento in cui per i quattro protagonisti la sconfitta sembra ormai certa, a Martín viene però una idea brillante, pensando che “ci sia tempo per una scenetta in più”. Il giorno della vendita della casa, infatti, Mara, Pedro, Martín e Norberto, da buoni ex attori, decidono di recitare una messa in scena che induca Bárbara e Francisco a lasciare stare il tutto. Mara, una volta bevuto il tè alle mandorle preparato per l’occasione, finge di morire avvelenata. Sembrerebbe che sia stato deciso di avvelenare dei bicchieri con il cianuro, destinati però a Francisco e Bárbara. Per la paura di essere stati avvelenati, i due immobilari accettano di mandare l’affare all’aria, pur di poter trovare una cura. L’antidoto, però, è stato preparato da Martín per una sola persona, ed è a tal punto che viene fuori un altro dei difetti umani più tipici, ovvero l’egoismo. I due giovani infatti non vogliono saperne di trovare un accordo; Bárbara prende il fucile di Norberto e spara a Francisco. Inorridita per il gesto appena compiuto, la ragazza inizia a sentirsi male, morendo pure lei sul colpo.

Il film ha termine con i quattro ex attori che possono finalmente godersi in totale serenità il resto della loro vita, consapevoli del fatto che la felicità sia possibile in qualsiasi condizione.

Capitolo 4

Le scelte traduttive di El cuento de las comadrejas