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Le scelte traduttive di El cuento de las comadrejas Poiché l’elaborato si basa su un possibile esempio di traduzione della pellicola

B: Que Pedro firme…no se haga tanto lío,

ya fue. B: E sul fatto che Pedro firmi…non si faccia tanti film, ormai è così.

Per la traduzione di questo modo di dire spagnolo è stato deciso di optare per un equivalente di significato in italiano che, al tempo stesso, consenta l’impiego di metafore legate al mondo cinematografico (presente pure in una frase pronunciata da Norberto,

“Hay que cambiar de decorado”, in questo caso tradotta letteramente con “Bisogna cambiare la scenografia”). Possiamo notare come in tal caso non siano presenti nella

lingua di arrivo tratti corrispondenti a quelli individuati nella espressione “no se haga tanto lío”; un “aggiustamento radicale368”, come lo definirebbe Nida (1964), è dunque

necessario.

4.11. Gli eufemismi

Spesso, tradurre battute caratterizzate da un linguaggio colorito o comunque volutamente offensivo può comportare l’adottamento di strategie eufemistiche. La nozione di eufemismo è stata interpretata attraverso molteplici definizioni diverse, senza che gli studi di riferimento siano ancora riusciti ad adottare una definizione unica e completa. González Quevedo (2019) definisce l’eufemismo come una pratica adottata per eludere linguisticamente tutti quegli aspetti che non possiamo nominare, visto che

367 Perego E. (2004), pp. 187 368 Nida E., pp. 220

rappresentano dei tabù369. L’autrice, inoltre, sottolinea pure il fatto che gli eufemismi

non dipendono tanto da fattori diacronici, quanto da fattori diastratici e diafasici, come il contesto sociale e la circostanza in cui vengono impiegati370. In ottica audiovisiva, gli

eufemismi devono essere considerati restrizioni tali da impedire che il testo di arrivo sia completamente fedele a quelllo di partenza.

MARTÍN: ¡Ah! Ahora sí…a ver, campeón. N: Jaque.

MARTIN: ¡Bah, la puta! ¡Qué basta con

este juego! ¡Es una tortura, me tiene podrido! ¡Pura cabeza, no tiene emoción!

Le falta…le falta vino, ¡noche..!

MARTÍN: Ah! Ora si…vediamo un po',

campione.

N (ri avvicina al tavolo da gioco per effettuare la sua mossa): Scacco matto. MARTÍN (alzandosi): Cazzo, no! Basta con

questo gioco! È una tortura, mi fa venire il latte alle ginocchia. Solo ragionamento,

nessuna emozione. Gli manca…gli manca il vino…il brivido della notte!

L’aggettivo spagnolo “podrido” descriverebbe, in questo contesto, l’idea di un qualcosa di marcio; un’immagine volutamente sostituita con un’altra immagine più elegante ed appropriata per il modo di parlare che contraddistingue il personaggio di Martín. Anche in questo caso, si decide di adottare un modo di dire italiano, espediente dunque molto impiegato per far si che il pubblico italiano instauri, in un certo senso, una maggiore familiarità con quello che intendono i personaggi.

Soffermiamoci un attimo pure sull’espressione “¡la puta!”; un’espressione come questa agisce da vera e propria esclamazione, esprimendo dunque una sorta di reazione improvvisa dell’animo, come afferma Serianni371.

Altro esempio di eufemismo si ha con il successivo esempio, che sarà peraltro preso nuovamente in considerazione nel paragrafo che dedicheremo in seguito ai casi di metatesto. “Al diavolo” è una espressione italiana dalla forte connotazione eufemistica che consente di esprimere lo stesso concetto di un volgarismo, al tempo stesso senza apparire necessariamente volgari.

MARA: ¡Sí, sí! Trabajaba acá escondido.

Bueno, hablemos de la casa. ¿Le parece que los muebles de esta casa entrarán en ese departamento?

B: Sí, por supuesto. Bueno, algunos…

¿como murió su hermana?

MARA: Elvira…falleció de contusión

celebral. Hace ocho años. Yo estaba en

MARA: Si si! Lavorava nascosto qui.

Allora, parliamo della casa. Crede che i mobili che sono qui ci enteranno?

B: Si, certo che si. Beh, almeno

qualcuno…come è morta sua sorella

MARA: Elvira…è morta di contusione

celebrale. Otto anni fa. Io mi trovavo a Formosa con quell’altro scervellato che si

369 González Quevedo M., pp. 60 370 Ivi, pp. 61

Formosa con otro descerebrado que se hacía llamar director. ¡No sabés lo que hizo, qué obra maestra! “La niña que gritó puta”.

faceva chiamare direttore. Non ha idea di cosa fece, che opera sublime! “La bimba che urlò al diavolo!”.

Il termine “villano”, presente nelle battute appena citate, non è stato considerato un equivalente appropriato per trasmettere in italiano il carico della espressione di Norberto, motivo alla base della sostituzione con “demone di donna”. La desinenza maschile dell’aggettivo nella versione originale ha reso inoltre necessario specificare, pure nella traduzione, il sesso della persona a cui Norberto si riferisce.

Come ultimo esempio di ricorso alla strategia dell’eufemismo, consideriamo le parole con cui Francisco si esprime in questa scena.

MARA: ¡Qué me importan a mí los planes

de ellos! Lo único que hay en esta casa son recuerdos tristes. ¿Dónde hay que firmar, mi hijita?

B: Acá.

MARTÍN: Es increíble que no te importe

nada. Es nuestro hogar.

F: Un segundo. Martín, yo…yo de verdad

le quiero explicar que esto no es un tema de edad, ¿está bien? Acá no hay…arrogancia juvenil ni desprecio a la

MARA: Che mi importa delle loro

intenzioni! L’unica cosa legata a questa casa sono ricordi tristi. Dove bisogna firmare, piccola mia?

B: Qui.

MARTÍN: È incredibile come non te ne

importi niente. È il nostro tetto.

F: Un secondo, Martín, voglio…le voglio

davvero spiegare che questo non è un problema di età, va bene? Non è questione di…arroganza da parte dei

N: ¿Querés que te diga lo que hice hoy

por vos? No digo las películas. Hace cuarenta años. Ni haberte salvado la vida hace ocho. Digo hoy. ¡Hoy, hoy, hoy! Hoy…estuve a punto de umiliarme…frente a esa…villana…para

pedirle por favor…de rodillas si hubiera hecho falta, que nos dejara morir en paz. Pero no pude. Por suerte, no pude. Porque una vez más, una vez más…tuve que cubrirte por la muerte de las chicas.

N: Vuoi che ti dica che ho fatto oggi per

te? Non parlo dei film, quarant’anni fa. Né dell’averti salvato la vita otto anni fa. Parlo di oggi. Oggi, oggi, oggi! Oggi…sono stato sul punto di umiliarmi…di fronte a quel demone di donna…per implorarla…in ginocchio se

fosse stato necessario…di lasciarci morire in pace. Ma non sono stato in grado di farlo. Per fortuna non sono stato in grado. Perché ancora una volta, ancora una volta…ti ho dovuto coprire per la morte dell ragazze.

vejez. ¡Yo soy muy consciente de que yo

también voy a ser viejo! giovani o di disprezzo verso Sono abbastanza consapevole del fatto una certa età. che pure io invecchierò!

In tal caso, si è scelto di tradurre con “una certa età” anziché impiegare esplicitamente il termine “vecchiaia”, ritenendola una forma più cortese per esprimersi nei confronti di Martín, personaggio pur sempre più anziano rispetto al giovane agente immobiliare. L’ultimo esempio invece, anziché alleggerire il carico semantico del termine di riferimento, tende invece ad accrescerlo.

N: Nosotros les pusimos “La venganza de

Mara Ordaz”. Esa cama le costó a la producción quince mil dólares.

MARA: Te lo merecés. Yo había

compuesto una Lucrecia Borgia encantadora, llena de vida, y estos la convirtieron en una asesina, envenenadora, una turra, en fin.

N: ¡Es que Lucrecia Borgia era una turra! MARTÍN: ¡Y te salió perfecta!

N: Noi l’abbiamo rinominato “La vendetta

di Mara Ordaz”. Questa camera costò alla produzione quindicimila dollari.

MARA: Te lo sei meritato. Avevo creato

una Lucrezia Borgia incantevole, piena di vita, e questo l’ha trasformata in una assassina, un’avelenatrice, una

sgualdrina insomma.

N: Lucrezia Borgia era una sgualdrina! MARTÍN: E ti venne in modo perfetto!

Il termine “turra”, tipico del lessico argentino e riferito a chi di professione è una prostituta, viene tradotto con “sgualdrina”, parola dalla sfumatura indubbiamente più colorita ed espressiva. La scelta ha come obbiettivo quello di indicare il disprezzo provato da Mara nei confronti della versione di Lucrezia Borgia che ha dovuto interpretare, per volontà di Norberto e Martín.

4.12. Scelte di livello morfosintattico

Come afferma Nida, il trattamento delle forme verbali di una determinata lingua in traduzione non deve basarsi soltanto su un “aggiustamento” nel sistema di arrivo, ma anche sul riconoscimento di determinate restrizioni a cui una determinata forma verbale potrebbe essere soggetta in quel sistema372; quello che conta è che tra i due sistemi non

vi sia corrispondenza assoluta nelle funzioni svolte dalle forme verbali373. Nel caso dello

spagnolo, chiunque abbia un livello minimo di dimestichezza con la sua grammatica è pienamente consapevole del fatto che i suoi verbi assolvono talvolta funzioni e valori temporali non necessariamente equivalenti ai verbi italiani. È questo il motivo per cui,

372 Nida E., pp. 199 373 Ibidem

in ottica morfosintattica, la nostra traduzione del film può definirsi target-oriented374,

come possiamo intuire dal seguente estratto.

MARA: Ella era compulsiva de la limpieza,

limpiaba todo el día: piso, ventanas... Pero en realidad, su obsesión era este. Lo llevaba por todas partes como si fuera un bebé. Se lo mostraba a Martín y le decía: “Mirá, esto podría haber sido tuyo. De esto nos privaste, vos…y esos campesinos de la zafra”. Bueno…

B: ¿Y qué pasó?

MARA: Se resbaló. Rodó por las escaleras,

vino rodando, se chocó con el podio y el bebé…salió volando…y le aterrizó en la cabeza. Murió instantáneamente.

B: Un accidente extraño.

MARA: No creas, mirá que pesado que es.

¿Cuándo escrituramos?