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Lo spagnolo australe: tratti peculiari della varietà linguistica argentina

2.3. Ulteriori varietà dialettal

Oltre a quelle appena analizzate, altre varianti dialettali specifiche sono state identificate da Vidal de Battini (2009):

- quella parlata nella parte a nordovest del paese (che comprende dunque le province di Jujuy, Salta, Tucumán, Santiago del Estero, Catamarca, La Rioja, la parte a nord di San Juan e San Luiz, nonché la parte a nordovest di Córdoba);

- lo spagnolo Cuyo (provincia di Mendoza, San Juan e nord di Neuquén);

- lo spagnolo centrale (provincia di Córdoba e San Luiz).

Manuel Alvar (2009) ha stabilito ulteriori zone oltre a quelle appena menzionate, tra le quali:

- quella litorale-pampeana (perlopiù corrispondente a quella litorale);

- quella della parte a nordovest (corrispondente alla parte a ovest delle province di Chaco e Formosa, buona parte di Juyuy, Salta, La Rioja, Catamarca e Tucumán, ad eccezione del centro)

- quella andina del nord (la parte a nord della provincia di San Juan, la parte a ovest delle province di La Rioja e Catamarca, l’estremo nord di Juyuy e parte a nordovest di Salta)

- quella centroandina (il centro e la parte a nordovest della provincia di Córdoba, centro e nord di San Luiz, buona parte di San Juan, la provincia di Mendoza e la parte a nord di quella di Nequén).

2.3.1 Il lunfardo

Il lunfardo non va considerato come un dialetto, bensì un gergo, tipico dei settori marginati della società che presiedono la zona portuale di Buenos Aires e del Río de la Plata; corrisponde perlopiù a quello che per il francese rappresenta un qualsiasi

argot191, per il Brasile la giria, per gli Stati Uniti uno slang192. Soledad González (2016) la definisce come una “specie di sottocultura193”, che “…risulta realmente in

vigore al giorno d’oggi perché è il risultato di operazioni concettuali metaforiche194”,

come osserveremo in seguito. Oscar Conde (2010), tentando di spiegare cosa sia realmente il lunfardo, puntualizza che

“non è una lingua, perché le parole che lo compongono sono essenzialmente verbi, sostantivi e aggettivi e perché usa la stessa sintassi e gli stessi procedimenti flessivi del castigliano…non è neppure un dialetto, perché un dialetto è una varietà regionale di una lingua.195

Questa varietà irruppe sul territorio argentino per merito delle lingue parlate dai migranti che giunsero all’interno del paese nel corso del XIX secolo, stabilendosi nei quartieri più poveri e emarginati di Buenos Aires. Il massiccio flusso migratorio verso la capitale argentina, manifestatosi in due distinti periodi (il primo collocabile tra il 1880 e il 1930, il secondo tra il 1930 e il 1945), rappresenta dunque il fattore fondamentale alla base della diffusione del lunfardo. Pur essendo originariamente considerato un gergo tipico di delinquenti e malfamati196, di “manigoldi e

delinquenti197”, ben presto il lunfardo (la lingua de las lunfas, lunfardos, ovvero dei

191 Grayson J.D., pp. 66

192 Il termine giria si riferisce a una parlata socialmente diffusa in Brasile, alla quale fu

fugacemente riferimento Conde O. (2010) per fare un confronto col lunfardo, pp. 228

193 Soledad González D., pp. 47 194 Ibidem

195 Conde O. (2010), pp. 224 196 Guillén A., Urzúa B., pp. 63 197 André M.C., pp. 306

criminali198) ebbe modo di diffondersi lungo tutta la regione del Río de la Plata,

espandendosi a molteplici ambiti culturali e finendo per ricoprire un ruolo sempre più importante nella identità dei porteños199. Il fatto che considerare il lunfardo

come una “lingue dei delinquenti” sia errato viene spiegato ancora da Conde (2010):

“Si sente dire a molte persone colte che il lunfardo sia un vocabolario proprio dell’ambito del delitto, o perfino, più precisamente, un vocabolario del carcere. Una cosa è che i tecnicismi del mondo dei furti o le parole tipiche dell’ambito delle carceri siano passate al linguaggio popolare attraverso poemi diffusi in foglietti o riviste, o attraverso testi di tango e milonga, e l’altra molto diversa è che si possa pensare che questi termini siano la quintessenza del lunfardo.200

Lo stesso Conde (2011), a tale proposito, considera lo stesso lunfardo come un “ricordo vivente” a Buenos Aires, con un impatto notevole grazie alla sua essenza ludica e umoristica, la cui influenza è soprattutto evidente nella più iconica rappresentazione esistente della cultura della capitale, ovvero il tango argentino201.

Questo stesso, a sua volta, riuscì ad ottenere maggiore successo con l’avvento del sonoro nel mondo delle pellicole cinematografiche, che diventarono dunque i primi prodotti a diffondere l’essenza del ballo anche al di fuori della nazione. Ad esempio, ricordiamo che il primo film di Carlos Gardel, girato nel 1931 in Francia, nacque dall’incontro tra una compagnia teatrale e una orchestra di tango, che si trovavano in quel periodo entrambe a Parigi202.

Da un punto di vista linguistico, le componenti del lunfardo riflettono la stratificazione della società argentina e il contatto avvenuto tra lo spagnolo argentino e le varie lingue europee, soprattutto a livello lessicale. Molti sono infatti i termini derivati da prestiti a partire da spagnolo peninsulare, alcuni dialetti italiani, nonché lingue africane, aborigene e varietà linguistiche dell’inglese. È in particolar modo la componente italiana ad aver giocato un ruolo determinante in questo flusso migratorio, al punto che i numerosi italiani giunti a Buenos Aires erano soliti rifugiarsi in massa in alloggi trasandati, caratterizzati comunemente da alti livelli di criminalità e noti come conventillos203, all’interno dei quali nacque un gergo adottato dai rami più bassi e malfamati della società della capitale, come frequentemente documentato dai vari giornalisti dell’epoca. Antonio Dellepiane, nel 1894, realizzò un ampio articolo dal titolo El idioma del delito, all’interno del quale vengono documentati tutti i vocaboli e le espressioni più comunemente adottate dai criminali all’interno delle prigioni della città204. Questo stesso mix di lingue e dialetti fu nel

198 I termini appartenenti al lunfardo per riferirsi ai criminali sono in realtà svariati,

come ricorda Grayson (1964), che nel suo articolo menziona, tra i vari, chorro, burrero,

caloteador, espiantador, ladriyo.

199 https://en.wiktionary.org/wiki/porteño 200 Conde O. (2010), pp. 228

201 Idem (2011), pp. 86 202 King J., pp. 62

203 Guillén A., Urzúa B., pp. 64

204 Ivi, pp. 65. Citiamo a questo proposito il relativo link a cui accedere per poter

corso del XX secolo il punto di partenza per la nascita di una varietà linguistica unica nel suo genere, che ebbe modo di espandersi facilmente non solo grazie a fattori già citati quali i flussi migratori e i vari contatti linguistici, ma anche grazie a fenomeni sociali quali la letteratura e, soprattutto, la musica argentina, fonte per eccellenza ricca di termini lunfardi, come avremo modo di osservare in seguito.

Il fatto che il lunfardo sia ormai diventato parte integrante dello spagnolo porteño rende complicato cercare di capire se sia ancora possibile differenziare la componente linguistica puramente lunfarda o se questa rappresenti ormai un vero e proprio “tutt’uno”; del resto, l’influenza che ha avuto sullo spagnolo di Buenos Aires è ben visibile, considerando l’impatto mostrato sull’identità nazionale. Il ruolo essenziale giocato dal lunfardo lo vede impiegato in un registro informale, all’interno di un ambito solitamente familiare e in situazioni sociali di totale confidenza, come per esempio una chiacchierata tra amici. Riportiamo a questo proposito le parole tratte dal documento Lunfardo de Ayer y Hoy (Wilson, Van Dam, 2015):

Il lunfardo parla della nostra idiosincrasia, della nostra storia, degli aspetti più tipici dell’essere argentino […] Non ci parla del passato, ma della vita quotidiana. Ci racconta chi siamo, perché non c’è modo migliore di conoscere una società delle parole che sceglie.

Come affermato in precedenza, la più evidente manifestazione dell’impatto e dell’influenza lunfarda sulla cultura argentina corrisponde a uno stile di danza, ovvero il tango205; tra gli anni Venti e Trenta del XX secolo, i termini tecnici

fondamentali di questo ballo ebbero origine proprio da tale variante. Tuttavia, abbiamo documentazioni di un genere teatrale argentino precedente al tango noto come sainete criollo, nell’ambito del quale veniva già fatto ampio uso di termini lunfardi (italo-lunfardi, per l’esattezza). Questo genere, valorizzando gli stereotipi più comunemente attribuiti ai migranti europei e l’atmosfera tipica dei conventillos, dava vita a creazioni del tutto satiriche e umoristiche; i creoli venivano spesso e volentieri rappresentati come piccoletti, i galiziani come droghieri o domestiche, gli italiani come fruttivendoli o parrochi del loro rispettivo paese, i baschi come lattai e gli ebrei come criminali206. Le più note opere di sainete contenenti lunfardismi

ebbero il loro massimo periodo di fama nella parte finale del XIX secolo.

I primi esempi di tango, in un’epoca che vedeva il sainete criollo dominare ancora la scena, erano carenti di testi completi, seppur presentando già in questa fase primitiva parole e frasi derivate dal lunfardo (e in quantità minore pure italianismi e francesismi207) nei titoli delle opere (riportiamo come esempi La catrera, El purrete,

Una noche de garufa208).

205 Daniela Soledad González (2016) a pp. 50 cita, tra i principali interpreti precursori

del genere, Enrique Santos Discépolo, Celedonio Flores, Carlos Gardel, Julio Sosa, Edmundo Rivero, Guillermo Barbieri ecc.

206 Castro D.S., pp. 46 207 André M. C., pp. 307 208 Guillén A., Urzúa B., pp. 65

Nel corso degli anni Trenta del Novecento, a seguito della caduta del governo ad opera delle forze armate argentine con un vero e proprio colpo di stato, venne dichiarata l’immoralità dei termini e delle espressioni lunfarde. Conseguenza logica fu la censura dei vari lunfardismi da parte delle emittenti radiofoniche, auspicando dunque allo spagnolo porteño puro e costringendo peraltro molti compositori di tango, come documentato da Guillén e Urzúa (2017), a sostituire ogni termine di origine lunfarda con termini appartenenti allo spagnolo standard.

Una svolta nella storia del lunfado si verificò tra gli anni Settanta e Novanta: il successo del rock in lingua spagnola consentì di rivendicare fortemente il senso identitario e la cultura nazionale argentina, attraverso testi contenenti appunto molti lunfardismi; tra i più comuni riscontrabili tra le parole di queste canzoni, ricordiamo afanar, escabio, morfar, bondi.

Altro ambito culturale di predominante importanza nella diffusione del lunfardo è la letteratura. Molti sono infatti i racconti e i poemi che, in particolar modo negli ultimi anni del XIX secolo, presentano vari esempi di impiego di lunfardismi; la collana

Historias con ladrones pubblicata da José Gobello nel 1957 contiene racconti in cui

viene fatto un uso del lunfardo in grado di rispecchiare al massimo la quotidianità e la spontaneità che si respira nei borghi di Buenos Aires. Tuttavia, il ruolo più importante per la diffusione del lunfardo in ambito, per così dire, “editoriale”, fu giocato inizialmente dalle varie riviste illustrate argentine dell’epoca, tra le quali ricordiamo Caras y Caretas, PBT e Fray Mocho, che contenevano infatti vignette e articoli di cronaca in cui si iniziava ad impiegare il lunfardo in maniera cospicua209.

La prima novella ad essere stata scritta completamente in dialetto lunfardo, La

muerte del pibe Oscar di Luis Villamayor (1957)210, fece da apripista per la

realizzazione successiva di altre opere teatrali e altri generi teatrali e musicali nei quali l’intento fondamentale fu quello di promuovere un uso del lunfardo che si avvicinasse dunque il più possibile al parlato quotidiano.

Riassumendo questa parentesi storica, citiamo le tre fasi della storia del lunfardo proposte da Guillén e Urzúa:

-durante la prima, il lunfardo irrompe nel territorio argentino grazie al costante flusso migratorio verso la capitale Buenos Aires, che da lì a poco tempo avrebbe attraversato, tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento (che King definisce come “breve periodo di ottimismo”, tra il 1956 e il 1965211) una fase di crescita (non

solo economica ma anche culturale);

-la fase successiva vede il lessico originario diventare parte integrante del parlato quotidiano, con la contemporanea e progressiva comparsa di nuovi vocaboli; -nella terza e ultima fase, infine, lunfardo e spagnolo porteño appaiono impossibili da distinguere l’uno dall’altro.

È durante questa ultima fase che il lunfardo si espande in maniera preponderante nell’ambito letterario, ed è durante questa fase che il mix tra voci puramente regionali (appartenenti ovvero allo spagnolo porteño) e quelle urbane (i lunfardismi) si manifesta, garantendo come risultato finale un connubio solido.

209 Conde O. (2010), pp. 232 210 Ivi, pp. 66

In ottica fonetica, i fenomeni da tenere in considerazione sono in realtà pochi e noti: ricordiamo tra questi il seseo, il yeísmo, l’aspirazione della /-s/ in posizione finale di parola e l’elisione della /-d/ in analoga posizione. La morfologia è strettamente affine a quella tipica dello spagnolo standard: i verbi appartengono per la maggior parte alla prima coniugazione, il suffisso -mente da vita a molti avverbi e sono inoltre presenti molti prefissi e suffissi analogamente impiegati nello spagnolo standard per la creazione di nuove parole.

Quello lunfardo può essere definito come un argot che attinge a molteplici lingue, specie quelle parlate dai migranti giunti in Argentina nel corso del XIX secolo, dunque soprattutto italiano, per quanto riguarda in particolar modo i dialetti del nord212

(vigiar, jettatura, tamango), francese (boulin, canne, refriodi), inglese (off-side,

sandwich) portoghese, galiziano, quechua, guaraní e varie lingue africane. Soledad

González ci parla nel suo articolo di una curiosa forma verbale derivante dall’italiano,

escabiar (“bere bevande alcoliche”), che sembrerebbe avere origine dalle forme scabbia, scabbio, scabbi, scabi, parole che in lunfardo significano “vino”213. Per

quanto riguarda lo stesso lessico, molti linguisti ritengono che questo sia relazionato con attività delinquenti tipiche dei quartieri conurbani; parole relative al mondo della criminalità come punga (furto), bufoso, candinflero, cafisho, cofiolo (magnaccio), gayola (carcere) vengono spesso utilizzate nel gergo di Buenos Aires214.

È inoltre interessante, sempre in ottica lessicale, notare quanto spesso il lunfardo faccia uso di metafore (si pensi alla parola ventana, “finestra”, per fare riferimento all’occhio) e anche di una particolare pratica stilistica definita come revés, che consiste nel “camuffare” una parola derivata dalla lingua standard modificando l’ordine delle sue sillabe (ad esempio, diome in luogo di medio oppure estroma in luogo di maestro). Nel suo contributo da noi preso in considerazione per l’occasione, Soledad González spiega la struttura tipica delle metafore lunfarde ricorrendo all’opera di Lakoff e Johnson Metafore della vita quotidiana del 1980, sviluppando la celebre metafore universale IL TEMPO È DENARO, dalla quale, così come in molti altri sistemi linguistici, il lunfardo attinge215:

Me estás haciendo perder tiempo No quiero gastar tiempo en eso

Queste frasi ci fanno intuire che è l’astratto ad essere compreso a partire dal concreto.

Terminiamo questo paragrafo dedicato al lunfardo elencando una serie di termini, appositamente suddivisi:

- molti sono i termini con cui al tempo stesso possiamo parlare di uomini (catriel,

garabo, coso, cusifay) o donne (paica, china, papirusa, taquera, catriela), alcuni dei

quali hanno valore dispregiativo e altri invece no216;

212 Grayson J.D., pp. 66 213 Soledad González D., pp. 49 214 André M.C., pp. 306 215 Soledad González D., pp. 54 216 Grayson J. D., pp. 66

- ugualmente ampia è la lista di parole che fa riferimento alle parti del corpo (azotea,

coco, sabiola, cucuza, pensadora, piojera, trucha ‘faccia’, gamba o pata ‘gamba’, napia ‘naso’, busarda ‘bocca’, pisante o queso ‘piede’;

- tra i termini relativi all’abbigliamento, citiamo fanguses ‘scarpe’, funyi ‘cappello’,

lompa o leones ‘pantaloni’, shuca ‘tasca’.