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Fino al 1910, i film erano basati esclusivamente sulla illustrazione di immagini e i testi comparivano raramente sullo schermo; altresì rara era la presenza di descrizioni delle informazioni visive per un pubblico all’epoca prevalentemente analfabeta, da un “oratore” (battezzato in diversi modi a seconda del paese: explicador in Spagna,

bonimenteur in Francia, benshi in Giapponese ecc.164). La comparsa delle prime forme

primitive di sottotitoli iniziò a manifestarsi grazie al montaggio e all’uso di rotoli filmati su cui venivano impresse parole. Questo fenomeno antecedente alla nascita della sottotitolazione vera e propria prende il nome di intertitolo (più noto come didascalia): brevissime porzioni di testo contenevano soltanto informazioni che si

riferivano alle immagini che si susseguivano.

L’aumento della durata dei film, e il conseguente bisogno di rendere il racconto delle immagini più elaborato, portò ad un incrementeo della quantità di intertitoli; il font del testo divenne più largo e iniziarono a comparire i primi dialoghi. Come affermato da Gímenez López (2013), andò delineandosi una dicotomia tra due tipi di intertitoli: i titoli espositori (expository titles) e i titoli dialogici (dialogue titles)165.

164 Gímenez López M., pp. 11 165 ivi, pp. 12

Altra fase da ricordare tra quelle precedenti alla diffusione della sottotitolazione è quella della comparsa degli inserti: all’inixio del XX secolo, iniziano a comparire all’interno dei

film testi in forme di carte, note scritte, frammenti di diari e quotidiani166. Venivano

quindi realizzati dei primi piani a questi testi, che conferivano maggiore impulso alla trama, e potevano essere registrati dalla cinepresa o inseriti nella pellicola posteriormente grazie al processo del montaggio167. Questi due diversi metodi di

inclusione danno vita alla distinzione tra due termini:

- la parola inglese display, che si riferisce ai frammenti testuasli registrati dalla cinepresa;

- la parola caption, che, invece, fa riferimento alle informazioni testuali aggiunte posteriormente per chiarire nomi, luoghi e altri aspetti essenziali per la comprensione del film.

166 Ivi, pp. 15 167 Ivi, pp. 17

Esempi di inserti

L’arrivo del sonoro nelle pellicole ridusse la necessità di ricorrere ad intertitoli, anche se la modalità degli inserti continuò ad essere usata, talvolta svolgendo il ruolo degli intertitoli stessi.

Quella della sottotitolazione fu la prima modalità audiovisiva ad essere impiegata, precendendo di qualche anno il doppiaggio, sulla base di fattori puramente estetici. Chi amava sentire le voci dei propri attori in lingua originale era infatti ben disposto ad accettare la lettura dei sottotitoli. Questo desiderio venne inizialmente esaudito attraverso la traduzione dei sottotitoli, prodotti dalle principali case cinematografiche statunitense, in tre sole lingue europee: francese, spagnolo e tedesco168. Così facendo,

si cercava di ovviare in maniera quantomeno parziale alla frammentazione linguistica che contraddistingueva il continente europeo, pretendendo una certa omogeneizzazione tra comunità linguistiche, che potevano dunque vedere un prodotto sottotitolato in una lingua almeno affine. Adottare una strategia di questo tipo in un periodo post bellico si rivelò tuttavia una scelta errata, destinata ben presto al fallimento.

Ulteriore problema alla base dell’origine dei sottotitoli era quello basato sul loro inserimento nelle versioni tradotte dei film in altre lingue. A fare da apripista fu la Francia, poiché è in francese che fu sottotitolato il primo film della storia, il già citato Il

cantante di jazz, nel 1929, seguito nello anno da The Singing Fool, distribuito con

sottotitoli in lingua danese a Copenhagen169. In ambito televisivo, l’ampia diffusione dei

sottotitoli fu garantita soprattutto dalla comparsa del televideo (apparso per la prima

volta nel Regno Unito), e del primo sistema a sottotitoli chiusi (negli Stati Uniti),

entrambe durante la metà degli anni Ottanta; in questo periodo, la procedura di realizzazione dei sottotitoli continuava a basarsi su tecnologie tradizionali, come quelle manuali, fotochimiche e meccaniche170. Peraltro, fu solo tra gli anni Ottanta e i Novanta

che la sottotitolazione, nei paesi anglosassoni, ottenne supporto definitivo a livello

168 http://www.thatsparole.com/come-nascono-i-sottotitoli/ 169 Camacho Roldán P., pp. 2

legislativo. Mentre il sistema di televideo e i decoder con sistema di sottotiolaggio incorporato divennero standard nel mondo televisivo, fu imposto alle emittenti che i programmi mandati in onda fossero per una notevole percentuale provvisti di sottotitoli per non udenti e spettatori afflitti da disabilità uditive171; una categoria specifica di

sottotitoli che esamineremo nel dettaglio in seguito.

Secondo i dati forniti dal governo spagnolo, nel 2010 solo il 28% dei film straneiri era sottotitolato in Spagna, mentre solo il 3% delle sale cinematografiche proiettava questi in modo regolare, il che vuol dire che 3 milioni di spettatori su 100 milioni potevano godere della versione originale di un film con sottotitoli172.

171 Vanderplank R., pp. 237

172 Costa Montenegro E., García Doval F.M., Junical-Martínez J., Barragáns-Martínez B.,

sta Montenegro E., García Doval F.M., Junical-Martínez J., Barragánz

1.5. Altre modalità di traduzione audiovisiva

Nonostante la predominanza del doppiaggio e della sottotitolazione nel mercato audiovisivo, sono state realizzate negli ultimi anni ulteriori procedure, adatte a contesti differenti; tra queste, vale la pena citare:

-l’interpretazione, che consiste nella possibilità di ricorrere a un interprete per tradurre

dal vivo in una lingua diversa. Chi da vita a questa procedura la realizza solitamente mentre il prodotto audiovisivo viene proiettato e tutte le voci presenti vengono tradotte da uno stesso interprete. Possiamo distinguere fra tre tipologie specifiche di interpretazione:

1) interpretazione consecutiva: è quella tipica delle interviste dal vivo, motivo per il quale l’interprete a volte può apparire sullo schermo, oppure può comunque comunicare con i personaggi intervistati attraverso l’uso di microfoni e auricolari;

2) interpretazione simultanea: tipica di eventi di natura diversa, quali discorsi politici, cerimonie di consegna di premi cinematografici, funerali e conferenze stampa;

3) interpretazione nel linguaggio dei segni: ha lo scopo di rendere il materiale audiovisivo accessibile agli spettatori non udenti. Viene molto impiegata da varie reti televisive per la divulgazione di notizie di attualità;

-l’audiodescrizione (AD), utilizzata per rendere il materiale audiovisivo fruibile agli

spettatori non vedenti. I copioni delle battute audiovisive, come ci ricorda Orero (2007), vengono accuratamente preparati attraverso appositi software, e ne verrà controllata l’accuratezza e lo stile prima che questi vengano registrati; una volta che la registrazione sarà terminata, verrà effettuato un check del suono, e verrà controllata la scorrevolezza dei dialoghi173. Consiste in una narrazione verbale, attraverso una voce fuori campo, che

viene solitamente inserita nelle pause non portatrici di significato, ovvero nelle pause tra le battute dialogiche all’interno di una interazione. L’impossibilità di recepire informazioni mediante il canale visivo viene compensata dalla loro trasmissione attraverso il canale acustico; ciò che accade in una scena viene descritto o tradotto oralmente. Lo scopo fondamentale è quello di rendere fruibile un prodotto audiovisivo o evento culturale che sia alle persone con disabilità visiva, le quali possono dunque potenziare il linguaggio come strumento compensativo e di costruzione del reale. La validità di questa modalità audiovisiva è peraltro evidente in ambito didattico, in riferimento ai contesti di pedagogia speciale, ai corsi specialistici di traduzione e alle classi di lingua straniera174. Cenni e Izzo (2016) hanno condotto un esperimento

didattico in una classe di italiano L2 consistente nell’uso dell’audiodescrizione, basato su fasi ben distinte:

1) quella preliminare, nella quale l’audiodescrizione viene introdotta dai docenti ai propri studenti, con questi ultimi forniti in seguito di un breve handout per potersi orientare durante l’esercitazione;

2) quella della produzione scritta, durante cui gli studenti, suddivisi in gruppi, hanno dovuto elaborare una AD della scena di un film, disponendo di supporti tecnologici avanzati per caricare la loro AD su una piattaforma digitale, da cui poi i docenti hanno potuto scaricarla;

173 Orero P. (2007), pp. 116 174 Cenni I. Izzo G., pp. 46

3) quella delle correzioni, che vedeva i vari gruppi di studenti impegnati nella correzione delle scene analizzate dagli altri gruppi e i docenti fornire la loro correzione finale definitiva;

4) infine, quella del test finale di controllo, avente come obbiettivo quello di capire se la discussione, il feedback e la riflessione metalinguistica, che avevano contraddistinto le fasi precedenti, hanno contribuito a una maggiore correttezza e consapevolezza linguistica da parte degli studenti.

Questa procedura audiovisiva ha avuto diversi esiti a seconda delle nazioni in cui si è diffusa. Se è pur vero il fatto che nel Regno Unito è ampiamente diffusa sia al cinema che in Tv, ecco che invece in Spagna l’audiodescrizione non ha ancora trovato ampi campi di applicazione (l’eccezione è rappresentata dall’emittente televisiva andalusa

Canal Sur, che consente di attivare l’audiodescrizione ascoltando l’omonima emittente

radiofonica mentre si guarda il programma175); è proprio in Spagna che

l’audiodescrizione si mostra particolarmente “epigonica alla traduzione e al doppiaggio176”. In paesi sviluppati come il Belgio, invece, i suoi contesti di uso stanno

crescendo progressivamnente177. Nelle due tabelle riportate in seguito vengono

illustrate delle proposte di calendario riguardanti la diffusione dell’audiodescrizione, rispettivamente in riferimento alle sue principali emittenti e a tutti quei canali che vantano uno share superiore ad almeno il 10%178;

-la sovrapposizione di voci (fenomeno noto come voice-over); i dialoghi originali,

rispetto a quanto avviene nel doppiaggio, non vengono sostituiti definitivamente. Il loro volume viene abbassato, favorendo la sovrapposizione con la traduzione nella lingua di arrivo. A causa della assenza di sincronia tra le due piste audio, è molto spesso possibile ascoltare l’inizio e la fine delle battute presenti nella lingua di partenza. In molti paesi, questa è la tecnica preferita per la traduzione di documentari, ma anche per molti

175 Orero P. (2007), pp. 114 176 Ivi, pp. 117

177 Ivi, pp. 111 178 Ivi, pp. 122

prodotti trasmessi da reti televisive pubbliche, come avviene da tempo in Russia, Polonia ed altri paesi dell’ex blocco sovietico179. Quella presente nei documentari è quindi, a

tutti gli effetti, una voce “priva di corpo”, e dunque una voce che non rispetta totalmente la dimensione diegetica (ovvero lo svolgimento narrativo dell’opera). Come afferma Doane (1980), “è proprio per il fatto che non può essere localizzata, che non può essere associata a un corpo, che è in grado di interpretare l’immagine, producendone la verità180.” Spesso, queste voci sono interpretate da soggetti maschi e,

oltre che nei documentari, l’impiego della sovrapposizione di voci appare utile in qualsiasi programma in cui è il canale sonoro a contenere il carico di informazioni, mentre “l’immagine impoverita riempe semplicemente lo schermo.181

1.6. Internet e gli sviluppi della traduzione audiovisiva: