Questo nostro studio può riferirsi alle Alpi in generale, ma in particolare a quelle piemontesi.
Per dare una base sicura ad una tratta-zione di economia montana occorre in-nanzi tutto determinare in termini so-ciali ed economici l'unità di misura geografica, il tipo di aggregazione na-turale sul quale applicare i parametri economici.
È necessario valutare l'influenza che hanno avuto e hanno oggi gli «habi-tat» naturali e gli orizzonti botanici ai fini sociali ed economici e quali sono state le conseguenze quando sono stati violati.
Occorre cercare di attenuare gradual-mente le modificazioni provocate dai fatti storici, tendendo ad ottenere il ri-torno alla normalità.
La geografia nelle sue diversificazioni è la scienza di base per lo studio e l'im-postazione dei problemi economico-sociali delle zone montane.
Occorre conoscere in ogni suo aspetto la tipologia di questi territori, perché essa determina e influenza costante-mente il modo di evolversi o di stabi-lizzarsi della copertura umana.
Le conseguenze di questi fenomeni si ritrovano infatti nelle caratteristiche di uso del territorio, nella diversificazione delle produzioni e degli scambi, in una parola dei processi economici nella lo-ro interezza.
La catena alpina è un sistema orografi-co, che è stato costantemente abitato dall'uomo pur nei limiti spaziali impo-sti dall'altimetria, anche se talvolta, come già detto, falsati da eventi storici esterni.
In un sistema orografico di tale tipo, la valle o il gruppo di valli, il tavolato o l'altipiano, sono le unità di misura spa-ziale che possono contenere, non tra-scurando le integrazioni esterne, com-pleti fenomeni economico-sociali e di organizzazione politico-amministrativa. È necessario a questo punto formulare un'esatta definizione della valle, intesa appunto quale unità-base di misura nel sistema fisico ed umano della monta-gna.
La valle si può affermare che è quella porzione di territorio racchiuso, in alto da una catena di testata o di passo a seconda della formazione geologica e del susseguente modellamento dei ghiacciai, sui due lati da dorsali spar-tiacque degradanti dall'alto al basso e contenente un sistema idrografico co-stituito da un corso d'acqua principale e dai suoi affluenti che discendono dai valloni laterali-secondari, ove si ripeto-no le fasce altimetriche del solco valli-vo principale.
Fig. 5. Perché è necessario l'assetto fisico: l'effetto di una valanga.
Fig. 6. Un ben conservato e abitato borgo di media montagna.
Al basso la valle intesa quale territorio classificato montano, deve chiudersi assolutamente sul finire dei rilievi, sen-za includere zone prive di caratteristi-che di effettiva montanità.
L'obiettivo di fondo che si deve conse-guire, come già accennato, deve essere quello di conservare, ottenendone all'interno una trasposizione di ringio-vanimento, un'equilibrata copertura umana del territorio, individuando le zone abitabili in modo stabile e quelle soggette alla sola utilizzazione econo-mica, quali i boschi ed i pascoli. Tutto questo prescindendo, pur tenen-dole ben presenti, dalle situazioni uma-ne in atto.
L'assetto che deve essere dato al terri-torio tende a tre livelli di soluzione dei problemi e cioè: fisico - sociale - eco-nomico, intimamente interconnessi se si vuol ottenere l'equilibrata utilizza-zione del territorio stesso, con l'impo-stazione di un'economia polivalente e integrata con quella delle altre zone. Prima di esaminare gli aspetti partico-lari legati ai tre livelli di assetto, occor-re poccor-recisaoccor-re che è necessario innanzi tutto procedere con la regolamentazio-ne dell'uso del suolo.
Infatti nessuna scelta economica e so-ciale può essere collocata su un territo-rio se non si può disporre dello stesso, cioè le scelte urbanistiche devono esse-re stesse-rettamente coresse-relate alle altesse-re. Lo stesso discorso può essere fatto per quanto riguarda le infrastrutture gene-rali d'assieme.
Le strade, gli acquedotti, le fognature, gli elettrodotti, non sono opere fini a sé stesse, ma sono bensì la logica con-seguenza che accompagna le scelte di uso e di abitabilità di un territorio. Stabiliti questi presupposti vi è da af-frontare il problema degli assetti. Quello fisico passa attraverso la solu-zione dei problemi relativi alle frane, alla regimazione dei corsi d'acqua, alle valanghe e cioè a quelle opere che sono fondamentali per assicurare la tranquil-lità di vita su un territorio.
L'assetto sociale è, costituito dalle solu-zioni relative alle scuole, alla sanità, al-la cultura, al tempo libero, alle iniziati-ve di istruzione permanente degli adul-ti, cioè a tutto un complesso di scelte che sono indispensabili per rendere
abi-tabile un territorio e si tratta di proble-mi inscindibili da quelli econoproble-mici. Non è possibile stabilire fra l'assetto sociale e quello economico una scala di priorità, l'uno è indispensabile all'altro per assicurare le condizioni di vita. In questa rapida e sintetica carrellata, rimane da esaminare l'assetto economi-co che si artieconomi-cola su più economi-componenti. Date le caratteristiche dei luoghi vi è da porre in evidenza innanzi tutto l'agricoltura, intesa in un modo com-pletamente nuovo rispetto alle vecchie impostazioni.
All'agricoltura si accompagna il turi-smo valutato però quale attività econo-mica che veda l'effettiva presenza atti-va della gente del luogo, l'artigianato specializzato, la partecipazione ai feno-meni d'industrializzazione all'interno e all'esterno dei territori montani. Il tut-to è completatut-to dal settut-tore del terziario inteso nelle sue componenti dell'arti-gianato di servizio, del commercio, dei trasporti, dei servizi generali e della pubblica amministrazione.
Si è detto che l'agricoltura va imposta-ta con concetti nuovi; occorre restituire le varie zone alle loro naturali vocazio-ni, che troppe volte per situazioni uma-ne contingenti, sono state ampiamente disattese.
La vocazione delle nostre valli è in lar-ga massima preminentemente fo-raggero-zootecnica, con ai piedi la viti-coltura, la fruttiviti-coltura, l'orticoltura delle fasce basse.
Occorre quindi procedere all'imposta-zione di un piano foraggero che, a se-conda delle altimetrie dei luoghi, si de-ve articolare sugli erbai, sul mais da si-los, sui prati polifiti con impianto tra-dizionale o sul sodo, sulla trasemina quale metodo di miglioramento dei prati-pascoli e dei pascoli permanenti delle quote più elevate.
Si pone quindi innanzi tutto il problema della costituzione e del funzionamento di un vero servizio di assistenza agraria-sociale che, gestito dalla gente del luogo, ripercorra il cammino delle indimentica-bili cattedre ambulanti d'agricoltura, adeguandosi ai tempi e alle esigenze. Vi è da dire che la vera assistenza agra-ria e sociale fatta da équipe valide e preparate e non raccogliticce, rivolta al nucleo della famiglia contadina nella
Figg. 7 e 7bis. Nelle antiche case può rinascere una speranza.
sua interezza, costituisce la chiave di volta di tutta la proposta di assesta-mento per quanto si riferisce all'agri-coltura.
L'impostazione zootecnica non potrà essere soltanto bovina, ma anche ovina e caprina, al fine di permettere un'uti-lizzazione completa di tutte le risorse foraggere, una più razionale ripartizio-ne dei rischi di capitale e un più solle-cito riavvio dell'economia, là dove la zootecnia maggiore sta ristagnando per carenza di capi, a causa del dissesto socio-economico delle singole aziende. Circa la zootecnia maggiore, se attuata in forma cooperativistica, un indirizzo di sicuro interesse — nelle nostre zone, data la presenza di razze autoctone quale ad esempio la Piemontese — può essere rappresentato dalla costituzione di centri di allevamento di vitelle da portare allo stadio della gravidanza ac-certata. In tal modo si può evitare la svendita e l'avvio al macello degli alle-vi a causa delle carenze economiche e di mano d'opera delle singole aziende e si costituiscono dei serbatoi di riforni-mento per la rimonta degli allevamenti anche di altre zone.
Continuando nel discorso principale, è evidente che dal punto di vista organiz-zativo aziendale, pur nella difesa atten-ta e razionale del nucleo familiare diretto-coltivatore, è indispensabile — al fine di rendere pratici ed attuabili questi discorsi — che lo stesso possa inserirsi quale parte attiva, in strutture cooperativistiche di coltivazione in co-mune delle terre, di uso partecipativo delle macchine agricole, di allevamento sociale del bestiame, o almeno di ac-quisto collettivo dei mezzi di produzio-ne e di conseguente vendita comuproduzio-ne dei prodotti.
Soltanto in tal modo è possibile rende-re attuabile un'indispensabile azione volontaria di riordino fondiario, oltre a razionalizzare le partecipazioni a part-time e la pluriattività.
Infatti, mentre alcune attività aziendali di coltivazione e di allevamento posso-no svolgersi in modo cooperativistico a seconda della composizione dei nuclei familiari sia per sesso che per età, è possibile completare il quadro del red-dito con altre attività d'allevamento e di coltivazione che si organizzano a
ci-Fig. 8. L'aratro a chiodo di ieri.
Fig. 9. Come si lavora con le macchine in montagna: aratura a rittochino.
Fig. 10. i moderni trasporti agricoli in montagna.
Fig. 11. Il controllo sanitario e selettivo del bestiame.
Fig. 12. Strade nuove per la montagna, ma salvando il paesaggio e l'ambiente.
Fig. 13. Un prato poliiita nuovo: l'aumento della produzione foraggera è una ricchezza
per la montagna.
Schema per un assestamento socio-economico della vita in montagna.
eli ben precisi, presso le singole azien-de, valendosi però di strutture comuni di assistenza tecnica e di commercializ-zazione.
Possono essere in tal modo impostati nell'ambito aziendale, rispettando le condizioni essenziali e indispensabili prima dette, allevamenti minori quali, ad esempio, quello cuniculo e si posso-no mantenere e potenziare le coltiva-zioni frutticole ed orticole.
Il quadro di può completare con perio-diche attività di utilizzazioni forestali. Nello stesso ambito aziendale può es-sere anche considerato l'apporto del-l'agriturismo, oltre a quello di salari esterni, dovuti a fenomeni di part-time e a redditi complementari di pluriat-tività.
È evidente che nel contesto di un qua-dro aziendale cosi riconsiderato, con un'organizzazione cooperativistica co-mune per certe operazioni di fondo, il part-time o meglio la pluriattività, pos-sono assumere aspetti positivi e non episodici; nascono anche opportunità di lavoro sia femminile che per agricol-tori anziani.
Cioè, dando per scontata la presenza delle condizioni sociali e generali di abitabilità del territorio, dianzi eviden-ziate, una impostazione di questo tipo rende possibile socialmente ed econo-micamente la presenza e l'attività di un certo numero di nuclei familiari atti a conservare una razionale copertura umana delle varie zone.
È evidente che tutto questo deve avere per presupposto un certo tipo di orga-nizzazione comune, un'integrazione in-terna delle zone montane stesse per l'utilizzazione delle realtà produttive delle varie fasce altimetriche dal fondo valle, al bosco, al pascolo di alta quo-ta, oltre ad un'integrazione esterna con altri fenomeni sociali (agriturismo) e produttivi (industria e artigianato). Un assestamento sociale-economico di questo tipo si può sintetizzare in uno schema visivo d'as'sieme qual è quello che risulta dallo schema della pagina a lato.
In questa sintesi sono contenuti tutti gli elementi della medicina. Il loro do-saggio, la scelta di questo o di quello devono essere lasciati alla libertà della gente, che discuta, partecipi, non
subi-Fig. 15. Una nuova difficile realtà: le stalle sociali.
Fig. 16. Occorre avere fiducia negli allevamenti ovini.
sca imposizioni dall'alto, più o meno illuminate o tecnocraticamente per-fette.
La cornice generale entro la quale il di-scorso dovrebbe muoversi per essere valido e concreto, la si è anche deli-neata.
Ora occorre impiegare ogni sforzo per-ché questi discorsi salgano dal basso, lievitino quale processo di autentica scelta della gente, che senza alcun dub-bio va costantemente seguita e sostenu-ta, ma lasciata agire senza tutori, per-ché la nostra gente è da tempo che sa vivere e non ha bisogno di maestri interessati, se mai di amici, di tanta amicizia e fraternità.
I valligiani devono essere i protagonisti delle loro situazioni, ma la problemati-ca difficile e complessa di queste zone deve costantemente coinvolgere tutti, perché si tratta non soltanto di un im-pegno di doverosa solidarietà, ma di problemi che sono di vivo interesse del-la società neldel-la sua interezza.
Alla montagna pertanto vanno dedicati costanti ed adeguati finanziamenti e il suo libero e democratico modello di sviluppo gestito dai valligiani attraver-so lo strumento sempre più adeguato delle Comunità montane deve rientrare nel contesto di una programmazione globale di uso razionale di tutto il territorio.
Questa è la prospettiva concreta che deve essere costruita per la montagna e per la sua popolazione in uno sviluppo giusto ed armonico della nostra so-cietà.
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' In realtà, all'attualità sono 531, perché è stato recente-mente classificato parzialrecente-mente montano il Comune cu-neese di Pianfei, che con apposita legge regionale deve essere incluso in una Comunità montana.
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