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metodologia di indagine e di intervento

Nel documento Cronache Economiche. N.002, Anno 1981 (pagine 105-123)

1. La politica dei parchi risulta estre-mamente importante quale contributo per affrontare i problemi connessi con le grandi trasformazioni sociali ed eco-nomiche degli ultimi trent'anni e le conseguenti vaste modificazioni nella distribuzione della popolazione sul ter-ritorio nazionale, con la formazione di estese conurbazioni urbane.

Il rapporto uomo-territorio, stravolto dal vivere nello «zoo umano» dell'in-naturale habitat in cui si è trasformato il tessuto delle nostre città, cerca vie di sopravvivenza. Ne è testimonianza il dilagare della popolazione urbana nelle campagne, sulle montagne, nei boschi, sulle rive dei laghi e dei fiumi durante il tempo libero.

Ma proprio il cosi limitato rapporto uomo-territorio, ostacolato da este-nuanti difficoltà di accesso e di rientro, individualistico, cosi simile alla «ri-creazione» di un tempo, ha come con-seguenza la scarsa conoscenza dell'am-biente e dei suoi valori, la poca imptanza attribuita alle sue risorse, la or-mai difficile percezione della purezza di un paesaggio e della sua naturale pulizia.

L'abitante della città invade il territo-rio rurale e lascia segni di indifferenza morale e di distruzione: basti ricordare i prati ed i coltivi calpestati, il sottobo-sco distrutto, i rifiuti di carta, di vetro, di plastica sparsi dappertutto.

Si creano cosi zone in via di degrada-zione irreversibile: la necessità di fruire dei beni naturali sembra provocarne la distruzione anziché la conservazione. Occorre allora provvedere a garantire forme articolate e differenziate di ge-stione del territorio, tali da guidare alla conoscenza dell'ambiente offerto ed al suo rispetto, da aiutare a vedere e capi-re, da indicare dove sostacapi-re, riposacapi-re, divertirsi e dove gettare i rifiuti, e oc-corre che siano offerte possibilità di spazio per tutti, assicurando ampie porzioni di territorio, in modo da di-luire al massimo la densità.

L'ambiente, i territori, i beni naturali hanno un proprio significato, una pro-pria ragione d'essere solo nel momento in cui essi si configurano come servizi sociali e come servizi culturali. Gli attuali orientamenti culturali tendo-no a superare una visione statica ed

M. L. Casali - M. Deorso la

estetizzante dei valori ambientali, indi-viduando invece le connessioni tra ter-ritorio umanizzato e servizio, tra pae-saggio ed urbanistica ed affermando il principio della loro inseparabilità con-cettuale.

A monte, il discorso degli storici fran-cesi della rivista « Annales » fra gli anni trenta e cinquanta che mette in luce il rapporto tra paesaggio fisico e proces-so storico che lo ha modellato, trasfor-mando l'ottica da statica in dinamica, ed il discorso della scuola polacca che individua nella «cultura materiale» il rapporto che unisce l'individuo all'uni-verso della materia elaborata dall'uo-mo in forma intelligente, di cui il terri-torio è parte sostanziale.

Il vecchio concetto di protezione della natura è andato man mano evolvendosi e si è trasformato in quello di conser-vazione della natura e delle sue risorse. Mentre prima le iniziative erano volte a salvare singole specie animali o vegetali adesso si cerca non solo di salvare inte-ri ambienti, ma di studiare i metodi per una razionale gestione delle risorse naturali e per il mantenimento della qualità dell'ambiente umano.

Il superato concetto di conservazione era animato da uno spirito estetico ed intellettualistico, di élite, mentre il nuovo modo di pensare alla conserva-zione è mosso da un atteggiamento che sente effettivamente l'ambiente nella sua totalità, che cerca una soluzione scientifica al problema e non è animato semplicemente da impulsi di origine sentimentale.

Quindi utilizzazione razionale, conser-vazione ed aumento delle risorse natu-rali, offerte positive di fruibilità me-diante una politica di pianificazione territoriale che definisca l'uso migliore da dare alle terre ancora libere ed in particolare alle porzioni di territorio di particolare valore ambientale.

La Regione Piemonte è stata partico-larmente sensibile ai problemi di tutela dell'ambiente ed ha perseguito una «politica dei parchi intesa come garan-zia di tutela degli aspetti naturalistici, ma anche e soprattutto di promozione delle popolazioni locali e dei loro inte-ressi, nella prospettiva di un generale miglioramento materiale e culturale della qualità della vita».

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Veduta di Monca/ieri da: vero disegno delle fortificationi sotto turino, incisione in rame, 1640, pubblicata in A. Peyrot, Monca/ieri nei secoli.

Iconografia, pag. 70, Famija Moncaliereisa, ed. Tipografia Torinese, Torino, 1969. Pian de la Ville et Cittadelle de Turin, 1703, Biblioteca Reale.

Carte de la Montagne, la collina di Torino, Carte des environs de Turni, e la pianura oltre H Sangone fino alla Stura, schizzo a mano, 1706, firmata, di La Marchia, senza data. Biblioteca Reale.

Particolare per Monca/ieri della carta di Giacomo Stagnon.

Il piano regionale dei parchi e delle ri-serve naturali si configura come piano settoriale in un quadro più vasto di pianificazione globale e costituisce «un momento, anche se qualificante, di un più ampio discorso di politica econo-mica e di politica territoriale». L'obiettivo è non la mera salvaguardia di pochi e periferici ambiti territoriali ma il recupero e la difesa dei valori naturalisti-ci e ambientali e la realizzazione di mi-gliori condizioni di vita, « un nuovo mec-canismo di sviluppo che sia informato al-la coscienza che gli uomini, vivendo so-cialmente, organizzando industrialmen-te le loro attività, introducendo nuove produzioni e realizzando nuovi prodotti, ampliando l'entità e la complessità delle scoperte scientifiche, non cessano di vi-vere anche nella natura, e che, per quan-to meno incontrollabile del passaquan-to, il rapporto di dipendenza del loro stesso vivere sociale dal quadro delle condizioni ambientali e delle risorse naturali perma-ne determinante».

Le carenze prodotte nell'area metropo-litana torinese dai fenomeni di concen-trazione e di accentramento, dallo sfruttamento speculativo delle econo-mie di agglomerazione sono note: fe-nomeni di congestione insediativa, resi-denziale e produttiva; degradazione del patrimonio abitativo sia nelle aree dei centri storici che nelle zone periferiche; organizzazione produttiva alienante e cattive condizioni ambientali di lavoro; morbilità conseguente alle attività lavo-rative; assoluta inadeguatezza quantita-tiva e difficoltosa utilizzazione dei ser-vizi pubblici ed in particolare delle aree a verde; elevati tassi di inquinamento; peggioramento del microclima; diffuso disagio urbano; degrado delle aree agricole di risulta; abbandono, inutiliz-zazione e conseguente perdita del patri-monio insediativo agricolo.

A fronte di questi problemi, gli studi in corso per un nuovo assetto socio-economico-territoriale della conurba-zione metropolitana che permetta di superare contraddizioni e squilibrii, di cui è parte integrante il sistema dei parchi e del verde.

Il parco della Mandria è uno dei più belli d'Europa e rappresenta un'im-mensa oasi di verde: non sarà difficile collegarlo con il parco della collina

morenica di Rivoli e, mediante il recu-pero delle aree agricole di ormai mini-mo reddito perché intercluse situate fra Rivoli, Collegno, Grugliasco, Beinasco ed Orbassano, con il parco di Stupinigi e con il parco delle Vallere, al confine tra Torino e Moncalieri. Potrà poi es-sere collegato, con il recupero delle sponde dei fiumi, al parco fluviale del Po, al Valentino, al parco Millefonti ed ancora al parco delle Vallere.

Si verrà cosi a creare una cintura di verde attorno alla città nella parte pia-neggiante in sponda sinistra del Po, cui farà riscontro, in sponda destra, il par-co di Superga ed il verde della par-collina di Torino e Moncalieri.

2. Il vasto territorio che si estende tra il Po ed il Sangone e raggiunge Borgo Mercato di Moncalieri, è denominato

Carta corografica dimostrativa del territorio della città di Torino, incisione in rame, firmata, di Pietro Amati e Pio Tela

su disegno di Giovanni Lorenzo Amedeo Grossi, 1791, pubblicata in A. Peyrot,

Monca/ieri nei secoli, cit., pag. 81.

«Vallere» fin dalle più antiche rappre-sentazioni cartografiche, che risalgono al 1600: esso rappresenta l'estremo lembo del comune di Moncalieri verso Torino, in sponda sinistra del Po. La localizzazione dell'area delle Val-lere, protetta dalla difesa naturale costituita dalla confluenza dei due fiumi, posta in prossimità del ponte, ai piedi del colle di Moncalieri che sorge sull'altra sponda e dominata dalla

mo-le del Castello, da cui è facilmente con-trollabile, ne fa un territorio ideale co-me punta avanzata di difesa e di of-fesa.

Le potenzialità del territorio delle Val-lere si possono collegare con la stessa formazione, nel primo quarto del 1200, del «luogo forte» di Moncalieri che sostituì Testona, di più difficile difesa. Fin dall'inizio della vita di Moncalieri, in un periodo di gran discordia in

Pie-monte e di ribellione di molte terre, il territorio delle Vallere si presentava co-me luogo di scontri e battaglie nelle al-terne vicende di guerra o di alleanza con Torino.

Il territorio delle Vallere fu utilizzato da Moncalieri, oltre che come campo di battaglia, come luogo di segregazio-ne degli ammalati durante le pestilenze della fine del 1400, della prima metà del 1500 e in quelle più gravi del 1598 e del 1630: vi furono rizzate le «caba-ne» dei lazzaretti e inviati medici e re-ligiosi per le cure, come attestano i provvedimenti conservati nell'archivio comunale.

Durante l'assedio di Torino, nella guerra che oppose la duchessa reggente di Savoia Maria Cristina, vedova del duca Vittorio Amedeo I, ai cognati principi Tommaso e Maurizio di Sa-voia, l'area delle Vallere è di nuovo usata a scopi militari, come attestano il «Vero disegno delle fortificazioni sotto Torino», incisione del 1640 circa e la «Carta da Torino alle Alpi colle forti-ficazioni dell'assedio di Torino del

1640»: risulta luogo del combattimento al ponte di Moncalieri nella prima e se-de se-del «quartiere se-degli Spagnuoli» nel-la seconda; in entrambe l'isolone che esisteva in mezzo al Po è rappresentato fortificato, collegato alle due sponde da ponti di barche e munito di soldati in posizione di combattimento.

Una migliore individuazione dell'area si può avere dalla «Carte de la Monta-gne» della fine del 1600, relativa alla collina di Torino ed alla pianura sotto-stante, dalla «Veduta di Moncalieri» del 1682 ma disegnata nel 1675, e dalle rappresentazioni del primo decennio del 1700, dalle quali si rilevano le in-terdipendenze ed i rapporti tra la pia-nura delle Vallere, l'abitato, il Castello di Moncalieri e la collina, che si pre-sentava cosi emergente e boscata da es-sere definita «montagna». Ancora, so-no ben individuabili i due rami del Po che disegnano un vasto isoione albera-to, i molini galleggianti situati in spon-da destra di fronte alle Vallere e la strada che conduceva ad un traghetto sul Po posto all'incirca all'altezza dell'attuale cimitero di Moncalieri. In entrambe le rappresentazioni l'area ri-sulta nella sua estensione coltivata con

cereali e foraggi, quasi spoglia di albe-ri, e fittamente alberata lungo le spon-de con indicazioni di colture che indu-cono a pensare alle vegetazioni sponta-nee tipicamente palustri, caratteristiche dell'epoca, dette «meisini», con salici, pioppi e tutte le erbe dei terreni acqui-trinosi.

La tavola del «Pian de la Ville et Cit-tadelle de Turin» del 1703 riporta una fitta rete stradale sia in collina che in pianura, la quale rientrava probabil-mente nei progetti di sistemazione ed abbellimento delle zone extraurbane di Torino, a corona e magnificenza del capoluogo; l'area delle Vallere vi risul-ta interessarisul-ta da una strada alberarisul-ta lungo la sponda sinistra del Po che dal Borgo Mercato raggiunge il Valentino; analoga previsione è indicata lungo la sponda destra, da Moncalieri alla Cro-ce del Pilone ed oltre: la tavola è par-ticolarmente interessante perché forni-sce una prima indicazione di sistema-zione a verde umanizzato delle sponde del Po.

L'incisione del 1752 «Piano della fore-sta di Stupiniggi e contorni» riporta minuziosamente le varie colture agrico-le; sull'area delle Vallere è indicata una semplice rete stradale che conduce al traghetto sul Po ed alla foce del San-gone e sono leggibili colture a prato e

Particolare per Moncalieri della carta di Antonio.

a seminativo, rari filari di alberi e una parte a bosco lungo le sponde del San-gone.

Tali indicazioni sono confermate dalla «Carta corografica dimostrativa del territorio della Città di Torino» dise-gnata dal Grossi nel 1791.

La cascina, ancora assente nella «Car-ta topografica del distretto delle Regie Cacce» databile al 1793, compare per la prima volta nel «Pian géométrique des communes de Moncailler et Cavo-retto — Département du Po» disegna-ta dal Sappa nel 1802 a fini milidisegna-tari: le coltivazioni che vi sono indicate (bosco lungo le sponde del Sangone e in parte lungo quelle del Po, prato in prossimi-tà della cascina) sono confermate dalla cartografia successiva.

Il confronto fra le varie rappresenta-zioni della fine del 1700 ci permette di individuare in quest'epoca una progres-siva maggior utilizzazione agricola dei territori posti fra Torino, il Lingotto e Moncalieri e la conseguente edificazio-ne di nuovi cascinali.

La cascina con il suo terreno agricolo

Carta dei contorni di Torino,

pubblicata dal Regio Corpo di Stato Maggiore, 1854, Biblioteca Reale.

Mappa napoleonica

(proprietà Filiberto Nasi) (proprietà Enrico Nasi fu Filiberto) Mappa Rabbini Cascina e pertinenze ad orto ha 0,4687 ha 0,3965 Terra lavorata (seminativo) 29,1136 18,6414 Prato irriguo 19,3303 39,7988

Pascolo 1,1732 0,2744

Bosco ceduo di alto fusto 11,1002 6,7160

Ghiareto 1,2375 0,2546 Strada 0,4310 Fosso irrigatore 0,0671 0,0672 Forno da mattoni 0,0269 Casa 0,0080 ha 62,9565 ha 66,1489

risulta censita nella mappa napoleonica dei primi del 1800 e nel relativo «Clas-sement Parcellare», intestata a Filiber-to Nasi, decurione in Moncalieri, che era anche proprietario del vicino casci-nale detto «il Vignotto Disopra». La ritroviamo nella mappa Rabbini del 1840 circa, intestata a Enrico Nasi fu Filiberto.

In entrambi i Catasti i maggiori pro-prietari nella zona delle Vallere risulta-no essere i Nasi, i Gariglio ed il Comu-ne di Moncalieri.

È interessante il confronto fra l'esten-sione del territorio legato alla cascina e il tipo di colture in atto nei due catasti: in quello napoleonico risulta anche una piccola fornace da mattoni, non più esistente nel 1840, mentre in quello Rabbini la superficie risulta leggermen-te maggiorata.

Si nota il forte aumento delle colture a prato (106% circa) e la conseguente di-minuzione del bosco di alto fusto (39,5%), del seminativo (36%) e del pascolo.

Nella «Carta dei contorni di Torino» pubblicata dal Regio Corpo di Stato Maggiore nel 1854 la cascina è già indi-cata con la denominazione «Le Valle-re»: la carta, sulla quale è segnato il tracciato della linea ferroviaria, riporta sostanzialmente le colture individuate nella cartografia precedente, con una fitta zona boscata alla foce del Sango-ne, più rada lungo le sponde del Po; analoghe indicazioni sono contenute nella «Carta topografica del territorio di Torino» disegnata dal Prinetti nel 1894.

La situazione agricola dell'area risulta immutata agli inizi di questo secolo, sia nella pianta del 1907 che in quella

del 1911. In quel periodo lo sviluppo di Torino a sud interessava poco la zo-na verso Stupinigi, dove si fermava al quadrivio Zappata, e raggiungeva, sia pure in modo ancora incompleto, la «Molinella», futura sede dell'Ospedale Molinette; l'area verso il Lingotto e Borgo Mercato risultava occupata da insediamenti localizzati lungo la strada per Moncalieri, da pochi impianti pro-duttivi, da una fitta rete di ville e dalle cascine: il vecchio impianto agricolo cominciava a deteriorarsi in periferia urbana. Rimanevano intatti la zona delle Vallere ed il Borgo Mercato, che conservavano ancora il vecchio dise-gno.

L'area delle Vallere — sia pure parzial-mente — mantiene fortunosaparzial-mente la sua primitiva fisionomia agricola: so-pravvive allo sviluppo urbano conse-guente al decollo industriale del primo dopoguerra e sopravvive ancora al cao-tico sviluppo del secondo dopoguerra che fa di Torino, Nichelino e Monca-lieri una sola conurbazione continua e disordinata.

In particolare la cascina «Le Vallere», con i suoi terreni, all'inizio degli anni '50 risulta di proprietà delle Cartiere Giacomo Bosso e assomma ha 43,7 cosi suddivisi:

Cascina Orto Seminativo Prato

Bosco di alto fusto

ha 0,3238 0,6291 11,7403 17,2690 13,7378 ha 43,7000

L'apertura della radiale di Moncalieri (il corso Trieste) porta alla trasforma-zione residenziale della parte ad ovest

della strada, dove viene edificata una fascia continua di edifici multipiani: l'area di pertinenza della cascina si ri-duce a 34 ettari circa; contemporanea-mente il tumultuoso sviluppo del Bor-go Mercato investe la parte sud dell'area, dove si forma un nucleo in-dustriale.

L'area attuale delle Vallere, di cui fa parte la cascina, misura in complesso circa 120 ettari. La sua conservazione, ancora integra e a colture agricole, fi-no ad oggi, fi-non è stata facile ed è lega-ta alle alterne vicende urbanistiche, an-che se la sua destinazione a verde è sta-ta cossta-tantemente individuasta-ta come ele-mento di fondo. Si sono verificate suc-cessive proposte di trasformazione resi-denziale, tra cui due notevoli per consi-stenza nel 1961 e nel 1967, che avreb-bero completamente alterato l'area. La mancata realizzazione di queste propo-ste ha consentito, nella recente proget-tazione del P.R.G.C, di Moncalieri, di destinare a parco pubblico di livello territoriale tutta la zona.

3. L'area delle Vallere è stata presa in esame come elemento determinante fin dai primi studi di sistemazione delle sponde del Po.

Già nel progetto del 1973 il problema del recupero delle sponde del Po al pa-trimonio verde della città, in tutti i lo-ro valori figurativi, spaziali e clo-romati- cromati-ci, della loro riqualificazione e riattrez-zatura ha costituito la riscoperta di una nuova lettura degli elementi storici, culturali ed ambientali di questa parte della città, ed ha rappresentato la vo-lontà politica e culturale di trasformare la brutta e squallida periferia del Po in una oasi di pace, di silenzio e tranquil-lità.

Il recente progetto preliminare del P.R.G. di Torino, che affronta il pro-blema del verde come «esigenza sociale ed esigenza biologica » individua un si-stema di vasto respiro che tende a por-tare «la natura dentro la città e la città dentro la natura». Un apposito docu-mento è stato dedicato ai «Criteri di riqualificazione e di tutela ambientale per le fasce fluviali urbane del Po. Aree e complessi da salvaguardare » nel quale si ribadisce l'importanza della

ri-Carta topografica de! territorio di Torino ..., disegno dell'lng. Capo Prinetti, 1894,

Archivio Storico del Comune. qualificazione delle sponde dei fiumi e della loro pubblica fruibilità, quali ele-menti di connessione territoriale e di ri-valutazione delle risorse naturali, e la necessità della regolamentazione degli alvei, del disinquinamento delle acque e della sistemazione ed attrezzatura delle sponde.

Il parco lineare lungo il tratto urbano del corso del Po è concepito come ele-mento di connessione all'interno di una visione integrata di correlazioni tra ele-menti diversi: la città, la collina, l'al-veo e le sponde del fiume, i ponti, le preesistenze edilizie, i sodalizi e le at-trezzature sportive esistenti, la

vegeta-Planimetria della Città di Torino, 1907.

zione ed i percorsi, il tutto visto come elemento di cerniera e di raccordo fra l'urbano e la collina.

A tal fine è stata predeterminata una se-rie di interventi intesi a: concorrere alla protezione e valorizzazione dell'«uni-cum fluviale» sia dal punto di vista ambientale che ecologico; qualificare ed elevare i valori estetico-formali e le relazioni visuali con le aree di insedia-mento urbano; valorizzare ed integrare le risorse naturali preesistenti lungo il fiume, eliminando gli elementi degra-danti, nocivi o comunque improprii ed incompatibili con la funzione del par-co; realizzare una organica proposta

agli uomini della città per il loro tempo libero e per le loro esigenze ricreative e culturali (aree verdi, attrezzature per il gioco e lo sport, attrezzature culturali, trasporto fluviale, percorsi pedonali e ciclabili, ecc.).

Il progetto individua una ripartizione per ambiti omogenei del parco lineare e valuta con oculatezza le destinazioni d'uso più appropriate per ogni singolo settore, al fine di inserire in modo

Nel documento Cronache Economiche. N.002, Anno 1981 (pagine 105-123)