ITALO-AUSTRALIANO
Giorgio PellicelliLe pagine che seguono sintetizzano un più ampio studio sulla realtà economica australiana, curato da Giorgio Pellicelli per il Centro Estero Camere Commercio Piemontesi. La struttura Camerale ha ini-ziato a pubblicare tali profili di mercati stranieri nel 1979 (nove i paesi analizzati: Algeria, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Grecia, Kuwait, Polonia, Portogallo, Singapore-Malaysia, Venezuela). Nel 1980 il lavoro ha interessato 12 stati (Hong Kong, Spagna, Francia, Svezia, Messico, Cina, Argentina, Co-lombia, Rep. Fed. Tedesca, Iraq, Stati Uniti e Australia). Per l'81 è in programma l'uscita di altre 10 monografie (Giappone, Arabia Saudita, Austria, Grecia, Corea del Sud, Canada, Gran Bretagna, Olanda, Indonesia, Norvegia). I fascicoli sono in vendita singolarmente o per abbonamento.
LA STRUTTURA DELLE
IMPORTAZIONI AUSTRALIANE
Sia le importazioni sia le esportazioni hanno avuto una forte crescita negli ul-timi anni come dimostra la tabella 1.
Tabella 1. Aumento delle importazioni e delle
esportazioni: 1974-1979
Anni Export Import Saldo Anni
(fob) (fob) Saldo 1974/75 8.434 7.662 772 1975/76 9.410 7.924 1.486 1976/77 11.399 10.345 1.050 1977/78 12.063 11.167 896 1978/79 14.096 13.476 621
Fonte: Reserve Bank Statistical Bulletin, EIU
Nel corso del 1979 le esportazioni han-no avuto un forte aumento poiché la domanda internazionale di prodotti agricoli (largamente esportati dall'Au-stralia) e di risorse minerarie si è conti-nuamente rafforzata. Anche le impor-tazioni hanno subito un forte aumento soprattutto nel settore dei beni stru-mentali destinati al settore minerario. La bilancia commerciale è in attivo e cosi anche la bilancia dei pagamenti di parte corrente.
Difficile è la situazione della bilancia dei capitali poiché vi è stato nel corso del 1979 un buon andamento negli in-vestimenti esteri in Australia ma con-temporaneamente, a causa dell'aumen-to dei tassi di interesse all'estero, si è verificata una forte uscita di capitali che ha portato la bilancia dei paga-menti totale ad un deficit di 682 milio-ni di dollari a confronto con un deficit di 141,5 milioni di dollari nell'anno precedente.
L'Australia importa principalmente macchinari e attrezzature industriali, attrezzature da trasporto, prodotti in-dustriali manifatturati, combustibili e prodotti chimici.
I principali fornitori del mercato au-straliano sono gli Stati Uniti, il Giap-pone e la Gran Bretagna.
La tabella 4 indica la struttura della concorrenza nei principali settori di im-portazione. Come si vede l'Italia ha quasi sempre una posizione molto
mo-Brisbane Perth idetaide ^(Sydney v i '^Canberra H» . « M e l b o u r n e Popolazione i Superficie
Prodotto Nazionale Lordo
Reddito pro-capite Importazioni totali Esportazioni totali Importazioni dall'Italia Cambio 14,4 milioni di abitanti (1979) 7.686.848 kmq (Italia: 300.000 kmq)
108,4 miliardi di dollari USA (1978) (Italia: 259,9 miliardi di dollari) 7.607 dollari (1978)
(Italia: 4.583 dollari)
13,4 miliardi di dollari (1978/79) 4,0 miliardi di dollari (1978/79) 361,0 miliardi di lire (1979)
1 dollaro australiano = 1.010 lire italiane (all'8/10/80) Principali città (migliaia di abitanti): Sydney 3.094; Melbourne 2.672; Brisbane 986; Adelaide 912; Perth 820; Canberra 202.
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NUOVA ZELANDA
Tabella 2. Principali importazioni (milioni di dol-lari fob)
Tabella 3. Principali paesi fornitori (% del valore totale)
desta tra i paesi fornitori, anche nei settori dove per tradizione le nostre im-prese eccellono. In un solo caso siamo tra i primi quattro paesi fornitori: si tratta degli articoli manufatti non me-tallici.
Per valutare le prospettive di esporta-zione verso l'Australia occorre tenere presente che le opportunità di mercato sono notevoli — soprattutto per quan-to riguarda i beni strumentali — ma il Governo intende proteggere l'industria locale alzando barriere tariffarie. Que-sto modo di proteggere l'industria na-zionale fa parte della tradizione austra-liana e tutte le parti politiche sono d'accordo nel sostenerlo. Le industrie maggiormente protette sono quelle di recente istituzione e quelle in difficoltà. Per ragioni di sicurezza nazionale, il Governo ritiene necessario proteggere l'industria di base, anche se i loro costi di produzione sono superiori ai prezzi internazionali. Esiste inoltre una legi-slazione Federale per l'applicazione di dazi speciali su alcuni prodotti venduti dai paesi stranieri sul mercato austra-liano.
Melbourne. Collins Street: la principale strada della città.
Prodotti 1977/781978/79
Macchinari, esclusi quelli
elettrici 1.869 2.606 Attrezzature da trasporto 1.304 2.086 Prodotti industriali 1.993 2.408 Combustibili 1.157 1.141 Prodotti chimici 1.009 1.201 Materie prime agricole
e prodotti alimentari 1.131 1.228 Macchinari e attrezzature
elettriche 945 1.039
Fonte: Overseas Trade Statistics, EIU
Fonte: Australian Bureau of Statistics, EIU Paesi 1977/781978/79 Stati Uniti Giappone Regno Unito Altri MEC Nuova Zelanda ASEAN
Tabella 4. Struttura delle importazioni dall'Italia (1977)
Importazioni
Settore Principali paesi fornitori e loro quota % sul totale Totale Italia
(milioni $) (milioni $) (Quota %)
Macchinari e materiale da trasporto 4.626 128 2,8 1) Giappone 30,2; 2) USA 28,3; 3) Regno Unito 11,2; di cui: 4) Germania RFT 10,4; 5) Svizzera 3,4
— Macchinari (escluse le macchine elettriche) 2.056 76 3,7 1) USA 40,5; 2) Giappone 14,2; 3) Regno Unito 13,4; 4) Germania RFT 10,8; 5) Italia 3,7
— Materiale da trasporto 1.441 35 2,5 1) Giappone 43,4; 2) USA 19,3; 3) Germania RFT 11,1; 4) Regno Unito 9,4; 5) Svezia 4,6
— Macchinari ed apparecchi elettrici 1.128 16 1,5 1) Giappone 42,4; 2) USA 17,7; 3) Regno Unito 9,7; 4) Germania RFT 8,6; 5) Svizzera 2,7
Articoli manufatti classificati per materia 2.161 53 2,5 11 Giappone 25,8; 2) Far East 15,3; 3) USA 13,6; di cui: 4) Regno Unito 11,9; 5) Germania RFT 4,5
— Filati, tessuti, articoli tessili e prodotti connessi 733 14 1,9 1) Far East 26,4; 2) Giappone 22,7; 3) Regno Unito 10,9; 4) USA 10,0; 5) Nuova Zelanda 6,5
— Articoli manufatti in metallo 308 7 2,3 1) Giappone 21,7; 2) USA 19,7; 3) Regno Unito 16,3; 4) Far East 12,4; 5) Germania RFT 8,1
— Articoli manufatti non metallici 261 21 8,2 1) Giappone 24,6; 2) Regno Unito 14,9; 3) USA 11,8; 4) Italia 8,2; 5) Germania RFT 6,4
Articoli manufatti diversi 1.601 75 4,7 1) Far East 25,6; 2) USA 18,6; 3) Regno Unito 14,8; 4) Giappone 14,0; 5) Germania RFT 5,6
Combustibili minerali lubrificanti e prodotti connessi 1.226 45 3,7 1) Middle East 73,2; 2) OPEC 67,9; 3) Far East 16,0; 4) Italia 3,7; 5) USA 2,1
Prodotti chimici 1.100 11 1,0 1) USA 30,9; 2) Regno Unito 18,6; 3) Giappone 12,4; 4) Germania RFT 9,7; 5) Svizzera 3,0
I dazi doganali sono fissati dalla Tem-porary Assistance Authority and Indu-stries Assistance Commission. Le deci-sioni di introdurre dazi protettivi sono prese dal Governo su proposta della Commissione dopo aver esaminato le richieste delle imprese. La Commissio-ne può anche raccomandare la prote-zione dell'industria locale attraverso le restrizioni sulle quantità importate.
LA POSIZIONE DELL'ITALIA
Le esportazioni italiane verso l'Austra-lia sono salite da 263,6 mil'Austra-liardi di lire nel 1978 a 361,0 miliardi nel 1979 con un aumento del 36,9%.
Nello stesso periodo di tempo le nostre importazioni dall'Australia sono però risultate superiori e il saldo della bilan-cia commerbilan-ciale tra i due paesi è per noi ora largamente sfavorevole. È da notare che il tasso di copertura delle nostre esportazioni sulle nostre
Tabella 5. Bilancia commerciale Italia/Australia (miliardi di lire)
Voci 1974 1975 1976 1977 1978 1979
Esportazioni
italiane verso l'Australia Importazioni italiane dall'Australia Saldo 167.6 157.7 9,9 135,6 216,0 263,8 263,6 361,0 172,4 326,1 - 3 6 , 8 -110,1 366,6 349,5 460,0 -129,8 - 85,9 - 99,0 Voci Genn./Marzo 1979 Esportazioni italiane verso l'Australia Importazioni italiane dall'Australia Tasso di copertura delle nostre esportazioni sulle nostre importazioni
87.3 114,2 76.4 Genn./Marzo 1980 77,9 121,7 64,0 Variaz. % dei primi 3 mesi del 1980 sul 1979 -10,8 + 6,6 Sydney. Veduta deI grandioso ponte all'imbocco de! porto.
importazioni è molto basso essendo stato soltanto del 64,0%.
Le principali voci di esportazioni dall'Italia verso l'Australia nel 1979 so-no state le seguenti (miliardi di lire): autoveicoli 21; materiali da costruzione di terracotta e di materiale refrattario 21; (altre) macchine ed apparecchi non elettrici 19; macchine da scrivere e con-tabili 17; oli leggeri 15; carta e cartoni lavorati 14; (altri) prodotti delle indu-strie metalmeccaniche 13; parti staccate di autoveicoli 13; (altri) apparecchi per l'applicazione della elettricità e loro parti 12; calzature in pelle 12; trattori
12; argento, oro e platino 11; (altri) prodotti delle industrie manifatturiere varie 11.
Moderna agricoltura della Nuova Galles del Sud.
-CONCLUSIONI
Sebbene l'inflazione e la forte disoccu-pazione siano fonti di serie preoccupa-zioni, in Australia vi è un diffuso sen-so di ottimismo circa le possibilità di medio e lungo termine dell'economia nazionale. Anche se gli indicatori eco-nomici nella prima metà del 1980 han-no dato segnali han-non completamente po-sitivi e anche se si prevede che nei prossimi mesi la situazione resterà pra-ticamente inalterata, le prospettive di medio e lungo termine sono buone per-ché l'Australia dispone di un notevole potenziale in agricoltura e nelle risorse minerarie. Poiché i prezzi di questi prodotti sono inevitabilmente destinati ad aumentare ne deriva un ottimismo
diffuso. L'Australia attualmente
pro-duce il 70% dell'energia che consuma, ha forti riserve di carbone, uranio e gas naturale.
In questo quadro positivo le principali opportunità per l'industria italiana ri-guardano i seguenti settori.
— È in programma un forte sviluppo delle industrie «energy-intensive». — Poiché il reddito pro-capite è molto elevato il mercato australiano dei beni
di consumo è in realtà più ampio di quanto indichi il numero degli abitanti. Gli esportatori italiani di tutti i prodot-ti di consumo possono dunque trovare buone opportunità.
— Il settore delle costruzioni edili è in ripresa costante sia nel comparto delle abitazioni private sia in quello delle co-struzioni industriali. Anche nei prossi-mi due anni si prevede che questa ten-denza continuerà. Esistono dunque op-portunità per le esportazioni di mate-riali da costruzione di prezzo elevato, materiale per arredamento e macchine per costruzioni.
— Nei settori tessile, abbigliamento e calzature l'industria italiana ha poten-zialmente la possibilità di entrare con successo, ma occorre tenere presente che anche di recente la Industrie Assi-stance Commission ha consigliato di rafforzare le forme di protezione dell'industria nazionale attraverso il contingentamento delle importazioni e attraverso la manovra dei dazi doga-nali.