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ASTROLOGIA DELLA COPPIA

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 163-171)

golo nella creazione di una volontà di potenza che si manifesta in modo implacabi-le, che non vuole compagni, ma esseri sottomessi, che non si adatta e che non am-mette mezze misure. Altri invece evidenziano la spinta di questo pianeta, quando è forte nel tema, a far aderire l’individuo a determinati modelli proposti dalla società o dall’ambiente circostante.

Indubbiamente la presenza di Plutone nel tema natale di un soggetto, in posi-zione forte, può far sì che questo sia incapace di portare a termine l’eliminaposi-zione o la rigenerazione degli elementi più reconditi viventi nella psiche umana, provocan-do in alcuni casi atteggiamenti nevrotico-ossessivi con valenze distruttive e autodi-struttive, frutto a volte di compensazioni nei confronti di qualche senso d’inferio-rità che il soggetto vive.

Quando Plutone influenza fortemente l’Ascendente, naturalmente in rapporto al segno in cui questo si colloca, l’io esteriore del soggetto è permeato da una cari-ca creativa e distruttiva del pianeta, per cui il soggetto è spinto ad impiegare note-voli risorse per «creare» la propria personalità.

Quest’impulso, che spesso stimola una notevole capacità di trasformazione nel soggetto stesso, può costruire veri e propri «personaggi» che siano più confacenti al modello socio-culturale del momento o dell’ambiente.

È possibile, se l’oroscopo dà indicazioni in proposito, che in caso di forte in-fluenza di Plutone sull’Ascendente, il soggetto, pur risentendo notevolmente delle pressioni istintuali, si adatti precocemente alle esigenze esterne nel tentativo di re-primerle. Possiamo avere, in certi casi, il tentativo di essere accettati dagli altri usando modalità e valenze venusiane, oppure la ricerca di una compensazione ag-gressiva attraverso valenze marziane.

L’elemento plutoniano può far sì che ad un primo impatto si abbia la sensazio-ne di essere di fronte ad individui ben inseriti sensazio-nel contesto sociale; ma sensazio-nel profondo questi soggetti manifestano spesso una forte fragilità. Si può, infatti, comprendere come l’adattamento è compiuto partendo da un io debole e la maturazione degli aspetti affettivi sia rimasta limitata e, in caso di concomitanti valori lunari presenti nel tema, a volte infantile.

Quando l’io è debole, le compensazioni non consentono di attuare le sfide con se stessi per la riprova della propria sicurezza e allora si tende a tutti i costi a pre-sentare l’immagine che ci si è costruiti.

Quando l’equilibrio che si è creduto di raggiungere viene messo in discussione dall’intensità dei sentimenti amorosi, una misura tipica di protezione di quest’indi-viduo è quella di mantenere segreta e nascosta una parte di sé, di operare una serie di dissimulazioni.

L’individuo cerca di rimanere impenetrabile, per poter confermare a se stesso di non essere conosciuto, in modo da far funzionare l’immagine costruita: in que-sto modo sente una maggior sicurezza di poter essere accettato dal partner, sti-molando nello stesso tempo in lui, coi suoi atteggiamenti misteriosi, un desiderio di scoperta.

Se anche il partner presenta delle difficoltà a carattere psicologico, il soggetto, mascherando il proprio lato non accettato spera di mantenere nei suoi confronti un’immagine «buona» nella quale identificarsi e questa parte si presta ad essere idealizzata e valorizzata.

Quando Plutone è legato da forti aspetti disarmonici con Venere o Marte, pos-siamo essere in presenza di tendenze distruttive sadomasochistiche, che difficil-mente sono accettate coscientedifficil-mente dal soggetto che le vive.

In questi casi sarà forte l’attrazione esercitata da un partner che presenti un costante vissuto da vittima: indipendentemente dalle classiche affinità che il sadico trova col masochista e viceversa, bisogna anche tenere conto del beneficio ai fini dell’organizzazione difensiva, che il soggetto può trarre da una relazione con una persona che si presenta sempre come vittima degli altri: una scelta del genere per-mette al soggetto di convincersi di essere il protettore e il salvatore del partner e in tal modo, di accentuare la propria immagine buona e idealizzata. Gli sarà più facile essere vissuto dal partner come soggetto buono, se quest’ultimo ha attorno solo dei persecutori.

È necessario ricordare che è nel gioco dei ruoli che si attua in una relazione, i tre ruoli della vittima, del persecutore e del salvatore non sono fissi, ma possono agevolmente essere assunti da ognuno dei partner a turno, a seconda delle situa-zioni.

Come afferma Stephen Karpman, nelle relazioni si determinano molto spesso delle situazioni in cui le persone attivano un copione che si esprime attraverso l’as-sunzione di ruoli complementari.

Questi ruoli fanno parte del triangolo drammatico che ha ai tre vertici, le tre figure del persecutore, del salvatore e della vittima. I ruoli non sono fissi: la vit-tima può diventare persecutore rimproverando al salvatore di mancanza d’efficacia , così il salvatore può diventare persecutore rimproverando la cattiva volontà della vittima ecc.

Nell’ambito della famiglia spesso il triangolo può coinvolgere i due partners e il figlio. Vediamo ad esempio un caso. La madre non riesce a farsi ubbidire dal figlio e chiama il padre. Si crea quindi un primo triangolo dove il figlio è il persecutore, la madre la vittima e il padre, il salvatore. Il padre interviene rimproverando il figlio, ma, a questo punto, la madre ritiene che sta esagerando e quindi interviene a favore del figlio. In questo nuovo triangolo la madre è passata da vittima a salvatore, il fi-glio da persecutore a vittima e il padre da salvatore a persecutore. Da questo punto si può partire da un nuovo scambio dei ruoli. I soggetti con forti valenze plutoniane hanno più di altri abilità d’innescare e gestire queste dinamiche in ambito affettivo. In altri casi, il rafforzamento dell’organizzazione difensiva dell’io avviene in maniera diversa. Quando un individuo nasconde in sé elementi caratteriali che in-consciamente condanna e che controlla a fatica, la relazione può facilitargli il com-pito, nel momento in cui sceglie come partner qualcuno che presenti le sue stesse tendenze latenti e che sappia, però, controllarle in misura minore.

In questo caso il soggetto assume il ruolo d’induttore, spingendo il compagno a passare all’azione, a mettere in moto questi impulsi che egli combatte e disappro-va e che gli danno angoscia.

Colui che passa all’azione merita dunque la condanna e la punizione, in quan-to realizza visibilmente ciò che l’indutquan-tore non accetta di sé e, nello stesso tempo, ciò che desidera vedere espresso e procura grandi soddisfazioni a entrambi: all’altro, realizzando un proprio desiderio anche se condannabile ed a se stesso, sotto forma di soddisfazione proiettiva.

Effettivamente l’induttore, in questa operazione, riceve delle soddisfazioni, in quanto può identificarsi col partner passato all’azione e scelto proprio in funzione di questa sua tendenza. Questo modo consente al soggetto induttore di proibirsi lo sfogo caratteriale che rifiuta e quindi di evitare i sensi di colpa e, nello stesso tem-po, di viverlo intensamente a livello immaginativo quando il partner agisce. È que-sto, per esempio ,il caso del tradimento, nel quale la soddisfazione di aver realizzato una propria tendenza proibita può raggiungere il livello di una vera e propria iden-tificazione con il partner. Questo indurre l’atto colpevole non è un’azione che ha caratteristiche manifeste, anzi assume per lo più forme subdole e mascherate.

Una delle sue forme più frequenti é la negazione: il divieto istigativo del proi-bito. Non a caso Moliére, nella sua «Ecole des femmes» fa dire a Lisette «È quasi a suggerirci il desiderio di peccare il mettere tanta cura nell’impedircelo».

Contrariamente a quanto sarebbe logico aspettarsi, si può ricercare un partner che abbia dei difetti. I soggetti con forte caratterizzazione Plutoniana sono portati a questo tipo opzione. Nella scelta del «partner manchevole» si assiste a una vera e propria collusione fra i due componenti della coppia, con un sistema organizzato, per cui si sceglie il partner in funzione di una sua manchevolezza evidente.

In questo caso in cui non si sceglie un partner su cui proiettare a tutti i livelli il proprio ideale dell’io, si sceglie, invece, per un progetto a lunga durata, un altro soggetto che abbia le proprie manchevolezze caratteriali, che però sono più eviden-ti o meno controllabili. È una scelta che ha un carattere rassicurante, adatta a ma-scherare i problemi della personalità del soggetto, contribuendo alla propria orga-nizzazione difensiva e rafforzandola.

Il soggetto utilizza una certa forma di dissociazione evidenziando nel partner aspetti di sé che rifiuta, e allontana in questo modo un grosso conflitto interiore estromettendolo dal campo della coscienza. Naturalmente, per operare queste proiezioni è necessario un partner adatto, il cui difetto, la caratteristica negativa ri-fiutata, costituisce l’elemento di attrazione, anche se poi su quelle caratteristiche verranno ad appuntarsi le critiche del partner.

In questo caso il ruolo del partner sarà quello di evidenziare continuamente le manchevolezze dell’altro, assumendo costantemente un atteggiamento di critica distruttiva.

In altri casi, può manifestarsi un atteggiamento pseudo pedagogico. Come vie-ne evidenziato da alcuni psicologi “si creano in questi casi strutture diadiche spesso

asimmetriche, ma profondamente reciproche, nelle quali uno dei membri cerca nel-l’altro una sorta di allievo con «cattive tendenze» naturali che bisogna arginare. In questo caso, il soggetto sente oscuramente di avere in sé queste cattive tendenze ed il suo grande bisogno di disconoscerle.

Le rimuove tanto più facilmente quando trova un partner da potere accusare, ed è per questa ragione che tale partner è particolarmente attraente per lui. La proiezione inconscia, sul partner, di questi aspetti negativi è proprio uno dei fonda-mentali desideri del soggetto e porta alla scelta del capro espiatorio”.

In questo caso, se sono chiare le ragioni del perché un certo partner viene scelto, sembrerebbero incomprensibili i motivi per cui l’altro accetta la relazione nella quale svolge il ruolo di capro espiatorio.

Se analizziamo meglio le caratteristiche della personalità del capro espiatorio, ci accorgiamo che spesso è una persona depressa e che non si sente valorizzata, perché con molta fatica lotta con i propri sensi di colpa e le proprie incapacità di controllare le proprie tendenze.

Ammira quindi l’altro per la sua capacità di controllo di queste tendenze spia-cevoli e si sente valorizzato dal fatto che è stato scelto dal suo ammirato

persecu-tore, che merita di essere idealizzato anche se castiga e corregge. Per questa ragio-ne, per un periodo di durata variabile, accetta le misure repressive e gli insegna-menti imposti dall’altro.

Il ruolo dell’induttore non è facile da individuare, nell’ambito delle problemati-che della coppia: spesso accade, infatti, problemati-che entrambi i partners svolgano alternati-vamente questo ruolo; dipende perciò anche dalle circostanze che si determinano nell’ambito della vita di relazione assumendo toni e sfumature diversi.

L’esempio che ho voluto proporre per illustrare questo tipo d’atteggiamento è il tema natale di una donna, il cui carattere rivela una forte personalità; è un sog-getto ambizioso e con un forte egocentrismo e, infatti, il tema natale evidenzia una determinante influenza del Sole. Sia il luminare sia l’Ascendente si trovano nel se-gno del Leone ed il Sole è congiunto alla cuspide del campo I. La presenza, inoltre, di Plutone, Giove, Nodo Lunare e Luna Nera in vicinanza all’Ascendente rafforza le tendenze ipertrofiche dell’io.

Il Sole, che per la sua collocazione in primo piano nel suo domicilio, rappresen-ta il punto chiave dell’oroscopo, è in aspetto dissonante di quadratura con Marte, che si trova in casa X nel segno del Toro.

Marte, che influenza direttamente il Sole, attraverso la congiunzione del lumi-nare con l’Ascendente condiziona anche il modo d’espressione della personalità e anche, naturalmente, il modo di rapportarsi agli altri che troviamo espresso nel Di-scendente.

La Luna nello Scorpione, in largo trigono con Plutone, dà al soggetto la ten-denza a mantenere parte della propria personalità nel mistero e tende a colorare l’aggressività con valenze sadomasochistiche.

Marte nel Toro, in casa X, non solo forma un aspetto dissonante con il Sole, come abbiamo visto, ma si oppone anche alla cuspide della IV casa, come a voler ri-confermare le origini e le cause dell’atteggiamento aggressivo del soggetto, che evidentemente trae spunto da esperienze traumatiche vissute nell’ambiente fami-liare.

Il padre della donna che stiamo esaminando, era, infatti, un uomo violento, dedito all’alcool, che spesso sfogava le proprie frustrazioni e i propri fallimenti pic-chiando la moglie e la figlia fino ad arrivare ad un tentativo di violenza carnale nei confronti di quest’ultima.

Questo clima familiare e, in particolare, questo avvenimento non possono non aver traumatizzato il soggetto con riflessi soprattutto nel campo affettivo e sessua-le, rafforzando ed esaltando gli elementi d’inibizione già presenti nel tema natale e che sono evidenziati dalla collocazione di Venere nel segno della Vergine in aspetto di quadratura con Saturno.

Come abbiamo già avuto modo di evidenziare, la quadratura di Saturno con Venere, nel migliore dei casi porta ad una scarsa disponibilità ad investire affettiva-mente; il soggetto rischia di restare insoddisfatto affettivamente perché spesso non

chiede più affetto al partner per paura di lasciare vedere il proprio desiderio di esse-re amato.

Insieme ad un forte impulso d’odio nei confronti del padre, che forse è stato in parte limitato dai sensi di colpa per i propri desideri edipici, il soggetto ha probabil-mente convogliato una parte della propria aggressività anche verso la madre, rim-proverandole il suo ruolo passivo, il fatto di subire senza protestare (Urano, nel te-ma natale, è in larga opposizione con la Luna) come pure di non essere stata capace di proteggerla; ma anche forse, inconsciamente, accusandola di non averla dotata di un membro virile che le avrebbe consentito di opporsi, ad “armi pari” alla violenza del padre.

Il soggetto ha dunque, in primo luogo, fatto l’identificazione uomo = padre = violenza. La ragazza ha sentito comunque molto forte dentro di sé la spinta aggres-siva, e, sia per il tipo d’identificazione che ha fatto, sia per canalizzare l’aggressività e autorizzarla ad esprimersi, ha scelto la strada di rifiutare la propria femminilità e cercare di assomigliare all’uomo.

Nel periodo dell’adolescenza le tendenze mascoline del soggetto si accentua-no; secondo le sue stesse parole, le piaceva fare il maschietto, sia nel modo di vesti-re sia negli atteggiamenti e giocavesti-re al loro giochi, nei quali, a causa delle forti ca-ratteristiche leonine voleva sempre essere il capo.

In questa sua posizione di preminenza si divertiva ad utilizzare l’autorità per infliggere punizioni, che poi faceva eseguire ad altri.

Si rivelava in quest’atteggiamento una connotazione sadica, una fantasia nella quale la ragazzina s’identificava sia col padre (il «capo» che punisce) sia con gli ese-cutori (ai quali era ordinato di punire) e ciò le consentiva di liberarsi d’eventuali sensi di colpa per la spinta aggressiva; in quest’atteggiamento ritroviamo tutte le valenze marziano-scorpioniche presenti nel tema natale.

I timidi tentativi dei ragazzi d’approccio sessuale nei suoi confronti venivano respinti con decisione; anche affettivamente si concedeva poco: la Venere in Vergi-ne e la quadratura con Saturno le davano scarsa disponibilità a lasciarsi andare e la paura di essere rifiutata. Per poter accettare qualcuno ella deve verificare, attraver-so una serie di prove, il suo coinvolgimento affettivo e la veridicità dei suoi senti-menti

Il suo primo rapporto sessuale fu anch’esso colorato d’aggressività: il partner, sconcertato per il suo continuo tergiversare sull’argomento, prese l’iniziativa con la forza. Evidentemente la sua accentuata mascolinizzazione le aveva impedito di confessare, seppure in parte, i traumi subiti nell’infanzia, impedendo al partner di comprendere le ragioni della sua resistenza. Tutto questo, paradossalmente, ha creato le condizioni affinché le sue paure si avverassero (profezia che si avvera).

A parte le evidenti difficoltà sessuali che ella stessa aveva, l’episodio fu per il soggetto un’ulteriore riprova di ciò che aveva già sperimentato, e cioè che tutti gli uomini sono uguali, vale a dire violenti ed, in particolare, quelli che avevano con lei, come il padre, un rapporto affettivo,

Il legame fra l’elemento sessuale e l’aggressività ha poi sempre caratterizzato i suoi atteggiamenti affettivi e le sue esperienze.

A questo punto nel soggetto comincia a manifestarsi una sorta di coazione a ripetere. I suoi comportamenti sembrano, infatti, guidati dal desiderio di riconfer-mare a se stessa l’assunto iniziale, ovvero che gli uomini sono violenti e aggressivi.

È questo un processo che si può determinare facilmente in queste situazioni. Anche se a prima vista non appare, questa generalizzazione è finalizzata a discolpa-re il proprio paddiscolpa-re.

Il ragionamento che consente l’attenuazione delle colpe del padre è il seguen-te: in fondo se tutti gli uomini sono violenti, mio padre non poteva comportarsi di-versamente, in quanto uomo, quindi non è responsabile di ciò che ha fatto.

In questo contesto, ovviamente, il soggetto evita accuratamente di scegliersi degli uomini violenti. Ella assume il ruolo d’induttore: pur affermando di odiare gli uomini aggressivi, sceglie sempre come propri partners uomini in cui l’aggressività è latente e non completamente controllata.

L’ultimo partner, ad esempio, aveva l’Ascendente a 20° del Toro, congiunto quindi al Marte di lei e aveva un’opposizione di Marte con Saturno, che lo costrin-geva a reprimere sistematicamente la sua aggressività. Egli, in effetti, all’apparenza, non manifestava alcuna tendenza violenta anche perché svolgeva un’attività spor-tiva che utilizzava per canalizzare le proprie spinte aggressive.

Da ciò che racconta lui, sembrava che in certi momenti ella stessa facesse di tutto per provocarlo continuamente, facendo apposta tutte quelle cose che sapeva che a lui davano fastidio e che non sopportava, il gioco andava avanti finché il partner non perdeva la pazienza e lasciava esplodere la sua aggressività; nasceva un alterco e i due venivano alle mani.

Dopo questi litigi lui si sentiva molto colpevole per il fatto di essersi lasciato andare e cercava di compensare lei ricoprendola di tenerezze, tanto che spesso, do-po il litigio, finivano per fare l’amore. Questo svilupdo-po degli avvenimenti non era af-fatto casuale, anzi sembrava ormai un rituale al quale entrambi i partner soggiace-vano.

La sostanza dell’atteggiamento del soggetto era finalizzato ad “indurre” il partner a manifestare la propria aggressività, in modo da sentirsi giustificata essa stessa ad usare la violenza che provava nei confronti di lui, in quanto uomo; si libe-rava in tal modo dai propri sensi di colpa facendo sentire invece in colpa lui, nello stesso tempo, ottenendo così quella tenerezza che la gratificava tanto (il soggetto dice, fra l’altro, che dopo quel litigi aveva la sensazione che lui l’amasse di più); il tuale aggressivo che ripeteva con il partner la legava ad una sorta di coazione a ri-petere che univa in sé i concetti d’affetto, sesso e aggressività secondo le modalità già vissute nell’infanzia.

L.A. 131-620

Il ruolo di Chirone in Settima Casa e i suoi rapporti con Venere.

Quando Chirone il pianeta associato alla ferita intima che ci portiamo dietro fin dall´infanzia forma nel tema natale un aspetto dinamico con Venere o é posiziona-to in settima casa le relazioni amorose e i rapporti con gli altri assumono una nota dolorosa, ed é proprio attraverso questa sofferenza che il nativo scopre delle di-mensioni sconosciute del proprio essere.Le relazioni vissute sotto il patrocinio degli aspetti tra Venere e Chirone o di Chirone in campo settimo ci possono ferire perché non possono darci quello di cui abbiamo bisogno. Ad esse manca qualcosa di essen-ziale, non ci rendono felici appieno. Spesso la persona a cui ci leghiamo non ci puó appartenere, perché qualcosa di inesorabile ce lo impedisce. Non é come con gli

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