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Academic year: 2021

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LINGUAGGIO ASTRALE

dal 1970

Pubblicazione Trimestrale del Centro Italiano di Astrologia

ANNO XXXIII n. 131

Estate 2003

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SOMMARIO

120 Gli insiemi sfumati: quando Saturno si occupa di Nettuno... 4

DUBITO… ERGO SUM… 152 Garry Phillipson: Astrologia e anatomia del dubbio ... 8

355 Boris Cristoff: Lettera a Carlos riguardo al destino ... 25

622 Fulvio Mocco: Smarrito un gatto nella selva oscura dell’Oroscopo... 29

188 Angelo Vigorelli: L’astrologia sta rientrando fra le scienze naturali? ... 33

CASA TERZA: LA DELEGAZIONE DI ROMAGNA 360 Le origini e la storia del gruppo astrologico “Sagittarius” di Forlimpopoli ... 37

355 Rino Maneo: Romagna Capricorno? … in effetti… ... 39

380 Forlimpopoli - Forum Popilii... 42

385 Umberto De Giorgio - Rino Maneo: L’ipotesi natale del “Passatore”, al secolo Stefano Pelloni, il Robin Hood della Romagna... 48

361 Rino Maneo: Pellegrino Artusi: Leone generoso e amante della bella vita ... 51

386 Rino Maneo: Mario Zoli, (un) simbolo e (un) mito ... 56

366 Claudio Cannistrà: Intervista ad Attilio Mattioli ... 60

370 Attilio Mattioli: Tutta colpa della Luna?... 72

371 Tre poesie di Attilio Mattioli ... 74

CASA QUARTA: ASTROLOGIA ANTICA 401 F.R. De Ferbrache l’ mat: L’Astrolabio: il vecchio torna ad essere nuovo... 78

470 Maurice McCann: La previsione dell’incendio di Londra: il segreto di William Lilly ... 89

483 Renzo Baldini: L’abbinamento Segni-Pianeti. Divagazioni sul tema ... 96

CASA SESTA: LO STUDIO OPEROSO 654 Dante Valente: Gli anelli di sosta e la retrogradazione... 116

660 Lo spunto: Regno Unito e Capricorno... 119

CASA DODICESIMA 1240 Angela Castello: Quinto elemento... 122

CASA SETTIMA: IL RAPPORTO CON L’ALTRO 720 Carla Pretto: Lei, lui e… i surrogati amorosi ... 128

777 Antonio Olmeda: Le variazioni enigmatiche ... 145

780 Stefano Vanni: Astrologia della coppia (parte quarta)... 163

620 Lianella Livaldi Laun: Chirone nelle relazioni intime ... 171

CASA OTTAVA 810 Daniela Gregori: Parlando di Plutone... 176

880 Eric J. Weil: La morte di Pim Fortuyn ... 178

CASA NONA 901 Claudio Cannistrà: Per i nostri amici spagnoli ... 184

959 Recensioni... 191

977 Il premio Serena Foglia per il 2003... 193

990 Avvertenze per l’invio di articoli ... 195

980 Elenco dei Delegati e Corrispondenti CIDA ... 196

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In questo periodo di “abusi Euro”, ci piace sottolineare, – specialmente per i neo-Soci – che la quota annuale è immutata dal 1995!

Anzi semmai è leggermente diminuita (da L. 80.000 a 40 Eu- ro). Tutto per circa 1.000 pagine l’anno.

In termini di “potere d’acquisto reale”, come purtroppo sap- piamo – è come se avessimo … dimezzato la quota.

L’aumento notevole delle spese postali, della carta, della rile- gatura è stato compensato da alcune acrobazie di natura economi- ca, dal volontariato del Comitato di Redazione, e dalla semplifica- zione della composizione con tecniche informatiche. Condizioni che però ad altre strutture non sono bastate.

Per questo riteniamo che il merito principale vada a Te, caro Socio, che ci hai confermato la tua fedeltà, e ai nuovi Soci che af- fluiscono numerosi.

Per continuare su questo cammino dobbiamo però sollecitare i Soci che per distrazione non abbiano ancora provveduto al rin- novo… (la scadenza è riportata come sempre sul foglio che con- tiene stampigliato il vostro indirizzo!).

Ci spiace essere fiscali coi ritardatari, ma finiamo per diven- tare ingiusti con i Soci premurosi e corretti.

Per questo abbiamo riservato l’invio dei prossimi numeri

speciali solo ai Soci fedeli!!

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L.A. 131-120

C’è una branca poco conosciuta della statistica che attinge al campo filosofico, e che possiamo descrivere agevolmente con un esempio:

L’elefante, il leone sono animali decisamente grossi, il topolino, la formica sono animali piccoli.

Tecnicamente si dice che i primi appartengono all’“insieme” degli animali gros- si e i secondi all’insieme dei piccoli, secondo una scienza detta appunto “insemisti- ca” con utilissimi riscontri pratici, nonostante la sua ovvietà..

Consideriamo ora il cane, la pecora ecc.: a quale dei due insiemi apparten- gono?

Ecco allora l’introduzione degli “insiemi sfumati”. Non esistono più due cerchi distinti, ma una zona di passaggio graduale dal primo al secondo. Una zona che non si sa neppure a che punto abbia inizio. Per quantificare i dati si può assegnare alla formica o al Protozoo il valore zero e alla balena il valore 1: il cane sarà ad esempio circa 0.20 e la pecora 0.25.

Ecco gli insiemi sfumati (fuzzy sets in inglese). Questo intervallo 0 – 1 (propo- sto nel 1965 da Zadeh e Lofti) ebbe successo, anche perché ricorda la logica dei computers.

E’ una contestazione delle regole che stabiliscono una soglia numerica del SI o del NO per qualsiasi decisione, fra l’altro alla base della logica dei computers (es. i cm di statura per l’esenzione dal militare) o … al limite, dei “relata refero” in cui si quantifica un fatto, sulla base del pettegolezzo o della diffamazione.

La tecnica puo’ essere estesa anche ai rapporti umani, ai sentimenti e così via.

Per esempio l’invidia scatta nella zona grigia, perché può essere inesistente verso quelli che riteniamo decisamente inferiori a noi, come pure per quelli talmen- te “superiori” com merito da precluderci qualsiasi desiderio di rivalsa. Dipende se la nostra posizione sta in bilico a 0.50 o ben definita verso i due estremi (0 o 1).

Questi concetti non sono nuovi: erano stati ampiamente dibattuti nella filoso- fia greca con Aristotele, Parmenide, Eraclito: però solo Platone intuì l’importanza della zona sfumata.

Le applicazioni tecnologiche sono praticamente infinite: dai controlli dei pro- cessi industriali, alle guide satellitari delle auto, alle decisioni di natura medico-dia- gnostica (“sistemi esperti”), alle guide automatiche dei treni, alle reti neurali ecc.

GLI INSIEMI SFUMATI:

QUANDO SATURNO SI OCCUPA DI NETTUNO

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L’utililità di questa tecnica dipende eminentemente dalla chiarezza del lin- guaggio, condizione frequentemente disattesa.

Anche noi potremmo tenerne conto quando pontifichiamo in campo astrolo- gico, in quanto parliamo spesso di Bilancia, di Sagittario, come se si fosse nella zona

“nitida”, vicino a 1.0: in realtà la Bilancia purissima esiste solo nei manuali di Astro- logia. Piuttosto si dovrebbe immaginare un soggetto posto al centro dello Zodiaco e sottoposto a tante forze attrattive verso ognuno dei dodici segni e segnare il punto risultante dall’insieme di tante forze.

Con più insiemi si devono fare calcoli opportuni per avere una risultante finale.

Può essere intesa anche come la scienza che studia il vago e l’impreciso, ovve- ro “quando Saturno indaga scrupolosamente o scientificamente sul mondo di Net- tuno”…

Quello che si potrebbe fare in pratica, sia pure rudimentale, soprattutto in fase di allestimento di un tema, è la ricerca quantitativa di una qualità, ad esempio l’e- nergia psicofisica di un soggetto: si stabiliscono i pianeti interessati (in questo caso possiamo limitarci a Sole, Marte e Plutone), stabilire un valore tra 0 e 1 per ciascuno di essi (es. per un soggetto 0.80 di Marte, 0.10 di Sole e 0.90 di Plutone). Alla fine fare la media – o applicare la matematica dei fuzzy sets – e stabilire un punteggio di vitalità media.

È un sistema incompleto, perché il PESO del Sole potrebbe essere superiore a

quello di Plutone, tuttavia questo sarebbe un punto di partenza per un “sistema

esperto” che permetta ad un computer di proporre istantaneamente allo studioso

– anziché punteggi planetari – le qualità di un individuo, utilizzabili ad es. ai fini di

assunzione, di un matrimonio (tipo correttezza, generosità, responsabilità, fortuna,

salute, autonomia, sincerità, ecc. ecc.). Si avrebbe una scheda semplice con tanti

punteggi – forse rudimentali – ma meno deviati dalla soggettività dell’astrologo

che a volte proietta o vede diversamente a seconda della sua situazione psicofisica.

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Rammentiamo che la quota associativa – indipen- dentemente dal mese di iscrizione – va versata entro il 31 gennaio: ciò ci permette di non ricorrere ad aumenti della quota.

Il supplemento aggiornato “Database Articoli di

Linguaggio Astrale per Autore e per Argomento” a cura

di Rino Maneo, sarà inviato esclusivamente ai Soci in

regola per il 2003.

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ergo sum…

Garry Phillipson

Astrologia e Anatomia del dubbio Boris Cristoff

Lettera a Carlos riguardo al destino Fulvio Mocco

Smarrito un gatto nella selva oscura dell’Oroscopo

Angelo Vigorelli

L’astrologia sta rientrando

fra le scienze naturali?

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L.A. 131-152

PRIMA PARTE: PRESENTAZIONE DEL DUBBIO

Per l’astrologo, come per lo scienziato, è obbligatorio diffidare o almeno dubitare prima di emettere un giudizio. In particolare il dubbio va applicato nelle tre fasi di ogni indagine:

– la validità del principio di base – i procedimenti adottati

– la validità o l’utilità del risultato

Ad esempio può essere valido il principio di partenza, ma non le tecniche impiegate per valutarlo, o una tecnica corretta può essere interpretata male.

Il fattore emozionale e le proiezioni sono i nemici piu’ insidiosi per ogni ricerca.

Il dubbio è il compagno di ogni astrologo. Raccogliamo i dubbi sull’astrologia da parte di amici, familiari, media, scienziati, organismi religiosi, clienti - persino di astrologi. Come rispondiamo? Di solito, nel modo sbagliato.

Per illustrare ciò che intendo per “modo sbagliato” di gestire il dubbio, pensate al signore che mi contattò dopo aver letto sul mio libro, Astrologia nell’anno zero,

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l’intervista con un gruppo di scettici. Egli mi confidò che gli intervistati erano al soldo di una perfida organizzazione (sovvenzionata, naturalmente, dalla CIA) che dirige il mondo con l’aiuto della nostra dottrina. Essa vuole tenere per sé le cono- scenze astrologiche per cui finanzia organizzazioni di scettici in modo da depistare tutti gli altri. Egli supponeva che i miei intervistati sarebbero stati pagati in ragione di $ 400.000 per l’intervista. (Vi siete mai chiesti se non vi trovate dalla parte sba- gliata?)

Al di là di una fervida immaginazione, c’è un’opinione comune che circola fra gli astrologi riguardo al problema del dubbio. L’idea che l’astrologia è sicuramente vera e affidabile per chiunque l’avvicini; pertanto chi insinua dubbi su di essa è ignorante oppura lavora per qualche sinistra società segreta.

Nelle prossime pagine, sosterrò che questa visione del dubbio, sebbene appa- rentemente pro-astrologia, in realtà si basa su giudizi incompatibili con la stessa E che, per avvicinarci alla comprensione di ciò che è in realtà l’astrologia e di come funzioni, abbiamo bisogno di apprendere qualche lezione vitale proprio dal dubbio.

Garry Phillipson

ASTROLOGIA E ANATOMIA DEL DUBBIO

TRADUZIONE DI ANGELA CASTELLO

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Astrologia e dubbio: fin qui la storia

Ecco un breve riassunto per i lettori che hanno poca familiarità con gli sporadici dialoghi tra astrologi e scettici. Chiunque desideri maggiori informazioni può con- sultare le fonti citate in Note e Referenze alla fine dell’articolo. Gli scettici spaziano nel campo astrologico dalle ricerche ben condotte e accuratamente dimostrate a quelle che peccano di incoerenza e disinformazione. In questo, rispecchiano la gamma delle risposte fornite dagli astrologi. Certo, in alcuni casi, sembra ci sia stata un’intrusione rilevante

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di pregiudizi nelle dispute portate avanti dagli scettici - ma non c’è alcuna prova che tutte le loro conclusioni siano da considerarsi sbagliate.

C’è un nocciolo duro di accettabile evidenza scientifica pro-qualche tipo di effetto astrologico, e questo ha resistito ai ripetuti tentativi di confutazione;

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tuttavia, il raggio e la portata di tale effetto sono così piccoli e specialistici che venire a patti con essi dovrebbe risultare almeno altrettanto imbarazzante per gli astrologi che per gli scettici.

Ora, cosa succede quando il dubbio viene discusso e analizzato dagli astrologi?

Quasi sempre va in questo modo: uno scettico dice, “Attenzione, l’evidenza dei fatti suggerisce che l’astrologia non funziona.” Allora gli astrologi tentano di dimostrare che le prove sono state mal interpretate o raccolte in modo scorretto. Cerchiamo, in altre parole, di avere ragione. Ma le discussioni, come i giochi, possono essere vinte o perse soltanto se entrambe le parti concordano sulle regole fondamentali. Per partecipare alla discussione, dobbiamo concedere che il quadro di riferimento degli scettici sia applicabile all’astrologia.

Secondo me, questa concordanza ci porterebbe troppo lontano. Accettandola, perderemmo una alternativa - l’opportunità di riflettere ed imparare dal dubbio nell’ambito di un quadro astrologico di riferimento. Riabilitando il dubbio nell’am- bito dell’astrologia, direi che potremmo giungere ad una migliore comprensione della nostra disciplina e degli elementi che forniscono le basi per un’accurata analisi dei temi. Tuttavia ci sono molte svolte e imprevisti durante il percorso prima di rag- giungere la meta. Per convincervi che il viaggio vale la pena permettetemi, cari let- tori, di illustrarvi in dettaglio i due motivi per cui gli astrologi dovrebbero interes- sarsi maggiormente al dubbio.

Motivo N° 1: il gusto della nostra stessa medicina

In un determinato momento, quasi tutti gli astrologi avranno detto ai clienti che era preferibile affrontare direttamente le cose più raggelanti o penose e che si sa- rebbero sminuiti nel nascondersi di fronte a certe situazioni. Se combattiamo la paura ed accettiamo il dolore, li possiamo integrare, imparare da essi, e diventare pertanto più forti. Questo è un tema comune nel mito, nella fiaba e in psicologia.

Per esempio, attraverso il tentativo di curare la sua ferita, Chirone divenne saggio e

capace di guarire gli altri. La principessa scopre che il ranocchio a malapena tollera-

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rato si trasforma in principe. Lo psicologo James Hillman afferma: “L’anima vede at- traverso l’afflizione” e “La ferita e lo sguardo sono una sola cosa.” Carl Jung scrive:

“Solo i medici che sono stati feriti sono in grado di guarire gli altri.”

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Qual è la ferita dell’astrologo? Cos’ altro se non il dubbio - il constatare come così tanti amici con- siderano il nostro interesse niente altro che ingenuità e credulità? Forse, in qualità di astrologi, dovremmo accettare i nostri stessi consigli ed imparare da questa feri- ta; forse, lo scetticismo che spesso sembra tanto pesante ci porterà a crescere e im- parare, se saremo realmente pronti a prenderne coscienza.

Motivo N°2: la ricerca del significato

Innanzitutto e soprattutto, l’Astrologia è una ricerca di significato. Noi analizziamo gli aspetti mondani non per il semplice gusto dell’analisi in sé ma perché vi leggia- mo un significato. Non studiamo gli aspetti del cielo o dei nostri amici solo per il desiderio di scoprire dati casuali in un catalogo infinito (come osservatori ferroviari che hanno esteso le loro osservazioni dai treni a “qualsiasi elemento dell’universo”).

Gli astrologi osservano gli aspetti perché credono che le cose osservate hanno un significato - e questo funziona in entrambe le direzioni: dall’alto al basso e dal bas- so in alto. Se, nel cielo, Saturno si mette in quadrato a Marte mi aspetto che ciò si- gnifichi qualcosa anche sulla terra; se Jim non riesce a conservare un lavoro per più di due settimane, mi aspetto che ciò venga significativamente registrato in alto - attraverso il tema di Jim.

Dato per scontato che questo principio generale - gli aspetti hanno un signifi- cato - è parte integrante dell’astrologia, sembra strano che gli astrologi diano così poca importanza alla più ovvia configurazione dell’astrologia stessa: quella, cioè, che l’astrologia è sempre oscurata dal dubbio. L’articolo ha lo scopo di trovare il si- gnificato di questa caratteristica.

Analisi del dubbio

Ma è poi vero che il dubbio abbia sempre accompagnato l’astrologia? Per dimo- strarne la veridicità vorrei presentare delle citazioni di alcuni scettici contro l’astro- logia, tratte da documenti storici.

Per organizzare queste informazioni sarà utile dividere il dubbio in tre catego- rie, che forse si spiegano meglio con l’analogia. Se qualcuno vi dicesse che è stata costruita una macchina capace di tramutare il carbone in diamanti potreste voler chiedere tre cose:

– Principi: è possibile, in teoria, trasformare il carbone in diamanti?

– Procedure: esistono difficoltà tecniche che ne impediscono l’attuazione pratica?

– Pratica: i diamanti vengono effettivamente fuori dalla macchina?

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Nello stesso modo, possiamo considerare tre forme differenziate di dubbio in astrologia:

– Dubbio sui Principi dell’astrologia: la struttura teoretica che la renderebbe possi- bile.

– Dubbio sulle Procedure dell’astrologia: le tecniche e la metodologia usate dall’a- strologia.

– Dubbio sulla Pratica dell’astrologia: il prodotto finale, le informazioni che offrono gli astrologi quando analizzano le carte.

La seconda parte dell’articolo fornisce esempi storici sui tre differenti tipi di dubbi - su Principi, Procedure e Pratica. Ci dà un quadro sulla situazione del “dub- bio in astrologia” (se qualcuno non ne fosse ancora molto informato) e dimostra che gli scettici sono presenti in qualsiasi periodo storico da noi osservato (vedi Ta- bella sotto). Sostenuta da queste informazioni, la terza parte tornerà su ciascun ti- po di dubbio, considerando ciò che potrebbe significare la loro comprensione in un contesto astrologico.

STORIA DEL DUBBIO: SEQUENZA TEMPORALE GRAFICA (Alcuni dati sono approssimativi)

A.C.

1780 Anonimi aruspuci babilonesi 669 Astrologi babilonesi dissenzienti

50 Cicerone

D.C.

Antica Era Cristiana 60 Seneca

150 Tolomeo, ecc.

200 Sesto Empirico 397 S. Agostino 500 D.C.

1000 D.C 1150 Michael Glycas

1160 Ibn Ezra

1225 Il vescovo Roberto Testagrossa 1277 Il vescovo Stephen Tempier

1500 D.C. 1623 Francesco Bacone

1703 John Gadbury

1952 Carl Gustav Jung

1955 Michel Gauquelin

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1966 John Addey

1977 Geoffrey Dean et al.

1995 Richard Dawkin

2000 D.C. 2000 Dennis Elwell

SECONDA PARTE: IL DUBBIO NELLA STORIA Dubbio N° 1: Principi

Il primo dubbio ruota intorno ai principi: è possibile, in linea di massima, che l’a- strologia funzioni? Inevitabilmente, ciò implica il confronto dei concetti astrologici con tutta una serie di idee sul mondo reale. La gente valuta se i due concetti posso- no coesistere e, in caso contrario, conclude che l’astrologia deve essere illusoria.

Nell’attuale civiltà occidentale, l’astrologia è abitualmente messa a confronto con il sistema di riferimento scientifico. Per esempio, tre personaggi considerati al momento come gli alti sacerdoti dello scetticismo – Geoffrey Dean, Arthur Mather, Rudolf Smit – dicono: “Abbiamo incominciato (l’astrologia) seguendo, pressappoco, lo stesso iter degli astrologi - abbiamo calcolato temi natali, visto ciò che funziona- va, e ne siamo stati catturati. L’astrologia è diventata la nostra passione… e ci siamo sempre più convinti che funziona”. Fino a quando, cioè, non hanno verificato il pre- supposto che essa potesse essere convalidata dalla scienza. A quel punto: “Fummo costernati nello scoprire che artigianalità ed errori sembravano spiegare ogni cosa.

Il nostro meraviglioso mondo astrologico incominciò a collassare.”

Questi signori si aspettavano che l’astrologia fosse corroborata dalla scienza moderna. Non erano i primi. Retrocedendo di 3.800 anni, abbiamo notizie di un astrologo babilonese che aveva previsto un’eclissi di Luna, la qual cosa gli sembrava un cattivo presagio. Tuttavia, per essere sicuro decise di controllare la sua interpre- tazione riferendosi alla scienza dei suoi tempi ed esaminò le viscere di un animale sacrificato.

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La questione, qui, non è quella di confrontare la scienza moderna con l’esame delle viscere ma suggerire che, durante le varie epoche, l’astrologia è sem- pre apparsa sufficientemente nebulosa da richiedere conferme tramite una qualsia- si autorità contemporanea.

Tra la lettura delle visceri e la scienza fa la sua apparizione il Cristianesimo; in Occidente questo fornì per molti anni un punto di riferimento entro il quale l’astro- logia tentò di trovare una sua legittimazione. Così, per esempio, nel 12° secolo tro- viamo il monaco Michael Glycas

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e, nel 13° il vescovo Stephen Tempier

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- i quali obiettavano che l’astrologia significava necessariamente assogettarsi al dominio del fato e che, in tal caso, il Giorno del Giudizio non avrebbe avuto senso.. Peratanto, l’astrologia era assurda.

Un altro tipo di obiezione afferma che, in linea di principo la sola idea di corre-

lazione tra i pianeti e la vita sulla terra è ridicola. Questa disputa (sebbene coloro

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che la propongono non sempre se ne rendano conto) si basa ancora sull’idea del come funziona la realtà e su quella del genere di influenza presumibilmente impli- cita nell’ astrologia.

Diversi esempi di questo tipo di criticismo sono avanzati dal moderno scettico Richard Dawkins.

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Per esempio: “Un pianeta è così lontano che la sua spinta gravi- tazionale su un neonato sarebbe annullata dalla spinta del pancione del dottore”

Questa affermazione comprende due punti in uno: primo, la supposizione che i pia- neti siano troppo lontani per esercitare una qualsiasi influenza; secondo, che se per qualche ragione potessero, per lo stesso motivo ce ne sarebbero molte altre (in- fluenze) più vicine da prendere in considerazione.

Entrambi i dilemmi sono esposti da Cicerone: “Gli spazi… che separano il Sole da Marte e da Giove e da Saturno… sono infiniti ed immensi. Quali influenze, allora, potrebbero trasmettere… alla terra queste orbite così lontane?” E: “Quale fol- lia è immaginare che mentre osserviamo i rapidi movimenti e le rivoluzioni del cielo non dovremmo accorgerci dei cambiamenti dell’atmosfera proprio intorno a noi…?”

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Dubbio N°2: Procedure

La distinzione tra obiezioni all’astrologia in linea di principio e obiezioni alle sue procedure fu ben espressa dal vescovo Robert Grosseteste nel 13° secolo: egli chiese ai suoi lettori di presupporre per un istante che “le costellazioni hanno un significa- to ed un effetto sul funzionamento della volontà, sugli eventi chiamati fortuiti e sul comportamento umano, tuttavia (anche in tali circostanze) non sarebbe possibile ad un astrologo esprimere un giudizio in proposito,

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a causa di difficoltà, confusio- ne e contraddizioni dovute alle procedure della stessa astrologia.

Perciò, nell’esempio della produzione dei diamanti, la discussione sarebbe:

“Certo, è teoricamente possibile trasformare il carbone in diamante, ma i problemi inerenti alla sua attuazione rendono ciò impraticabile.” Consideriamo adesso come questo tipo di obiezione può applicarsi all’astrologia.

Dean et al. commenta che “il contenuto informativo del tema eccede sempre la nostra capacità di gestirlo. Ciò significa che gli astrologi… sono costretti a foca- lizzarsi su qualsiasi sottoinsieme di fattori che la loro esperienza, o quella dei loro maestri, ha dimostrato ‘funzionale’. Ma il sottoinsieme che ‘funziona’ è raramente uguale tra un astrologo e l’altro”.

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Fin qui, nulla di nuovo. Duemila anni fa, Seneca chiedeva: “Cos’altro è ciò che

introduce tali grandi errori nell’opera di chi redige carte natali se non il fatto che

essi ci assegnano così poche stelle, quando quelle che brillano in cielo reclamano

diritti su una parte di noi? È possibile che quelle più basse nei cieli abbiano un pote-

re più diretto su di noi, ma non è forse vero che anche quelle fisse, o quelle il cui

movimento eguaglia la parte del cielo che appare fissa, non sono prive di una certa

signoria su di noi?

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Del problema si era reso conto anche Tolomeo: “Rinunceremo all’antico meto- do di predizione, che mette insieme tutte o la maggior parte delle stelle perché è molteplice e pressocché infinito. . . ed inoltre lo tralasceremo in virtù delle difficoltà che esso presenta sia nell’usarlo sia nel seguirlo”.

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Un altro problema di procedura che viene talvolta sollevato è quello degli astrologi discordi fra di loro. Se risaliamo addirittura al 26 marzo del 669 A.C., ab- biamo la documentazione di disaccordo fra astrologi: “Mio Signore, chi scrive in questo modo al re? Ripeto: egli non comprende la differenza tra Mercurio e Venere”.

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Un millennio e mezzo fa, troviamo Ibn Ezra che scrive: “Se vi capita di da- re un’occhiata al libro di Abu Ma’shar sulla congiunzione dei pianeti, non dovete te- nerne conto; nessuna persona sensata sarebbe d’accordo con la sua teoria”.

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La lista delle discordanze potrebbe moltiplicarsi quasi all’infinito. Tali contro- versie ispirano dubbi sull’astrologia come viene rispecchiato dai commenti di Dean, che puntualizza sul “drammatico disaccordo relativo ai fondamentali, come quale zodiaco, quale sistema delle case, se ce n’è, quali pianeti oltre i primi sette, quali aspetti, quali orbite, quali metodi di direzione, e così via”

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e sostiene che ciò rap- presenta uno dei motivi che ostacolano pesantemente la credibilità dell’astrologia.

Tutto questo viene ripreso dallo statista e filosofo Francis Bacon che scriveva nel 1623: “Per quanto riguarda l’astrologia, essa è così piena di superstizioni che a malapena vi si può scorgere qualcosa di notevole. Ciononostante, preferirei che essa fosse ripulita piuttosto che rifiutata”.

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Anche gli astrologi hanno sempre desiderato di risolvere tutte le disparità esistenti - per esempio, John Gadbury nel 1703: “Vorrei che questa nobile arte fosse corretta in modo adeguato”.

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e Dennis Elwell nel 2000:

“Date le nostre pretese, è semplicemente folle non raggiungere un accordo su quel- lo che dice l’astrologia, piuttosto che su quello che afferma un determinato astrolo- go”.

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Dubbio N°3: la pratica

Se siete convinti che il carbone non possa convertirsi in diamanti in linea di princi- pio e che, in ogni caso, ci sarebbero problemi insuperabili durante il processo – ma in seguito avete visto una macchina con il carbone ad una estremità e i diamanti che uscivano dall’altra – ciò potrebbe spingervi ad un ripensamento. Così, arriviamo alla pratica dell’astrologia: i risultati effettivi che ottengono gli astrologi. Se le ana- lisi e i giudizi che questi forniscono sono significativi, allora il processo contro l’a- strologia decade. Gli scettici e gli astrologi dovrebbero soltanto mettersi d’accordo su ciò che costituisce la “significatività.”

Un ovvio sistema per testare la significatività astrologica consiste nel definire

con precisione il significato di un fattore nel tema – come, per esempio, “quando

(Arthur) Mather usava i dati per 900 maggiori terremoti in modo da testare l’affer-

mazione che essi tendevano a verificarsi mentre Urano si trovava al MC o all’IC”.

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L’idea – non irragionevole – è che, se in una determinata posizione, un certo piane-

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ta sull’Ascendente o sul Mediocielo assume un significato, allora dovrebbe essere teoricamente possibile tradurre tale significato in probabilità statistica.

Così, 1700 anni fa, troviamo Sesto Empiricoche afferma: “Sono sicuro che se la previsione deve essere attendibile, la stessa posizione degli astri non dovrebbe esse- re collegata una sola volta con la vita di una sola persona, ma una seconda con una seconda, una terza con una terza persona, in modo che, dall’uguaglianza degli ef- fetti, possiamo essere in grado di imparare che quando le stelle hanno assunto una certa configurazione il risultato sarà certamente di un certo tipo”.

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Mi pare giusto sottolineare che l’astrologia non emerge da questi test con tut- te le armi pronte a far fuoco. I test più rinomati e completi sono quelli di Gaque- lin,

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che mostrano un risultato significativo – ma così specializzato da essere prati- camente inutilizzabile nell’ astrologia quotidiana.

Ciò non è piacevole per chi ha interesse al dibattito: Chi desidera sostenere l’a- strologia trova a sostegno un mucchietto di terra al posto di una montagna, mentre chi desidera invalidarla una volta per tutte dovrebbe giustificare dei dati che dimo- strano un qualche tipo di effetto astrologico.

Spesso ci sono obiezioni sul modo di stabilire e portare avanti i test astrologici, ma sembra che non dovrebbe essere necessario preoccuparsi circa la formulazione dei test - basterebbe essere in grado di osservare le vite dei “gemelli-astrali”

John Addey faceva notare: “Se l’astrologia è veritiera coloro che sono nati nel- lo stesso tempo dovrebbero seguire percorsi di vita simili…”.

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Egli non era il primo a fare tale constatazione. Alla fine del 17° secolo, John Gadbury aveva chiesto ai let- tori del suo almanacco i dati natali e i principali “avvenimenti” dei bambini nati il 4 e il 5, 1664 per collaborare al suo progetto di ricostruzione dell’astrologia secondo direttive più scientifiche.

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Riportandoci ancora più indietro, S. Agostino scriveva che l’analisi di una cop- pia di gemelli astrali con l’ora esatta era “del tutto sufficiente per distruggere… la fiducia nell’astrologia”. Aveva sentito di due bambini nati nella stessa data, al minu- to esatto – uno da famiglia benestante, l’altro da una schiava – le cui vite avevano seguito percorsi diversi.

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TERZA PARTE: IL DUBBIO - IN UN CONTESTO ASTROLOGICO La Pratica rivisitata

Per collocare il dubbio nel contesto astrologico, incominciamo dalla dichiarazione

assiomatica di Bonatus (13° secolo): “L’astrologo è soggetto a sbagliare… quando il

querente, come molti altri, viene soltatnto per metterlo alla prova o per giocargli un

tiro dicendo, ‘Andiamo da quell’astrologo e chiediamogli la tal cosa, così potremo

constatare se dice o no la verità.’ [e anche]… quando il querente non fa una richie-

sta con intenzioni serie o ben definite…”.

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Questo suggerisce due cose: 1) Non dovremmo aspettarci dall’astrologia un buon funzionamento in qualsiasi circostanza; 2) in particolare, non dovremmo aspettarci che l’astrologia funzioni se viene sottoposta a “ test”.

Il concetto che il reale viene scoperto attraverso molteplici test è basilare per il metodo scientifico. Tuttavia, se è vero ciò che afferma Bonato, allora gli astrologi dovrebbero essere intrinsecamente incapaci di essere sottoposti a dei test. Ma a co- sa può portare tutto questo? Che genere di dottrina si suppone sia l’astrologia?

Se si chiede una valutazione ad un astrologo egli probabilmente incomincerà ad esaminare qual è il pianeta reggente. Gli astrologi e la loro dottrina sono retti da Mercurio

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- un pianeta per natura ambivalente, difficile da vedersi, né una cosa né l’altra. Come dice William Lilly: “Non possiamo chiamarlo né maschile né femminile, poiché è l’uno o l’altro secondo il pianeta cui si congiunge; infatti, nella congiun- zione con un pianeta maschile diventa maschile, con uno femminile diventa fem- minile… con un pianeta positivo diventa positivo, negativo con uno negativo”.

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Così, il pianeta reggente degli astrologi e dell’astrologia fa venire in mente che que- sta analisi non debba essere chiara ed ovvia per tutti; risulta invece elusiva per na- tura. (incidentalmente, se ci riferiamo all’attuale attribuzione della signoria astrolo- gica ad Urano, abbiamo nuovamente un pianeta intrinsecamente volatile e impre- vedibile.)

Se la materia è sfuggente, come abbiamo già detto, questo spiega in modo inequivocabile perché lo scopo e la precisione dell’astrologia non riescano ad essere inquadrati da test e ricerche. Però, questo suscita una ulteriore domanda: se l’astro- logia è così elusiva, come mai tanti astrologi riescono ad usarla? Cosa potrebbe rendere gestibile una tale mutevolezza? E questo ci riporta alle procedure dell’astro- logia.

Procedure rivisitate

Cosa fa l’astrologo per captare messaggi significativi da questa dottrina mercuriale?

Come si può conciliare il fatto che diversi astrologi usano tecniche diverse e talvolta conflittuali con il fatto che ognuno di essi afferma di ottenere risultati corretti?

Per ciò che riesco a capire, ci sono soltanto due modalità fondamentali per trattare il problema. Una consiste nel ribadire che vi è una sola tecnica astrologica.

Questo era l’approccio di John Gadbury quando, lamentandosi che “non abbiamo ancora tale scienza perfetta”, incominciò a raccogliere dati precisi su cui lavorare nella speranza di giungere una volta per sempre ad una definitiva e perfezionata struttura di tecnica astrologica.

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Il punto è che non appare nessuna certezza a so- stenerlo. Sebbene l’astrologia sia circolata per millenni, gli astrologi continuano a lavorare con una gamma di techniche diverse, come sempre.

In alternativa – più adatta al simbolismo di Mercurio – si potrebbe suggerire

che, in qualche modo, tecniche astrologiche differenti riescano a funzionare egual-

mente bene. Proprio come Mercurio prende, per esempio, le qualità di Venere o Gio-

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ve quando è è aspettato da tali pianeti, così la camaleontica astrologia può assu- mere le sembianze delle tecniche occidentali o vediche.

Se non c’è un insieme definitivo di tecniche una gran parte del peso rimane sulle spalle dell’astrologo. Seguendo tale concetto, Cardano scrisse: “Chi ha un’opi- nione troppo alta di sé incorrerà facilmente in errori di giudizio; d’altra parte, chi è troppo diffidente non è adatto a questa scienza”.

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Pertanto, il messaggio di Carda- no è che l’astrologo deve possedere la giusta attitudine per raggiungere una corret- ta valutazione – per padroneggiare, cioè, la pratica dell’astrologia. Si richiede qual- cosa di più rispetto alla semplice facilità nel gestire gli aspetti tecnici dell’astrologia.

Lilly espresse questo “qualcosa” quando dichiarava”… più sei santo; e più vicino a Dio, darai un giudizio più puro”.

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Penso sia giusto riferire come l’idea che l’astrologo dovesse liberarsi da ogni presunzione (ed essere persino “santo”) circolasse in sordina durante gli ultimi due o tre secoli. Con l’avvento del modello scientifico, si giunse a presupporre che anche l’astrologia avrebbe dovuto essere considerata una scienza - un insieme og- gettivo di leggi applicabile in qualsiasi tempo, dovunque, da chiunque, con uguale successo.

Qualsiasi opinione che metta l’accento sulle motivazioni dell’astrologo e del cliente quali fattori determinanti circa il successo o il fallimento dell’analisi di un tema è in completa antitesi con la definizione dell’astrologia quale scienza conven- zionale. E questo, io credo, è un aspetto dell’astrologia cui possiamo rifarci e ricolle- garci, se spingiamo l’analisi del dubbio fino alla sua conclusione post-logica. Tale prospettiva mostra la necessità che l’astrologo si collochi in una posizione mentale probabilmente descrivibile come meditativa, o umilmente riflessiva prima di giudi- care un tema. Di qui, un moderno esponente dell’astrologia tradizionale, John Fraw- ley, dice ai suoi studenti che la più importante lezione per gli astrologi è riconoscere un potere più grande e abbassare il proprio orgoglio, prima di permettersi un giudi- zio: “è troppo facile analizzare l’astrologo quando dovreste analizzare il tema… Do- vete mettere le vostre opinioni e presunzioni da parte… E soprattutto ricordare che voi non sapete - l’astrologia sa”.

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Quando gli astrologi reagiscono come se il dubbio fosse un nemico, in un certo senso hanno ragione. È necessario per un astrologo avere fiducia- ma in maniera giusta. Come afferma Cardano, “Chi ha un’opinione troppo alta di sé è suscettibile di cadere in molti errori di giudizio…”.

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Perciò, questa sicurezza non deve trasfor- marsi in orgoglio egoistico o in cieco dogmatismo.

Principi rivisitati

Quali sono le conseguenze di questa discussione sui principi astrologici?

Innanzitutto, possiamo supporre che i critici irriducibili dell’astrologia non sia-

no soddisfatti di questo modo di pensare, non fosse altro perché sottrae molto abil-

mente l’astrologia alla verifica scientifica. Se l’astrologia viene sottoposta ai test

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non funziona: qualsiasi fallimento potrà essere giustificato dalla mancanza di fidu- cia da parte dell’astrologo o del cliente. Infatti – i critici potrebbero protestare – l’astrologia verrebbe ad essere trasformata in oggetto di culto piuttosto che di cer- tezza; il modello che ne emerge non è soltanto non-scientifico ma addirittura reli- gioso.

Vorrei agiungere maggiori postille a questa considerazione ma sembra che essa contenga qualcosa di vero. Al modello di astrologia in discussione si può applicare il pensiero di S.Anselmo relativo alla conoscenza di Dio: “Mi rimetto a Lui per poter comprendere”.

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Gli astrologi esercitano la fede, e questa fiducia è un elemento che contribuisce ad ottenere informazioni esatte dal tema. Essi pensano che la loro fe- de, il loro affidarsi sia giustificato dai risultati. Gli scettici usano lo scetticismo e trovano che i giudizi astrologici siano inconsistenti; anche lo scetticismo viene con- fermato dai risultati.

Questa prospettiva è completamente difendibile nel quadro di riferimento astrologico - proprio come è largamente ingiustificata da un punto di vista scienti- fico. Se vivessimo in un universo inerte e indifferente avrebbe senso pretendere di avere la capacità di esaminare le sue leggi in modo obiettivo. Abbiamo qui il para- digma della scienza classica: il mondo è un cadavere, così finché il medico segue le procedure il suo umore non è rilevante ai fini dell’autopsia.

Tuttavia, questo non è il paradigma dell’astrologia. Da questo punto di vista, noi viviamo in un mondo interamente correlato e significativo - sensibile, persino vivo. E quando si interagisce con un essere vivente le qualità tipo fiducia, fede e ri- spetto assumono una importanza vitale.

Come dobbiamo considerare il parallelo tra la dottrina astrologica e quella reli- giosa? Prima, ho definito l’astrologia come uno studio sul significato. Il contesto era che le cose apparentemente non collegate “significavano” qualcosa; per esempio, in una carta oraria Saturno potrebbe significare “qui è il luogo in cui hai perduto le tue chiavi” Dato questo livello di interazione tra microcosmo e macrocosmo, c’è (si- curamente) un piccolo e inevitabile passo verso l’esistenza di un “significato” di più vasta portata nell’universo. Se gli esempi individuali mostrano che la vita è scritta nelle stelle, allora molto più ne segue che lo stesso universo è in qualche modo si- gnificativo, e che tutto è come è per una ragione ben precisa.

Se c’è un significato relativo al come è questo mondo, sembra allora ragione-

vole supporre che ci sia un motivo perché l’astrologia sia sempre stata afflitta dal

dubbio - perché sia in un certo senso oscura e mai dimostrabile. Prendiamo come

termine di riferimento il tradizionale Dio creatore (in quanto il ragionamento risulta

più facile): se Dio ha creato un universo con inclusa l’astrologia, e questa astrologia

fornisce davvero le chiavi e gli indizi sulle attività di tale universo, allora dovremmo

certamente supporre che Dio, se ciò fosse nei suoi scopi, sarebbe in grado di far ac-

cettare l’astrologia a tutti. Se l’astrologia è difficile o impossibile da dimostrare ci

deve essere una ragione. Gli scettici, naturalmente, concluderebbero che la ragione

è negativa: l’astrologia non può essere dimostrata perché non funziona. Io sarei del

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parere che ci possa essere una ragione positiva - forse, per l’astrologia, il non essere dimostrabile può risultare, in effetti, l’unica opzione che abbia senso.

Come abbiamo visto, per sua natura l’astrologia ha a che fare con l’intercon- nessione. Così, sarebbe logico scoprire che tale interconnessione sia una parte rile- vante di ciò che vediamo quando ce ne scostiamo e tentiamo di valutarla dall’ester- no. Ipotizziamo di riuscire a dimostrare, oggettivamente, che l’astrologia sia valida.

In tal caso – se funzionasse indipendentemente dal nostro atteggiamento – l’astro- logia in sé non mostrerebbe alcuna correlazione: ci troveremmo ad avere un’astro- logia la quale dice che qualsiasi cosa influenza ogni altra cosa, che ogni cosa è in qualche modo interdipendente; tuttavia, sarebbe possibile per chiunque usarla, sen- za condizionarla attraverso il nostro stato mentale, il che dimostra come – almeno in questo caso – non ci sia alcuna attinenza con l’interconnessione. Mi sembra che ci sia una contraddizione in termini. Certo, ci aspetteremmo che l’analisi di un tema astrologico riassumesse i principi di collegamento su cui si basa l’intera dottrina piuttosto che ne sia in qualche modo esentata. Vi consiglio, quando realmente ci ri- flettete sopra, di considerare che l’idea di un’astrologia funzionale senza l’attitudine personale dell’astrologo è davvero una contraddizione imperdonabile- simile all’idea dell’acqua che non mostra umidità.

Ma provate ad immaginare il contrario – che l’astrologia sia confutata dal mondo scientifico. Di nuovo, questo non sarebbe in linea con l’ambigua natura di Mercurio. Così, se siamo d’accordo che le qualità di Mercurio sono le stesse qualità dell’astrologia, ne segue logicamente che le ricerche scientifiche sull’astrologia manderanno un flash di qualcosa, di quando in quando, un indizio di effetto astro- logico che non può essere spiegato al di fuori di sé - ricerche come quella di Gau- quelin

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e forse quella di Roberts e Greegrass sui gemelli astrali.

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Accettiamo X = X oppure no

Come ho dichiarato all’inizio, lo scopo dell’articolo è quello di presentare un’indagi- ne sul dubbio all’interno dell’astrologia, senza alcun tentativo di “dimostrarne la va- lidità” a tutti. In verità, il senso della discussione è che tale prova risulta intrinseca- mente impossibile. Tuttavia, può essere interessante riflettere su una obiezione che potrebbe venire dal campo degli scettici.

Se le nostre aspettative condizionano gli avvenimenti (potrebbero obiettare i critici) anche gli esperimenti scientifici potrebbero risultare diversi secondo le aspettative degli sperimentatori. Allora dove andremmo a finire?

In realtà ci ritroveremmo proprio in questo mondo. Un argomento a favore si

può trovare in una serie di test condotti da Marylin Schiltz e Richard Wiseman. I te-

st riguardavano la “sensazione di essere fissati a distanza” – per accertare se la gen-

te si accorgesse o meno del momento in cui veniva osservata. Nel tentativo di risol-

vere la divergenza sui risultati, Schiltz e Wiseman prepararono due serie di test, nel-

la stessa sede, e con tutte le possibili variabili dell’equazione.

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Questi test, tuttavia,

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dettero le stesse disparate risposte dei test precedenti. Schiltz era convinta che la

“sensazione di essere fissati a distanza” fosse un fenomeno reale; Wiseman, il con- trario. E come per gli altri test, Schiltz ottenne dei risultati che convalidavano la sua tesi; Wiseman lo stesso. Questa discrepanza, in cui gli sperimentatori ottengono i risultati che si aspettano, è un fenomeno ben conosciuto a livello scientifico, e vie- ne chiamato “effetto esperimento”

Gli astrologi potrebbero trovare simbolicamente appropriato che un effetto di connessione si verificasse nel primo tentativo di applicare la statistica all’astrologia.

Nei primi anni ‘50, Jung effettuò un’indagine statistica sulla sinastria tra coppie sposate. Egli pensò, dopo aver letto Tolomeo, che le combinazioni di tre inter-aspet- ti avrebbero potuto essere presenti senza doversi riferire al caso: il Sole congiunto alla Luna, la Luna congiunta alla Luna, e l’Ascendente congiunto alla Luna. Analiz- zando i dati in tre lotti (come capitava), Jung trovò ogni volta un alto grado di si- gnificatività - ma ognuno dei tre gruppi mostrava una combinazione planetaria di- versa tra quelle che stava cercando. Quando i tre gruppi furono mescolati, la signi- ficatività apparsa in ognuno di essi scomparve.

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È interessante notare il fattoche Jung incominciò a nutrire sospetti mentre si trovavava a metà dei test ed in procinto di ottenere i risultati che si aspettava: “Un pensiero lo folgorò: e se Mercurio gli avesse giocato un tiro?”

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Quando Jung descrisse l’esperimento in Sincronicità: un principio di connes- sione a-causale, tracciò ripetutamente dei paralleli tra le sue scoperte e quelle di J.

B. Rhine con i test di parapsicologia: “… la prima serie degli esperimenti produceva, in genere, i migliori risultati, che poi rapidamente peggioravano. Ma quando diven- tava possibile riaccendere l’interesse per l’esperimento, in genere piuttosto noioso, allora i risultati miglioravano nuovamente. Se ne deduce che il fattore emozionale giuoca un ruolo importante”.

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Ciò è conforme all’idea che all’astrologo e al cliente sono necessarie fede e fi- ducia. La fiducia nell’astrologia crea uno stato emozionale intenso ed interessato che può, a sua volta, contribuire a creare le condizioni adatte per un’analisi accura- ta ed utile. Chiaramente, questa fiducia non è l’unico fattore importante, ma un’a- nalisi di tutti i fattori che bisogna mettere insieme per una lettura accurata del te- ma esula certamente dallo scopo di questo articolo. Il punto è che la semplice pre- senza della fede, ed il conseguente livello di interesse, possono diventare fattori ri- levanti.

In ogni caso, a chi appartiene questo mondo?

Qualche lettore può incominciare ad essere irrequieto. Gli astrologi combattivi vor-

ranno vedere finalmente sconfitto il criticismo contro l’astrologia mentre gli scettici

(se qualcuno di loro legge questa rivista) aspetteranno di dare il colpo di grazia al-

l’astrologia. Ad ogni buon conto, la prospettiva emergente da questa discussione è

che entrambi i punti di vista – pur nella loro contradditorietà – sono validi. L’astro-

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logia va bene nel mondo degli astrologi: Nel mondo degli scienziati, invece, non funziona quasi per niente. Come mai?

Ecco una storia indiana. Un gruppo di sapienti discuteva sul mondo: è finito o infinito? L’anima è in qualche modo separata dal corpo? Un saggio, dopo averli ascoltati, paragona i sapienti ad un gruppo di ciechi. Un rajah aveva ordinato a questi, che erano ciechi fin dalla nascita, di scoprire come era fatto un elefante.

Così, furono portati davanti ad un elefante. Uno afferrò una zampa, uno la probo- scide, un altro una zanna, e così via. Il rajah chiese: “Allora, com’è un elefante?”

Ognuno incominciò a descrivere la parte che aveva sottomano: “È come il tronco di un albero” “No, è come un vomere,” ecc. I ciechi incominciarono a contraddirsi sempre più violentemente – “No, un elefante non è per niente così” – e alla fine vennero alle mani.

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Tutto perché ognuno credeva di aver afferrato tutto ciò che c’era da sapere.

La parabola descrive qualcosa di analogo alla situazione che, io credo, viene a determinarsi quando scettici bene informati ed astrologi tentano di risolvere le loro divergenze. Partendo da punti di riferimento diversi, scoprono contraddizioni irri- solvibili tra le loro esperienze e le informazioni che presentano gli avversari; da qui, il passo verso sospetti, accuse, fine della discussione e inizio della controversia è davvero breve.

Entrambe le parti di solito iniziano dall’idea che vedere significa credere, che non bisogna rifiutare le prove accumulate nell’applicazione dell’astrologia o della scienza. Ma in un mondo in cui tutto è collegato, deve essere vero che, entro un certo limite, credere significa vedere. Il quadro di riferimento e di aspettative da cui consideriamo il mondo gioca il suo ruolo nel creare il mondo come lo vediamo. Per- ciò, le prese di posizione degli astrologi e degli scettici possono essere entrambe va- lide – per quanto apparentemente contrastanti. Solo, ognuno ha parti differenti dell’elefante.

Personalmente, non credo che questo debba ostacolare gli astrologi quando tentano di convalidare l’astrologia nell’ambito scientifico. Al di là di tante futili di- spute, qualcosa di effettivamente interessante viene fuori da questo dialogo. Esso fornisce prove sufficienti per nutrire il pensiero agli scettici forniti di una mente realmente aperta. E, per gli astrologi che realmente esaminano tali prove, mette fi- ne all’opzione di considerare l’astrologia come una dottrina adattabile alla visione di una scienza convenzionale.

Venti domande

Circondati da un impenetrabile mistero, sarebbe ragionevole chiedersi: cosa è que-

sto mondo che sembra, ma non lo è, separato da noi? C’è un’altra storia che sugge-

risce come – soggetto a certe leggi e limiti – un universo confezionato su misura

sorge basandosi sui nostri modi di agire e reagire.

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Ad una festa, un gruppo di persone gioca alle 20 domande; ognuna, a turno, esce dalla stanza mentre gli altri scelgono un oggetto che la persona assente deve identificare, facendo al massimo 20 domande. Verso la fine della serata, un uomo esce ed i suoi amici fanno trascorrere un tempo insolitamente lungo prima di farlo rientrare. Egli incomincia a porre le domande; le risposte sono dapprima rapide ma rallentano man mano che si va avanti. Dopo aver indovinato la “risposta” gli viene rivelato il segreto. Mentre era fuori, gli altri si erano messi d’accordo di non sceglie- re in anticipo l’oggetto ma di rispondere semplicemente alle domande nel modo che preferivano- accertandosi, tuttavia, di non contraddire le risposte precedenti - e stare a vedere cosa accadeva. Perciò, non c’era un oggetto pre-esistente cui ci si potesse avvicinare con l’aiuto delle domande; piuttosto, le domande che l’uomo fa- ceva erano parte integrante del processo che creava “l’oggetto”

L’uomo che aveva identificato l’oggetto assente dalla stanza era il fisico John Wheeler. In seguito, egli usò questa storia per illustrare l’enigmatica natura della realtà dei quanti.

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A questo livello di ricerche, sembra generalmente accettata l’in- fluenza dell’osservatore sulla cosa osservata. Naturalmente, ciò non dimostra nulla di rilevante circa l’astrologia dal punto di vista della scienza; tuttavia, da una pro- spettiva astrologica, in cui stiamo cercando di immaginarci tutti i trucchi di Mercu- rio, penso che questa sia un’immagine suggestiva da prendere in considerazione.

Perché dubitare?

Potremmo riflettere sulle due possibilità espresse nell’articolo – la visione globale astrologica e quella scientifica – per rapportarle al familiare diagramma yin-yang.

Diciamo che la scienza è rappresentata dalla parte bianca, l’astrologia da quella ne- ra. Nel quadro di riferimento scientifico c’è appena un punto di evidenza per l’a- strologia – che serve per ricordare come le cose possano rivelarsi più complesse di quel che appaiono. Nel quadro di riferimento astrologico vi è il punto del dubbio - un promemoria che (come afferma Robert Zoller) “qualche volta il magico non fun- ziona”.

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Così, credo, dovrebbe essere. Considerato in modo corretto, l’elemento del dubbio o dell’incertezza aiuta a farci rimanere vigili e ad impedirci di diventare dog- matici e compiacenti e, forse ancora più importante, a promuovere in noi un senso di meraviglia nel renderci conto di quanto sorprendentemente bene funzioni que- st’arte. Io sospetto che, a parte le specifiche informazioni estraibili dall’astrologia, il regalo più duraturo che essa possa offrire a noi e ai nostri amici-clienti sia proprio questo senso di meraviglia.

L’autore ringrazia Wanda Sellar dell’Astrological Lodge of London per averlo

invitato a tenere la conferenza da cui è nato questo articolo; Peter Case, Patrick

Curry, Dieter Kock, Frank McGillion, e Paul Westran per un parere sulla prima ver-

sione; e The Mountain Astrologer per averlo riveduto e presentato.

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Note e referenze

1 Una versione più esaustiva dell’intervista si trova sul sito Web: www.astrozero.btinternet.co.uk/re- search.htm e www.astrology-and-science.com/ introinterv.htm. Se ne consiglia la lettura a chiun- que non abbia familiarità con i termini “scetticismo” e “dubbio” secondo l’uso che se ne fa in que- st’articolo.

2 JOHNANTHONYWEST, The Case for Astrology, London:Arkana, 1992

3 SUITBERTERTELand KENNETHIRVING, The Tenacious Mars Effect, London: Urania trust, 1996. Anche la rivista Correlation, nel Giornale di ricerche astrologiche dell’Associazione Astrologica.

4 JAMESHILLMAN, Revisioning Psycology, New York: Harper Collins, 1972, p. 107

5 CARL GUSTAVJUNG, Memories, Dreams, Reflections, London: Collins, 1963, p. 155. La frase appare tra virgolette; probabilmente Jung citava una fonte precedente.

6 PHILLIPSON, Astrology in the Year Zero, p. 125.

7 TAMSYNBARTON, Ancient Astrology, London: Routledge, 1944, p. 11

8 JIMTESTER, A History of Western Astrology, Woodbridge, Suffolk, U.K: Boydel Press, 1987, pp. 95- 97.

9 Ibid., p. 177

10 RICHARDDAWKINS, The Real Romance in the Stars, in the Independent on Sunday, 31 dic. 1995. Ri- stampato in The Astrological Journal, Maggio/Giugno, 1996, vol. 38, n° 3. Anche in www.astrolo- gicalassociation/pub/journal/romance.html

11 CICERO, On Divination (with The Nature of the Gods), New York: Prometheus Books, p. 238 (II.XLIII) e p. 239 (II.XLV)

12 Tester, Western Astrology, p. 179

13 Ibid., p. 161

14 Ibid, p. 53. Anche BARTON, Ancient Astrology, p. 54

15 Claudius Ptolemy, Tetrabiblos, Cambridge, MA: Harvard University Press, 1940, p. 227

16 MICHAELBAIGENT, From the Omens of Babylon, London: Penguin, 1994, p. 55

17 TESTER, Western Astrology, p. 182

18 PHILLIPSON, Astrology in the Year Zero, p. 157

19 PATRICKCURRY, Prophecy and Power, Oxford, England: Polity Press, 1989, p. 61

20 Ibid, p. 76

21 PHILLIPSON, Astrology in the Yar Zero, p. 183

22 Ibid, p. 125. Dean et al. vengono citati

23 SEXTUSEMPIRICUS, Against the Professors, Cambridge, MA: Harvard University Press, 1949, p. 369 (V.

103)

24 Vedi ERTELe IRVING, The Tenacious Mars Effects, per una sintesi della ricerca Gauquelin

25 JOHNADDEY, Selected Writings, Tempe, AZ: American Federation of Astrologers, 1976, p. 54

26 CURRY, Prophecy and Power, p. 75

27 ST. AUGUSTINE, Confessions, London, Penguin 1961, p. 140

28 WILLIAMLILLY, ed. (1675), The Astrologer’s Guide, Washington, D.C.: AFA, 1970, p. 4 (aph. 7)

29 “Tu, Dio di Cyllene [cioè, Mercurio], sei il primo fondatore di questa grande e sacra scienza…” in MANILUS, Astronomica, trad. G. P. Goold, Cambridge, MA: Harvard University Press, 1977/1997, p.7 (1 16-37). Vedi anche Al-Biruni (435), The Book of Instruction in the Elements of the Art of Astro- logy, London: Luzac, 1934.

30 WILLIAMLILLY(1647), Christian Astrology, Nottingham, U.K.: Ascella, 1999, p. 77

31 CURRY, Prophecy and Power, p. 73

32 LILLY, The Astrologer’s Guide, p. 58 (aph. 6)

33 LILLY, Christian Astrology, p. XV (“To the Student in Astrology”).

34 Dalle note fornite con gli “appunti” che gli studenti usavano per il corso di astrologia oraria di John Frawley (per maggiori informazioni, vedi: www.apprentice.demon.co.uk)

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35 LILLY, The Astrologer’s Guide, p. 58 (aph.6)

36 KARENARMOSTRONG, A History of God, London: Vintage, 1999, p. 235. Armstrong offre qui una mi- gliore interpretazione del credo ut intelligam (cioé: “Credo per riuscire a capire”); fa notare che “ai tempi di S. Anselmo la parola credo non aveva ancora la connotazine intellettuale della parola ora in uso ‘convinzione o credenza’ ma indicava un atteggiamento di fede e lealtà”. Penso che questa sia una distinzione importante ai fini della presente ricerca.

37 Vedi ERTELe IRVING, The Tenacious Mars Effects.

38 PETERROBERTSe HELENGREENGRASS, The Astrology of Time-Twins, Durham, U.K.: Pentland Press, 1994

39 RICHARDWISEMANe MARILYNSCHILTZ, Experiment Effects and the Remote Detection of Staring in The Journal of Parapsychology, vol. 61, n° 3 (sett. 1997). Vedi anche: www.hf.caltech.edu/ctt/

show212/article2.shtml

40 C. G. JUNG, Synchronicity: An Acausal Connecting Priciple, London: Routledge & Kegan Paul, 1972.

Da notare che Jung organizzò una post-analisi dei dati, che nuovamente suggerirono una incon- scia complicità fra il ricercatore ed i dati…

41 MARIE-LOUISEVONFRANZ, C.G.Jung: His Myth in Our Time, London: Hodder & Stoughton, 1975, p.

238. Citato in Hyde, Jung and Astrology, p. 130

42 C.G. Jung, “Sinchronicity” in C.G.Jung and Pauli, The Interpretation of Nature and the Psyche, London: Routledge & Kegan Paul, 1955, p. 34

43 PETERMASEFIELD(trad.), The Udana, Oxford, England: Pali Text Society, 1994, pp. 126-133 (6. 4)

44 JOHNGRIBBIN, In Search of Schrõdinger’s Cat, London: Black Swanson, 1991, p. 209. Come fonte originaria, vedi cap. 22 (JOHN WHEELER) Some strangeness in the Proportion, Harry Woolf (ed.), Reading MA: Addison-Wesley, 1980.

45 ROBERTZOLLERe GARRYPHILLIPSON, A Conversation with Robert Zoller, in The Mountain Astrologer, Oct./Nov. 2001, p. 25.

Garry Phillipson studia astrolologia dal 1976. Si è laureato in filosofia presso l’U- niversità di East Anglia ed è amministratore dell’Aukana Trust, una associa- zione benefica buddista. Il suo libro, L’astrologia nell’anno zero, fu pubblicato ed accolto con entusiasmo nel 2000. Garry può essere contattato ad:

astrozero@btinternet.com, o visitando il suo sito: www.astrozero.btinternet.co.uk

(Da The Mountain Astrologer, n°104, Agosto/Sett. 2002)

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L.A. 131-355

Dopo le valutazioni critiche su principi, metodi e tecniche astrologiche ripor- tate nell’articolo di Garry Phillipson, credo che ben venga una breve riflessione di carattere storico, che affronta l’annoso e mai risolto problema del destino e del li- bero arbitrio, attraverso una panoramica degli autori e delle più interessanti teorie filosofiche che hanno trattato la ciclicità del tempo e delle età.

Il suo autore, Boris Cristoff, è un personaggio veramente speciale; studioso che si distingue nei congressi internazionali per la grande simpatia che ispira, oltre che per la vasta cultura astrologica e per il fatto di parlare ben sei lingue, fra cui anche l’italiano. Nato a Sofia in Bulgaria, Boris risiede a Montevideo in Uruguay, dove è emigrato giovanissimo nel periodo della seconda guerra mondiale. Ha stu- diato architettura ed ha diretto per 17 anni un’impresa di costruzioni. E’ stato pro- fessore di matematica in un liceo, oltre ad interessarsi di parapsicologia, di idrote- rapia e di numerose altre discipline di avanguardia. Si dedica all’astrologia dal 1963 ed è conosciuto in Sud America e in tutto il mondo astrologico di lingua spa- gnola per aver elaborato un originale sistema di previsione, chiamato Proluna, che può essere utilizzato sia a livello individuale che collettivo. Ha pubblicato nel suo paese numerosi volumi, alcuni dei quali si sono rivelati veri best-seller astrologici.

L’ultima sua opera, scritta insieme allo spagnolo Juan Estadella, ha per titolo “Cro- nologia de la Astrologia” - Editorial Ascendente - ed è una sorta di datazione stori- ca di fatti e personaggi in relazione con il mondo astrologico, che permette di ren- dersi conto come la nostra disciplina sia presente in tutti i campi della conoscenza umana, oltre ad esserne stata in qualche modo la madre. Alcuni dei concetti espressi in questo ultimo volume si ritrovano proprio in questo articolo.

In ogni caso, i lettori più curiosi potranno approfondire i vari aspetti del pro- blema utilizzando anche i numerosi riferimenti contenuti nella lettera, in relazione agli studiosi, che hanno affrontato questo argomento dai tempi antichi fino ai giorni nostri.

Boris Cristoff è anche autore di una Tavola Periodica della Storia, sempre cita- ta in questo articolo, nella quale ha sviluppato un sistema cronologico di datazione

Boris Cristoff

LETTERA A CARLOS

RIGUARDO AL DESTINO

TRADUZIONE DI CLAUDIO CANNISTRÀ

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delle varie ere, utilizzando la precessione degli equinozi e comparando le caratteri- stiche delle varie epoche storiche con le caratteristiche dei vari segni zodiacali.

Queste brevi riflessioni su cicli, destino e libero arbitrio, argomenti chiave della filosofia astrologica, fanno parte di un dibattito molto più ampio, che si è svolto sulle pagine della Lista spagnola di Astrocuantica.

Buona lettura a tutti!

Claudio Cannistrà

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Carlos, tu mi chiedi qualcosa di più per dimostrare il determinismo. Se ciò che tu chiedi, è un maggior numero di esperienze individuali e di circostanze probatorie tanto a favore del Determinismo come della Libertà non giungerai a nessuna con- clusione, ma se ti proponi di affrontare l’argomento nel suo insieme, tutto in un colpo, non puoi sbagliarti ad accettare un Destino. È evidente che tramite le espe- rienze personali giammai si potrà provare che esiste un Destino o una Libertà in ogni essere umano, perché si tratta di prove soggettive e dubbie o comunque non comprovabili per la restante parte delle persone.

Ma che dire, allora, del destino ciclico dell’umanità, che si è manifestato du- rante 6.000 anni di storia? Se si dimostra che l’Umanità intera segue un modello ci- clico e ripetitivo, quello che Nietzsche coniò come «L’Eterno Ritorno», allora nessuna libertà individuale è possibile. Così l’ho dimostrato nella Tavola Periodica della Sto- ria, tanto valida quanto la Tavola Periodica di Mendeleev, perché entrambe provano che esiste un modello determinista nella Materia e nella Vita. Tuttavia, per non pec- care di individualismo mi limiterò qui ad illustrare tutto il passato del pensiero su questo tema.

Non so se conosci la Filosofia della Storia, creata da Giovan Battista Vico, che impose i «Corsi e Ricorsi» dei fatti storici, e che in Occidente si insegna agli studenti delle facoltà di Diritto. È la conferma che esistono Leggi nella storia dell’Umanità. E se è così, dal momento che l’Umanità si compone di esseri umani, allora, anch’essi, sono soggetti a leggi inesorabili.

Il processo storico della fede nell’eterno ritorno

Questa Filosofia della Storia non nasce all’improvviso. Da sempre l’Umanità è stata determinista: i Maya l’affermavano, così come i saggi egiziani, i filosofi greci e i no- bili dell’antica Roma. Zenone con la sua Palingenesi l’afferma in Grecia:

“Le stesse forme sociali si riproducono costantemente in un determinato ordi- ne”.

I saggi egiziani di Sais lo trasmisero a Platone:

“Sta qui la verità: una deviazione si produce a volte nei corpi che si muovono

di moto circolare nel cielo intorno alla Terra. Ed in intervalli ben separati di tempo,

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tutto quanto sta sulla Terra perisce allora... le onde del cielo cadono nuovamente su di voi e non lasciano sopravvivere che gli illetterati e gli ignoranti».

Il catastrofismo ciclico compare in Platone e nella sua teoria del Grande Anno Cosmico. Anche la Bhagavad-Gita indù afferma che questa è la 5ª Umanità. I Com- menti Rabbinici raccontano che sono dieci le terre distrutte ciclicamente. In Germa- nia, in Islanda, in Borneo e in Hawaii si conservano leggende di cataclismi ordinati.

Venti anni prima che cominciasse l’era di Pesci (anno 0 di questa nuova cronologia), il poeta Virgilio scrisse:

“Ormai la grande età annunziata dalla profezia di Cuma si è completata, l’or- dine delle età viene a nascere di nuovo».

Virgilio non poté arrivare all’era dei Pesci, perché proprio lui che aveva predet- to il suo rapido avvento, morì 19 anni prima della nostra era.

Cicerone, che era un nemico dell’Astrologia, era, invece, uno strenuo difensore della ripetizione dei cicli storici.

La creazione della Filosofia della Storia da parte del grande Giovan Battista Vi- co, così come ho detto prima, rappresenta una prova fondamentale.

Nel 1918 Oswald Spengler pubblica «La Decadenza dell’Occidente», dove utiliz- za il ciclo stagionale per classificare le età storiche in primavera, estate, autunno ed inverno, tempi che si ripetono incessantemente.

Il filosofo Ortega y Gasset afferma: “La vita ci è data, dal momento che non ce la diamo noi stessi, ma ci troviamo all’improvviso in lei, e senza sapere come». Egli afferma inoltre che: «La Storia è un sistema, come, una catena inesorabile ed unica».

Se si è socialisti come Karl Marx con il suo grande impegno ed interesse verso le varie forme sociali, si deve valutare il suo detto:

“La Storia si sviluppa in accordo a leggi esatte”.

In un suo libro postumo Carl Gustav Jung afferma che le ere sono una realtà:

«... il passaggio dall’era Toro all’era Ariete, cui segue il passaggio dall’era Ariete a quella Pesci, che coincide con il Cristianesimo».

Egli è convinto del sincronismo mondiale tra ere e grandi eventi storici, quan- do spiega le analogie esistenti nell’evoluzione estetica dell’arredamento in Cina ed in Occidente, quando queste due civiltà ancora non si conoscevano tra loro.

Infine, arrivando ai nostri tempi, Einstein afferma nella prima pagina del suo libro filosofico «Come io vedo il mondo»:

“Non credo nella libertà dell’uomo, ognuno agisce non solamente sotto una pressione esterna, ma anche per una necessità interna».

Io aggiungo che l’esterno e l’interno sono sincronici e che provengono da una

stessa forza propulsiva, eterna ed infinita, nonostante gli universi abbiano una vita

limitata, il ciclo degli universi non si arresta mai.

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